Un comandamento nuovo

Abbiamo parlato dei comandamenti raccolti nel cosiddetto Decalogo. Ebbene, il Nuovo Testamento ci parla di un “comandamento nuovo” che la Legge mosaica e l’Antico Testamento non conoscevano.

Gesù dice ai suoi discepoli:

Io vi do un nuovo comandamento: che vi amiate gli uni gli altri. Come io vi ho amati, anche voi amatevi gli uni gli altri. Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri”. (Giovanni 13:34-35 – Nuova Riveduta)

L’identità nazionale accomunava gli appartenenti all’Israele dell’Antico Testamento. Ma fra i membri della Chiesa non vi è un legame di sangue o nazionale che permette di identificarli. Credo sia per questo che Gesù stabilisca che la caratteristica che identifica i credenti in Gesù stia nel vincolo d’amore esistente fra loro.

Gesù ci comanda – non ci consiglia o suggerisce, ma comanda – di amarci gli uni gli altri. Ci dice di amarci con lo stesso amore del quale lui ci ha amato, un amore così grande che l’ha portato a dare la sua stessa vita per noi sulla croce.

Non possiamo confondere questo nuovo comandamento con “ama il prossimo tuo come te stesso“. “Amare il prossimo” è un comandamento universale, col quale ogni uomo è invitato ad amare gli altri come ama se stesso. E’ un comandamento che si trova nella Torah ebraica, nel Pentateuco. E’ il richiamo ad un amore che tutti devono a tutti. Quando Gesù invece parla ai suoi discepoli, lo fa in privato, e parla dell’amore che un credente deve nutrire per un altro credente, che deve essere ancora più grande di quello che proviamo per il nostro prossimo. Il prossimo infatti dobbiamo amarlo come amiamo noi stessi, ma, seguendo l’esempio di Gesù, dobbiamo amare i fratelli più di noi stessi, come Cristo ci ha amati più di se stesso, dando la sua stessa vita per noi.

Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io ho amato voi.” (Giovanni 15:12)

Ciò che Gesù ci chiede è piuttosto impegnativo, concordo. Ma se Gesù è veramente il nostro Signore, è Lui l’ideale da perseguire e l’esempio da imitare.

Paolo ha parole forti in proposito:

Se dunque v’è qualche incoraggiamento in Cristo, se vi è qualche conforto d’amore, se vi è qualche comunione di Spirito, se vi è qualche tenerezza di affetto e qualche compassione, rendete perfetta la mia gioia, avendo un medesimo pensare, un medesimo amore, essendo di un animo solo e di un unico sentimento. Non fate nulla per spirito di parte o per vanagloria, ma ciascuno, con umiltà, stimi gli altri superiori a sé stesso, cercando ciascuno non il proprio interesse, ma anche quello degli altri. Abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato anche in Cristo Gesù, il quale, pur essendo in forma di Dio, non considerò l’essere uguale a Dio qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente, ma spogliò sé stesso, prendendo forma di servo, divenendo simile agli uomini; trovato esteriormente come un uomo, umiliò sé stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce.” (Filippesi 2:1-8)

L’apostolo Giovanni fa eco alle parole del suo stesso Vangelo quando scrive nella sua prima epistola:

Carissimi, non vi scrivo un comandamento nuovo, ma un comandamento vecchio che avevate fin da principio: il comandamento vecchio è la parola che avete udita. E tuttavia è un comandamento nuovo che io vi scrivo, il che è vero in lui e in voi; perché le tenebre stanno passando, e già risplende la vera luce. Chi dice di essere nella luce e odia suo fratello, è ancora nelle tenebre. Chi ama suo fratello rimane nella luce e non c’è nulla in lui che lo faccia inciampare. Ma chi odia suo fratello è nelle tenebre, cammina nelle tenebre e non sa dove va, perché le tenebre hanno accecato i suoi occhi.” (1 Giovanni 2:7-11)

Cito la Scrittura per esteso perché mi sembra che questi brani della Parola di Dio si interpretino da sé.

In questo si distinguono i figli di Dio dai figli del diavolo: chiunque non pratica la giustizia non è da Dio; come pure chi non ama suo fratello. Poiché questo è il messaggio che avete udito fin da principio: che ci amiamo gli uni gli altri. Non come Caino, che era dal maligno, e uccise il proprio fratello. Perché l’uccise? Perché le sue opere erano malvagie e quelle di suo fratello erano giuste. Non vi meravigliate, fratelli, se il mondo vi odia. Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli. Chi non ama rimane nella morte. Chiunque odia suo fratello è omicida; e voi sapete che nessun omicida possiede in sé stesso la vita eterna. Da questo abbiamo conosciuto l’amore: egli ha dato la sua vita per noi; anche noi dobbiamo dare la nostra vita per i fratelli. Ma se qualcuno possiede dei beni di questo mondo e vede suo fratello nel bisogno e non ha pietà di lui, come potrebbe l’amore di Dio essere in lui? Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e in verità.” (1 Giovanni 3:10-18)

“Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio e chiunque ama è nato da Dio e conosce Dio.” (1 Giovanni 4:7)

Come può un amore così grande albergare nel cuore di un uomo? Come possiamo riuscire ad amare i nostri fratelli come Cristo ha amato noi? Sono delle domande lecite alle quali la Parola di Dio risponde.

“Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine, autocontrollo; contro queste cose non c’è legge.” (Galati 5:22-23)

L’amore che proviamo gli uni per gli altri, il vincolo che d’amore che ci lega ai nostri fratelli in Cristo, è possibile soltanto grazie all’opera dello Spirito Santo: è frutto dello Spirito Santo! Senza il nostro Consolatore, il Paracleto, non potremmo mai riuscire a tanto ed una tale impresa sarebbe – come è per il mondo – impossibile. 

 

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