“IN PRINCIPIO” … L’eternità della Parola

di Giuseppe Guarino

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Mi trovo a scrivere articoli come questo per necessità più che per stimoli personali. Riconosco che vi è un bisogno e quando mi viene posta una domanda, i miei studi hanno un senso se riesco ad aiutare a capire gli altri credenti.

Un mio contatto facebook mi ha informato che un Testimone di Geova le ha spiegato che in Giovanni 1:1 è scritto che “Nel principio la Parola era” e che quindi se “era” IN PRINCIPIO, la Parola, Gesù prima di incarnarsi, ha un inizio, è stato creato, e non può essere Dio, che è eterno.

Non so se le parole della conversazione come le riporto io rispecchino la posizione ufficiale della Torre di Guardia su questo argomento. Ma rimane il fatto che mi si sono state chieste delucidazioni in merito a questa affermazione e vorrei darle qui per iscritto.

La parola “eterno/a/e/i” esprime un concetto astratto. L’eternità la possiamo immaginare o descrivere solo quando possediamo un linguaggio evoluto ed una mente elastica. La parola “eterno” implica qualcosa che non ha fine. Dio ci dà la vita eterna in Cristo, ad esempio. È una vita che non ha fine. Ha un inizio, ma non ha fine. Quindi se la Scrittura dicesse che il Figlio di Dio è “eterno” non avrebbe comunque affermato che Egli non abbia avuto un inizio, non sia stato creato, perché anche noi che abbiamo avuto un inizio abbiamo vita eterna.

“Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna.” (Giovanni 3:16)

Il termine “eterno” in sé, quindi, non basterebbe definire l’eternità in senso assoluto, l’assenza di principio, perché si concentra sulla durata indefinita, e non chiarisce se vi è o meno un inizio.

In parole povere, anche se il testo biblico dicesse “il Figlio di Dio è eterno”, i testimoni di Geova potrebbero facilmente dimostrare che ciò non implica necessariamente che la sua esistenza non abbia avuto un inizio.

La Scrittura usa un linguaggio che non lascia spazio a fraintendimenti.

Una delle espressioni è proprio in Giovanni 1:1, “In principio era la Parola”.

Perché “In principio”? Perché il brano di Giovanni ci porta alla creazione che in Genesi viene descritta proprio con “In principio Dio creò il cielo e la terra” (Genesi 1:1). È quello il momento più lontano dove può arrivare la nostra mente, e prima di quel momento il tempo stesso non esisteva. In Ebrei 1:2 c’è una frase molto difficile da tradurre, che le versioni bibliche rendono in vari modi:

– per mezzo del quale (il Figlio) ha anche fatto l’universo (Nuova Diodati)

– mediante il quale ha pure creato i mondi (Nuova Riveduta)

– per mezzo del quale ha fatto anche il mondo (C.E.I.)

– per lo quale ha ancora fatti i secoli (Diodati)

– mediante il quale ha fatto i sistemi di cose (Traduzione del Nuovo Mondo, 2013)

Il testo originale legge: δι᾿ οὗ καὶ τοὺς αἰῶνας ἐποίησεν (di u kai tus aionas epoiesen)

“αἰῶνας” (che qui è tradotto: sistemi di cose, mondo, universo; meglio ancora: secoli) è in greco la stessa parola usata per descrivere l’eternità. In parole povere il Figlio di Dio esisteva prima che il tempo fosse creato perché egli stesso lo ha creato quando, per mezzo di lui, Dio ha creato l’universo in cui viviamo.

Quindi il riferimento “in principio” in Giovanni è alla creazione di tutte le cose. Prima di quel momento vi era solo l’eternità, ma già allora “la Parola”, Gesù prima che diventasse uomo, era! Non viene detto: “In principio Dio creò la Parola e tramite la Parola poi creò ogni altra cosa”. Il testo non dice così. Al contrario dice la Parola esisteva quando il tempo stesso venne creato, cioè “in principio”, e che tramite la Parola tutte le cose – tutte le cose! – sono state create.

L’italiano “era” di Giovanni 1:1 è nell’originale greco il verbo εἰμί (eimì) al tempo imperfetto, “era”, che corrisponde in greco ad “ἦν” (en), anch’esso imperfetto – anche se la valenza dei verbi greci non è sempre esattamente uguale a quella dei nostri.

Poco più in avanti, troviamo un’espressione che va naturalmente ad interfacciarsi con questa prima.

πάντα δι᾿ αὐτοῦ ἐγένετο (panta di autu egheneto)

che in italiano sarebbe: “tutte le cose furono per mezzo di lei.”

Giovanni – chiaramente di proposito! – utilizza due verbi, entrambi atti a descrivere l’“essere”, per chiarire che la Parola è in modo diverso da come è la Creazione. “La Parola era in principio”, cioè esisteva già quando, appunto “in principio” (Genesi 1:1), Dio, attraverso di lei, ha creato ogni cosa che è stata creata.

“Tutte le cose sono state fatte per mezzo di lei”, quindi, per mezzo della Parola. La frase “Tutte le cose”, tradotta anche “ogni cosa”, implica che non vi è una cosa creata che non sia stata creata per mezzo di lei. Come se non bastasse, con un gusto tutto ebraico di bilanciare una frase affermativa con una frase seguente che esprime uno stesso concetto in maniera negativa, l’apostolo aggiunge:

“e senza di lei neppure una delle cose fatte è stata fatta.”

Vi sono due modi per discutere un argomento relativo ad un problema di traduzione. Quello adottato dai Testimoni di Geova è il più banale, sebbene impressioni chi non ha dimestichezza con lo studio delle lingue e, nel caso particolare, chi non conosca il greco biblico e, quindi, non lo legga con regolarità, non gli è familiare. Essi infatti citano dizionari e grammatiche, trascurando il fatto che chi ha scritto quelle opere non condivida le proprie idee. Li citano fuori contesto, proprio come fa chi non sa o chi vuol portare fuori strada chi non sa. Li citano quando non si rendono, o preferiscono non rendersi conto che l’interezza ed il contesto delle citazioni che propongono sono persino contro le loro posizioni.

Un metodo più efficace – restando comunque proficuo l’uso di grammatiche e dizionari all’inizio dello studio di una lingua – è quello di verificare la valenza di un vocabolo all’interno del testo biblico. Meglio ancora se all’interno di scritti del medesimo autore sacro.

Esaminiamo “ἦν” (en) ed “ἐγένετο” (egheneto) di Giovanni 1.

(1)  Nel principio era (ἦν)la Parola, la Parola era (ἦν) con Dio, e la Parola era (ἦν) Dio.

(2)  Essa era (ἦν) nel principio con Dio.

(3)  Ogni cosa è stata fatta (ἐγένετο) per mezzo di lei; e senza di lei neppure una delle cose fatte (ἐγένετο) è stata fatta.

(4)  In lei era (ἦν) la vita

(10)  Egli era (ἦν) nel mondo, e il mondo fu fatto (ἐγένετο)  per mezzo di lui …

(14)  E la Parola è diventata (ἐγένετο) carne …

La grammatica viene scritta osservando il fenomeno linguistico, l’uso dei vocaboli. Non avviene il contrario. Giovanni non aveva una grammatica a sua disposizione da consultare per scrivere il suo vangelo, ma utilizzava le parole secondo l’uso comune per dare un senso il più intellegibile possibile a chi leggeva. Le grammatiche di greco che utilizziamo oggi sono fatte da chi ha studiato i testi antichi ed ha da lì estrapolato regole grammaticali osservando la lingua ed i vocaboli.

Nel brano che stiamo considerando è intuitivo capire perché Giovanni usi un modo per definire l’“essere” con un verbo ed un altro per sottolineare “l’essere-divenire”. Egli dice apertamente che “la Parola” non è mai stata creata, è in senso assoluto, al contrario di tutto ciò che è venuto all’esistenza, che prima non era ed adesso, per mezzo suo, è.

So per esperienza che i Testimoni di Geova non sono inclini a credere a nessuno se non a quelli della loro stessa cerchia. Ma una lingua ha delle regole, una grammatica. In Italia il greco è insegnato nelle scuole pubbliche. Chi vuole può benissimo approfondire e scoprire come stanno davvero le cose  – se ha davvero voglia di farlo – trovando un buono professore di greco.

Altrove nello stesso vangelo di Giovanni l’apostolo sottolinea l’eternità di Gesù utilizzando il verbo essere εἰμί (eimì), in Giovanni 8:58.

εἶπεν αὐτοῖς ᾿Ιησοῦς· ἀμὴν ἀμὴν λέγω ὑμῖν, πρὶν ᾿Αβραὰμ γενέσθαι ἐγὼ εἰμί.

“Disse loro Gesù: In verità, in verità vi dico: prima che Abraamo fosse (γενέσθαι, stessa radice verbale – γινομαι – che da origine ad ἐγένετο ) io sono (ἐγὼ εἰμί)”.

Sono al corrente di come traduce la Traduzione del Nuovo Mondo in inglese e di come, per coerenza, traduce la versione italiana della Bibbia dei Testimoni di Geova, commettendo un doppio errore di traduzione: dal greco e dall’inglese. Perdendo di vista, o cercando di far perdere di vista l’ovvio: al di là di ogni possibile traduzione l’affermazione di Gesù in greco è comunque  “ἐγὼ εἰμί” ed attesta la sua eternità, anche grazie a quel contrasto fra i due verbi “essere” visti in Giovanni 1.

Del resto l’eternità di Dio non è perfettamente descritta nell’espressione: “colui che è, che era (ἦν) e che viene”? (Rivelazione 1:8)

 



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