Anche dalla prospettiva ebraica … Gesù è Dio

di Giuseppe Guarino

Gesù non si è fatto uomo nel momento sbagliato, al contrario, i tempi erano maturi affinché lui si manifestasse come uomo per rivelare Dio e la sua grazia e compiere la nostra salvezza.

Analizziamo Giovanni 1:18

Nessuno ha mai visto Dio

Questa frase è lapidaria e importantissima. Corrisponde ad una grande, assoluta verità. Dio nella Sua gloria è invisibile, non è mai stato visto.

L’unigenito Figlio, che è nel seno del Padre

È colui che lo ha dichiarato

Altri traduce

È colui che lo ha fatto conoscere

Il Padre nessuno lo ha mai visto. Dio è invisibile, ma tramite Gesù Egli è divenuto ed è visibile. Affinché possa essere visto dall’uomo, Dio stesso si rivela alla sua creatura, scendendo al nostro livello: 1) rendendosi comprensibile usando il linguaggio, le nostre parole, e 2) scendendo su questa terra, rendersi in ogni senso visibile nell’uomo Gesù di Nazareth.

Il primo capitolo di Giovanni non è stato scritto per darci una “nuova” rivelazione di Dio, per dare un colpo di spugna al credo ebraico e ricominciare tutto da zero. Assolutamente no! Al contrario, per dare la prospettiva giusta nella quale leggere l’Antico Testamento e molti dei suoi eventi.

Per questo Giovanni parla della “Parola”. Perché in quel momento storico ben preciso anche i religiosi ebrei avevano capito che il Dio invisibile si era da sempre reso visibile tramite la Sua Parola.

Nelle parafrasi aramaiche dell’Antico Testamento, i cosiddetti Targumim, spesso indicati al singolare nel loro insieme come Targum, la rivelazione di Dio nelle circostanze in cui Egli si rendeva visibile, veniva descritta utilizzando la parola aramaica Memra, che corrisponde all’ebraico Davar, al greco Logos, all’italiano Parola.

Genesi 2:8-10 ad esempio: “E udirono la voce della Parola del Signore Dio che passeggiava nel giardino alla fine del giorno; e Adam e sua moglie si nascosero dalla presenza del Signore Dio, in mezzo agli alberi del giardino. 9 E il Signore Dio chiamò Adam e gli disse: «Dove sei?». 10 Ed egli disse: «La voce della Tua Parola ho ascoltato nel giardino e ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto». ”

Questa è solo una citazione. Se il lettore vorrà approfondire potrà leggere egli stesso la versione italiana dei Targumim oggi disponibile in italiano sul sito https://derash.weebly.com/i-targumim.html

Quando Giovanni scrive di Gesù come della Parola sa di parlare direttamente alla mentalità e secondo la mentalità ebraica del suo tempo, rimandando ai molti brani dell’Antico Testamento dove Dio si è manifestato. Egli annuncia che, nella continuità della Rivelazione di Dio, ancora una volta il Dio di Israele si manifesta in maniera visibile: in Gesù, il Messia tanto atteso!

Filone alessandrino era un “filosofo” ebreo vissuto nel periodo in cui la chiesa muoveva i primi passi.

Marco Volpe scrive su Filone alessandrino: “L’Alessandrino, all’inizio del trattato, concludendo il discorso sulla parola come casa dell’intelletto umano in analogia al Logos dimora del nous divino, osserva: «E che cosa potrebbe essere questa casa (dell’intelletto divino) se non il Logos che è nato prima delle realtà generate? Il Nocchiero dell’Universo l’ha afferrato come fosse la barra di un timone, e dirige tutta la realtà, e quando crea il cosmo si serve proprio di tale strumento per costituire tutto il creato in un ordine irreprensibile?» Come è evidente, Filone attribuisce al Logos una funzione strumentale, funzione che viene esplicata in due modi: il Logos, da un lato, è strumento – con capacità conformante e ordinante – di cui Dio si avvale nel momento della Creazione, intesa come cosmo ordinato (ordine irreprensibile); dall’altro lato, una volta che la creazione è avvenuta, il Logos è la barra del timone con cui Dio (Nocchiero) governa la realtà. Al Logos, in sintesi, è quindi affidato il ruolo di strumento per l’azione creatrice e provvidenziale di Dio. È evidente che il ruolo di mediazione assolto dal Logos garantisce, specialmente nel governo provvidenziale del cosmo, l’attributo della trascendenza di Dio.”

L’articolo è tratto da https://www.ritirifilosofici.it/il-logos-nel-de-migratione-abrahami-di-filone-di-alessandria/

Filone alessandrino parla di Dio e della Sua Parola al mondo pagano e lo fa esprimendosi in un linguaggio che lo rende comprensibile ed in armonia con il contesto dell’Alessandria, culla della cultura mondiale del tempo.

Filone sostiene che i greci abbiano tratto ispirazione dalla Torah, dalla Legge mosaica, per quanto di buono c’è nella loro filosofia. In questa prospettiva, forse quel logos che da noi, figli dell’ellenismo, è considerato frutto della speculazione filosofica greca, è in realtà un concetto dipendente dal pensiero biblico.

Comunque i religiosi ebrei e Filone non erano ispirati da Dio, tanto meno avevano camminato insieme alla “Parola di Dio fatta carne” e potevano essere stati istruiti sul mistero dell’interazione di Dio con la Sua Creazione come l’apostolo Giovanni. Egli infatti si spinge dove Filone non riesce ad arrivare, definendolo Dio.  Filone ne sottolinea nei suoi scritti la natura divina, ma non la sua Deità. Egli non usa il termine Theos, Dio, che, evidentemente di proposito, osa utilizzare l’apostolo per definire la Parola. Allo stesso tempo, nessuna chiara distinzione, nessuna chiarificazione veniva fatta dall’ebraismo quando si definiva Dio la Parola. Ma Giovanni specifica la distinzione “personale” fra il Padre (il Dio trascendente ed invisibile) e la Parola dicendo che “la Parola era con Dio”.

Alla mentalità del suo tempo ispirato dallo Spirito Santo egli scrive:

In principio era la Parola

L’agente tramite il quale e con il quale Dio creò ogni cosa nel principio era – Giovanni spiega che non fu creato ma esisteva già allora, all’inizio stesso del tempo; nel primo istante che iniziò a segnare il passare del tempo egli era.

E la Parola era con Dio

La Parola e Dio sono distinti. Qui il punto è chiarificatore nei confronti del pensiero ebraico che concepisce un’unità monolitica di Dio, trascurando che la Genesi, proprio nel suo primo verso, dice che Elohim (termine plurale che definisce Dio) creò il cielo e la terra.

E la Parola era Dio

Qui viene rettificata la prospettiva ellenistica della totale trascendenza di Dio, il quale, tramite la Sua Parola, il Suo Logos, anch’egli Dio (logos in greco è al maschile) si rivela veramente ed in ogni senso alla sua creatura. Filone non osa chiamare il Logos Theos, Dio. Giovanni sa benissimo che Dio stesso si è manifestato in Gesù, vero uomo e vero Dio, ed usa una terminologia che rimuove il velo sul senso di tutta la Rivelazione della Parola di Dio, dalla Genesi all’Apocalisse.

A chi volesse approfondire ulteriormente questo argomento consiglio due libri.

Il primo è il “Dialogo con Trifone” di Giustino, apologeta del secondo secolo. (Alla fine dell’articolo, troverai il link per scaricare l’intero libro). Egli ci offre un esempio – due secoli prima del Concilio di Nicea – di come Giovanni 1:1 getti luce sull’antico patto. Egli Gentile convertito a Cristo si rivolge così ad un giudeo suo contemporaneo: “Ordunque, Mosè, il beato e fedele servitore di Dio, fa capire che il Dio apparso ad Abramo presso la quercia di Mamre con i due angeli inviati assieme a lui a giudicare Sodoma era stato inviato da un altro Dio, quello che dimora sempre nelle regioni sovracelesti, che non è mai apparso a nessuno e che non ha mai parlato di persona, quello che noi conosciamo come autore e padre di tutte le cose.” Giustino, Dialogo con Trifone, 56.1.

Il secondo libro, che consiglio di leggere (alla fine dell’articolo troverete il link per acquistarlo) è di Asher Intrater, “Chi ha pranzato con Abrahamo?” edito in Italia da Perciballi. Intrater è ebreo, ha studiato presso l’università di Harvard, Baltimore Hebrew College e il Messiah Biblical Institute ed è un cristiano, fondatore della congregazione Ahavat Yeshua di Gerusalemme. Credo che con queste credenziali a suo favore la sua opinione merita un qualche peso nella nostra discussione. Egli afferma: “Nostro padre Abrahamo ha incontrato Dio manifestato in forma umana, dunque ogni obiezione di fondo alla divinità di Yeshua (Gesù) si dissolve come neve al sole”, pag. 16. “I patriarchi conoscevano El Shaddai sotto forma di Dio-Uomo-Angelo, ma la Sua vera identità rimaneva avvolta nel mistero. Solo molto tempo dopo si sarebbe rivelato come il Messia. Sulla scia del patto stabilito in passato dai patriarchi con El Shaddai, noi oggi abbiamo fatto un nuovo patto con Yeshua. Era lui l’Uomo-Dio in cui credevano i patriarchi. È Lui il Messia.”, pag. 24

Cosa fa la differenza nel nostro approccio alla Parola di Dio? La nostra intelligenza? La conoscenza delle lingue originali? – Me lo sono chiesto e me lo sono sentito chiedere. Se bastasse conoscere le lingue originali, tutti i giudei sarebbero cristiani, o peggio, noi Gentili, credenti in Cristo, saremmo in errore in quanto ignoranti della lingua ebraica. Come è giusto che sia, però, la risposta ci viene dalla stessa Scrittura.

“Ma le loro menti sono diventate ottuse; infatti, nella lettura dell’antico patto lo stesso velo rimane senza essere rimosso, perché il velo viene annullato in Cristo. 15 Anzi fino ad oggi, quando si legge Mosè un velo rimane sul loro cuore. 16 Ma quando Israele si sarà convertito al Signore, il velo sarà rimosso. 17 Or il Signore è lo Spirito, e dov’è lo Spirito del Signore, vi è libertà. 18 E noi tutti, contemplando a faccia scoperta come in uno specchio la gloria del Signore, siamo trasformati nella stessa immagine di gloria in gloria, come per lo Spirito del Signore.” (1 Corinzi 16:14-18)

È proprio leggendo tutta la Bibbia alla luce e nella prospettiva degli insegnamenti apostolici, con la guida dello Spirito Santo, che la Verità ci apparirà in tutta la sua disarmante chiarezza. Se, però, come il clero giudaico o gli scettici di ogni epoca, faremo affidamento solo sul nostro intelletto senza aprire il cuore a Dio affinché Egli si possa rivelare e noi comprendere, i nostri sforzi equivarranno a quelli dello stolto che tenta di edificare la propria casa sulla sabbia.

Paolo lo spiega chiaramente nel brano che ho citato: bisogna prima curare il cuore convertendosi, così che Dio possa agire anche sulla nostra mente per farci comprendere il suo disegno. Dio solo sa quanto ne abbiamo bisogno in questi ultimi tempi!

 

Giustino Dialogo con Trifone – Clicca per leggerlo o scaricarlo

Chi ha pranzato con Abrahamo?

https://clcitaly.com/Products/ViewOne.aspx?ProductId=11811