Gesù, il Nazareno

di Giuseppe Guarino

Sono stato l’unico lettore della Bibbia confuso dall’affermazione che segue?

“e venne ad abitare in una città detta Nazaret, affinché si adempisse quello che era stato detto dai profeti, che egli sarebbe stato chiamato Nazareno”. (Matteo 2:23)

Analizziamo la questione dalla prospettiva di Matteo, piuttosto che dalla nostra. Egli stava scrivendo un “racconto” che dimostrasse, alla luce delle profezie dell’Antico Testamento, che Gesù era il Messia promesso ed atteso da Israele. Anche per il fatto che Gesù fosse chiamato Nazareno, in quanto originario di Nazareth, Matteo è convinto che ciò avverasse un’altra profezia veterotestamentaria. Altrimenti non l’avrebbe citata, e non sarebbe stato così esplicito, parlando della divisione ebraica dell’Antico Testamento chiamata “profeti”.

Eppure se ciò era evidente per Matteo e probabilmente lo era per i primi destinatari del suo Vangelo, ciò non è altrettanto evidente per noi – c’è qualche dettaglio che ci sta sfuggendo.

Il vangelo di Matteo in italiano che leggiamo nelle nostre Bibbie è la traduzione di un originale in lingua greca. Ma è chiarissimo che il primo Vangelo risente fortemente dell’influenza  della lingua e cultura ebraiche. Si tratta inoltre di un vangelo che dipende fortemente dall’atmosfera della cultura religiosa del libro ebraica.

Quindi per cercare di capire il senso di ciò che l’evangelista vuole dire forse è meglio cercare nel sostrato ebraico del suo scritto.

Per non renderci la cosa troppo complicata, diamo  un’occhiata alla radice ebraica della parola Nazareno qui utilizzata. Ho verificato un paio di versioni in ebraico del Nuovo Testamento e in Matteo 2:23, la parola Nazareno è scritta così: נצרי. La radice di questa parola è costituita dalle tre consonanti נצר, che corrispondono grossomodo alle nostre NZR. (Va brevemente accennato qui che la lingua ebraica si scrive con un alfabeto di 22 consonanti, quindi senza vocali, e la scrittura si legge da destra verso sinistra).

E’ interessante notare che queste tre consonanti, sono le medesime che ricorrono nel titolo messianico che rinveniamo in Isaia 11:1

ויצא חטר מגזע ישׁי ונצר משׁרשׁיו יפרה׃

In italiano: 

“Poi un ramo uscirà dal tronco d’Isai, e un rampollo (נצר) spunterà dalle sue radici.” 

נצר è un titolo messianico e attribuirlo a Gesù da parte dell’evangelista era un’ulteriore dimostrazione che Gesù fosse il Messia atteso.

Rimanendo all’interno degli scopi che mi sono prefissato per questo articolo – visto che ci sarebbe tanto da aggiungere – sono convinto di aver fornito prove sufficienti per dimostrare che non ci troviamo in Matteo davanti a nessuna svista o peggio contraddizione o errore di sorta. La migliore conoscenza e maggiore considerazione del sostrato ebraico del Nuovo Testamento ci conferma l’attendibilità storica e religiosa del Vangelo di Matteo. Adesso possiamo comprendere il senso dell’affermazione dell’evangelista, che è perfettamente coerente con l’ambiente ebraico nel quale la sua narrazione è ambientata e dove deve aver avuto la sua prima diffusione.

 

Questo articolo ha tratto spunto da una più ampia discussione sull’argomento presentata da Wilbur N. Pickering nel suo libro The Identity of the New Testament Text IV, pag. 225-226.