Il Vangelo fuori dai confini di Israele

Il Vangelo fuori dai confini di Israele

La fede cristiana, pur nascendo da quella ebraica, porta con sé il seme di un grande cambiamento, quasi una “rivoluzione”: la chiamata dei “Gentili”, gli “stranieri”, coloro che non appartengono al popolo di Israele, alla discendenza di Abramo, a far parte del popolo di Dio adesso non più identificato con Israele, ma con l’assemblea dei chiamati, la Chiesa.

Paolo scrive alla chiesa di Efeso, formata ovviamente da gentili o stranieri, come traduce la Nuova Riveduta:

Perciò, ricordatevi che un tempo voi, stranieri di nascita, chiamati incirconcisi da quelli che si dicono circoncisi, perché tali sono nella carne per mano d’uomo, voi, dico, ricordatevi che in quel tempo eravate senza Cristo, esclusi dalla cittadinanza d’Israele ed estranei ai patti della promessa, senza speranza e senza Dio nel mondo. Ma ora, in Cristo Gesù, voi che allora eravate lontani siete stati avvicinati mediante il sangue di Cristo.” (Efesini 2:11-13)

Gesù stesso pose subito le basi di questo grande cambiamento con il suo mandato:

Ogni potere mi è stato dato in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”. (Matteo 28:18-19)

Ciò era stato profetizzato nell’Antico Testamento. Scrive infatti Isaia in un famoso brano che parla del Messia:

“Io, il SIGNORE, ti ho chiamato secondo giustizia e ti prenderò per la mano; ti custodirò e farò di te l’alleanza del popolo, la luce delle nazioni, per aprire gli occhi dei ciechi, per far uscire dal carcere i prigionieri e dalle prigioni quelli che abitano nelle tenebre.” (Isaia 42:6-7)

Molti altri brani biblici potrebbero citarsi. E lo stesso Gesù resto ha altrove confermato:

“Or io vi dico che molti verranno di Levante e di Ponente e sederanno a tavola con Abramo e Isacco e Giacobbe, nel regno dei cieli… “, (Matteo 8:11)

Nel libro degli Atti degli Apostoli, leggiamo:

Il sabato seguente quasi tutta la città (Antiochia di Pisidia) si radunò per udire la Parola di Dio. Ma i Giudei, vedendo la folla, furono pieni di invidia e, bestemmiando, contraddicevano le cose dette da Paolo. Ma Paolo e Barnaba dissero con franchezza: “Era necessario che a voi per primi si annunziasse la Parola di Dio; ma poiché la respingete e non vi ritenete degni della vita eterna, ecco, ci rivolgiamo agli stranieri (ai Gentili). Così infatti ci ha ordinato il Signore, dicendo: “Io ti ho posto come luce dei popoli, perché tu porti la salvezza fino all’estremità della terra”. Gli stranieri, udendo queste cose, si rallegravano e glorificavano la Parola di Dio; e tutti quelli che erano ordinati a vita eterna, credettero.” (Atti 13:44-48)

Paolo scrisse nella sua epistola ai Romani, in un passaggio stupendo dove parla in maniera molto sentita del destino della nazione di Israele:

Ma a causa della loro caduta la salvezza è giunta agli stranieri per provocare la loro gelosia. Ora, se la loro caduta è una ricchezza per il mondo e la loro diminuzione è una ricchezza per gli stranieri, quanto più lo sarà la loro piena partecipazione! Parlo a voi, stranieri; in quanto sono apostolo degli stranieri faccio onore al mio ministero, sperando in qualche maniera di provocare la gelosia di quelli del mio sangue, e di salvarne alcuni.” (Romani 11:11b-14)

L’apostolo ebbe ancora a dire in un’altra sua epistola:

…io sono stato fatto ministro, secondo l’ufficio datomi da Dio per voi di annunziare nella sua pienezza la parola di Dio, cioè, il mistero, che è stato occulto da tutti i secoli e da tutte le generazioni, ma che ora è stato manifestato ai santi di lui; ai quali Iddio ha voluto far conoscere qual sia la ricchezza della gloria di questo mistero fra i Gentili, che è Cristo in voi, speranza della gloria…” (Colossesi 1:25-27)

Fu Pietro in realtà a predicare per primo ai non ebrei, come è narrato nel libro degli Atti degli Apostoli, al capitolo 10. Fu lui inoltre, insieme a Giacomo, a difendere la loro causa quando i fratelli furono riuniti per discutere di cosa “imporre” ai Gentili convertitisi a Cristo. Ma fu Paolo ad essere specificamente chiamato ad essere apostolo dei Gentili -vedi Atti 9:5 e Galati 1:8.

La chiamata dei Gentili e l’ampia diffusione della fede cristiana all’inizio della nostra era sono da  motivarsi e da comprendersi come il risultato del lavoro di Dio fatto nelle generazioni precedenti,  per creare le circostanze che potessero permettere al vangelo di essere predicato in tutto l’impero romano.

Nel IV secolo a.C. aveva avuto luogo un evento storico senza precedenti. Un re venne dall’Occidente, dalla Macedonia, per vendicare l’orgoglio greco contro la potenza persiana. Con una avanzata inarrestabile, Alessandro Magno conquistò quasi tutto il mondo allora conosciuto, dalla Macedonia all’Egitto, dall’Egitto fino a quasi arrivare in India. Alessandro morì a 33 anni, in Babilonia. Non lasciò eredi al trono ed il suo impero venne diviso fra i suoi generali. L’avanzata dei greco-macedoni portava con sé qualcosa di più importante della stessa conquista politica. Un’altrettanto inarrestabile avanzata culturale conquistò il mondo di allora: la cultura, il pensiero e la lingua greca, invasero conquistando tutto il mondo allora conosciuto.

Negli anni in cui vissero gli apostoli, oltre 300 anni dopo Alessandro, Roma era la più grande potenza del mondo. L’impero romano si estendeva in tutto il bacino mediterraneo: Italia, Nord Europa, Nord Africa, Medio Oriente erano tutte dominio di Roma. Anche Israele era romana. Ma l’influenza di Roma era più politica che culturale. Il mondo era ancora nelle mani dell’ellenismo e la lingua più diffusa era il greco. Anche le iscrizioni delle monete dell’imperatore romano erano in greco e il termine “tou soteros tou kosmou“, “il salvatore del mondo” utilizzato da Giovanni nel suo vangelo (Giovanni 4:42) riferito al Signore, era un titolo greco utilizzato dall’imperatore romano.

La diffusione della cultura ellenica permise che il vangelo venisse predicato a tutte le nazioni, secondo il mandato dato da Gesù agli apostoli: Matteo 28:19. La mano di Dio aveva operato nella storia in maniera da creare le giuste condizioni così che il vangelo proclamato in tutto il mondo.

La lingua greca era conosciuta in tutto l’impero. Gli apostoli pur essendo dei semplici pescatori ebrei, parlavano e sapevano scrivere in greco. Tutto il Nuovo Testamento è stato scritto in questa stupenda lingua, di certo una delle forme più evolute di linguaggio mai prodotta dall’uomo.

Se le condizioni storiche non erano state un prodotto del caso, nemmeno la persona chiamata all’apostolato ai Gentili era stato scelto a caso:

“…Ma quando Iddio, che m’aveva appartato fin dal seno di mia madre e m’ha chiamato mediante la sua grazia, si compiacque di rivelare in me il suo Figliuolo perch’io lo annunziassi fra i Gentili…” (Galati 1:15)

Le epistole scritte da Paolo soddisfacevano perfettamente i bisogni dei neoconvertiti dal paganesimo. Egli era capace di affrontare la filosofia greca e lo gnosticismo sul loro stesso campo. La terminologia greca che egli usa ad esempio nell’epistola ai Colossesi, è così accurata fino al minimo dettaglio, che la lettura dell’originale è una avvincente avventura nel terreno delle affermazioni teologiche più profonde.

La lettera ai Galati poteva essere scritta da Paolo soltanto, visto che poteva vantare la più vasta cultura dei costumi ebraici per affrontare i giudaizzanti, un’altra minaccia dei primi cristiani gentili e una conoscenza tale del mondo greco da potere spiegare le sue motivazioni, con sorprendente sottigliezza, a dei gentili convertiti.

Gli scritti di Paolo alle chiese del I secolo, riuscivano a soddisfare i bisogni delle comunità cristiane di allora, ma anche quelli delle chiese di oggi e sono la fonte più accurata e dettagliata della dottrina cristiana che Dio poteva provvedere per la Chiesa.

La mano di Dio operò veramente affinché si venissero a creare le condizioni perché la nuova fede fosse diffusa con efficacia in tutto il mondo ed arrivasse fino ai giorni nostri, a noi che oggi abbiamo pace con Dio per mezzo di Gesù Cristo, grazie alla Parola potente del Vangelo.

L’elezione di Israele nell’Antico Testamento viene universalizzata ed ogni uomo è adesso invitato a riconciliarsi con Dio in Cristo Gesù.

“Egli è venuto in casa sua, e i suoi non lo hanno ricevuto, ma a tutti coloro che lo hanno ricevuto, egli ha dato l’autorità di diventare figli di Dio, a quelli cioè che credono nel suo nome, i quali non sono nati da sangue né da volontà di carne, né da volontà di uomo, ma sono nati da Dio.
(Giovanni 1:11-13)

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