Rotoli cristiani a Qumran?

di Giuseppe Guarino

La scoperta dei cosiddetti “rotoli del Mar Morto”, i manoscritti ritrovati nelle grotte nella località chiamata Qumran non ha smesso di scuotere il mondo degli studi biblici e, per certi versi, il dibattito è ancora aperto su diversi fronti.

Dal 1946 in avanti, vennero alla luce circa 850 testi rinvenuti in varie grotte, 11, nei pressi del Mar Morto. Diversi elementi resero quasi subito evidente l’importanza della fortuita scoperta.

  1. Si riteneva che le grotte dovessero essere praticamente intatte dal 68 d.C. in avanti, cioè dall’inizio della rivolta e dalla disfatta ad opera dei romani che portò alla distruzione di Gerusalemme e del tempio e poi, in seguito, alla distruzione totale dello stato di Israele – fino al 1948 !
  2. l’80% dei testi qui rinvenuti erano in ebraico, il rimanente in aramaico e, in percentuale, una sparuta minoranza in greco.
  3. I testi biblici qui rinvenuti – fra i quali spicca il grande rotolo di Isaia, praticamente completo! – portavano indietro nel tempo di oltre 1000 anni la testimonianza al testo dell’Antico Testamento in nostro possesso.

Questi sono solo i più evidenti risvolti della scoperta. Qui discuterò di una problematica che interessa più da vicino il libro sacro ai cristiani, il Nuovo Testamento.

E’ opinione diffusa che le grotte conservassero gli scritti di una comunità monastica essena. (Gli esseni erano uno dei tanti movimenti religiosi sorti in seno all’ebraismo del secondo tempio, come i farisei o i sadducei nominati nella Bibbia). Personalmente non trovo particolarmente attraente questa teoria, sebbene sembra sia la più accreditata e sono senz’altro più incline a ritenere, come sostengono alcuni, che i ritrovamenti di Qumran hanno riportato alla luce quanto nascosto dagli ebrei alla furia romana.

Sono rimasto molto impressionato di quanto sia importante per lo stato di Israele preservare anche oggi i manoscritti antichi che testimoniano l’antichità e l’esistenza delle Scritture e della cura e fedeltà del popolo di Dio nel tramandarle nei secoli.

Un mio amico, che ha visitato di persona dove sono custoditi i rotoli, mi ha informato che la struttura che custodisce questi preziosi reperti è anche un rifugio antiatomico capace di preservare i manoscritti anche in caso di attacco nucleare contro lo stato di Israele. Non è, quindi, incoerente con il sentimento ebraico immaginare che il popolo in fuga da Gerusalemme abbia voluto nascondere quanto di più prezioso dalle mani del distruttore romano.

Lo studioso cristiano Eusebio Panfilo, vescovo di Cesarea, ha scritto all’inizio del IV secolo, una importantissima “storia ecclesiastica”.  Egli narra come i cristiani scamparono alla distruzione di Gerusalemme avvenuta per mano di Tito nel 70 d.C.: “L’intera chiesa di Gerusalemme, avendo ricevuto comando per mezzo di una rivelazione divina, avuta da uomini di nota reputazione i quali si trovavano lì prima della guerra, lasciò la città…”, “Storia Ecclesiastica”, Libro III, V.    

Come i rotoli siano giunti nelle grotte di Qumran e cosa ci facessero lì forse non lo sapremo mai, ma sappiamo per certo che, quale che sia il motivo per il quale quei documenti ed artefatti sono giunti lì,  ciò che conta è che questi siano riusciti a sopravvivere alle guerre delle rivolte giudaiche per giungere fino a noi ed arricchire indicibilmente le nostre conoscenze bibliche e storico-archeologiche sulla vita in Israele nel I secolo d.C.

Una grotta in particolare, la n. 7, ha attirato l’attenzione degli studiosi del Nuovo Testamento dopo che nel 1972 José O’ Callaghan, sulle pagine della rivista “Biblica” propose l’identificazione del testo di 7Q5 (il frammento catalogato con il n.5, rinvenuto nella grotta n.7 di Qumran) con Marco 6:52-53, 7Q6 con Marco 4:28 e 7Q8 con Giacomo 1:23-24. In seguito lo stesso studioso estese i suoi risultati ad altri frammenti della stessa grotta – 7Q6 = Marco 4:28, 7Q4 = 1 Timoteo 3:16-4:1-3, 7Q7 = Marco 12:17, 7Q9 = Romani 5:11-12, 7Q10 = 2 Pietro 1:15, 7Q15 = Marco 6:48.

Parliamo di piccoli frammenti. Spesso alcune lettere sono di oggettiva difficile identificazione. Le difficoltà sono notevoli, ma un papirologo non si ferma davanti a quelli che per lui sono comunque difficoltà con le quali è abituato a confrontarsi.

Le autorità in possesso dei rotoli hanno messo a disposizione delle copie digitali degli stessi su internet e consiglio vivamente un tour virtuale, per meglio rendersi conto di cosa stiamo realmente parlando:

http://www.deadseascrolls.org.il/explore-the-archive/manuscript/7Q5-1

Immagine

La possibilità, qualora queste identificazioni fossero corrette, che la grotta n.7 di Qumran fosse praticamente “invasa” da libri del Nuovo Testamento, apre delle prospettive talmente nuove, rivoluzionarie, che non ci si può meravigliare se il mondo “scientifico” dedito – chissà perché – agli studi neotestamentari sia stato naturalmente avverso alla teoria di O’Callaghan.

Il famoso studioso Kurt Aland è solo una delle voci, forse la più autorevole, a prendere una posizione netta contro la possibilità di identificazione marciana di 7Q5.

La papirologa italiana Orsolina Montevecchi si è invece pronunciata in maniera del tutto opposta: “Come papirologa posso dire che l’identificazione mi sembra sicura”. Da quest’ultima frase emerge quello che a mio modesto parere è il problema di fondo: l’attribuzione di O’Callaghan e la conferma della Montevecchi – un po’  meno neutrale a dire il vero il lavoro di Thiede – sono dovuti a studi legati prettamente alla loro materia, la papirologia; mentre gli avversari della loro “ipotesi” potrebbero essere seriamente influenzati – come nel caso di Aland – dalla comune convinzione che i Vangeli e gli altri scritti neotestamentari siano stati composti molto dopo la data ultima assegnata ai Manoscritti di Qumran, cioè il 68 d.C., momento dal quale le grotte sono rimaste praticamente inviolate fino al XX secolo.

In effetti la grotta numero 7 è un po’ diversa dalle altre. E’ distante dalle altre. I manoscritti rinvenuti lì sono tutti rotoli. Ma soprattutto i rotoli sono tutti in greco. Non sarebbe del tutto impossibile che proprio in questa grotta fossero riposti degli scritti neotestamentari.

E’ mia opinione che l’identificazione di alcuni frammenti di 7Q con altrettante porzioni del Nuovo Testamento è certamente possibile. In particolare ritengo molto convincente l’identificazione di 7Q5 con un brano di Marco. 

Alcuni difendono a spada tratta l’ipotesi di O’Callaghan, come Carsten Peter Thiede. Altri lasciano la porta socchiusa, mantenendo uno spiraglio. I più, come il prof. Emile Puech, sono totalmente avversi ad una tale eventualità.

Per una lettura approfondita ma non impossibile, consiglio Flavio Dalla Vecchia (ed.), Ridatare i Vangeli?, Queriniana (gdt 247). Disponibile presso il sito ufficiale dell’editore.

Ho valutato la discussione sul collegamento fra antichità dei vangeli e possibile presenza a Qumran di Marco nel mio libro su 7Q5 – pubblicato nel 2014

Per chiudere la discussione, voglio ribadire qualcosa.

La discussione sulla possibile identità dei frammenti della grotta 7 è un ottimo pretesto per presentare al pubblico una posizione diversa da quella ormai divenuta tradizionale e che viene proposta di solito come un dato scientifico assodato – che in realtà tale non è. Le idee o teorie che molti studiosi hanno circa le date di composizione dei libri neotestamentari, nonostante vengano proposte con toni da oracolo, risentono in realtà troppo dell’atmosfera di forzato scetticismo che è senz’altro più facile da sostenere in campo accademico. E’, però, mia opinione che i tempi sono maturi su diversi fronti – storico, filologico, ecc … – per potere valutare seriamente anche la possibilità che gli scritti sacri alla fede cristiana tradizionale siano autentici come la Chiesa ha sempre sostenuto che fossero e degni di ogni credibilità anche come documenti storici sulla persona e gli eventi che hanno riguardato Gesù nonché sulla testimonianza della fede della Chiesa primitiva.

Spero che le voci di coloro che tengono vivo questo dibattito non vengano messe a tacere e che dal dialogo traggano profitto e progresso tutte le fazioni in campo.

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