Variante testuale in 7Q5

di Giuseppe Guarino

Gran-Bretagna

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Ho parlato in vari articoli e ora anche in un libro, del fatto che il frammento di papiro chiamato 7Q5 – qui accanto – potesse essere in realtà quanto è sopravvissuto del secondo Vangelo, che qui mostrerebbe venti lettere appartenenti a Marco 6:52-53.

Uno dei problemi incontrati nell’identificazione di 7Q5 con il vangelo di Marco è che, in base ad un calcolo sticometrico, cioè alla conta delle lettere presenti su ogni rigo ricostruibile in base alle lettere sopravvissute nel frammento, vi è una sequenza di parole che non poteva essere presente nel manoscritto completo.

Vediamo Marco 6:53 confrontando varie traduzioni.

“Passati all’altra riva, vennero a Gennesaret e scesero a terra.” (Nuova Riveduta 1994)

“Compiuta la traversata, giunsero nella contrada di Gennesaret e vi approdarono.” (Nuova Diodati 1991)

“Compiuta la traversata, giunsero a Genezaret e vi approdarono.” (NVB San Paolo Edizione 1995)

“et cum transfretassent pervenerunt in terram Gennesareth et adplicuerunt” (Vulgata)

“When they had crossed over, they came to the land of Gennesaret and anchored there.” (New King James Version)

“And when they had crossed over, they came to land at Gennesaret, and moored to the shore.” (Revised Standard Version)

“When they had crossed over, they landed at Gennesaret and anchored there.” (New International Version)

Di seguito le varie alternative del testo greco originale che ci offrono le principali edizioni critiche.

“Καὶ διαπεράσαντες ἐπὶ τὴν γῆν ἦλθον εἰς Γεννησαρὲτ καὶ προσωρμίσθησαν.” (Westott e Hort – Nestle-Aland – United Bible Societies – Tischendorf)

“Καὶ διαπεράσαντες ἦλθον ἐπὶ τὴν γῆν Γεννησαρὲτ” (Testo Maggioritario, edizione Farstad e Hodges)

“Καὶ διαπεράσαντες ἀπῆλθον ἐπὶ τὴν γῆν Γεννησαρὲτ καὶ προσωρμίσθησαν.” (Testo della Chiesa Greca Ortodossa)

Le prove manoscritte a favore della lettura del cosiddetto Testo Standard (NA, UBS) le troviamo nel Codice Vaticano, Sinaitico, L ed il minuscolo 33: evidenze di tutto rispetto, che incontrano oggi il consenso degli studiosi.

Dando quindi per scontata l’identificazione, diremo che 7Q5 rappresenta la più antica testimonianza manoscritta a proporre l’omissione delle tre parole: “ἐπὶ τὴν γῆν”.

Il testo, tenuto conto di questa variante, diventa: “Καὶ διαπεράσαντες ἦλθον εἰς Γεννησαρὲτ.”

Le motivazioni che propone il prof. Thiede per spiegare un testo così breve, non sono del tutto improbabili. Egli sostiene che essendo stato composto il vangelo di Marco prima del 50 d.C. ed essendo 7Q5 un manoscritto prodotto prima del 70 d.C., quindi prima della distruzione operata dalle truppe romane, il semplice riferimento a Gennesaret rendeva sufficientemente chiaro al lettore che si parlasse della città e non del lago omonimo. Tale confusione, però, sarebbe potuta sorgere solo dopo la distruzione della città, e per questo motivo vennero aggiunte, ad un certo punto della tradizione manoscritta, le parole ἐπὶ τὴν γῆν.
Di sicuro la supposizione di Thiede calza perfettamente con quanto ho appurato io stesso con un esame specifico del Vangelo di Marco, dove appare un dettaglio evidente soltanto dall’esame del testo originale: con l’omissione della precisazione “ἐπὶ τὴν γῆν”, Gennesaret è preceduto soltanto dalla preposizione “εἰς”, almeno se diamo per buona la lettura del cosiddetto testo “Standard” del Nuovo Testamento.
In Marco (1:21, 2:1, 8:22, 9:33, 10:33, 10:46, 11:1, 11:11, 11:15, 11:27, 15:41) la preposizione εἰς precede il nome di una città.
In Marco 1:14 εἰς è seguita dall’articolo τὴν e, quindi, dal nome della località, che in quel caso è la regione di Galilea. Lo stesso accade in Marco 14:28 e Marco 16:7.
Simile a questi ultimi due esempi quello di Marco 1:39 dove fra la preposizione “εἰς” e l’articolo “τὴν” viene inserita la precisazione “ὅλην” “tutta” che risulta nella frase “per tutta la Galilea”. Vedi anche Marco 10:1.
La logica conclusione è che quando εἰς è seguita da un articolo indica un luogo, una regione, una terra. Ma se la preposizione è semplicemente premessa al luogo del quale parla l’evangelista, egli sta certamente riferendosi ad una città.
In questo senso la teoria di Thiede che la precisazione “verso terra” sia un’aggiunta chiarificatrice posteriore, risulta plausibile.
Potremmo, però, anche trovarci in 7Q5 davanti ad un’omissione operata da parte di uno scriba, visto che nei papiri la tendenza ad omettere il superfluo era una prassi comune. Per citare un antichissimo testimone a supporto di ciò, diremo che P52, il più antico (125 d.C. al massimo) manoscritto (frammento) con Giovanni 18:37 omette uno dei due “per questo” pronunciati da Gesù e presenti in tutti gli altri manoscritti del vangelo.
L’ipotesi dell’esistenza della città di Gennesaret non è certa.
Giuseppe Flavio ad esempio parla della regione di Gennesaret e dell’esistenza di un lago con questo stesso nome, ma non di un città.
Alcune fonti sostengono che è realmente esistita una città di nome Gennesaret, ma soltanto fino al periodo assiro; che questa non esistesse più all’inizio del I secolo e che conseguentemente l’affermazione biblica non può essere comprovata. Thiede, invece, obietta che recenti scavi archeologici hanno riportato alla luce i resti di una cittadina che sorgeva proprio dove presuppone la narrazione marciana.
In ultimo va detto che le evidenti problematiche riscontrate nelle varie traduzioni sono dovute all’oggettiva difficoltà del testo greco originale nella ricostruzione critica del Testo Standard che, come detto, segue gli antichi onciali, in ossequio probabilmente anche al principio testuale di lectio difficilior.

Il testo invece proposto dal frammento di Qumran è senz’altro il più snello, semplice e chiaro. Lo potrei tradurre così:

“Compiuta la traversata, giunsero alla città di Gennesaret …”

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