GESÙ È REALMENTE ESISTITO?
La storicità di Gesù di Nazareth
di Giuseppe Guarino
Questo tema è stato oggetto di una puntata di Missione Paradiso Live alla quale ho partecipato il 9 aprile 2024.
Questo studio si trova in appendice del mio nuovo libro, Maranatha.
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Alessandro Barbero: “Non c’è nessun altro suddito dell’impero romano del quale abbiamo tante informazioni”. “Gesù è realmente esistito? Alessandro Barbero” su youtube.
Sulla reale esistenza di Gesù anche Alessandro Barbero, l’ultimo dal quale ci aspetteremmo di trovare sostegno, concorda: è innegabile che sia esistito.
Storicamente, non vi sono dubbi sulla reale esistenza di Gesù di Nazareth!
FONTI STORICHE EXTRABIBLICHE
Giuseppe Flavio è uno storico giudeo vissuto nel I secolo, pochi anni dopo la morte di Gesù. Egli narra nelle sue Antichità Giudaiche, libro 20, capitolo 9, dell’uccisione di Giacomo il minore, “fratello di Gesù, che era chiamato Cristo” e altri, verosimilmente cristiani, per mano del sommo sacerdote Anania nel 62 d.C. Giacomo è l’autore dell’epistola che porta il suo nome, ed era il vescovo di Gerusalemme. Di lui si fa menzione nel libro degli Atti.
Vi è nello stesso Giuseppe Flavio una menzione del Cristo chiamata Testimonium Flavianum che è oggetto di dibattito, non tanto sulla sostanza della sua autenticità, quanto per alcuni dettagli troppo specifici e concordanti con la visione cristiana della figura di Gesù. In parole povere, si ritiene che il testo sia stato ritoccato nei manoscritti che lo riportano. Una versione arabica citata da Agapio di Ierapoli, vissuto nella prima metà del 900 d.C., sembra sia più rispondente ad un linguaggio utilizzato da un giudeo. Ciò non intacca la sostanza della testimonianza resa dallo storico Giudeo all’esistenza di Gesù – tanto ci interessa sapere per gli scopi di questo studio.
Svetonio, storico romano (69-125) parla dell’espulsione dei cristiani da Roma nel 50 d.C. per mano di Claudio.
Mara bar Serapion è una lettera scritta da un eminente siriano appartenente alla corrente filosofica degli stoici, nel 73 d.C. leggiamo: “Quale vantaggio hanno avuto gli ateniesi dal mettere a morte Socrate? Carestie e piaghe vennero su di loro come giudizio per il loro crimine. Che vantaggio ebbero gli uomini di Samo dal bruciare Pitagora? In un attimo la loro terra fu coperta dalla sabbia. Che vantaggio hanno avuto i Giudei dal mettere a morte il loro saggio Re? Fu proprio dopo questo evento che il loro regno venne distrutto. Dio giustamente ha vendicato questi tre uomini saggi: gli Ateniesi morirono di fame; i Samiani furono sopraffatti dal mare; i Giudei, messi in rovina e allontanati dalla loro terra, adesso vivono in totale dispersione. Ma Socrate non morì in vano; egli visse negli insegnamenti di Platone. Pitagora non morì in vano; egli visse nella statua di Hera. Né morì in vano il saggio Re; egli visse negli insegnamenti che aveva dato” Readings from the first-century World, edited by Walter A. Elwell, Robert W. Yarbrough, p. 125-126.
sotto il manoscritto del Mara bar Serapion:
Publio Cornelio Tacito, vissuto fra il 55 e il 118 d.C., libro 15, capitolo 44, nei suoi Annali parla dei cristiani e di Cristo: “Nero incatenò i colpevoli e inflisse le torture più sofisticate a una classe odiata per le loro abominazioni, chiamati Cristiani dalla popolazione. Christus, da cui ebbe origine il loro nome, subì la pena estrema durante il regno di Tiberio per mano di uno dei nostri procuratori, Ponzio Pilato, e una superstizione estremamente dannosa, così momentaneamente fermata, scoppiò nuovamente non solo in Giudea, la prima fonte del male, ma persino a Roma, dove tutte le cose orribili e vergognose da ogni parte del mondo trovano il loro centro e diventano popolari. Di conseguenza, fu prima arrestato chiunque si dichiarasse colpevole; quindi, sulla base delle loro informazioni, una vasta moltitudine fu condannata, non tanto per il crimine di incendiare la città, quanto per l’odio verso l’umanità. Prese in giro di ogni genere furono aggiunte alle loro morti. Coperti con le pelli di bestie, furono sbranati dai cani e perirono, o furono inchiodati alle croci, o furono condannati alle fiamme e bruciati, per servire da illuminazione notturna, quando la luce del giorno era svanita”.
Sotto: Tacito
Petronio nel suo Satyricon, scritto intorno all’anno 65 d.C. riprende molti dettagli del vangelo di Marco, che la tradizione vuole sia stato composto a Roma, per ridicolizzare i cristiani.
Luciano di Samosata, scrittore greco (125-192). Galeno, medico (129-216). Citano Gesù.
Anche il Talmud babilonese, una raccolta di insegnamenti ebraici redatta in Mesopotamia verso il III e il V secolo parla di Cristo, sebbene non con toni lusinghieri.
L’ATTENDIBILITA’ STORICA DEI VANGELI E DEL NUOVO TESTAMENTO
Prove interne: filologico-letterarie
I vangeli sono attendibili dal punto di vista storico?
Vi è la consolidata opinione che il cristianesimo si sia affidato a delle tradizioni orali per la sua diffusione iniziale. In una certa misura ciò è vero, perché gli apostoli erano in vita, come altri testimoni oculari. Ma pensare che tutto dipendesse già allora dalla “tradizione orale” non è in accordo con ciò che sappiamo del mondo ebraico del I secolo.
A QUMRAN sono stati ritrovati poco meno di 1.000 libri. La cultura ebraica non si affidava alla tradizione orale. Del resto gli stessi studiosi sostengono che i vangeli abbiano attinto a delle fonti, fonti scritte più antiche di loro!
LE EPISTOLE DI PAOLO. Paolo scriveva alla chiese. Si curava di confermare l’autenticità delle sue opere – quindi le sue lettere erano autorevoli!
2 Tessalonicesi 3:17, “Questo saluto è di mia mano, di Paolo; ciò serve come segno di autenticazione per ogni lettera; io scrivo così.” Lo stesso in 1 Corinzi 16:21 – Col 4:18
Paolo promuoveva la lettura delle sue epistole nelle chiese e lo scambio d’esse fra le comunità – sapeva benissimo che ciò che scriveva non era solo per una chiesa e che Dio lo guidava nella scrittura.
1 Tessalonicesi 5:27, “Vi scongiuro, per il Signore, che si legga questa lettera a tutti i fratelli.”
IL VANGELO DI LUCA. In 2 Corinzi 8:18 leggiamo: “Con lui (con Tito) abbiamo inviato pure il fratello (Luca) che ha lode in tutte le Chiese a motivo del vangelo”. 2 Corinzi fu scritta intorno al 57 d.C.
Ricordiamo che Luca cominciò così il suo vangelo: “Poiché molti han posto mano a stendere un racconto degli avvenimenti successi tra di noi”. Altro che tradizioni orali!
L’antichità dei vangeli canonici non è soltanto dimostrabile, è un dato di fatto oggettivo.
JEAN CARMIGNAC è un critico lucido e serio. La sua opera “La nascita dei vangeli sinottici” può piacere o meno, ma nessuno può negarne il valore. Egli si spinge nello studio del sostrato ebraico dei sinottici fino al punto di concludere che Marco stesso sia un’opera originariamente scritta in ebraico, tradotta letteralmente in greco in un secondo momento. Lo dice con cognizione di causa perché ha provato a tradurre Marco in ebraico e il testo, le parole erano nell’ordine in cui sarebbero dovute figurare in un testo ebraico: la traduzioni gli veniva troppo facile.
Ciò sembra avere poco significato e, invece, ci dice tantissimo:
– Marco è stato scritto all’indomani degli eventi che narra, in uno stile perfettamente in armonia con una datazione entro il 50 d.C.
– Marco è il prodotto o di un testimone oculare o di chi ha raccolto la testimonianza di un testimone oculare.
Leggendo i vangeli troviamo esattamente ciò che ci si aspetta di trovare in opere composte da testimoni oculari, o da chi ha diligentemente raccolto le informazioni da testimoni oculari. E di evidenze ne abbiamo una infinità – queste mancano nei vangeli cosiddetti “apocrifi”.
– Matteo 5:1, “Vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli. 2Prendendo allora la parola, li ammaestrava…”. Il dettaglio citato da Matteo è importante, è specifico della cultura ebraica e solo chi vi viveva immerso poteva conoscerlo. Il Rabbi, il Maestro, leggeva la Scrittura in piedi, ma la spiegava, insegnava, seduto. Lo stesso succede in Luca 4:16-21.
– Giovanni 2:1 letteralmente parla del terzo giorno, anche se le traduzioni in italiano non ci danno conforto in questo. L’originale legge: “Καὶ τῇ ἡμέρᾳ τῇ τρίτῃ”, letteralmente “E al terzo giorno”. In ebraico Yom Shlishì – terzo giorno, corrisponde al nostro martedì. Ciò in perfetto accordo che voleva che i matrimoni ebraici fossero officiati di martedì. Negli apocrifi non esistono dettagli così esatti.
– Luca 10:30-32, che ci facevano un sacerdote e un levita sulla strada che collegava Gerusalemme a Gerico ricordata da Gesù nella storia del buon samaritano?
Sembra che a Gerico vi fosse un archivio di scritti curato proprio dal clero giudaico e ciò motivava il loro frequente transitare per quella strada. Simone Paganini parla di Gerico come di una “città dominata dalla classe sacerdotale e dotata di una propria biblioteca”, Gesù, Qumran e gli esseni, p. 79. Cercate dettagli così storicamente esatti negli apocrifi.
– Matteo 5:43. Ricordate che una volta “era di moda” dire che Gesù fosse un esseno? Oggi quel “mito” è del tutto sfatato, grazie ai molti approfondimenti archeologici. Con la scoperta dei rotoli del Mar Morto venne gettata luce su una frase per secoli piuttosto enigmatica di Gesù: “Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”. Ma chi lo diceva e dove? Con i rotoli si scoprì che vi era chi insegnava questo e qui Gesù si metteva in aperta polemica con loro: non poteva essere un esseno!
Agli esempi qui sopra, che sono i più semplici, si possono affiancare anche particolari più complessi dal punto di vista linguistico.
– I vocaboli in ebraico trattenuti nel testo dei vangeli, Amen, Rabbi, Messia, Abba, Osanna, Golgota, ecc. Questi venivano poi anche spiegati in lingua greca. Essi testimoniano della dimestichezza con il mondo ebraico, la sua cultura e la sua lingua.
– Circonlocuzione del nome di Dio. Nel Nuovo Testamento è rintracciabile la pratica di evitare l’uso del Nome di Dio dove non si cita l’Antico Testamento. Nel manoscritto cosiddetto Shem Tob dove è presente un testo ebraico di Matteo, pubblicato dal prof. George Howard, il nome di Dio è omesso. Ciò è perfettamente in armonia con la pratica del I secolo dimostrata dagli scritti di Qumran.
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– Che dire anche delle ambientazioni degli eventi: “Or a Gerusalemme, vicino alla porta delle pecore, c’è una piscina detta in ebraico Betesda, che ha cinque portici.” (Giovanni 5:2). Un dettaglio del genere non poteva essere conosciuto da qualcuno che non avesse vissuto in quei luoghi. Poi notiamo, l’evangelista dice: “c’è” , non “c’era”, ma “c’è”. Questo brano è stato scritto prima del 70 d.C. della distruzione del tempio.
Il famoso archeologo William F. Albright (1891-1971), scrisse: “possiamo dire con enfasi che non vi sono più le basi per datare qualsiasi libro del Nuovo Testamento più tardi del 80 d.C. circa, cioè due generazioni prima delle date fra il 130 e il 150 proposte dai critici del Nuovo Testamento più radicali”, Recent Discoveries in Bible Lands, p. 136.
J.A.T. Robinson nella sua opera Redating The New Testament scrisse: “La caduta di Gerusalemme nel 70 d.C., e con essa il collasso del Giudaismo istituzionalizzato basato sul tempio, non è mai menzionato nei vangeli come un evento passato”. Partendo da questo fatto, Robinson rivede tutte le date di composizione degli scritti neotestamentari a favore di una loro maggiore antichità.
Prima del finire del primo secolo dopo Cristo, lo storico giudeo Giuseppe Flavio (Contro Apione 1.8) attesta che questo era il numero dei libri considerati Sacre Scritture ormai da tempo immemorabile. Questa la sua autorevole testimonianza: “Perché noi abbiamo una innumerevole moltitudine di libri fra noi, che non concordano e si contraddicono a vicenda (come i Greci), ma solo 22 libri, i quali contengono le narrazioni dei tempi trascorsi…e quanto fermamente noi diamo importanza a quei libri della nostra propria nazione, è evidente dal nostro comportamento, visto che durante così tanto tempo trascorso, nessuno ha osato aggiungere ad essi, togliere ad essi, o modificarne il testo. Anzi diviene naturale a tutti i giudei, immediatamente e dalla loro stessa nascita, stimare che quei libri contengano insegnamenti divini…” Tradotto dall’inglese da “The Works of Josephus“, Hendrikson Publisher, January 1991.
Paolo scriveva: “1 Qual è dunque la superiorità del Giudeo? O quale l’utilità della circoncisione? 2 Grande, sotto ogni aspetto. Anzitutto perché a loro sono state affidate le rivelazioni di Dio.” (Romani 3:1-2)
Visto che gli autori del Nuovo Testamento sono tutti ebrei – forse lo è anche lo stesso Luca, e comunque, raccoglie le testimonianze all’interno del mondo ebraico – l’affermazione fatta da Paolo possiamo estenderla anche al Nuovo Testamento. Infatti dopo la caduta di Gerusalemme, con la maggiore presenza dei Gentili fra le fila di chi si diceva discepolo del Signore, cominciano a fiorire apocrifi e libri che non hanno autorità storica e letteraria come gli scritti canonici.
Prove esterne: manoscritti e citazioni
Anni fa Carsten Thiede pubblicò un libro che ritengo fondamentale per chi studia seriamente l’origine del Nuovo Testamento: “Testimone oculare di Gesù”. Egli aggiunge ai già stupefacenti dati sulla testimonianza dei manoscritti del Nuovo Testamento, dati ancora più strabilianti. Egli rivede molte datazioni di antichi manoscritti e ciò lo porta a concludere – dando il titolo al suo libro – che anche in base alle datazioni dei manoscritti possiamo affermare che Matteo è il resoconto di un testimone oculare.
I numeri a favore della testimonianze manoscritte per il Nuovo Testamento sono strabilianti. Abbiamo circa 6000 manoscritti antichi che testimoniano al testo greco, quello originale, del Nuovo Testamento.
Si tratta di un caso unico:
- sia per il numero dei testimoni,
- sia per la datazione prossima dei testimoni alle opere originali.
Erodoto. La sua storia scritta intorno al 425 a.C. sopravvive in 8 manoscritti, il più antico dei quali risale al 900 d.C.
Giuseppe Flavio. Le sue Antichità Giudaiche, scritte intorno al 70 d.C. sopravvivono in 9 manoscritti, il più antico dei quali risale al 400 d.C.
Sopra l’immagine del papiro n. 46 (𝔓46) datato tra il 100 e il 150 d.C. L’immagine è tratta dal sito https://earlybible.com/ dove sono visionabili diversi papiri antichi del Nuovo Testamento.
𝔓52 è il più antico frammento contenente il vangelo di Giovanni, datato all’inizio del II secolo; ma alcuni lo credono persino più antico. Diede il colpo di grazia a chi considerava il quarto vangelo un’opera del II secolo d.C. Al II-III secolo risalgono 𝔓32 , 𝔓46 , 𝔓64, 𝔓66 , 𝔓77 , 0189 e molti altri manoscritti. Ovviamente più si va avanti nel tempo, più i manoscritti sono completi.
La cosa che più sorprende è questa che:
- Nonostante siano stati copiati in un periodo che va dalla fine del I secolo fino al XVI secolo, quando venne inventata la stampa a caratteri mobili
- Nonostante siano stati copiati in ogni parte della cristianità, da oriente ad occidente
- Nonostante il numero straordinario di testimoni
il 99% del testo del Nuovo Testamento ci arriva senza variazioni apprezzabili.
Le antiche versioni del Nuovo Testamento
Sopravvivono una cinquantina di manoscritti della versione Vetus Latina, che possiamo far risalire al II secolo. La Vulgata, la versione ufficiale della Chiesa romana in latino tradotta da San Girolamo, sopravvive in oltre 8000 esemplari manoscritti.
Il Diatessaron è una sorta di sinossi dei quattro vangeli composta da Taziano intorno alla metà del II secolo in siriaco. Le altre versioni siriache sopravvivono in diverse centinaia di esemplari antichi.
Altre versioni sono in copto, armeno, gotico, ecc.
Anche qui siamo davanti ad una mole di prove impressionanti.
I padri della Chiesa
Di solito vengono definiti così gli autori cristiani, molti apologeti, vissuti durante i primi secoli. Autori davvero prolifici, sia greci che latini, che ci arricchiscono da ogni punto di vista. Basti pensare che il Nuovo Testamento sarebbe interamente ricostruibile dalle citazioni contenute nei loro scritti.
Gli scritti degli antichi autori cristiani sono moltissimi. I cosiddetti Padri Apostolici sono stati scritti quasi contemporaneamente agli scritti del Nuovo Testamento
I vangeli apocrifi
Paradossalmente anche i moltissimi vangeli apocrifi sono testimoni dell’esistenza di Gesù e dell’importanza del cristianesimo delle origini.
Ho già parlato ampiamente dell’abisso che separa gli apocrifi dai vangeli canonici. La Chiesa dei primi secoli li scartò per motivi che dovrebbero sembrare ovvi anche oggi, ma che alcuni, per vari motivi, ma non per amore di Verità, vorrebbero rivalutare.
Tanto per citare un solo esempio, chiude così la sua narrazione il tanto lodato Vangelo di Tommaso: “Simone Pietro disse loro: – Maria si allontani di mezzo a noi, perché le donne non sono degne della Vita! – Gesù disse: – Ecco, io la trarrò a me in modo da fare anche di lei un maschio, affinché anch’essa possa diventare uno spirito vivo simile a voi maschi. Perché ogni donna che diventerà maschio entrerà nel Regno dei Cieli”.
La Chiesa
La Chiesa è testimonianza del Cristo Vivente. Gli innumerevoli miracoli che stanno caratterizzando in particolare questi ultimi tempi, confermano che Dio opera oggi tramite noi come duemila anni fa operava attraverso Gesù di Nazareth, che ha lasciato noi per compere opere persino più grandi delle sue.
Gesù non solo è esistito, ma è Vivente. Chi lo ha creduto nel cuore e confessato con la bocca come Signore e Salvatore, ha potuto sperimentare personalmente che le parole che lui stesso disse a Tommaso duemila anni fa sono ancora vere:
Beati coloro che pur non avendo visto crederanno
(Giovanni 20:29)
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