DIDACHE’ di Giuseppe Guarino
Il Didaché (“insegnamento” in greco), chiamato anche “L’insegnamento dei dodici apostoli”, è uno scritto cristiano antichissimo, di solito annoverato fra i cosiddetti “padri apostolici”. Presento qui la mia traduzione dal testo greco, che certamente era la lingua originale nella quale questo libro è stato scritto.
Propongo qui l’introduzione al libro – in una versione leggermente ridotta – e il primo capitolo dello scritto.
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Introduzione
Si pensava che il Didachè fosse andato perduto. Fino al 1873, quando Philotheos Bryennios lo ritrovò in un manoscritto che rinvenne nella biblioteca di Gerusalemme del monastero del santo sepolcro. Questo codice, chiamato appunto Gerosolomitano, reca la data del calendario greco del 6564, corrispondente al nostro 1056 d.C.
La pubblicazione del testo del manoscritto seguì poco tempo dopo, nel 1883 a Costantinopoli.
Il testo del Didaché è di particolare importanza sia per la sua possibile datazione all’interno del I secolo, sia per il valore intrinseco del testo, subito evidente agli studiosi – ma piuttosto evidente anche per il lettore medio.
Questo è uno dei motivi per i quali sono entusiasta di presentare la mia versione di questo libro in italiano. Si tratta infatti di un trattato che contiene in maniera semplice ma efficace la somma degli insegnamenti della Chiesa, nascente e odierna.
I riferimenti della parte iniziale rintracciabili nella tradizione ebraica (Talmud) anche grazie alle scoperte dei rotoli del Mar Morto, ne fanno un documento, almeno nella sua parte essenziale, di straordinaria antichità e significato.
Eusebio di Cesarea lo cita, ma sembra che la sua canonicità non sia mai stata presa in seria considerazione. Un po’ la posizione attuale: difficile non rimanere attratti dai contenuti di questo libro, ma altrettanto consapevolmente non vi è nessun elemento per ritenerlo divinamente ispirato.
Le citazioni dai libri neotestamentari sono libere, come accadeva di norma negli scritti dei “padri” della Chiesa. Non vi era una divisione in capitoli e versi cui fare riferimento e, molto probabilmente, nel citare, doveva farsi ricorso alla memoria. Una memoria nell’antichità davvero molto più sviluppata di quella odierna degli abitanti dei paesi occidentali; mentre fra popolazioni non dipendenti dalla scrittura o dalla facilità di reperimento dei mezzi di scrittura, essa è ancora un sicuro custode di testi ed eventi da ricordare.
Parte del testo del Didaché è in comune con l’epistola di Barnaba, un testo anch’esso molto antico che gode di grande prestigio. Altri scritti apocrifi ne hanno in comune delle parti, ma il Didaché che presento in questo volume è l’unico scritto ad essere candidato per una datazione tanto antica.
Propongo e traduco il testo greco dell’opera, ma ne esiste una versione in latino del X secolo, che conferma il testo del Didaché ma ci mostra anche che il greco in nostro possesso, sebbene lingua dell’originale, ha subito un percorso testuale che mostra delle varianti, sebbene di non grande influenza sul senso del testo.
Sostanzialmente il greco che possediamo è il testo del libro cui hanno fatto riferimento Eusebio di Cesarea e Attanasio nel IV secolo.
Datazione
Lightfoot scrive del Didaché: “Sembra sia stata scritto dopo la distruzione del tempio di Gerusalemme nel 70 d.C. ma prima che la città venisse ricostruita da Adriano a seguito della rivolta del 132-135”. J. B. Lightfoot and J. R. Harner, The Apostolic Fathers, Second Edition, Baker Book House, p.160.
Allo stadio attuale delle nostre conoscenze questo scritto è databile fra l’anno 50 (addirittura!) ed il 150 d.C. A smussare questi estremi vengono proposte le date fra il 70 d.C. e l’inizio del II secolo. J. P. Audet indicat proprio il 70 d.C. come possibile data di composizione.
Lo schema dello scritto
Il Didaché si presenta come uno scritto coerente, ben strutturato, con una sua logica, dall’inzio fino alla sua conclusione. L’unità dell’opera e il suo pregio letterario, teologico, storico, sono assolutamente innegabili.
Questa di seguito la traccia che vi ho rintracciato.
Capitolo/i tema
1 a 4 La Via della Vita
5 La Via della Morte
6 Raccomandazioni varie
7 Sul Battesimo
8 Sul digiuno e la preghiera
9 e 10 L’Eucaristia
11 Del discernere i veri dai falsi apostoli
12 Profeti e fratelli
13 L’offerta
14 Assemblea e riconciliazione
15:1,2 Vescovi e Diaconi
15:3-5 Perdono, preghiera e carità
16 Discorso escatologico
Citazioni e riferimenti biblici
Vi sono moltissime citazioni bibliche e diverse allusion a brani della Scrittura. Le vedremo meglio quando ci dedicheremo al testo. Ma ne anticipo di seguito alcune.
Didaché 1:1. “Ci sono due vie, una di vita e una di morte, e c’è una grande differenza tra le due vie”. Rif. Matteo 7:13-14
Didaché 1:6. “Lascia che le tue elemosine siano come sudore nelle tue mani, finché tu sappia a chi stai dando”. Rif. Deuteronomio 15:7-11.
Didaché 2:2. “Non ucciderai, non commetterai adulterio, non corromperai i bambini, non fornicherai, non ruberai, non praticherai la magia, non praticherai la stregoneria, non ucciderai un bambino mediante l’aborto né ucciderai ciò che è nato”. Rif. Matteo 5:21-22, 27-28 ed Esodo 20:13-15, 17.
Didaché 4:5. “Non stendere le mani per prendere, non trattenerle quando dai”. Rif. Deuteronomio 15:7-11.
Didaché 4:8. “Non voltare il tuo sguardo davanti ai bisognosi, ma condividi tutto con tuo fratello e non dire che le cose sono tue. Poiché se sei partecipe dell’immortale, quanto più dell’effimero”. Rif. Atti 2:44-45 e 4:32-35.
Didaché 7:1. “Per quanto riguarda il battesimo, battezza così: avendo istruito in tutte queste cose, battezzate nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo in acqua viva”. Rif. Matteo 28:19
Didaché 8:1. “Che il vostro digiuno non sia come quello degli ipocriti. Loro digiunano nel secondo e nel quinto giorno”. Rif. Luca 18:12.
Didaché 10:6. μαρὰν ἀθά, nel nostro alfabeto Maranatha. Rif. 1 Corinzi 16:22.
Didaché 16:6. “Allora il mondo vedrà il Signore venire sulle nuvole del cielo”. Rif. Matteo 24:30, Apocalisse 1:7.
Possa Dio benedire la vostra lettura e lo studio di questo notevole documento cristiano.
18 agosto 2023
Giuseppe Guarino
DIDACHÉ
L’INSEGNAMENTO DEI DODICI APOSTOLI
L’insegnamento del Signore attraverso i Dodici Apostoli alle Nazioni.
Capitolo 1
1Ci sono due vie, una di vita e una di morte, e c’è una grande differenza tra le due vie.
2Questa è la Via[1] della vita: Innanzitutto, ama il Dio che ti ha creato, in secondo luogo, ama il tuo prossimo come te stesso e non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te.
3Questo è l’insegnamento di queste parole: benedite coloro che vi maledicono e pregate per i vostri nemici, digiunate per coloro che vi perseguitano. Poiché quale grazia c’è se amate coloro che vi amano? Non fanno lo stesso anche i Gentili?[2] Ma voi, amate coloro che vi odiano e non avrete nemici.
4Allontanati dai desideri carnali e corporei. Se qualcuno ti schiaffeggia sulla guancia destra, porgi anche l’altra, e sarai perfetto. Se qualcuno ti costringe a fare un miglio, fanne con lui due. Se qualcuno ti toglie il mantello, dagli anche la camicia. Se qualcuno ti prende qualcosa, non chiederla indietro, poiché non puoi.
5Dai a chiunque ti chieda e non chiedere indietro, poiché il Padre vuole donare dalla sua stessa grazia.[3]
Beato è colui che dà secondo il comandamento, perché sarà innocente. Guai a colui che riceve, perché sarà colpevole. Ma colui che non ha bisogno darà ragione del perché e per quale motivo ha dato, e sarà esaminato per le cose che ha fatto. Non uscirà di là finché non avrà pagato fino all’ultimo soldo.
6Anche riguardo a questo è stato detto: “Lascia che le tue elemosine siano come sudore nelle tue mani, finché tu sappia a chi stai dando”.
NOTE
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[1] Questo termine specifico credo vada anche inteso alla luce del primitivo uso biblico di definire così il cristianesimo. Vedi Atti 16:17, 18:26, 24:14. Cito questo solo ultimo brano: “Ma ti confesso questo, che adoro il Dio dei miei padri, secondo la Via che essi chiamano setta, credendo in tutte le cose che sono scritte nella legge e nei profeti”. I cristiani furono chiamati così quando uscirono dai confini di Israele: Atti 11:26. Anche questo utilizzo di vocaboli tradisce l’antichità di questo testo.
[2] Il termine greco qui utilizzato per definire e identificare i non ebrei, τὰ ἔθνη, insieme al contesto profondamente ebraico, è un uso davvero primitivo e biblico.
[3]Tutti questi detti, dal comandamento di amare Dio e il prossimo a quello di amare i nemici, richiamano perfettamente i detti del Signore nei Vangeli. Matteo 5:39, 44-47, 7:12 o i detti equivalenti nei Sinottici. Luca 6:28 è indubbiamente citato quando si dice “benedite coloro che vi maledicono”.