di Giuseppe Guarino
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Mi chiamo Giuseppe. E ne vado fiero.
Mia madre e mio padre mi chiamarono così perché così si chiamava mio nonno. Allo stesso modo in cui io ho chiamato Francesco mio figlio, perché questo era il nome di mio padre. Chi mi conosce sa che non sono tradizionalista. Ma non lo sono nel senso che non accetto di continuare usanze stupide e contro la mia fede cristiana, ma lo sono per quelle cose belle che riguardano il passato della mia famiglia e del mio popolo.
Chi era Giuseppe?
La mente di tutti va istintivamente al falegname di Galilea che poi avrebbe avuto l’onore e l’onere di diventare il padre di Gesù. Purtroppo non mi sono mai specchiato nella sua figura, e finché ho avuto lui come modello di Giuseppe non sono stato particolarmente orgoglioso del mio nome. Poi ho scoperto chi è Giuseppe, il primo Giuseppe della storia ebraica e mi sono innamorato di questo eroe ed ho chiesto a Dio di rendermi degno di portare il nome di un così grande uomo.
In ebraico il nome Giuseppe si scrive יוֹסֵף e si pronuncia Iosèf. Era primo figlio di Rachele, penultimo figlio del patriarca Giacobbe (Israele). Venduto dai fratelli, venne condotto schiavo in Egitto. Siamo nel XIX secolo a.C. circa. In quella terra straniera Giuseppe viene oppressato e gettato ingiustamente in prigione, ma rimane integro agli occhi di Dio. Il Signore si manifesterà in lui dandogli il dono di interpretare i sogni. Grazie a questo, a seguito di rocamboleschi eventi, egli diverrà secondo in Egitto solo a Faraone e salverà la sua nuova patria ed il suo antico popolo Israele da una terribile carestia, proprio grazie ad un sogno che interpreterà a Faraone.
La storia la potete leggere e vi invito a leggerla nel libro della Genesi, negli ultimi capitoli, dal 37 in avanti. Essa contiene, oltre ad ovvi insegnamenti morali, una miniera di informazioni storiche importantissime – amo la storia!
Delle di Giuseppe opere in Egitto rimangono a tutt’oggi tracce.
Questo il Bahr Yusuf, il canale di Giuseppe, tutt’oggi nominato così in memoria del salvatore dell’Egitto che lo fece costruire.
Spesso chi ritiene la Bibbia inattendibile storicamente lo fa a causa del significato spirituale che ebrei e cristiani le attribuiscono. Ma, a prescindere da quello, le narrazioni storiche dell’Antico Testamento sono di una straordinaria esattezza, sempre più confermata dai ritrovamenti archeologici.
David Rohl è un egittologo di fama mondiale e non è un credente, credo si definisca agnostico. Eppure non ha paura a ritenere attendibile le narrazioni bibliche nei più minimi dettagli. Egli ha scritto su Giuseppe in Egitto nei suoi libri. In una conversazione privata che ho intrattenuto con lui – se sapesse che lo sto scrivendo mi ucciderebbe – mi ha confessato che più recenti studi lo conducono sempre più alla convinzione che a Giuseppe possa farsi risalire la forma più antica di alfabeto, che preceda anche quello protosinaitico, rinvenuto nelle miniere del Sinai. Affermazione molto forte, ma probabile, visto che è più probabile che l’alfabeto egiziano – e non quello fenicio – sia l’antenato di quello ebraico.
Il libro di Rohl – Exodus, Myth or History, non credo sia stato ancora purtroppo tradotto in italiano, ma è un capolavoro. Ne hanno ricavato anche un film, Patterns of Evidence, uscito nelle sale cinematografiche statunitensi e sulla piattaforma Netflix. In italiano è disponibile “Il Testamento Perduto”, che consiglio a tutti di procurarsi.
Nel mio piccolo ho scritto diversi articoli sull’argomento nella sezione “storia” del mio sito, https://www.giuseppeguarino.com/storia/.
Alcuni scavi hanno riportato alla luce la probabile tomba di Giuseppe in Egitto. Ovviamente essa è vuota, visto che il patriarca aveva espressamente chiesto che quando il suo popolo avesse lasciato l’Egitto avrebbe dovuto portare con sé i suoi resti. Ma, da alcuni ritrovamenti, riportati alla luce nel 1991, in particolare il capo di una statua, certamente non appartenuta ad un egiziano, dai tratti palesemente non egiziani ma medio-orientali e dalla presenza di un inusuale abbigliamento multicolore, si è potuto immaginare una ricostruzione del reperto – qui sotto – che combacia perfettamente con la narrazione biblica del Giuseppe biblico.
Penso di avervi annoiato a sufficienza. Spero comunque che chi ama il nome Giuseppe quanto lo amo oggi io, abbia speso un po’ di tempo a leggere questa mia apologia di un nome e di una figura tanto spettacolare. Nulla togliendo al papà di Gesù, ovviamente, che senz’altro doveva essere altrettanto orgoglioso e consapevole della grandezza dell’uomo del quale portava il nome. Forse questo deve averlo ancora di più reso forte per affrontare la sua missione, come dà forza a me a compiere il mio modesto cammino di vita.
Buon onomastico a tutti i Giuseppe, me incluso. Crediamo nei santi, dell’Antico e del Nuovo Testamento, non pregandoli, ma imitandoli: così gli renderemo davvero onore e daremo un senso alla loro testimonianza di fede nel nostro meraviglioso Dio.
Giuseppe Guarino
19 marzo 2021.