Il futuro di Israele

di Giuseppe Guarino

“… fratelli, non voglio che ignoriate questo mistero, affinché non siate presuntuosi: un indurimento si è prodotto in una parte d’Israele, finché non sia entrata la totalità degli stranieri” (Romani 11:25).

Uno degli errori più grandi che si possa fare nella lettura del Nuovo Testamento, è pensare che Dio abbia cancellato Israele dai suoi piani. Così non è. Anzi, è esattamente il contrario. Israele è al centro dei piani di Dio ed è per questo che il Diavolo lo odia e lo perseguita. Ma nessuno potrà impedire che le profezie bibliche che lo riguardano si compiano, nessuno potrà fermare l’avvento del regno messianico promesso, e le stesse nazioni verranno giudicate dalla maniera in cui hanno agito nei confronti di Israele.

I tragici eventi di questi giorni, l’attacco allo stato di Israele, fa gridare vittoria ai nemici del popolo ebraico. Ma nessuno potrà distruggere Israele, e Dio ha ancora dei piani meravigliosi per il suo popolo – perché le Sue promesse sono senza pentimento.

Come dobbiamo comprendere gli eventi di cui siamo spettatori oggi? Dobbiamo essere sgomenti, confusi?

Gesù rivela gli eventi che riguarderanno Israele ai suoi discepoli – quindi noi inclusi – e ci invita a non avere paura. Al contrario, a sperare in Lui: “Così anche voi, quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, proprio alle porte.” (Marco 13:29).

Se da una parte non possiamo non essere scossi, dall’altra non dobbiamo perdere la fiducia. Queste cose devono accadere prima del ritorno del Signore e per noi quindi assumono un significato particolare: “Quando cominceranno ad accadere queste cose, alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina” (Luca 21:28).

In Apocalisse 1:1 leggiamo: “Rivelazione di Gesù Cristo, che Dio gli diede per mostrare ai suoi servi le cose che devono accadere rapidamente”. Il Signore non ci ha lasciati nell’ignoranza o all’oscuro di ciò che accadrà. In questo abbiamo la certezza che lui è Dio e Sovrano dell’universo e che metterà fine alla follia umana portando la pace e la giustizia che tutti noi desideriamo.

Qui di seguito uno stralcio del mio libro “Capire l’Apocalisse”, proprio in uno dei capitoli dove discuto di Israele.

“… fratelli, non voglio che ignoriate questo mistero, affinché non siate presuntuosi: un indurimento si è prodotto in una parte d’Israele, finché non sia entrata la totalità degli stranieri” (Romani 11:25).

Capire bene le profezie bibliche dipende anche dal comprendere il rapporto fra Dio e Israele e la realtà della Chiesa, che non prende il posto di Israele nei piani di Dio, ma li rimanda, nella prescienza di Dio, finché il Corpo di Cristo, del quale i Gentili, gli stranieri, come dice la Nuova Riveduta, sono la stragrande maggioranza, sia completo.

Andiamo per ordine.

Gesù nasce a Betlemme, piccolo villaggio della tribù di Giuda, alla quale lui appartiene, sia da parte di madre (vedi la genealogia di Luca) che di padre (vedi quella di Matteo).

Compiuto il tempo, Giovanni Battista prepara la via all’arrivo del Messia, predicando: “Ravvedetevi, perché il regno dei cieli è vicino!” (Matteo 3:2).

Quindi compare Gesù, il quale inaugura il suo ministero proprio facendosi battezzare da Giovanni. Da quel momento comincia la sua missione, sigillata dalle parole di Dio che lo introducono come il Messia tanto atteso.

“Gesù, appena fu battezzato, salì fuori dall’acqua; ed ecco i cieli si aprirono ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui. Ed ecco una voce dai cieli che disse: “Questo è il mio diletto Figlio, nel quale mi sono compiaciuto” (Matteo 3:16-17). 

Queste parole sono riprese, non a caso in un altro scritto indirizzato al popolo ebraico, per il quale hanno particolare significato.

“Dio, dopo aver parlato anticamente molte volte e in molte maniere ai padri per mezzo dei profeti, in questi ultimi giorni ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che egli ha costituito erede di tutte le cose…” (Ebrei 1:1-2) 

In Matteo 5 e fino a 7, nella maniera tipica di un Rabbi ebraico, Gesù parla alle folle descrivendo quello che è un po’ un manifesto del regno di Dio su questa terra, un’interpretazione e applicazione attuale e quotidiana dell’insegnamento della Torah.

Cosa predica Gesù?

“Ravvedetevi, perché il regno dei cieli è vicino!” (Matteo 4:17).

Questo tema è ampliato e diviene il punto di arrivo al quale il credente deve costantemente guardare: “Il vostro premio è grande nei cieli” (Matteo 5:12).

A chi predicava?

Ai suoi dodici apostoli disse chiaramente:

“Non andate tra i Gentili e non entrate in alcuna città dei Samaritani, ma andate piuttosto alle pecore perdute della casa di Israele. Andate e predicate, dicendo: ‘il regno dei cieli è vicino’” (Matteo 10:5-7).  

Cos’è il regno dei cieli?

Ecco che qui torna di nuovo il messaggio del libro di Daniele.

Mi ripropongo di approfondire meglio Daniele 2 più avanti. Ci basta per adesso sapere che questa visione elenca gli stessi quattro regni visti in Daniele 7 e termina con l’annuncio del regno “teocratico” che soppianterà gli sforzi vani dell’uomo.

“…il Dio del cielo farà sorgere un regno, che non sarà mai distrutto e che non cadrà sotto il dominio d’un altro popolo. Spezzerà e annienterà tutti quei regni, ma esso durerà per sempre” (Daniele 2:44). 

Era proprio questo regno del quale aveva predetto il sopraggiungere Daniele che Giovanni Battista prima e Gesù con i suoi discepoli poi annunciavano. E lo annunciavano solo ad Israele.

Il vangelo di Matteo descrive molto bene l’annuncio di questo regno e il rifiuto di Israele di convertirsi e accettare Gesù come Messia: questo diviene sempre più chiaro nell’avanzare del ministero di Gesù.

Nella parabola dei malvagi vignaioli Gesù parla apertamente contro il clero ebraico. Dice le cose come stanno e, come spesso accade, la verità non è accolta di buon cuore.

Matteo 21:33-46 è un testo davvero molto forte.

“Udite un’altra parabola: C’era un padrone di casa, il quale piantò una vigna, le fece attorno una siepe, vi scavò una buca per pigiare l’uva e vi costruì una torre; poi l’affittò a dei vignaiuoli e se ne andò in viaggio.  

La vigna è chiaramente Israele, come più di un passo dell’Antico patto ci dice. Isaia 3:14. Isaia 5. Geremia 2. Osea 10.

Isaia 5:7 dice: “la vigna del SIGNORE degli eserciti è la casa d’Israele”. 34Quando fu vicina la stagione dei frutti, mandò i suoi servi dai vignaiuoli per ricevere i frutti della vigna.  

I servi sono i profeti che il Signore ha mandato più volte al suo popolo.

35Ma i vignaiuoli presero i servi e ne picchiarono uno, ne uccisero un altro e un altro lo lapidarono.36Da capo mandò degli altri servi, in numero maggiore dei primi; ma quelli li trattarono allo stesso modo.  

Israele non ha accolto bene i servi di Dio durante la sua storia.

37Finalmente, mandò loro suo figlio, dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio”. 38Ma i vignaiuoli, veduto il figlio, dissero tra di loro: “Costui è l’erede; venite, uccidiamolo, e facciamo nostra la sua eredità”. 39Lo presero, lo cacciarono fuori della vigna e l’uccisero. 40Quando verrà il padrone della vigna, che farà a quei vignaiuoli?”  41Essi gli risposero: “Li farà perire malamente, quei malvagi, e affiderà la vigna ad altri vignaiuoli i quali gliene renderanno il frutto a suo tempo”.  

Qui è fin troppo chiaro che Gesù parla di sé e che i vignaiuoli sono proprio il clero giudaico che lo sta ascoltando. La cosa molto importante è la conseguenza del comportamento dei vignaiuoli: la vigna sarà affidata ad altri. Come è chiaro anche dalla parabola che segue, già intravediamo nel rifiuto di Israele, la chiamata degli “stranieri”, dei non ebrei, di coloro che non erano un popolo affinché diventassero un popolo.

42Gesù disse loro: “Non avete mai letto nelle Scritture: “La pietra che i costruttori hanno rifiutata è diventata pietra angolare; ciò è stato fatto dal Signore, ed è cosa meravigliosa agli occhi nostri”?  

Gesù è la pietra angolare su cui l’edificio, la sua Chiesa, è edificata. Vedi Efesini 2:20.

43Perciò vi dico che il regno di Dio vi sarà tolto, e sarà dato a gente che ne faccia i frutti. 44Chi cadrà su questa pietra sarà sfracellato; ed essa stritolerà colui sul quale cadrà”.  

I giudei capiscono bene di cosa sta parlando Gesù. Le sue citazioni dall’Antico Testamento sono fin troppo chiare. La citazione del Salmo 118:22 è inequivocabile. Eppure il clero giudaico, anziché ravvedersi, si rode nel proprio orgoglio e alimenta la sua malvagità.

45I capi dei sacerdoti e i farisei, udite le sue parabole, capirono che parlava di loro; 46e cercavano di prenderlo, ma ebbero paura della folla, che lo riteneva un profeta.

Come diceva Gesù, coloro ai quali era stata affidata la vigna provano a far fuori il figlio del vignaiuolo, che è Gesù, Figlio di Dio. Gesù li mette in guarda: il regno vi sarà tolto. Ma la stoltizia umana non ha limiti.

Nella parabola delle nozze che segue a questa è chiaro che non avendo il popolo di Dio accolto la salvezza, anzi avendola disprezzata, essa sarebbe stata annunciata ad altri – questi altri siamo noi, i non giudei, gli stranieri o gentili.

Il crescendo del vangelo di Matteo culmina nelle parole di Gesù:

“Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi quelli che ti sono mandati, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come la chioccia raccoglie i suoi pulcini sotto le ali; e voi non avete voluto!  38Ecco, la vostra casa sta per esservi lasciata [deserta]. 39Infatti vi dico che da ora in avanti non mi vedrete più, finché non direte: “Benedetto colui che viene nel nome del Signore!”” (Matteo 23:37-39)

La prima e più visibile conseguenza dell’aver rigettato il Messia fu la distruzione romana che travolse Israele nel 70 d.C., quando il futuro imperatore Tito distrusse sia la città di Gerusalemme sia il tempio.

L’instaurarsi del regno del Messia si sarebbe verificato solo al ritorno di Gesù. Infatti il Signore afferma: “non mi vedrete più …” riferendosi al suo ritorno, del quale dice coerentemente Apocalisse 1:7: “Ecco, egli viene con le nuvole e ogni occhio lo vedrà, anche quelli che l’hanno trafitto”.

Dette queste cose così gravi, Matteo riporta il Sermone profetico di Gesù, nei capitolo 24 e 25 che coprono gli eventi che avranno luogo fino al ritorno del Cristo e al giudizio che egli terrà, Matteo 25:31.

Avendo Israele rifiutato il suo Messia, il popolo di Dio non è più identificato con una nazione, ma con coloro che credono in Cristo, i quali diventano eredi delle promesse fatte ad Abraamo per mezzo della fede.

“È venuto in casa sua e i suoi non l’hanno ricevuto” (Giovanni 1:11).

Israele non ha accettato il Cristo inviatogli.

“ma a tutti quelli che l’hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventar figli di Dio: a quelli, cioè, che credono nel suo nome” (Giovanni 1:12).

Chi crede in Cristo Gesù ha addirittura il diritto di diventare figlio di Dio: il diritto di nascita che era degli israeliti viene esteso adesso a tutti coloro che credono.

i quali non sono nati da sangue, né da volontà di carne, né da volontà d’uomo, ma sono nati da Dio” (Giovanni 1:13).

Non si tratta quindi di un vincolo legato alla discendenza, ma alla rinascita spirituale dell’individuo che crede – chiunque egli sia – e che Dio rende parte del suo regno.

Quindi, riprendendo le parole iniziali di Paolo. Siamo davanti addirittura ad un “mistero”, una profonda verità dell’agire onnisciente di Dio: “un indurimento si è prodotto in una parte d’Israele, finché non sia entrata la totalità degli stranieri” (Romani 11:25). 

Al ritorno del Messia, Israele però lo vedrà: lo riconoscerà!

Non riesco a dimenticare le parole di  Pinacas Lapide, il famoso studioso ebreo (so di averlo già citato in questo libro e altrove), che mi fanno capire quanto l’aspettativa messianica sia intensa oggi: fra i cristiani che attendono il ritorno di Cristo e Israele il suo Messia liberatore.

“… dato che nessun ebreo sa chi sia il Messia venturo, mentre voi credete di conoscere con sicurezza la sua identità, io non potrò opporre alla vostra certezza un ‘no’, ma soltanto un modesto punto interrogativo. Sono dunque disposto ad attendere che venga colui che deve venire, e se questi fosse Gesù di Nazaret ritengo che nemmeno un ebreo che creda in Dio avrebbe la benché minima obiezione da muovere”. Pinchas Lapide e Jurgen Moltmann, Monoteismo ebraico – dottrina trinitaria cristiana, Queriniana, p.71”.

Questa lunga ma importante premessa, per comprendere che Israele, la nazione eletta è un popolo ed ha delle benedizioni che gli spettano per le promesse fatte ai padri, e la Chiesa un’altra realtà che riguarda la Grazia e la Verità in cui siamo noi credenti, grazie all’opera redentrice del nostro Signore Gesù Cristo. Vedi Giovanni 1:17.

Efesini è un’epistola indirizzata in maniera specifica ai non israeliti, ciò, in un certo senso, per spiegargli che non sono credenti di seconda categoria, ma popolo di Dio anch’essi.

11Perciò, ricordatevi che un tempo voi, stranieri di nascita, chiamati incirconcisi da quelli che si dicono circoncisi, perché tali sono nella carne per mano d’uomo, voi, dico, 12ricordatevi che in quel tempo eravate senza Cristo, esclusi dalla cittadinanza d’Israele ed estranei ai patti della promessa, senza speranza e senza Dio nel mondo. 13Ma ora, in Cristo Gesù, voi che allora eravate lontani siete stati avvicinati mediante il sangue di Cristo. 14Lui, infatti, è la nostra pace; lui che dei due popoli ne ha fatto uno solo e ha abbattuto il muro di separazione abolendo nel suo corpo terreno la causa dell’inimicizia, 15la legge fatta di comandamenti in forma di precetti, per creare in sé stesso, dei due, un solo uomo nuovo facendo la pace; 16e per riconciliarli tutti e due con Dio in un corpo unico mediante la sua croce, sulla quale fece morire la loro inimicizia. 17 Con la sua venuta ha annunziato la pace a voi che eravate lontani e la pace a quelli che erano vicini; 18perché per mezzo di lui gli uni e gli altri abbiamo accesso al Padre in un medesimo Spirito. 19Così dunque non siete più né stranieri né ospiti; ma siete concittadini dei santi e membri della famiglia di Dio. 

Questo è accaduto secondo le parole che Gesù aveva detto ai suoi discepoli.

“Ho anche altre pecore, che non sono di quest’ovile; anche quelle devo raccogliere ed esse ascolteranno la mia voce, e vi sarà un solo gregge, un solo pastore” (Giovanni 10:16). 

Quindi tornando alle parole di Paolo, esse ci sono ancora più chiare, quando dice che: “…a causa della loro caduta la salvezza è giunta agli stranieri per provocare la loro gelosia (Romani 11:11). Perché è stato per via della loro reiezione del Messia che i Gentili, gli stranieri sono stati chiamati, come abbiamo visto nelle parole di Gesù in Matteo.

“Ma Paolo e Barnaba dissero con franchezza: “Era necessario che a voi per primi si annunziasse la Parola di Dio; ma poiché la respingete e non vi ritenete degni della vita eterna, ecco, ci rivolgiamo agli stranieri” (Atti 13:46). 

In questo momento le due realtà sono una sola. “Così anche al presente, c’è un residuo (del popolo di Israele) eletto per grazia” (Romani 11:5). Ciò, però, non prescinde la premessa fondamentale di Paolo.

1Dico dunque: Dio ha forse ripudiato il suo popolo? No di certo! Perché anch’io sono Israelita, della discendenza d’Abraamo, della tribù di Beniamino. 2Dio non ha ripudiato il suo popolo, che ha preconosciuto” (Romani 11:1-2).

Quindi in Apocalisse quando leggiamo dei 144.000, costoro sono israeliti. Quando leggiamo della donna che ha partorito il figlio maschio, si parla di Israele.

 

L’Anticristo stringerà un patto con Israele, durante gli ultimi sette anni visti da Daniele (Daniele 9:27). A metà di questo periodo, “egli farà cessare il sacrificio e l’oblazione”, con una specifica ingerenza nel culto ebraico, che, possiamo affermare alla luce delle evidenze storiche, saranno ripristinate nel terzo tempio che presto Israele ricostruirà.

L’affermazione “penserà di cambiare i tempi e la legge” (Daniele 7:25) riguarda proprio l’osservanza della Legge mosaica e le sue previsioni per il culto giudaico.

Questo individuo spingerà la propria follia “tanto da porsi a sedere nel tempio di Dio come Dio, mettendo in mostra se stesso e proclamando di essere Dio (2 Tessalonicesi 2:4). Questo evento avvererà le parole: “sulle ali delle abominazioni verrà un desolatore(Daniele 9:27).

Gesù ne parla nel suo sermone profetico, che ancora non abbiamo visto in dettaglio:

“Quando dunque vedrete l’abominazione della desolazione predetta dal profeta Daniele, posta nel luogo santo (chi legge intenda), allora coloro che sono nella Giudea fuggano ai monti” (Matteo 24:15-16).

In questo contesto va letto e compreso Apocalisse 7 e 12.