di Giuseppe Guarino
La storia dell’adultera
(Pericope de Adultera)
Giovanni 7:53 – 8:11
Questo brano della Scrittura è di straordinaria bellezza. Viene regolarmente citato anche nelle semplici conversazioni sul giudizio e sul perdono. “Chi è senza peccato scagli la prima pietra” è un’espressione usata anche da chi non ha letto il vangelo.
Eppure nelle note di molte versioni della Bibbia, le più recenti, viene detto che il brano manca nei migliori e più antichi manoscritti e che quindi non si crede facesse parte del vangelo originale di Giovanni. “Ma allora,” mi dico io, “perché non lo rimuovete?”
(C’è chi alla fine ha optato per rimuoverlo, la traduzione della Bibbia dei Testimoni di Geova, nella versione più recente. Strano: contestano tutto e tutti, sostengono una forma di fondamentalismo oltranzista, ma poi si svegliano per accettare le conclusioni della critica più liberale – perché gli fa comodo. Ma questa è un’altra storia.)
Gli editori di certe versioni giocano a fare gli intellettuali, ma alla fine tirano la pietra e nascondono la mano e lasciano nel loro testo quel brano che hanno definito “non autentico”, definendolo tecnicamente un’interpolazione, cioè un’aggiunta, scritta da chi sa chi, chissà quando e perché, finita nel quarto vangelo non si sa quando, come e perché.
La storia dell’adultera rimane nelle versioni della Bibbia fino ad oggi perché è riconosciuto autentico dalla cristianità e rimuoverlo totalmente sarebbe una mossa impopolare. Leggasi: potrebbe influire negativamente sulle vendite. Sono molto diretto, forse troppo. Mi spiace, ma è questo che penso: mi sentirei in colpa e ipocrita a non scriverlo.
In questo articolo non voglio essere tecnico. Ma pratico e semplice. Come spesso faccio nei miei scritti, mi rivolgo al lettore comune della Bibbia, che magari non conosce le lingue originali della Bibbia, ma ha comunque il diritto di essere informato. Perché il credente ha i mezzi spirituali per capire, giudicare e scegliere. Sono convinto che la guida preziosa dello Spirito Santo sia più importante della conoscenza materiale degli studiosi che non sono guidati da quel grande Maestro, ma solo dalle loro limitate conoscenze e da un metodo di valutazione che troppo spesso non è conciliabile con la natura di Parola di Dio che rende la Bibbia un libro, si, nessuno lo nega; ma un libro speciale, da trattare in base a principi spirituali e non materiali.
Un approccio più tecnico alla materia che riguarda la formazione del testo del Nuovo Testamento l’ho data nel mio libro “Il testo Maggioritario e la preservazione del Nuovo Testamento” – che rimane comunque un testo divulgativo.
Continuiamo la nostra discussione su Giovanni 7:53-8:11.
Una versione della Nuova Riveduta edizione 2006, ha una nota che userò come spunto per questa discussione.
Cito: “Questo brano non faceva probabilmente parte del contenuto iniziale del Vangelo di Giovanni”.
Ringrazio Dio per quel probabilmente. Ci dà spazio per poter affermare che altrettanto probabilmente il brano faceva parte della stesura originale del Vangelo di Giovanni.
Cito: “interrompe il fluire del discorso che lega il v. 52 a 8:12”
Davvero? A me sembra proprio il contrario.
Il v. 53 è molto importante a mio avviso: “… e tornarono ciascuno a casa sua”. Questa frase chiude l’incontro di cui si parla al v. 52, non lasciando in aria il discorso. Infatti, è verosimile che l’incontro fra i giudei e i soldati sia avvenuto poco prima del tramonto. Sembra ovvio che il riprendere dei discordi di Gesù abbia avuto luogo il giorno dopo e non di seguito. I versi 8:1 e 2 continuano coerentemente la narrazione: “Gesù si avviò allora verso il monte degli Ulivi. Ma all’alba si recò di nuovo nel tempio…”
Provate invece a leggere da 7:52 a 8:12 senza interruzione. Temporalmente non funziona proprio.
Cito: il brano “è stato incorporato in vari mss (manoscritti) in punti diversi di questo vangelo (p. es. : dopo i vv. 36, 44, 52 o 21:25). Mentre un altro manoscritto lo pone dopo Luca 21:38”.
Fate la prova voi stessi. Spostate questo brano in un luogo diverso da quello tradizionale.
Vediamo se lo poniamo dopo Luca 21:38,
Luca 21:38 “e tutto il popolo veniva a lui di buon mattino nel tempio per ascoltarlo.
Gv. 7:53 “e tornarono ciascuno a casa sua.
Gv. 8:1 “Gesù si avviò allora verso il monte degli ulivi…”
Vi invito a leggere tutto il contesto di Luca 21 e 22 per meglio rendervi conto del disastro narrativo che questa aggiunta causa al terzo vangelo.
Anche aggiungendo i versi dopo Gv. 7:36 e 7:44 il disastro non è meno evidente.
Quindi se dei manoscritti spostano questo brano e lo mettono altrove rispetto a dove è tradizionalmente posizionato, questo è solo a discapito del valore di tali manoscritti e del loro significato quale fedele testimonianza al testo biblico.
Cito: “Anche il lessico e lo stile di questo brano sono diversi rispetto al resto del Vangelo”.
In realtà questa frase in particolare precede quella citata prima.
La valutazione di un brano in base a lessico e stile è quanto di più soggettivo possa esservi per stabilire l’autenticità di un testo. Per il vangelo di Giovanni la questione, a mio avviso è ancora più complessa perché, come è evidente, tutto il quarto vangelo è costituito da Pericopi – che a volte sembrano addirittura una indipendente dall’altra – e le diverse circostanze richiedono un diverso linguaggio. Ad esempio, i vocaboli presenti nella narrazione delle nozze di Cana non li si troverà nel resto del Vangelo. Lo stesso dicasi del prologo, unico in tutta la Scrittura per contenuti e profondità del linguaggio – nonostante ciò non a discapito della semplicità dei termini utilizzati. L’espressione “regno di Dio” che troviamo così tante volte negli altri vangeli, in Giovanni occorre una volta soltanto, in Gv 3:3.
In particolare è degno di menzione il capitolo 21 di questo vangelo. Per molti studiosi, il linguaggio e lo stile, insieme all’apparente chiusura al capitolo 20, versi 30 e 31, sono contro il fatto che quest’ultimo capitolo fosse parte del vangelo originale. Eppure lo troviamo in tutti i manoscritti in nostro possesso! E ciò impedisce alla critica di mettere mano alla loro scure per mutilare ulteriormente il testo biblico.
Qualcosa è successo a questo brano della Scrittura, in epoca talmente antica che diversi manoscritti non lo tramandano. Cosa è veramente accaduto non ci è dato saperlo. Per molte cose dell’antichità in generale e che riguardano la Bibbia in particolare, non sempre siamo sufficientemente informati.
La nota della Nuova Riveduta continua così:
Cito: “Nessun padre della Chiesa ha commentato il brano fino al XII sec.”
Su questa affermazione non posso concordare.
Agostino di Ippona (354-430) scrive: “Tutto questo è inaccettabile, evidentemente, per l’intelletto dei non credenti: infatti alcuni di fede debole, o piuttosto nemici della fede autentica, per timore, io credo, di concedere alle loro mogli l’impunità di peccare, tolgono dai loro codici il gesto di indulgenza che il Signore compì verso l’adultera, come se colui che disse: d’ora in poi non peccare più avesse concesso il permesso di peccare, o come se la donna non dovesse essere guarita dal Dio risanatore con il perdono del suo peccato, perché non ne venissero offesi degli insensati”. [Agostino, Connubi Adulterini, II, 6]. L’affermazione di Agostino è piuttosto importante nel contesto di ciò che stiamo esaminando. Per lui il brano non solo faceva parte dell’originale di Giovanni, ma motiva la volontaria esclusione operata in alcuni manoscritti.
La nota non è quindi del tutto corretta.
Girolamo (347-420), padre della Chiesa e autore della versione latina della Bibbia chiamata Vulgata, scrive: “Nel Vangelo secondo Giovanni, si trova, in molte delle copie greche e latine, la storia dell’adultera che fu accusata dinanzi al Signore.” (Gerolamo, Contro Pelagio, II, 17, 4). La più importante testimonianza che lascia, però, è l’avere incluso questo brano nella sua versione in latino.
Cito ancora: “Molti, tuttavia, pensano che abbia tutti i segni distintivi dell’autenticità storica, forse come tradizione orale che circolò in alcune chiese d’Occidente”.
Anche questa affermazione, come la precedente, è di discutibile fondatezza. Vi sono molti manoscritti antichi della cosiddetta Vetus Latina, la versione in latino della Bibbia che circolava prima della Vulgata di Girolamo, che hanno questo brano. Quindi, non si parla di una tradizione orale. Si tratta comunque, di una antica fonte manoscritta. E non riguarda la chiesa d’Occidente soltanto, perché il brano si trova anche in manoscritti delle versioni siriache, bohariche, armene, georgiane, etiopiche e gotiche.
Una nota è davvero poco spazio per illustrare appieno delle circostanze così complesse per un brano così importante della Sacra Scrittura. Però gli autori di questa edizione della Bibbia, avrebbero potuto fare meglio.
Su tutto, comunque, contano più i fatti che le parole: la Nuova Riveduta include questo brano fra Giovanni 7:52 e 8:12, unico punto del Nuovo Testamento dove può ragionevolmente posizionarsi.
Recentemente ho acquistato una copia de “Il vangelo secondo Giovanni” tradotto dal greco da Salvatore Quasimodo, Arnoldo Mondadori Editore, 1950. La coerenza delle nota al testo di questa edizione è davvero condivisibile: “L’episodio dell’adultera manca in diversi manoscritti antichi. Sembra sia stato omesso intenzionalmente per non lasciar credere che l’adulterio fosse un peccato leggero, facilmente perdonabile”.
È importante tenere alta la guardia, difendere l’autorità e l’integrità della Scrittura contro ogni attacco, perché possa essere confinato a una nota ma non riesca ad alterare il testo. Per questo ho scritto un libro a favore del testo Maggioritario, che tra le altre cose difende l’autenticità di Gv. 7:53 – 8:11 e della chiusa tradizionale del Vangelo di Marco, Marco 16:9 – 20. Credo infatti che sia bene opporre resistenza contro chi prova a mettere le mani sul testo biblico per alterarlo con motivazioni senz’altro discutibili.
La Pericope dell’Adultera è stata tramandata ed è giunta fino a noi perché il Signore ne ha voluto evidentemente preservare il testo, come parte del Vangelo di Giovanni – questa affermazione non è scientifica, ma spirituale. Lo Spirito Santo nella Chiesa, nell’accettazione universale di questa porzione della Scrittura, ha sigillato l’autenticità di questa narrazione e scartato i manoscritti che la omettono.
Anche nel campo della critica testuale, la questione non è per nulla chiusa e la testimonianza dei manoscritti più antichi (P66 e P75 del III secolo e il codice Vaticano, IV secolo) mostrano tracce di perplessità negli scribi che li hanno approntati proprio in questo punto. Inutile, per via dell’impostazione che ho dato a questa discussione, dilungarsi su questi dettagli.
La presenza di Gv 7:53 – 8:11 nelle nostre Bibbie è infine implicitamente legittimata dal fatto che, a parte rarissime eccezioni, tutte le edizioni del Vangelo di Giovanni comunemente diffuse dall’inizio della stampa a oggi, lo contengono.
Di seguito il video di un meraviglioso commento a questo brano segnalatomi da mio figlio. Da guardare!