Amore è…

Amore è… di Giuseppe Guarino

Quando ero piccolo uscì una bellissima raccolta di figurine della Panini, che coinvolse l’intera nazione: Love is…  Chi ha la mia età se la ricorderà di sicuro. Ogni figurina proponeva una risposta a cosa fosse l’amore – che, però, si limitava a discutere dell’amore di coppia. La domanda invece è più complessa e merita una più ampia riflessione.

Cos’è l’amore? 

Questa domanda se la pone l’umanità intera da millenni. Tutti concordano sul fatto che l’amore sia qualcosa di bello, di essenziale. Varie sono le definizioni che se ne sono date, tantissime le opere letterarie che tentano di descriverlo e analizzarlo. Senz’altro l’Amore è la forza invisibile più forte che esista. In natura, soltanto la forza di gravità si può paragonare all’Amore per intensità ed effetti.

Oggi, però, e lasciatemi aggiungere purtroppo, predomina una visione distorta dell’amore, o meglio, viene presa in considerazione solo parte di esso, quella legata ai nostri sensi, al sentimento, alla fisicità, alla chimica. Per i più, infatti, l’amore è confuso con la sensazione di piacere fisico, chimico, che si ricava dalla compagnia altrui se non addirittura il contorno all’atto sessuale o l’unione sessuale stessa. “Fate l’amore non fate la guerra” è uno slogan molto famoso di un certo periodo storico che non promuoveva altro se non l’amore fisico in alternativa alla guerra.

Il fatto che all’amore di coppia – se non addirittura a quello fisico – venga naturalmente associato l’amore in senso assoluto, è dovuto alla limitata, egoistica visione di cosa significa amore e cosa vuol dire amare. Ciò a mio avviso è anche in parte favorito dalla limitatezza del nostro linguaggio, che non permette di distinguere fra un tipo di “amore” e un altro.

Una delle caratteristiche che mi ha affascinato nella lingua greca antica è stata proprio la possibilità che offre, le varie alternative linguistiche che permettono un’accuratezza maggiore nel definire i sentimenti e le azioni fra gli esseri umani che noi oggi, invece, racchiudiamo semplicemente sotto il grande ombrello del termine “amore”.

Prima però di chiedere al lettore di cercare di riconsiderare i modelli imposti dalla società moderna in materia di un fattore tanto importante, vorrei sottoporre alla sua attenzione dei fatti. Forse non sono molto piacevoli da analizzare, ma in quanto verità meritano di essere oggetto di una seria e attenta riflessione – se si è veramente interessati alla propria Libertà e alla ricerca del Bene.

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I Beatles cantavano: “All you need is love“, cioè “tutto ciò di cui hai bisogno è amore”. Potrebbe anche essere vero. Ma di quale amore si parla in questa canzone?

Significativamente “All you need is love” venne inclusa nell’album “Magical Mystery Tour”. In quel periodo i Beatles furono protagonisti di un cartoon, Yellow Submarine. Questa la grafica:

The Beatles - Yellow Submarine - Sound

Perché fa le corna uno dei quattro?

Vediamo un’altra loro famosa copertina.

In alto a sinistra, il secondo volto è quello di Aleister Crowley, definito da alcuni il padre del satanismo moderno, per semplificare il senso delle sue pratiche esoteriche agli occhi dell’uomo medio. Basta dire che si definiva “la bestia 666”, era ateo, massone e promotore della magia sessuale, con la perversione che questa promuove.

Di Crowley che influenzò moltissimi musicisti (sua l’idea dell’ascolto della musica al contrario per divinare) leggiamo su Wikipedia: “Negli anni universitari (successivi al 1895), Crowley fu sessualmente molto attivo, ebbe frequenti rapporti sessuali con ragazze abbordate nei locali del posto e spesso anche con prostitute; inoltre ebbe sempre più frequenti relazioni omosessuali, in cui preferiva intraprendere il ruolo recettivo. Nel corso della sua vita, Crowley praticherà più volte rituali magico-sessuali sia con donne sia con uomini”. fonte: Aleister Crowley – Wikipedia sito visionato il 14 aprile 2024.

Egli fonda la religione di Thelema con il suo “Il libro della Legge”, che egli sosteneva gli fosse stato dettato da entità soprannaturali. In esso egli afferma: “Fai ciò che vuoi sarà tutta la Legge” e “Amore è la legge, amore sotto la volontà“.

Di quale amore (?) parlava Crowley? Di quale amore (?), quindi, parlavano i Beatles?

Tristemente il “fai ciò che vuoi” sembra il motto dei nostri tempi.

L’uomo moderno ama sentirsi libero. Molti oggi si sentono atei, sicuri di sé, artefici del proprio destino. I parametri di pensiero dei secoli che ci hanno preceduto, la morale, il senso religioso, sono stati sovvertiti più in questo ultimo secolo che in tutta la storia dell’umanità. Alcuni lo ritengono un progresso. Le nuove generazioni vivono questa realtà, nella maggioranza dei casi, senza porsi troppe domande.  Eppure, basta fermarsi un attimo per rabbrividire, considerando come la filosofia di un megalomane pervertito, Crowley, goda oggi di tanto successo. E’ lecito chiedersi se ciò sia successo per caso o sia invece frutto di una subdola, ma consapevole campagna di propaganda. Ammiratori di Crowley sono, oltre i Beatles, Mick Jagger, Jimmy Page (Led Zeppelin), Ozzy Osbourne, David Bowie, Marylin Manson, Alphaville, Iron Maiden, Robbie Williams, ecc. C’è qualcuno che creda che la pubblicità fatta da questi fedeli seguaci, sulle onde di piacevoli note musicali, non abbia sortito i suoi risultati? Basta guardarci intorno.

Quel gesto, apparentemente innocente, fatto dai Beatles sulla loro copertina, e che spesso vediamo fare ai fans deliranti durante i concerti rock, innocente non è. Si tratta di un simbolo che vuole coinvolgere, più o meno consapevolmente, nella promozione di una filosofia di vita distruttiva dei valori della morale e della religione, in ossequio al vangelo del caos e della ribellione.

Qui sopra il saluto satanista proposto da Anton La Vey, fondatore della chiesa di Satana.

Ciò  che sostengo è che vi è stato chi ha saputo diffondere dei non-valori che sono riusciti a penetrare così a fondo nella coscienza collettiva, da far sembrare ai più che questi siano stati soltanto il risultato di una sicura affermazione di libertà e indipendenza. Ciò perché la più grande aspirazione di chi tira le fila dietro movimenti di questo genere, il nemico,  è mettere al collo di chi si sente libero una catena invisibile per definirne il carattere e i comportamenti.

Vorrei invitare chi legge alla riflessione, all’analisi di se stesso, dei propri comportamenti delle proprie idee e convinzioni. Oggi il nostro bisogno di essere intrattenuti ha sostituito quei momenti di silenzio, invece così essenziali per fare introspezione e analizzare la realtà che ci circonda. Recuperiamoli e facciamone buon uso.

Alla luce di quanto ho detto qui sopra mi permetto di porre questa domanda: A quale fonte attingete per le vostre convinzioni?

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Ma parliamo in positivo, costruiamo, attingendo alla sapienza di secoli, lasciataci da popoli quali quello greco ed ebraico. Se siamo interessati alla Verità, dobbiamo cercare in fonti che verosimilmente e in maniera disinteressata promuovono Giustizia e Verità.

Come dicevo all’inizio di questa discussione, in greco vi sono vari modi per definire i connotati dell’Amore, che viene scisso almeno in tre, per descrivere altrettante realtà che lo riguardano.

Abbiamo la filia, che è l’affetto dovuto all’amico. Si tratta di un sentimento di “amore” nobile, ma che comunque richiede reciprocità ed esiste finché esiste la reciprocità. Un regalo impone un regalo, ascoltare l’altro richiede che l’altro ci ascolti. L’amore fra amici è molto bello, spesso più duraturo e vero dell’amore di coppia. Ma fondamentalmente è frutto della necessità di relazionarsi con l’amico e il bisogno di avere in cambio almeno quanto si dà. Le relazioni amichevoli sbilanciate sono destinate a terminare. Il non aver ricambiato questo o quel gesto amichevole è seguito dal disinteresse e ricambiato dal non-ricambiare. Il detto “chi trova un amico trova un tesoro” ci fa capire sia quanto questo tipo di “amore” sia desiderato dall’individuo, quanto possa essere prezioso; ma anche, tristemente, quanto sia raro.

Vi è l’eros, l’amore legato ai sensi che ancora con maggior forza richiede reciprocità. Il “sentimento” che si basa sulle sensazioni piacevoli, sui comportamenti che noi gradiamo, che ci gratificano e compiacciono. La base è il piacere che riceviamo dalla presenza, compagnia e dai comportamenti dell’altro. Quando diciamo che l’altro ci manca, in realtà ci manca la sensazione di benessere che la prossimità e l’interagire con l’altro ci dona.

Nulla di male in questi due tipi di Amore, ma i loro limiti sono evidenti a tutti. Sono un tipo d’amore altalenante, troppo dipendente dai capricci della nostra chimica, del nostro umore, da quella barca sballottata qua e là dagli eventi che sono i nostri sentimenti. Assecondarli senza sottoporli ad un senso di autocritica e limitazioni razionali spesso non porta a nulla di buono.

Quando si sublimano concetti come: “fai ciò che senti di fare”; “vai dove ti porta il cuore”; e si propinano luoghi comuni simili per giustificare la tendenza ad assecondare comportamenti egoistici che come unico motore hanno la soddisfazione personale, bisognerebbe pensare che, spesso, dall’altra parte vi è qualcuno che paga per scelte egoistiche: mogli, mariti, figli, genitori, amici.

Eravamo così affascinati da bimbi da quella coppietta nelle figurine di Love is… – io lo ero. Oggi, almeno quattro su cinque dei miei compagni di scuola, amici, colleghi, hanno divorziato, vivono da single, in relazioni impossibili o squallide. Questo è quello che accade se si asseconda troppo l’eros, se non si schivano con sapienza le frecce del “dio” greco che le scaglia, o addirittura se ci si propone come bersaglio volontario, alla ricerca, come sono molti, del brivido continuo di nuove relazioni. Per non parlare degli atti di violenza commessi da uomini o donne nei confronti del partner o di chi nega l’amore, perché non c’è o è finito, che nulla hanno a che fare con l’Amore, ma che sono il risultato di puro e cieco eros che rende schiavi  di una chimica impazzita che conduce a una cieca sublimazione degli evidenti connotati egoistici che caratterizzano questo tipo di “amore”.

Nelle mie riflessioni sull’Amore è arrivato ad un certo punto l’Agape, il terzo termine greco, che ha sconvolto tutto. E’ successo quando ho iniziato a studiare il greco koinè della Bibbia.

Molti attingono all’etimologia delle parole per spiegarne il senso, approfondirne il significato. Personalmente si tratta di una pratica alla quale guardo con una certa diffidenza. Certo, l’origine di un vocabolo è importante. La scelta di una parola piuttosto che un’altra in un discorso è motivata in un qualche modo dal significato della parola in sé. Ma spesso, proprio nel Nuovo Testamento dove ci si è trovati a dover attingere ad una lingua che era estranea per molti versi ai concetti espressi dall’ebraico biblico, l’etimologia può condurci fuori strada. Non dico che non possa aiutare, dico soltanto che vanno considerato attentamente: contesto, circostanze, le varie volte quando il termine è usato. In parole povere, è saggio analizzare più fattori possibili che ci permettano di risalire al senso inteso realmente da chi utilizza un vocabolo piuttosto che un altro.

Quando la Bibbia afferma che Dio è Amore, Agape in greco – nell’immagine qui sopra – comprendiamo realmente la misura di questo tipo di Amore andando ad affiancare tutti i brani in cui ciò viene detto. Il termine in sé non è così forte, come lo diventa dopo che lo vediamo alla luce di ciò che ci viene detto che questo Amore produce.

L’influenza del pensiero semitico, con tutto il suo pragmatismo, è evidente, e pernea tutti i brani della Bibbia dove si parla della manifestazione dell’Amore di Dio e che origina da Lui, in quanto parte stesso della sua natura. L’affermazione che “Dio è amore” la troviamo esplicitata due volte nella Bibbia, nella prima lettera dell’apostolo Giovanni, che aveva conosciuto Gesù, che era stato definito il discepolo che il Signore amava. Lui era il più qualificato per poter fare un’affermazione del genere, così grande e sconvolgente. Dio non ama soltanto, è Egli stesso Amore. Ciò lo rende la fonte, l’origine della forma più pura e assoluta d’Amore alla quale attingere per essere capaci di Amare e compiere azioni d’Amore.

E’ Agape l’Amore con il quale Dio ci ama. E’ un Amore unidirezionale e incondizionato. L’Amore con il quale tutti vorremmo essere amati ed è per questo che dovrebbe essere l’Amore con il quale dovremmo imparare ad Amare.

Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna” (Giovanni 3:16). Questa è la misura dell’Amore di Dio per noi.

Nessuno ha amore più grande di quello di dar la sua vita per i suoi amici” diceva Gesù (Giovanni 15:13). Questa è la misura dell’amore di Cristo, che “ci ha amato e ha dato se stesso per noi”  (Efesini 5:2).

Come non citare l’inno all’Amore di 1 Corinzi 13:4-7: “L’amore è paziente, è benevolo; l’amore non invidia; l’amore non si vanta, non si gonfia,  non si comporta in modo sconveniente, non cerca il proprio interesse, non s’inasprisce, non addebita il male, non gode dell’ingiustizia, ma gioisce con la verità; soffre ogni cosa, crede ogni cosa, spera ogni cosa, sopporta ogni cosa“.

Sorprendentemente Gesù dice ai suoi discepoli: “Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri” (Giovanni 13:35).

Ecco quanto fondamentale è l’Agape.  Ecco quanto è profondo l’Amore vero, l’unico vero Amore, che grazie al greco possiamo individuare e distinguere dalle imitazioni, grazie al termine Agape.

Ma ancora più incisiva è la lingua ebraica, cresciuta insieme alla fede nel Dio unico che tramanda.

Come le lingue semitiche, l’ebraico ha alla base di verbi e sostantivi una radice, di solito triconsonantica. In ebraico la parola Amore ha la seguente radice: Ahav.

L’ebraico si legge da destra verso sinistra.

Queste tre consonanti sono una

א – alef

ה – hei

ב – bet

In ebraico i numeri vengono scritti con le stesse lettere dell’alfabeto. Un po’ come in latino, dove, ad esempio, il numero 50 si scrive L; o il 35, XXXV; e così discorrendo. Ora, il valore numerico dell’Alef è 1, in quanto è la prima lettera dell’alfabeto. Il valore della Bet è 2, seconda lettera dell’alfabeto. La lettera in mezzo, la hei, è l’iniziale del verbo “essere” in ebraico. Sulla scorta di questa informazione, una interpretazione rabbinica mi ha particolarmente colpito.

L’amore in ebraico incorpora l’idea che un individuo (1) si identifichi totalmente in un altro individuo (2) al punto che l’uno considera l’altro a tutti gli effetti “essere” come se stesso. In parole povere, Ahav  (א ה ב) incorpora quel principio che Gesù ribadisce con forza: l’amore per il prossimo.

“…e uno di loro, dottore della legge, gli domandò, per metterlo alla prova:  “Maestro, qual è, nella legge, il gran comandamento?”  Gesù gli disse: “”Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente“.  Questo è il grande e il primo comandamento. Il secondo, simile a questo, è: “Ama il tuo prossimo come te stesso“.  Da questi due comandamenti dipendono tutta la legge e i profeti” (Matteo 22:35-40).

Da notare che Gesù dice che il secondo comandamento, cioè amare il prossimo, è simile al primo, amare Dio. Perché? La risposta la troviamo in un altro brano della Scrittura.

Se uno dice: “Io amo Dio”, ma odia suo fratello, è bugiardo; perché chi non ama suo fratello che ha visto, non può amare Dio che non ha visto” (1 Giovanni 4:20).

L’Amore di Dio, l’Agape, è la forma di Amore più grande e più vera che si possa immaginare. E’ un Amore che trascende gli eventi, la condizione sociale, la chimica, il proprio tornaconto. E’ un Amore che viene da Dio, che Dio ci insegna; anzi che da Lui proviene e del quale noi possiamo essere soltanto canali di trasmissione, incapaci come siamo di poter Amare in maniera così incondizionata e assoluta.

Di questo Amore parlano le pagine della Bibbia, a questo Amore dovremmo tutti aspirare; questo Amore è l’unico vero Amore. Dovrebbe esistere anche nella nostra lingua un vocabolo per poterlo definire in maniera inequivocabile. In difetto possiamo chiamarlo Amore vero, Amore divino, Amore incondizionato. E’ un Amore che solo l’incontro con Dio ci può far comprendere e avvertire.

Va bene il filia, e anche l’eros. In un certo senso anche queste forme più materiali e fisiche sono amore. Ma nulla può paragonarsi all’Agape, all’Amore che solo la comunione con Dio può davvero insegnarci e farci gustare.

Dedicare i propri sforzi

  • alla ricerca,
  • all’esperienza,
  • e alla condivisione di questo Amore

non potrà non dare i suoi frutti. 

 

 

Sull’argomento ho scritto vari articoli e pubblicato un libro.

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