Perdono

PERDONO di Giuseppe Guarino

Perdono. Per-dono.

La parola stessa, perdono, esprime già, racchiude, il profondo significato biblico e spirituale che custodisce, veicola, trasmette, tramanda.

Perdono come per-dono, con-dono: con il perdono un debito viene condonato, rimesso, per-donato.

Non è a caso che Gesù racconta di chi, non potendo pagare un debito, ne chiede la sua remissione al creditore.

Perciò il regno dei cieli è simile a un re che volle fare i conti con i suoi servi. Avendo cominciato a fare i conti, gli fu presentato uno che era debitore di diecimila talenti. E poiché quello non aveva i mezzi per pagare, il suo signore comandò che fosse venduto lui con la moglie e i figli e tutto quanto aveva, e che il debito fosse pagato. Perciò il servo, gettatosi a terra, gli si prostrò davanti, dicendo: “Abbi pazienza con me e ti pagherò tutto”. Il signore di quel servo, mosso a compassione, lo lasciò andare e gli condonò il debito”. (Matteo 18:23-27)

Nell’antichità la sussistenza di un debito non pagato poteva far si che il debitore (e anche la sua famiglia con lui) diventasse(ro) schiavi di chi vantava il credito.

Per questo il debitore la cui storia Gesù racconta, scongiura il creditore di avere pazienza, perché sa le terribili conseguenze in cui potevano incorrere lui ed i suoi cari.

Oggi le leggi italiane prevedono che l’individuo risponda dei suoi debiti soltanto con il patrimonio a sua disposizione e un debito non può tramutarsi in un vincolo fisico e nemmeno nella carcerazione – a meno che non si sia davanti a una truffa o un raggiro. I furbi sanno come riuscire a non pagare i loro debiti. Forse alcuni pensano di poter fare lo stesso con Dio.

Non sorprenderò nessuno dicendo che Dio non è lo stato italiano. Dio è meno complicato, meno severo; non è stupido ed iniquo. Giusto. Benigno, benevolo, buono, paziente. Ma giusto.

Le leggi divine sono immutabili quanto quelle della fisica o della matematica.

Se salti arrivi sempre a terra, è la forza di gravità. 2 + 2 sarà sempre = a 4. Allo stesso modo, nell’universo spirituale, non ci sarà debito che non verrà pagato.

Le leggi divine sono leggi universali. Nel cuore di ogni uomo vi è quella voce che chiamiamo coscienza che possiamo seguire o soffocare, ma mai spegnere del tutto.

Nella parabola di Gesù il creditore si muove a compassione e rimette il debito, lo considera per-dona-to: tramuta cioè un credito in una donazione. Nulla più deve il debitore, nulla più vanta il creditore.

Quando un uomo sbaglia nei confronti di un altro uomo, ciò crea un debito morale, un debito tra l’altro inesigibile, che non può essere in nessun modo pagato: non si può tornare indietro e non fare ciò che si è fatto.

L’unica maniera efficace per estinguere questo debito è che il debitore si rechi in fretta dal creditore e gli chieda di rimetterlo, di per-donarlo. L’unica circostanza sulla quale il debitore potrà far leva sarà la misericordia del creditore, la sua compassione, ispirata dalla sincera richiesta di remissione da parte del debitore, il quale realizza la sua impossibilità a saldare il debito.

Per questo il Signore ci invita ad affrettarci a riconciliarci con i nostri creditori, perché un credito spirituale matura nel cuore di un uomo interessi di odio, rancore, risentimento, vendetta.

Dall’altra parte il Signore ci comanda di essere pronti a per-donare, a sciogliere l’obbligo di chi ha con noi un debito e ne chiede la remissione.

Allora Pietro si avvicinò e gli disse: “Signore, quante volte perdonerò mio fratello se pecca contro di me? Fino a sette volte?” E Gesù a lui: “Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette” (Matteo 18:21-22).

Era stata questa la domanda che aveva portato Gesù a raccontare la sua storia.

La grandiosità del per-dono è che libera entrambi le parti coinvolte, sebbene in modo diverso. Nel perdono si realizza infatti perfettamente il comandamento che, ci ricorda il Signore, racchiude tutta la Legge di Dio: “Ama il prossimo tuo come te stesso”.

Il perdono realizza quel meraviglioso nuovo e più forte vincolo d’amore fra vecchio debitore e creditore, che è la riconciliazione.

Alla luce di queste considerazioni, anche le parole del Padrenostro assumono un significato ben più profondo di quello che potrebbe suggerire la loro letteralità.

Traducendo letteralmente, infatti, avremo: “rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori”. Ma è chiaro il senso spirituale di queste parole: “perdonaci come noi a nostra volta perdoniamo”.

Bisogna infatti essere pronti a perdonare se vogliamo essere perdonati. Non possiamo chiedere misericordia se misericordiosi non siamo. Lo stesso Gesù, infatti, ci ha detto che della stessa misura della quale noi misureremo sarà misurato a noi.

Gesù continua così la sua narrazione.

Ma quel servo, uscito, trovò uno dei suoi conservi che gli doveva cento denari; e, afferratolo, lo strangolava, dicendo: “Paga quello che devi!”  Perciò il conservo, gettatosi a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me, e ti pagherò”.  Ma l’altro non volle; anzi andò e lo fece imprigionare, finché avesse pagato il debito. I suoi conservi, veduto il fatto, ne furono molto rattristati e andarono a riferire al loro signore tutto l’accaduto.  Allora il suo signore lo chiamò a sé e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito, perché tu me ne supplicasti;  non dovevi anche tu aver pietà del tuo conservo, come io ho avuto pietà di te?”  E il suo signore, adirato, lo diede in mano degli aguzzini fino a quando non avesse pagato tutto quello che gli doveva. Così vi farà anche il Padre mio celeste, se ognuno di voi non perdona di cuore al proprio fratello” (Matteo 18:28-35).

Stiamo quindi ben attenti ad essere pronti a perdonare, affinché anche noi si possa essere perdonati da Dio!

Allo stesso dobbiamo essere pronti ad andare a chiedere perdono a chi abbiamo fatto un qualche torto.

Qualche settimana fa, dal pulpito, il mio caro fratello Raphy ci ha ricordato che basta uno per poter perdonare, ma bisogna essere in due per potersi riconciliare. Ognuno di noi faccia quindi la sua parte.