L’arca sull’asciutto

di Giuseppe Guarino

Uno dei brani che mi ha sempre preso particolarmente è la narrazione della Genesi sul diluvio e la storia di come Noè sia scampato costruendo un’arca. Da ragazzino immaginavo quell’uomo intento a costruire una barca sull’asciutto e la gente che passava e se la rideva della sua storia su Dio che gli aveva parlato.

Or la terra era corrotta davanti a Dio; la terra era piena di violenza. Dio guardò la terra; ed ecco, era corrotta, poiché tutti erano diventati corrotti sulla terra. Allora Dio disse a Noè: “Nei miei decreti, la fine di ogni essere vivente è giunta poiché la terra, a causa degli uomini, è piena di violenza; ecco, io li distruggerò, insieme con la terra. Fatti un’arca di legno di gofer; falla a stanze, e spalmala di pece di dentro e di fuori.

Ecco come la dovrai fare: la lunghezza dell’arca sarà di trecento cubiti, la larghezza di cinquanta cubiti e l’altezza di trenta cubiti.
Farai all’arca una finestra, in alto, e le darai la dimensione d’un cubito; metterai la porta da un lato, e farai l’arca a tre piani: uno da basso, un secondo e un terzo piano.

Ecco, io sto per far venire il diluvio delle acque sulla terra, per distruggere sotto il cielo ogni essere in cui è alito di vita; tutto quello che è sulla terra perirà.
Ma io stabilirò il mio patto con te; tu entrerai nell’arca: tu e i tuoi figli, tua moglie e le mogli dei tuoi figli con te…”
(Genesi 6:11-18)

Spesso nel mio ormai piuttosto lungo cammino cristiano mi sono sentito come quell’uomo, il Noè biblico. Perché credendo nella Parola di Dio, agli occhi del mondo di oggi, io non mi sento di apparire meno ridicolo di chi costruiva una barca sull’asciutto.

Quando oggi parliamo di peccato ad un mondo che sguazza beato nella piscina della corruzione e della ribellione alle leggi di Dio, stiamo costruendo un’arca sull’asciutto. Quando ci ostiniamo a difendere l’insegnamento apostolico sulla salvezza in Gesù, agli occhi delle masse bombardate con ideologie sincretiste: stiamo costruendo un’arca sull’asciutto. Quando continuiamo a predicare il giudizio di Dio che presto si manifesterà su questo mondo al ritorno del nostro Signore Gesù Cristo, non credo facciamo un’impressione tanto diversa da quella che faceva Noè ai suoi contemporanei.

Personalmente ciò che mi piace nella persona di Noè è riassunto nel v.22 del capitolo 6 di Genesi:

Noè fece così; fece tutto quello che Dio gli aveva comandato“.

In realtà, alla fine, ciò che veramente conta per un cristiano non è tanto la preoccupazione per quello che la gente può pensare di lui, quanto l’impegno a mettere in pratica la Parola di Dio ed annunciarla.

Nella sua epistola, l’apostolo Pietro riprende proprio l’evento del diluvio per ribadire il prossimo giudizio di questo mondo.

Se Dio infatti non risparmiò gli angeli che avevano peccato, ma li inabissò, confinandoli in antri tenebrosi per esservi custoditi per il giudizio; se non risparmiò il mondo antico ma salvò, con altre sette persone, Noè, predicatore di giustizia, quando mandò il diluvio su un mondo di empi; se condannò alla distruzione le città di Sodoma e Gomorra, riducendole in cenere, perché servissero da esempio a quelli che in futuro sarebbero vissuti empiamente; e se salvò il giusto Lot che era rattristato dalla condotta dissoluta di quegli uomini scellerati (quel giusto, infatti, per quanto vedeva e udiva, quando abitava tra di loro, si tormentava ogni giorno nella sua anima giusta a motivo delle loro opere inique), ciò vuol dire che il Signore sa liberare i pii dalla prova e riservare gli ingiusti per la punizione nel giorno del giudizio.” (2 Pietro 2:4-9)

Queste ultime parole sono di conforto per chi ama Dio e la sua Parola, ma devono anche essere di monito a chi preferisce ignorare la voce della propria coscienza e vive soltanto per cercare i propri piaceri in questa vita piuttosto che il Signore e la sua faccia. Quanti spesso dicono con vaghezza di credere in “qualcosa” e si dicono soddisfatti, tradiscono il loro disinteresse per la ricerca di Dio. Tutt’altro è l’atteggiamento che ci richiede un avvicinarci a Dio con cuore sincero:

Or senza fede è impossibile piacergli; poiché chi si accosta a Dio deve credere che egli è, e che ricompensa tutti quelli che lo cercano.” (Ebrei 11:6)

C’è chi sente che il peggio è passato, che finalmente l’uomo si sta evolvendo ed i suoi progressi presto lo condurranno verso l’ottenimento di una vita pacifica e vissuta nell’agiatezza mentre i progressi della medicina gli garantiranno un’esistenza lunga ed in buona salute. Lo spauracchio del giudizio imminente annunciato dai cristiani per secoli sembra ormai passato e il mondo guarda avanti con fiducia al futuro.

“Ma voi, carissimi, non dimenticate quest’unica cosa: per il Signore un giorno è come mille anni, e mille anni sono come un giorno. Il Signore non ritarda l’adempimento della sua promessa, come pretendono alcuni; ma è paziente verso di voi, non volendo che qualcuno perisca, ma che tutti giungano al ravvedimento. Il giorno del Signore verrà come un ladro: in quel giorno i cieli passeranno stridendo, gli elementi infiammati si dissolveranno, la terra e le opere che sono in essa saranno bruciate. Poiché dunque tutte queste cose devono dissolversi, quali non dovete essere voi, per santità di condotta e per pietà, mentre attendete e affrettate la venuta del giorno di Dio, in cui i cieli infocati si dissolveranno e gli elementi infiammati si scioglieranno!
Ma, secondo la sua promessa, noi aspettiamo nuovi cieli e nuova terra, nei quali abiti la giustizia.
(2 Pietro 3:8-13)

Alcuni credenti forse si scoraggiano perché vedono il male che cresce e sembra che Dio non faccia nulla, ma è solo la pazienza di Dio che non lo fa ancora intervenire, affinché l’uomo abbia ancora tempo per ravvedersi. Molti non credenti invece tirano un sospiro di sollievo perché ormai da molte parti si ritiene che la fede cristiana sia soltanto una religione in declino e che il giudizio che questa annuncia da duemila anni ormai è chiaro che non arriverà mai.

Non sarà fuori luogo esaminare le parole dello stesso Gesù in proposito, che smascherano anche quei tanti falsi profeti che osano prendere in mano il calendario ed annunciare giorno ed ora del ritorno di Gesù, venendo puntualmente smentiti e danneggiando la causa dell’evangelo – sebbene vadano apertamente contro il vero Evangelo!

Infatti Gesù insegnava apertamente:

Ma quanto a quel giorno e a quell’ora nessuno li sa, neppure gli angeli del cielo, neppure il Figlio, ma il Padre solo. Come fu ai giorni di Noè, così sarà alla venuta del Figlio dell’uomo. Infatti, come nei giorni prima del diluvio si mangiava e si beveva, si prendeva moglie e s’andava a marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, e la gente non si accorse di nulla, finché venne il diluvio che portò via tutti quanti, così avverrà alla venuta del Figlio dell’uomo.” (Matteo 24:36-39)

Anche la Scrittura mette in parallelo i giorni di Noè con quelli in cui viviamo, che, tra l’altro, sembrano così vividamente descritti nelle parole di Gesù, da permetterci di poter dire che, sebbene non sappiamo esattamente quando avverrà, abbiamo ogni motivo di ritenere che il ritorno di Gesù sia davvero più vicino che mai.

Bellissime le parole dell’apostolo Paolo:

Quanto poi ai tempi e ai momenti, fratelli, non avete bisogno che ve ne scriva; perché voi stessi sapete molto bene che il giorno del Signore verrà come viene un ladro nella notte. Quando diranno: “Pace e sicurezza”, allora una rovina improvvisa verrà loro addosso, come le doglie alla donna incinta; e non scamperanno. Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre, così che quel giorno abbia a sorprendervi come un ladro; perché voi tutti siete figli di luce e figli del giorno; noi non siamo della notte né delle tenebre. Non dormiamo dunque come gli altri, ma vegliamo e siamo sobri; poiché quelli che dormono, dormono di notte, e quelli che si ubriacano, lo fanno di notte. Ma noi, che siamo del giorno, siamo sobri, avendo rivestito la corazza della fede e dell’amore e preso per elmo la speranza della salvezza. Dio infatti non ci ha destinati a ira, ma ad ottenere salvezza per mezzo del nostro Signore Gesù Cristo.” (1 Tessalonicesi 5:1-9)

Il Signore non ci ha destinato al giudizio, alla condanna, alla sua ira. Siamo noi uomini quando ci allontaniamo volontariamente da Lui, che scegliamo di portare le conseguenze della nostra ribellione.

Il compito che ci da il Signore non è facile. Con l’arca che costruiamo sull’asciutto testimoniamo al mondo che le sue opere sono malvagie e che il giudizio di Dio è su tutti coloro che rifiutano l’amore di Dio in Gesù Cristo, nostro Salvatore. Non è un compito semplice, tanto meno piacevole. Verremo derisi, scherniti, forse; certo sarebbe più facile dire alla gente che tutto va bene, che basta volersi bene, credere in qualcosa, che Dio porterà tutti in paradiso; ma se lo facessimo non saremmo onesti davanti a Dio ed alla sua Parola.

Anche il profeta Geremia non era molto simpatico ai suoi contemporanei, visto che annunciava praticamente da solo ravvedimento e il giudizio imminente di Dio, mentre molti falsi profeti si guadagnavano le simpatie del popolo annunciando bene e pace.

Allora io dissi (parla il profeta Geremia): “Ah, Signore, DIO! ecco, i profeti dicono loro: “Voi non vedrete la spada, né avrete mai la fame; ma io vi darò una pace sicura in questo luogo””. Il SIGNORE mi disse: “Quei profeti profetizzano menzogne nel mio nome; io non li ho mandati, non ho dato loro nessun ordine, e non ho parlato loro; le profezie che vi fanno sono visioni menzognere, divinazione, vanità, imposture del proprio cuore.” (Geremia 14:13-14)

Voglia il Signore convincere sempre più persone ad unirsi a noi nella costruzione dell’arca della salvezza in Gesù Cristo ed ad attendere fiduciosi il giorno del suo ritorno, per vedere finalmente compiuta la nostra speranza della vita eterna in lui.