Giovanni 1:1 e la Deità di Gesù

di Giuseppe Guarino

“In principio era la Parola, e la Parola era con Dio, e la Parola era Dio”.  (Giovanni 1:1)

Questa la traduzione del primo verso del quarto vangelo, dal testo greco originale.

La Traduzione del Nuovo Mondo rende questo brano diversamente, in modo che sostenga la tesi dei Testimoni di Geova che Gesù non è Dio, bensì “un dio”.

Oggi la New World Translation è disponibile online su www.jw.org, il sito ufficiale della Torre di Guardia, dove si può leggere ed anche ascoltare l’edizione pubblicata nel 2013. Il testo della versione italiana è tanto rispondente a quello in inglese che possiamo benissimo dire che la prima dipende in maniera determinante dalla seconda – probabilmente ne è nella sostanza la traduzione in italiano. In realtà, quindi, l’unica versione della Traduzione del Nuovo Mondo a poter vantare unicità ed originalità è quella americana, in lingua inglese. 

Leggiamo così Giovanni 1:1 da www.jw.org nella versione italiana: “In principio era la Parola, e la Parola era con Dio, e la Parola era un dio“.

Mi spiace dirlo in maniera tanto diretta, ma questa traduzione è errata. E lo dico a cuor leggero e senza pregiudizi. Se la Scrittura avesse insegnato che Gesù era “un dio” io sarei stato qui per assentire, allo stesso modo in cui assento a quello che realmente dice, e cioè che Egli è Dio.

In questo mio intervento sarò volutamente sintetico e semplice. Per chi volesse approfondire rimando all’appendice del mio libro (LA TRINITA’ – percorso storico biblico) disponibile sia per l’acquisto nelle librerie CLC, sia gratuitamente online sul mio sito.

Nell’edizione della loro Bibbia del 1985 la Torre di Guardia motivava la sua traduzione dicendo che la parola greca originale tradotta “un dio”, “è un predicato nominale singolare che compare davanti al verbo e non è preceduto dall’articolo determinativo.”

Questo è vero.

Poi continuava aggiungendo: “La costruzione del nome con l’articolo indica un’identità, una personalità, mentre un predicato nominale singolare privo dell’articolo che precede il verbo indica una qualità di qualcuno.”

Anche questo è vero.

Le due affermazioni citate sono vere, ma non autorizzano, anzi cozzano contro la scelta di tradurre “un dio”. Perché è vero che se non vi è l’articolo nell’originale greco si può (“si può” e non “si deve”) aggiungere l’articolo indeterminativo nella traduzione italiana (o inglese), ma non nei casi in cui si esprime appunto qualità. E ci troviamo proprio davanti a questo caso, per stessa ammissione della Torre di Guardia.

In Giovanni 1:49, poco più in là abbiamo una costruzione simile a Giovanni 1:1. Davanti alla parola “re” in greco non vi è l’articolo, però la stessa Traduzione del Nuovo Mondo non solo non chiama in causa l’articolo indeterminativo, ma aggiunge addirittura quello determinativo che non si trova nel testo greco originale. Traduce: “… tu sei il Re d’Israele” 

Un brano che cito sempre in questa diatriba è Ebrei 11:16. Qui, nel greco originale, la parola Dio è ripetuta due volte, riferita a Dio Padre, una volta con l’articolo, una volta senza. La prima volta esprime identità, la seconda qualità. Ciononostante, Dio non è un dio.  Purtroppo questo caso è apprezzabile del tutto solo nell’originale greco.

In 1 Giovanni 1:5 leggiamo che Dio è luce e non una luce, sebbene manchi l’articolo determinativo nel greco originale davanti la parola luce, si parla di qualità, della qualità di Dio di essere luce, ma non una luce.

Allo stesso modo in 1 Giovanni 4:8 apprendiamo che Dio è amore e non un amore. Anche se la parola greca “amore” qui non ha l’articolo.

In ultimo aggiungo che nei primi 18 versi del primo capitolo di Giovanni la parola Dio compare nell’originale altre 5 volte senza articolo (vv. 6, 12, 13, 14 e 18) e nessuno si sognerebbe mai di intendere che egli parli qui di un altro Dio che non sia Dio.

Vi erano altri termini che l’apostolo aveva a sua disposizione per esprimere una possibile divinità inferiore del Figlio, della Parola. Filone alessandrino, ebreo di lingua greca vissuto nel primo secolo, parla anch’egli nei suoi scritti della Parola (logos in greco) che era un concetto greco-ebraico già noto prima della nascita del cristianesimo, ma non le attribuisce la qualità di Dio. Giovanni invece ha utilizzato consapevolmente la parola Dio  (Theos) riferita al logos. La usa per dire ciò che semplicemente vuole dire: che Gesù è Dio.

Pur di dare fondamento alle proprie idee preconcette, la Torre di Guardia suppone che l’apostolo, sebbene utilizzi la parola Dio (senza articolo) ben 6 volte nei soli primi 18 versi del suo vangelo, le attribuisca una sola volta un significato diverso dalle altre 5. Dal punto di vista squisitamente letterario, oltre che grammaticale, ciò è un paradosso inconcepibile. 

Chiudo questa breve discussione con il brano che più di tutti, secondo me, ci fa comprendere in quale senso dobbiamo intendere la qualità del Figlio di essere Dio. Ed è significativo che l’affermazione di Paolo sia preceduta da un avvertimento. 

“Guardate che nessuno vi faccia sua preda con la filosofia e con vano inganno, secondo la tradizione degli uomini, secondo gli elementi del mondo e non secondo Cristo, poiché in lui abita corporalmente tutta la pienezza della Deità“.

(Colossesi 2:8-9 – Nuova Diodati)

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