Perché disturbare Dio

Lettera aperta a chi non vorrebbe disturbare Dio

di Giuseppe Guarino

Introduzione

Chi ha visto il genere di studi che propongo sul mio sito si sarà reso conto che la mia preparazione biblica è piuttosto teorica. Tranne qualche eccezione, i miei scritti riguardano le lingue originali, il sostrato storico, ecc… del testo biblico. Imbottito come sono di teoria, a volte delle espressioni semplici e pratiche della fede, alcuni atteggiamenti o domande mi mandano fuori strada, mi lasciano senza una risposta efficace e immediata. Per migliorarmi sto cercando di ascoltare il più possibile, ma non è facile per me, perché appena posso prendo un libro di storia antica o sull’origine delle lingue della Bibbia, mi perdo all’interno di quel mondo meraviglioso che è lo studio profondo della Parola di Dio.

Ma se la Bibbia è stata scritta con un linguaggio semplice, se il Signore ha utilizzato persone semplici ed alle persone semplici ha aperto le porte del suo regno per prime, ci deve essere un motivo. 

“Allora gli furono portati dei bambini perché imponesse loro le mani e pregasse; ma i discepoli li rimproverarono. Gesù però disse: «Lasciateli, non impedite che i bambini vengano a me; a chi è come loro, infatti, appartiene il regno dei cieli». .”  

(Matteo 19:13-14 – Versione CEI)

In questo articolo mi sforzerò di rispondere ad una domanda: “Perché disturbare Dio?”

Gesù morì sulla croce con ogni probabilità il 14 di Nisan, primo mese del calendario ebraico, nell’anno 29 d.C. Rimase sulla croce dalle ore 9 di mattina alle 3 di pomeriggio. Con un grido Gesù esalò l’ultimo respiro. In quel momento, qualcosa di straordinario accade come ci racconta l’evangelista Matteo.

“E Gesù, avendo di nuovo gridato con gran voce, rese lo spirito. Ed ecco, la cortina del tempio si squarciò in due, da cima a fondo.” 

(Matteo 27:50-51)

La cortina del tempio di Gerusalemme divideva il Luogo Santo dal Luogo Santissimo. Il Luogo Santissimo, simbolo del cielo stesso dove Dio dimora, era interdetto al popolo ed agli stessi sacerdoti del culto ebraico. Ad esso aveva accesso il Sommo Sacerdote durante particolari festività previste dalla Torah, la Legge Mosaica. Quindi comprendiamo quanto incredibilmente significativo fosse lo squarcio di questa cortina divisoria alla morte di Gesù: il Cielo stesso si apriva, diveniva accessibile, grazie alla opera redentrice operata da Cristo sulla Croce.

L’autore dell’epistola agli Ebrei ci conferma:

“Avendo dunque, fratelli, libertà di entrare nel luogo santissimo per mezzo del sangue di Gesù, per quella via nuova e vivente che egli ha inaugurata per noi attraverso la cortina… avviciniamoci con cuore sincero e con piena certezza di fede…”

(Ebrei 10:19-22)

In questa immagine terrena l’autore spiega le verità celesti che essa rappresenta: in Cristo abbiamo libertà di accostarci alla presenza stessa di Dio, “con piena certezza di fede”. Se Cristo ha acquistato per noi questo diritto con la sua stessa vita, chi potrà privarcene? Non c’è – in Cristo! – nessun ostacolo fra noi e Dio.

Quindi. non solo Dio non è disturbato dalla nostra presenza in Cielo, ma ci invita ad entrare alla sua presenza, oggi stesso, con la preghiera, con l’adorazione, con la lode. E’ un grande privilegio e non siamo tenuti a trascurarlo, non se apprezziamo il prezzo che Gesù ha dovuto pagare perché noi potessimo farlo nostro.

Ostacoli

E’ nella natura umana mettere ostacoli all’opera di Dio. Lo stesso Gesù si trovò a dovere sanzionare il comportamento degli uomini religiosi del suo tempo quando accusavano i suoi discepoli di non obbedire alle tradizioni giudaiche

“egli rispose loro: “E voi, perché trasgredite il comandamento di Dio a motivo della vostra tradizione?… Ipocriti, ben profetizzò Isaia di voi quando disse: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il loro cuore è lontano da me. Invano mi rendono il loro culto, insegnando dottrine che sono precetti d’uomini”. Matteo 15:3,7-9.

Immagino Gesù che parla con un tono di amara costatazione:

“Avendo tralasciato il comandamento di Dio vi attenete alla tradizione degli uomini”. Diceva loro ancora: “Come sapete bene annullare il comandamento di Dio per osservare la tradizione vostra!”

(Marco 7:8-9)

Il sacerdozio è uno dei ministeri fondamentali della Chiesa Cattolica Romana. Il sacerdote romano è un tramite fra l’uomo e Dio. Era così nell’antico patto ebraico. Ma quest’ufficio esiste nella chiesa cristiana, la Bibbia non ne motiva o riconosce l’esistenza. Il Nuovo Testamento enumera i ministeri necessari per la Chiesa. Ne parla l’apostolo Paolo:

“Ora voi siete il corpo di Cristo e membra di esso, ciascuno per parte sua. E Dio ha posto nella chiesa in primo luogo degli apostoli, in secondo luogo dei profeti, in terzo luogo dei dottori…”

(1 Corinzi 12:27-28)

Ribadisce lo stesso apostolo scrivendo agli Efesini:

“È lui che ha dato alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e dottori, per il perfezionamento dei santi in vista dell’opera del ministero e dell’edificazione del corpo di Cristo.”

Efesini 4:11-12

Il sacerdozio cattolico non è menzionato. Ma la nostra argomentazione non si basa solo sul silenzio. Infatti, l’epistola agli Ebrei spiega apertamente perché non vi è alcun bisogno di sacrifici e quindi di sacerdoti nella Chiesa del Nuovo Testamento.

“ … Gesù è divenuto garante di un patto migliore del primo. Inoltre, quelli sono stati fatti sacerdoti in gran numero (secondo la Legge Mosaica, il primo patto), perché la morte impediva loro di durare; egli invece, (Gesù), poiché rimane in eterno, ha un sacerdozio che non si trasmette. Perciò egli può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si avvicinano a Dio, dal momento che vive sempre per intercedere per loro. Infatti a noi era necessario un sommo sacerdote come quello, santo, innocente, immacolato, separato dai peccatori ed elevato al di sopra dei cieli; il quale non ha ogni giorno bisogno di offrire sacrifici, come gli altri sommi sacerdoti, prima per i propri peccati e poi per quelli del popolo; poiché egli ha fatto questo una volta per sempre quando ha offerto sé stesso. La legge infatti costituisce sommi sacerdoti uomini soggetti a debolezza; ma la parola del giuramento fatto dopo la legge, costituisce il Figlio, che è stato reso perfetto in eterno.”

(Ebrei 7:22-28)

Nel nuovo patto non vi sono sacrifici da offrire. L’unico perfetto sacrificio è stato offerto da Cristo Gesù, Sommo Sacerdote di un sacerdozio che non si tramanda ad altri. Leggiamo ancora:

“In virtù di questa “volontà” noi siamo stati santificati, mediante l’offerta del corpo di Gesù Cristo fatta una volta per sempre. Mentre ogni sacerdote sta in piedi ogni giorno a svolgere il suo servizio e offrire ripetutamente gli stessi sacrifici che non possono mai togliere i peccati, Gesù, dopo aver offerto un unico sacrificio per i peccati, e per sempre, si è seduto alla destra di Dio.”

(Ebrei 10:10-12)

Infatti con un’unica offerta egli ha reso perfetti per sempre quelli che sono santificati.”

(Ebrei 10:14)

Appunto perché perfetto, il sacrificio di Cristo non ha bisogno di alcun corpo sacerdotale che lo ripeta. L’unico “sacrificio” richiesto nella Chiesa di è tutt’altro genere:

“Per mezzo di Gesù, dunque, offriamo continuamente a Dio un sacrificio di lode: cioè, il frutto di labbra che confessano il suo nome.”

(Ebrei 13:15)

Se posso dare la mia testimonianza personale: io non permetto a nessuno di stare fra me e Dio, non quando la Sacra Scrittura mi dice che ho la libertà di entrare alla stessa presenza del Padre per rivolgermi direttamente a lui, in virtù della perfetta opera redentrice operata dal mio Signore Gesù Cristo. Da cittadino italiano non permetto a nessuno di privarmi di un mio diritto che mi garantisce la legge e la Costituzione Italiana. Sono convinto che ciò valga anche per chi mi legge. Quindi, anche da cristiano e da credente non permetto a nessuno di privarmi di nessun diritto che Dio stesso mi concede tramite la sua Santa Parola.

Alla luce di quanto sopra chiedo: che senso ha pregare altri che non sia Dio stesso? Davvero non so dirlo. Eppure nella mia terra è così semplice votarsi a questo o quel santo.

Nel Nuovo Testamento “santi” sono tutti coloro che hanno creduto e sono parte della Chiesa. Scrive l’apostolo Paolo nell’introduzione della sua epistola ai Corinzi:

“Paolo, chiamato a essere apostolo di Cristo Gesù per volontà di Dio, e il fratello Sostene, alla chiesa di Dio che è in Corinto, ai santificati in Cristo Gesù, chiamati santi, con tutti quelli che in ogni luogo invocano il nome del Signore nostro Gesù Cristo, Signore loro e nostro: grazia a voi e pace da Dio nostro Padre e dal Signore Gesù Cristo.”

(1 Corinzi 1:1-3)

C’è la credenza – errata –  che i santi siano uomini che diventano tali per dei meriti loro particolari. Ma ciò sposta l’attenzione dall’opera della Grazia di Dio in chi ha creduto a favore dell’esaltazione dell’uomo. Coloro che credono, che invocano il Signore Gesù per la loro salvezza, sono chiamati “santi” in tutto il Nuovo Testamento, senza distinzione particolare di livelli di santità o attribuzione in senso esclusivo ad alcuno di questo termine.

Non vi sono mediatori o ostacoli fra noi e Dio che ci impediscono di accedere direttamente al trono della sua Grazia.

Gesù dice:

“In verità, in verità vi dico che qualsiasi cosa domanderete al Padre nel mio nome, egli ve la darà.”

(Giovanni 16:23)

Egli stesso ci ha insegnato il Padre Nostro. La Bibbia lo riporta in Matteo  6:9-13. Quindi perché non pregare Dio direttamente e cercare l’intercessione di altri quando abbiamo accesso alla presenza del nostro Padre Celeste direttamente?

Non solo la Bibbia ci dice che non disturbiamo Dio, ma che Egli vuole relazionarsi con noi in modo personale e diretto: lo dimostra l’incarnazione del Figlio di Dio e la discesa dello Spirito di Dio sui credenti.

DIO è DIO! Egli ha creato ogni cosa. Riempie ogni cosa. E’ in ogni luogo. Egli non conosce stanchezza, giorno, notte o limiti. Se gli ascriviamo delle limitazioni non lo riconosciamo davvero come Dio. Devo anche aggiungere, con una razionalità che la Bibbia mi autorizza ad avere, che non riesco a comprendere come facciano i Santi (cattolici) pregati quotidianamente, essendo esseri “finiti”, “limitati” come noi ad udire le preghiere dei migliaia o dei milioni che quotidianamente si rivolgono a loro per potere a loro volta girare le richieste a Dio. Capisco che da italiani siamo abituati ad una simile burocrazia, ma non c’è burocrazia in Cielo! 

Abbiamo visto che Cristo ha letteralmente spalancato le porte del Cielo: possiamo entrare quando vogliamo, in virtù della sua mediazione.

“Infatti c’è un solo Dio e anche un solo mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo.” 

(1 Timoteo 2:5)

La Bibbia poteva dirlo in maniera più lapidaria e meno equivocabile? Poi sta alla coscienza di ogni uomo obbedire o meno alla parola di Dio. E’ Cristo, alla destra del padre che intercede per noi.

“Noi abbiamo un avvocato presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto.”

(1 Giovanni 2:1)

Un altro passo:

“Cristo Gesù è colui che è morto e, ancor più, è risuscitato, è alla destra di Dio e anche intercede per noi.”

(Romani 8:34)

Solo Cristo è morto ed è resuscitato per noi! Per questo solo lui può intercedere per noi!

Vi è un’altra considerazione da fare: qual è fra noi quel padre o madre degno di questo nome che non riceverebbe personalmente suo figlio! Gesù ci ricorda che noi uomini non siamo nella posizione di sottovalutare l’amore di Dio:

“Se dunque voi, che siete malvagi, sapete dare buoni doni ai vostri figli, quanto più il Padre vostro, che è nei cieli, darà cose buone a quelli che gliele domandano!”

(Matteo 7:11)

Conclusione

La lettura della Bibbia, in particolare del Nuovo Testamento, è fondamentale per ogni cristiano. San Girolamo, autore della Vulgata, la traduzione ufficiale della Bibbia in latino della Chiesa Cattolica, disse che l’ignoranza delle Scritture è l’ignoranza di Cristo e non potremmo essere più d’accordo. Quando Luca scrisse il suo Vangelo lo indirizzò ad un certo Teofilo e lo scopo era dargli la certezza delle cose che credeva.

“Poiché molti hanno intrapreso a ordinare una narrazione dei fatti che hanno avuto compimento in mezzo a noi, come ce li hanno tramandati quelli che da principio ne furono testimoni oculari e che divennero ministri della Parola, è parso bene anche a me, dopo essermi accuratamente informato di ogni cosa dall’origine, di scrivertene per ordine, illustre Teofilo, perché tu riconosca la certezza delle cose che ti sono state insegnate.”

(Luca 1:1-4)

Parafrasando l’evangelista, potremmo dire qualcosa di simile alla società cristiana di oggi: Visto che ognuno ha la propria opinione sul cristianesimo, sarebbe bene che ognuno si studiasse di accertarsi di quello che crede consultando le Sacre Scritture.

E’ il Nuovo Testamento soltanto a tramandarci l’insegnamento dei testimoni oculari di Gesù, gli apostoli. La Bibbia non è poi soltanto un libro di valenza storica – è anche quello – ma è soprattutto la Parola di Dio, ispirata da Dio.

“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.”

(2 Timoteo 3:16-17)

Se la Tradizione orale della chiesa cattolica fosse anch’essa il fedele tramandarsi dell’insegnamento apostolico, non cozzerebbe con l’insegnamento della Bibbia! La Tradizione, come ci insegna Gesù, non può annullare il Comandamento della Parola di Dio. Non possono farlo le nostre abitudini. Non può farlo la nostra pigrizia. Non può farlo il nostro disinteresse.

La porta del Cielo è aperta, in Cristo Gesù. Restare fuori è una nostra scelta. Ma è nostra. Non è quella che Dio desidera. Dio desidera avere intimità con noi. Familiarità. “Comunione” dice la Bibbia, utilizzando con un termine più profondo. Gesù disse:

“Ecco, io sto alla porta e busso: se qualcuno ascolta la mia voce e apre la porta, io entrerò da lui e cenerò con lui ed egli con me.”

(Apocalisse 3:20)

Riuscite ad immaginare qualcosa di più personale? La cena è il pasto serale, consumato a casa, dopo gli affari quotidiani, alla fine della giornata, quando si cerca la tranquillità, l’intimità della propria famiglia.

Non dobbiamo andare ad altri. Possiamo rivolgerci all’Onnipotente Creatore dell’universo. Lui ha operato perché le porte del Cielo e della sua presenza ci fossero spalancate, ora tocca a noi decidere di entrare o meno.

Voglio chiudere questa mia discussione con una stupenda frase tratta dall’epistola di Paolo ai Romani.

“E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: «Abbà, Padre!»”

(Romani 8:15 – Versione CEI)

Come figli di Dio, adottati per mezzo dell’opera redentrice di Cristo sulla croce, abbiamo la libertà di chiamare Dio “Padre”, di rivolgerci a Lui per ogni nostro bisogno, dal più piccolo al più grande. Questo è il Dio della fede Cristiana, questa la Sua grandezza, questo il suo Amore per la sua creatura.

L’apostolo Giovanni, testimone oculare della resurrezione di Gesù, scrisse:

“quel che abbiamo visto e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché voi pure siate in comunione con noi; e la nostra comunione è con il Padre e con il Figlio suo, Gesù Cristo.”  

(1 Giovanni 1:3)

Che Dio possa guidare la tua mente ed il tuo cuore per rivendicare questo privilegio che è già tuo in Cristo.

 

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