Il decimo comandamento

di Giuseppe Guarino

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Chi non crede nella mosaicità del Pentateuco ignora delle realtà ormai oggettive, sia storiche sia archeologiche. I codici, intesi come raccolte di leggi sono una tradizione che nell’antica Mesopotamia, risale a secoli e secoli prima della nascita di Mosè. Fino a qualche tempo fa si riteneva che il codice di Hammurabi, re del primo impero babilonese, fosse il più antico codice di leggi conosciuto. Scavi archeologici hanno però riportato alla luce le leggi di Ur-Nammu, re della III dinastia di Ur, vissuto circa 400-500 anni prima di Hammurabi.

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Gli ebrei sono i discendenti di Abramo, il quale molto verosimilmente proveniva dal medesimo ambiente culturale in cui quel codice di leggi fu redatto. Nulla di più logico che Mosè, ebreo vissuto alla corte egiziana, il più grande stato di allora ed il più avanzato culturalmente, percepisse l’importanza di un codice di leggi per un popolo che aspirasse ad una organizzazione statale.

Cosa aveva di speciale la Legge scritta da Mosè? Che questa era ispirata da Dio, data da Dio stesso al popolo che aveva accettato di seguirLo fuori dall’Egitto verso una terra già promessa al patriarca Abraamo.

Riprendo quanto ho scritto nel mio precedente articolo sull’argomento (Qual è il secondo dei dieci comandamenti? ) prima di soffermarmi sul decimo comandamento, oggetto della nostra discussione.

La Torah ebraica, per noi Pentateuco, cioè i primi cinque libri della Bibbia, contiene circa 613 comandamenti, di cui dieci hanno un significato davvero speciale, come ci tramanda lo stesso testo biblico.

E Mosè rimase lì con il SIGNORE quaranta giorni e quaranta notti; non mangiò pane e non bevve acqua. E il SIGNORE scrisse sulle tavole le parole del patto, i dieci comandamenti.” (Esodo 34:28)

Il fatto che le parole furono incise da Dio stesso sulla pietra ci fa comprendere quanto importante sia il Decalogo.

Ecco i Dieci Comandamenti come li leggiamo in Esodo 20, traduzione Nuova Riveduta.

  1. “Io sono il SIGNORE, il tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d’Egitto, dalla casa di schiavitù. Non avere altri dèi oltre a me.
  2. Non farti scultura, né immagine alcuna delle cose che sono lassù nel cielo o quaggiù sulla terra o nelle acque sotto la terra. Non ti prostrare davanti a loro e non li servire, perché io, il SIGNORE, il tuo Dio, sono un Dio geloso; punisco l’iniquità dei padri sui figli fino alla terza e alla quarta generazione di quelli che mi odiano, e uso bontà, fino alla millesima generazione, verso quelli che mi amano e osservano i miei comandamenti.
  3. Non pronunciare il nome del SIGNORE, Dio tuo, invano; perché il SIGNORE non riterrà innocente chi pronuncia il suo nome invano.
  4. Ricòrdati del giorno del riposo per santificarlo. Lavora sei giorni e fa’ tutto il tuo lavoro, ma il settimo è giorno di riposo, consacrato al SIGNORE Dio tuo; non fare in esso nessun lavoro ordinario, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo servo, né la tua serva, né il tuo bestiame, né lo straniero che abita nella tua città; poiché in sei giorni il SIGNORE fece i cieli, la terra, il mare e tutto ciò che è in essi, e si riposò il settimo giorno; perciò il SIGNORE ha benedetto il giorno del riposo e lo ha santificato.
  5. Onora tuo padre e tua madre, affinché i tuoi giorni siano prolungati sulla terra che il SIGNORE, il tuo Dio, ti dà.
  6. Non uccidere.
  7. Non commettere adulterio.
  8. Non rubare.
  9. Non attestare il falso contro il tuo prossimo.
  10. Non desiderare la casa del tuo prossimo; non desiderare la moglie del tuo prossimo, né il suo servo, né la sua serva, né il suo bue, né il suo asino, né cosa alcuna del tuo prossimo“.

Cosa aveva di straordinario questo nuovo codice di leggi che promulgava Mosè?

Il fatto che venisse da Dio, è l’ovvia risposta. Si, ma a parte la sua origine: Cosa? Io credo che proprio il decimo comandamento sia quello che fa la differenza fra questo codice di leggi ed ogni altro codice promulgato da re o repubbliche.

La legge italiana si preoccupa che io non rubi, che non uccida, che non faccia male in alcun modo male al mio prossimo. Ma la Legge di Dio va oltre, Dio va oltre: l’attenzione infatti si sposta dall’azione in sé al cuore dell’uomo. Se allo Stato Italiano non importa che io desideri la macchina del mio vicino, ma soltanto che non gliela rubi, Dio va oltre, Dio vuole cambiare il mio cuore, si cura del mio stato d’animo e mi invita a rimuovere il malessere che mi procura il desiderare la macchina del mio vicino.

Come ho detto altrove (1), la religione dell’antico Israele è qualcosa di talmente straordinario, di così meravigliosamente profondo, di unico, che se anche non si condivide l’idea che l’origine di questa sia Dio, come noi credenti sosteniamo, non si può non rimanere meravigliati di come a verità tanto profonde siano pervenuti gli uomini appartenenti ad una nazione che culturalmente non è riuscita ad esprimere nulla di particolarmente eclatante quanto sumeri, egiziani, babilonesi, assiri, ittiti, greci o romani.

Lo stesso Gesù era il figlio di un artigiano e nacque in una nazione soggetta al dominio romano. Eppure le sue parole sono rimaste nella storia come le più sagge mai proferite da un essere umano.

Ecco cosa ebbe Gesù a dire quando spiegò i comandamenti a chi lo interrogava.

E la folla, udite queste cose, stupiva del suo insegnamento. I farisei, udito che egli aveva chiuso la bocca ai sadducei, si radunarono; e uno di loro, dottore della legge, gli domandò, per metterlo alla prova: “Maestro, qual è, nella legge, il gran comandamento?” Gesù gli disse: “”Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e il primo comandamento. Il secondo, simile a questo, è: “Ama il tuo prossimo come te stesso” (2). Da questi due comandamenti dipendono tutta la legge e i profeti.” (Matteo 22:33-40)

Gesù esalta l’aspetto prettamente spirituale della Legge. Lo fa esponendolo proprio alla setta giudaica dei farisei che erano invece interessati all’esteriorità delle cose, alla scrupolosa aderenza a precetti e tradizioni, probabilmente – e Gesù non ha paura di mettere il dito nella piaga – a discapito dell’autentica spiritualità che la Legge di Dio vuole generare nel credente. Nel Nuovo Patto in Gesù questo aspetto spirituale della fede nel Dio di Abraamo viene ad essere preponderante e la mera osservanza della Legge mosaica, così come l’appartenenza al popolo di Israele in sé e per sé, non erano più rilevanti: conta piuttosto la realtà spirituale ed individuale di chi crede, che sia Giudeo o meno.

La circoncisione (segno visibile dell’appartenenza al popolo giudaico) è utile se tu osservi la legge; ma se tu sei trasgressore della legge, la tua circoncisione diventa incirconcisione. Se l’incirconciso (quindi chi non è per diritto di nascita giudeo) osserva le prescrizioni della legge, la sua incirconcisione non sarà considerata come circoncisione? Così colui che è per natura incirconciso, se adempie la legge, giudicherà te, che con la lettera e la circoncisione sei un trasgressore della legge. Giudeo infatti non è colui che è tale all’esterno; e la circoncisione non è quella esterna, nella carne; ma Giudeo è colui che lo è interiormente; e la circoncisione è quella del cuore, nello spirito, non nella lettera; di un tale Giudeo la lode proviene non dagli uomini, ma da Dio.” (Romani 2:25-29)

Ciò che poi è davvero bello nell’insegnamento di Gesù, ripreso anche dall’apostolo Paolo, è il sottolineare che per noi cristiani, la nuova Legge – quella della nostra fede in Gesù – ci impone un’azione, un’attività positiva, un fare: cioè amare e ciò equivale ad adempiere tutti i precetti raccolti nella Legge mosaica, come dice apertamente la Scrittura.

Non abbiate altro debito con nessuno, se non di amarvi gli uni gli altri; perché chi ama il prossimo ha adempiuto la legge. Infatti il “non commettere adulterio”, “non uccidere”, “non rubare”, “non concupire” e qualsiasi altro comandamento si riassumono in questa parola: “Ama il tuo prossimo come te stesso”. L’amore non fa nessun male al prossimo; l’amore quindi è l’adempimento della legge.
(Romani 13:8-10)

La differenza principale fra i precetti del Sinai, così come il rimanente dei comandamenti biblici, e le leggi del vivere civile non sta nel contenuto. Anche il codice civile italiano ci dice: non rubare, non uccidere, ecc … La Legge biblica, però, è spirituale, non è fine a se stessa: il suo scopo non è “proibire”, bensì risvegliare la coscienza del singolo sulla propria incapacità ad adempiere il bene, offrendo l’opportunità all’uomo di affidarsi a Dio per curare la causa prima del male: il suo cuore.

Concludo questo studio con un brano dell’Antico Testamento che è davvero di straordinaria bellezza. Sono convinto che quanto Dio ha promesso ad Israele allora, oggi, alla luce del Nuovo Testamento, possa riguardare ogni uomo che spera in Lui.

… metterò dentro di loro un nuovo spirito, toglierò dal loro corpo il cuore di pietra, e metterò in loro un cuore di carne, perché camminino secondo le mie prescrizioni e osservino le mie leggi e le mettano in pratica; essi saranno il mio popolo e io sarò il loro Dio.” (Ezechiele 11:19-20)

(1) La religione di Israele

(2) Levitico 19:11-18: “Non ruberete, e non userete inganno né menzogna gli uni a danno degli altri. Non giurerete il falso, usando il mio nome; perché profanereste il nome del vostro Dio. Io sono il SIGNORE. Non opprimerai il tuo prossimo, e non gli rapirai ciò che è suo; il salario dell’operaio al tuo servizio non ti resti in mano la notte fino al mattino. Non maledirai il sordo, e non metterai inciampo davanti al cieco, ma temerai il tuo Dio. Io sono il SIGNORE. Non commetterete iniquità nel giudicare; non avrai riguardo alla persona del povero, né tributerai speciale onore alla persona del potente; ma giudicherai il tuo prossimo con giustizia. “”Non andrai qua e là facendo il diffamatore in mezzo al tuo popolo, né ti presenterai ad attestare il falso a danno della vita del tuo prossimo. Io sono il SIGNORE. Non odierai tuo fratello nel tuo cuore; rimprovera pure il tuo prossimo, ma non ti caricare di un peccato a causa sua. Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il prossimo tuo come te stesso. Io sono il SIGNORE.
(Levitico 19:11-18)

 

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