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Come leggere e studiare la Bibbia

Come leggere e studiare la Bibbia.

di Giuseppe Guarino

 

Leggere tutta la Sacra Scrittura

La Bibbia è stata scritta da vari autori in diversi momenti storici, località geografiche, e in tre lingue diverse: ebraico, aramaico e greco. Ma per chi la studia con cuore aperto, è chiaro che essa è un solo libro, con un solo intento e un solo messaggio. Alcuni l’hanno definita la lettera d’amore scritta da Dio all’uomo, e potremmo anche considerarla tale. Leggere quindi la Bibbia in tutta la sua interezza è fondamentale, per noi cristiani sarebbe poco produttivo leggerla soltanto in parte. I Vangeli e gli altri scritti apostolici sono fondamentali per conoscere la persona ed il pensiero di Gesù, la sua missione, il senso della sua incarnazione, ma nascono dalla fede che troviamo nell’Antico Testamento. Le Scritture ebraiche contengono tantissime profezie messianiche avveratesi in Gesù, nostro Signore e Salvatore: queste sono una potente testimonianza sulla sua persona e missione. Disse Gesù: “… se credeste a Mosè, credereste anche a me; poiché egli ha scritto di me” (Giovanni 5:46). “Non pensate che io sia venuto per abolire la legge o i profeti; io sono venuto non per abolire ma per portare a compimento” (Matteo 5:17).

Leggere la Genesi è importante, così come i profeti, ma è leggendo Matteo, Marco, Luca e Giovanni e gli scritti Paolo, e persino l’Apocalisse, che apprendiamo il senso cristologico di molti brani dell’Antico Testamento e il messaggio cristocentrico di tutta la Scrittura. Impariamo inoltre che sebbene molte profezie sul Messia si siano avverate in Cristo, ve ne sono ancora molte che si avvereranno al suo ritorno, promesso ai suoi fedeli in molti brani del Nuovo Testamento.

L’assistenza dello Spirito Santo

Capisco che un approccio “razionale” allo studio della Bibbia sarebbe più in linea con i tempi che viviamo. Ma parliamo di un “libro” con un messaggio spirituale e avvicinarsi al suo studio senza tenerne conto sarebbe “irrazionale”. Del resto, onestamente, credo che se non si considerino le Scritture Parola di Dio non vale proprio la pena studiarle. Leggerle una volta, due, alcuni libri, per cultura si; ma studiarle senza riconoscerne l’autorità spirituale sarebbe masochismo puro.

Gesù ci ha detto che nello studio della Sua Parola non saremmo stati soli.

Guardate gli apostoli. Gesù li ha chiamati e poi non li ha semplicemente abbandonati a se stessi, non li ha mandati senza ammaestrarli in maniera personale. Per anni Gesù parlò pubblicamente al popolo, ma si intrattenne con i suoi discepoli per spiegare il senso dei suoi insegnamenti.

Vi sarebbe stato un momento in cui Gesù li avrebbe dovuti abbandonare. Promise quindi “un altro consolatore”, lo Spirito Santo, suo vero vicario, sostituto, che avrebbe assistito i credenti proprio come aveva fatto lui con gli apostoli.

Essendo la Bibbia un libro spirituale, abbiamo bisogno che lo Spirito di Dio e di Cristo, ravvivi il nostro spirito, apra i nostri occhi spirituali e ci faccia comprendere la Parola di Dio.

Sebbene sia sensato e produttivo leggere la Bibbia per trovarvi Dio, ha poco senso studiarla  se non si crede. Molti studiosi infatti arrivano ad assurde conclusioni o teorie proprio per il fatto che la esaminano senza quella fondamentale chiave di lettura che è la sua spiritualità, il fatto che essa parla soprattutto allo spirito, mentre apre il nostro intelletto alle comprensione delle cose di Dio. Se Mauro Biglino legge la Bibbia e non vi trova Dio ma gli extraterrestri è perché la durezza del suo cuore non gli permette di capire, il suo spirito è morto, soccombe al suo intelletto e alla seduzione di esaltare se stesso e la sua conoscenza personale. L’uomo spirituale, invece, legge la Bibbia e Dio gli dona pace e forza, serenità, gioia, lo guida nella quotidianità, lo conforta, lo assiste, lo sostiene… Perché la conoscenza biblica non è “gnosi” o semplicemente “cultura”. La Bibbia è la chiave che mediante la nostra fede e attraverso il ministero dello Spirito Santo che ci guida, ci spalanca le porte del cielo e ci permette di avere accesso alla presenza, in Cristo, del nostro meraviglioso Dio e Padre. È inoltre una road map che ci guida nel tortuoso cammino della vita. Perché la conoscenza biblica non è e non può essere fine a se stessa ma trova un senso ed un riscontro nella quotidianità del credente – 2 Timoteo 3:16-17.

 Esegesi,  ermeneutica e significato del testo biblico per il credente.

 “In filologia, l’esegesi (in greco antico: ἐξήγησις) è l’interpretazione critica di testi finalizzata alla comprensione del loro significato. Campi di applicazione possono essere, ad esempio, la legislazione (“esegesi giuridica”), la storia (“esegesi delle fonti storiche del Medioevo”), la letteratura (“esegesi manzoniana”) o la religione (“esegesi biblica”). In quest’ultimo caso, l’esegesi ha una forte affinità con l’ermeneutica, intesa come tecnica per la corretta esegesi dei testi sacri”. Fonte: Wikipedia alla voce “esegesi”.

La Bibbia dice quello che dice. Leggendola parla al nostro cuore. Leggerla ci cambia, in modi che a volte non riusciamo a spiegare, nemmeno a noi stessi, né tantomeno descrivere.

Vi è un’esegesi, una comprensione e interpretazione del testo biblico che viene dallo studio delle lingue originali e dal contesto storico, culturale, ecc., che indaga in maniera quasi “scientifica” per pervenire alla corretta e persino oggettiva comprensione di ciò che l’autore voleva dire in prima istanza. Ma la Bibbia non è un testo come altri e la ricchezza di significati è immensa, significati universali e personali. Dio parla ai cuori attraverso la Sua Parola in maniere meravigliose, ad un livello spirituale che conduce alla consapevolezza dell’amore di Dio e comunione con il Padre.

Il giorno della Pentecoste Pietro annunciò il Vangelo ripieno dello Spirito Santo e qualcosa di unico nella storia dell’umanità accadde: ognuno che ascoltava, essendo presente per la festa giudaica gente di ogni dove, udiva il vangelo nella sua propria lingua. Lo stesso miracolo non si ripete forse ogni volta che un uomo di  Dio annuncia la Parola guidato dallo Spirito Santo? A volte, la domenica, parli con le persone e ognuno è lì a dirti che le parole del sermone erano proprio per lui, una risposta a quello che accadeva nella sua vita. Eppure ognuno ha problemi diversi, domande diverse, preghiere diverse. Non dobbiamo quindi sottovalutare la potenza della Parola di Dio, così com’è, per iscritto così come quando è annunciata. Infatti, non è nel libro, nelle parole in se e per se che vi è potenza, ma è l’opera dello Spirito Santo nei nostri cuori. Vi sono studiosi che conoscono la Bibbia a memoria, ma il loro spirito è morto, non è sensibile alle parole dello Spirito Santo, accumulano semplicemente nozioni su nozioni, teorie, dottrine, ecc. Non è per questo che Dio ci ha dato la Sua Parola. Essere istruiti e dotti è meraviglioso – ho dedicato tutta la mia vita a questo, come attestano i tanti libri che ho scritto (circa 60) – ma non è per questo fine che dobbiamo studiare la Bibbia. Paolo a Timoteo lo spiega chiaramente: “… perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3:17)

Sempre più gente fa riferimento al testo originale, alle lingue ebraica, greca, e si riempie la bocca di termini forse più per impressionare che per spiegare la Parola di Dio al credente medio. È per questo che quasi trent’anni fa ho iniziato a studiare il greco biblico. E mi sono convinto di una cosa: un uomo o donna di Dio che aprono la Bibbia e la leggono con preghiera e con cuore aperto capiranno, ciberanno il loro spirito, non per essere un dottore e accumulare conoscenza su conoscenza, ma per essere sempre più in comunione con Dio e parlare con franchezza del Vangelo che li ha salvati

Premesso questo, bisogna aggiungere che se alla virtù aggiungiamo la conoscenza non facciamo bene, ma benissimo. Purché non perdiamo di vista il fatto che tutto ciò che studiamo ha un solo fine, pratico, quotidiano, nel nostro vissuto.

Da anni il motto dei miei studi è stato: “crescendo nella conoscenza di Dio” (Colossesi 4:10). In greco questa frase è ancora più forte perché utilizza un termine “ἐπίγνωσις” nel nostro alfabeto lo translitteriamo “epignosis”. Paolo qui oppone alla “gnosi” in senso stretto, il cuore del movimento gnostico del primo secolo, ma possiamo anche riferirlo alla conoscenza in senso generale, l’ “epignosi”, una conoscenza migliore, superiore potremmo dire, che ha come oggetto Dio.

Alcuni sembrano essere contrari o indifferenti all’istruzione, alla scolarizzazione, allo studio. Io la penso diversamente. La conoscenza che accumuliamo nella nostra vita dobbiamo semplicemente utilizzarla in modo diverso rispetto ai non credenti. Se il dotto che non crede in Dio ha nella sua conoscenza motivo di orgoglio e occasione di prevaricazione per chi sa meno, nel credente la conoscenza, anche quella appresa fra i banchi di scuola, deve essere vista come spunto per essere migliore, facendo poi confluire ciò che sappiamo in un più affinato metodo e capacità per lo studio della conoscenza migliore, quella di Dio. Ciò non per raggiungere posizioni e fregiarci di titoli – ben vengano, ma non solo il fine per chi è credente e sa – ma per renderci persone migliori, credenti più consapevoli e mettere al servizio del corpo di Cristo ciò che abbiamo appreso.

Chi snobba lo studio e la conoscenza fa un torto a chi fra i nostri migliori fratelli nella fede ci ha preceduto e ha lottato affinché tutti potessero avere libero accesso alle Sacre Scritture e avere l’istruzione necessaria per poterle leggere e comprendere. La comprensione della Bibbia passa per il nostro spirito, ma bisogna che venga adeguatamente affinata con lo studio per meglio comprendere cosa dicono le Scritture.

Studio serio e sistematico

Purtroppo a causa della nostra cultura, noi italiani spesso confondiamo la conoscenza con il titolo che la dovrebbe attestare (sebbene attesti solo il livello di istruzione) o la professione che esercitiamo. Può essere così, ma non deve per forza essere così. Molti infatti affermano che gli apostoli erano dei pescatori, dovendo ciò per forza di cose farci concludere che fossero degli ignoranti illetterati. Mentre tali non erano. Un ebreo del primo secolo cresceva all’ombra dell’istruzione della Sinagoga, che era un vero e proprio centro culturale. Lì si studiavano le Scritture, si discuteva, si veniva istruiti. Un ebreo parlava aramaico, ma anche l’ebraico, necessario per comprendere le Scritture. Chi poi viveva in zone come la Galilea era esposto a frequenti contatti con mercanti, viaggiatori e marinai e comprendere e saper parlare il greco era cosa comune, esso era infatti la lingua franca parlata in tutto il mondo di allora.

A prescindere dal livello culturale personale degli apostoli, Gesù li chiamò, ma non li mandò immediatamente. In quanto “rabbi”, maestro, li istruì personalmente. Il Signore infatti per tre anni e più ammaestrò personalmente i suoi discepoli sulle cose di Dio. Gli apostoli hanno avuto il migliore insegnante che si potesse sperare di avere e, quindi, la migliore istruzione possibile. Istruzione non convenzionale, specifica, ma che li rendeva atti al compito per il quale Dio li aveva scelti.

Quando Gesù ammaestrava alle folle, poi i discepoli in disparte lo interrogavano, approfondivano, volevano capire il senso più profondo delle parole del loro maestro. Per questa loro buona volontà Gesù li premiava: “a voi è dato di conoscere i misteri del regno dei cieli” (Matteo 13:11). La qualità più importante degli apostoli era il loro desiderio di voler sapere le cose di Dio e farlo con ogni umiltà e intelligenza: invece di riflettere, cercare di capire da se, piuttosto che pensare di poter fare da soli, andavano dal loro Maestro e approfondivano il senso delle sue parole, dei suoi insegnamenti.

Nel vangelo di Matteo in particolare possiamo vedere come Gesù prima chiama gli apostoli, essi lo seguono e lui comincia ad ammaestrarli. Lo fa in maniera graduale. Leggendo un padre della Chiesa mi rimase impressa una sua affermazione: “troppa luce acceca”. Bisogna esporsi gradualmente alla luce, perché altrimenti non saremo illuminati ma accecati. Ed è gradualmente che Gesù si rivela ai discepoli. Interroga Pietro quando già siamo al capitolo 16 di Matteo, dopo che molte cose erano accadute e Gesù aveva già insegnato molto, sia in pubblico, sia in privato.

Dopo che Pietro ha apertamente affermato che Gesù è il Messia promesso, il Cristo, Gesù fa una sconvolgente affermazione: “ordinò ai suoi discepoli di non dire a nessuno che egli era il Cristo” (Matteo 16:20). Aggiunge Matteo anche una preziosa precisazione: “Da allora Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molte cose da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti, degli scribi, ed essere ucciso, e risuscitare il terzo giorno” (Matteo 16:21).

Vedete come Gesù procede per gradi nell’istruzione dei suoi discepoli.

Consideriamo ad esempio il fatto che annuncia il suo ritorno in Matteo solo quando siamo al capitolo 24. Dopo la sua resurrezione gli conferisce il grande mandato, Matteo 28:19, insegna ancora loro le cose che riguardano il regno di Dio, Atti 1:3.

Come ogni corso di studio superiore che si rispetti, bisogna che vi sia una cerimonia di laurea e la discussione di una tesi. Lo stesso è accaduto agli apostoli nel giorno della Pentecoste, quando furono ripieni dello Spirito Santo e Pietro annunciò il Cristo in un discorso pubblico (la sua tesi di laurea) che annunciò pubblicamente il Vangelo (Atti 2) dimostrando ciò che diceva con ampie citazioni dall’Antico Testamento.

Studiare la Bibbia oggi

Oggi abbiamo a nostra disposizione una quantità di mezzi per studiare la Bibbia da fare paura. Vi sono percorsi classici: seminari, corsi di laurea. Vi sono vere e proprie facoltà di teologia. Noi evangelici siamo all’avanguardia in questo senso, sebbene la conoscenza della lingua inglese sia molto importante, quasi fondamentale se si vuole giungere a certi livelli accademici.

Ma anche lo studio personale è molto facilitato.

Youtube è un mezzo validissimo per approfondire le lingue originali, sia ebraico che greco.

Le App e i software da pc sono sussidi preziosissimi. Biblehub.com mette a disposizione versioni bibliche, traduzioni interlineari, ecc. E-sword è il software che uso personalmente. Mi permettere di accedere a molte versioni bibliche, incluse quelle originali, a commentari, dizionari biblici, ecc.

Oggi poi, anche grazie ad Amazon, è facile reperire qualsiasi testo che ci serva per approfondimento o studio.

Insomma, parafrasando un vecchio motto “chi vuol esser ignorante, ignorante sia” ma lo è senza valide giustificazioni.

 

Una cosa, però, mi colpisce e devo dirla. Nei miei molti anni di studio ho davvero letto molto. Ma non so se ho letto libri più belli e testi più emozionanti degli scritti dei padri della Chiesa. Si tratta degli scrittori cristiani dei primi secoli. Ed è una cosa singolare che i loro scritti siano così profondi e di cultura sebbene siano stati prodotti all’inizio del percorso della Chiesa. Invito chi voglia studiare il cristianesimo seriamente a reperire i loro testi. Parlo di Giustino, Clemente, Ippolito, Ireneo, l’epistola a Diogneto, il Didaché, ecc. Io stesso ho curato l’edizione e la pubblicazione di vari scritti di patristica. Questi primi cristiani ci hanno dato delle lezioni importantissime ed è anche grazie a loro che oggi il cristianesimo ha radici così solide. Con pochissimi mezzi a loro disposizione, ma con una grande fede e una profonda cultura messa al servizio della Chiesa, si sono prodigati per testimoniare – molti anche con il martirio – la Verità delle Scritture, che essi – che non hanno app e computer – citavano abbondantemente. Leggendo i loro scritti ci rendiamo conto della loro grande cultura e che i primi cristiani erano tutt’altro che ignoranti e muovevano i loro primi passi in un mondo fatto di persone certamente non ignoranti.

Oggi quindi, come non mai, poche scuse per essere testimoni ignoranti della nostra fede, e ogni opportunità per essere istruiti, preparati, testimoni di Cristo equipaggiati degli strumenti necessari, spirituali e intellettuali, per combattere il buon combattimento della vita cristiana.

 

Per chi volesse approfondire:

LA BIBBIA un’introduzione di Giuseppe Guarino

La Bibbia è più che un libro. Chi ha creduto sa che può cambiare le vite. Persone dedite all’ uso di droghe, all’alcol, al furto, persone che avvertivano un vuoto interiore incolmabile … la Bibbia ha cambiato le esistenze di milioni nel mondo, dando speranza e in questa vita e in quella futura. Coloro che si dedicano allo studio di queste pagine sacre con cuore sincero, sanno che Dio parla attraverso le sue righe: bisogna soltanto essere disposti ad ascoltare. L’uomo deve soltanto raccogliere la sfida di Dio: “…mettetemi alla prova in questo, dice l’Eterno degli eserciti; e vedrete s’io non v’apro le cateratte del cielo e non riverso su voi tanta benedizione che non vi sia più dove riporla.” (Malachia 3:10)

libro: www.amazon.it/dp/1514606070

ebook: www.amazon.it/dp/B086RTMCS4