Amore per la Verità

AMORE PER LA LIBERTA’ di Giuseppe Guarino

Quanto amiamo la Verità? L’amiamo a sufficienza da essere pronti a sopportare le conseguenze che essa spesso porta con sé?

Gesù non ci ha mai mentito. Non ha detto che la verità ci avrebbe reso ricchi e nemmeno felici, ma liberi. Gesù dice sempre la verità, a chi lo ascolta, a chi lo vuole seguire. Anche a costo di perdere questo o quel discepolo.

Noi esseri umani raramente diciamo tutta la verità e spesso per paura di perdere i nostri amici o persone care. Per non metterci in aperto contrasto con chi la pensa diversamente. La verità la perdoniamo solo quando viene dalla bocca dei bambini. Spesso se qualcuno ci dice le cose come stanno, anche se sappiamo in fondo in fondo che quella persona ha ragione, storciamo il naso e forse ci sentiamo addirittura offesi.

Essere pronti ad accettare la Verità significa essere pronti ad accettarne le conseguenze. La libertà, poi, da che mondo è mondo, ha comunque un prezzo.

Nell’antichità lo schiavo poteva pagare per la sua libertà, letteralmente acquistarla.

Per questo la Scrittura ci dice: “sapendo che non con cose corruttibili, come argento od oro, siete stati riscattati dal vostro vano modo di vivere tramandatovi dai padri, ma col prezioso sangue di Cristo, come di Agnello senza difetto e senza macchia” (1 Pietro 1: 18-19). Come vediamo è proprio con in mente il possibile riscatto dello schiavo che Pietro spiega il prezzo che Cristo  ha pagato per liberarci dalla schiavitù del peccato e per essere liberi di servire Dio.

Gesù stesso l’ha detto chiaramente: “Gesù rispose loro: «In verità, in verità vi dico: Chi fa il peccato è schiavo del peccato”.

Non facilmente l’uomo si accorge di essere schiavo del peccato. La più efficace catena è, infatti, quella che non si vede; e la più grande schiavitù è quella che riesce a darti l’illusione di essere libero.

Tempo fa uscì uno dei miei film preferiti, Matrix. Non so quante volte l’ho visto! Anzi, molto probabilmente, adesso lo andrò a rivedere. Una cosa che mi colpì furono i tanti riferimenti biblici, troppi per essere casuali. Riferimenti evidenti nei nomi dei protagonisti e non solo, ma anche meno evidenti nella narrazione stessa: un po’ una parabola della falsa libertà nella quale l’uomo odierno si vanta di vivere.

Il protagonista della storia a un certo punto incontra Morpheus che gli offre due opzioni: la pillola rossa o la pillola blu.

Sapere la verità ha un prezzo: rendersi conto che tutto ciò che fino a quel momento si pensava fosse vero, reale e libertà era invece soltanto una messa in scena, una schiavitù – a volte piacevole, ma pur sempre schiavitù.

In inglese c’è un detto: “Ignorance is bliss”. Noi in italiano diciamo: “beata ignoranza”. Ma in inglese è più incisivo: ignoranza è beatitudine.

In un certo senso lo conferma anche la Bibbia. Salomone fu un uomo saggio e sapeva: “Poiché dove c’è molta sapienza c’è molto affanno e chi aumenta la conoscenza, aumenta il dolore”. (Ecclesiaste 1:18)

Per questo dicevo all’inizio che bisogna amare la libertà per essere disposti a pagare il prezzo che comporta riconoscerla e accettarla.

Ma esiste UNA Verità? E, per essere ancora più diretti: esiste LA verità?

Pilato ebbe un dialogo con Gesù davvero significativo. Mi ha sempre affascinato e assume un ruolo non secondario nel Vangelo di Giovanni. Pilato aveva una mentalità “greca”, dipendente, come quella dei nostri giorni, da un sincretismo quasi necessario per adattarsi alla realtà multiforme che ci circonda. Eppure, sono convinto, che allora come oggi il nostro spirito in un certo senso si rifiuta di sentirsi acquietato dalla nostra razionalità e lotta per la ricerca di una Verità, insinuando sempre il dubbio che la Verità esista e sia conoscibile.

Pilato in tutta la drammaticità del rincorrersi degli eventi che seguono l’arresto di Gesù decide di avere un colloquio privato con lui. Lo interroga. “Per questo sono io nato, e per questo son venuto nel mondo, per testimoniar della verità; chiunque è della verità ascolta la mia voce”.[1]

Molto probabilmente questo dialogo si è svolto in greco ed è proprio la forza espressiva del greco che lo rende così intenso.

Pilato infatti chiede: “Cos’è Verità?” [2]

Gesù afferma di essere venuto nel mondo per testimoniare della Verità. La domanda di Pilato sembra mettere in dubbio che vi sia, che vi possa essere “una” Verità. Una maniera davvero attualissima di confrontare le affermazioni del Signore. Anche oggi, in un mondo intriso di sentimenti sincretisti e razionalità, la pretesa di Gesù e del cristianesimo viene mal vista. Eppure Gesù ebbe ad affermare con chiarezza: “Io sono la Via, la Verità e la Vita” (Giovanni 14:6), una frase che non sconvolgeva allora meno di quanto non sconvolga oggi.

Mi vanto di avere scoperto Egle Mirabella come scrittrice. Lo era prima di incontrarmi, sicuramente; ma non lo sapeva. Abbiamo studiato insieme un po’ di greco e quello che dice sulla Verità nel suo ultimo libro è davvero istruttivo: “La parola greca Aletheia greca è formata dalla “a” privativo e “Lethe” la dea del oblio, della dimenticanza”.[3]

(Il linguaggio di Egle è più complesso del mio. Lo spirito greco che guida la sua indagine è invece in me pragmatismo ebraico, mitigato da un universalismo greco che è l’espressione del mio desiderio di essere compreso e dal bisogno di rendere il messaggio evangelico il più comprensibile possibile.)

La parola greca “verità” ha in sé i due latenti significati: è qualcosa che ci priva dell’oblio. Ciò ci riconduce a quanto abbiamo detto all’inizio. Ma allo stesso tempo Egle ci segnala una cosa in più, la Verità ci fa ricordare chi siamo davvero, da dove proveniamo. La Verità ci riporta, ha in sé la forza di riportarci allo stato di libertà di cui godevano in quel primordiale giardino, quando Dio camminava con noi e nulla turbava il nostro stato di comunione con lui.

Gesù quindi disse in maniera lapidaria: “Conoscerete la Verità e la Verità vi renderà liberi” (Giovanni 8:32).

Quanto è grande il nostro amore per la verità? Lo è al punto di essere pronti ad affrontare le spiacevoli conseguenze che il sapere potrebbe comportare?

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NOTE

[1] “ἐγὼ εἰς τοῦτο γεγέννημαι καὶ εἰς τοῦτο ἐλήλυθα εἰς τὸν κόσμον, ἵνα μαρτυρήσω τῇ ἀληθείᾳ. πᾶς ὁ ὢν ἐκ τῆς ἀληθείας ἀκούει μου τῆς φωνῆς”.

[2] τί ἐστιν ἀλήθεια;

[3] Egle Mirabella, Veritas, Aletheia, Apokalipsis, p. 112, Infinity Books, 2021.

 

 




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