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Il Vangelo a Efeso

IL VANGELO A EFESO di Giuseppe Guarino

Efeso è una città importante che si trova in Asia Minore, la odierna Turchia. Paolo vi fa una sua prima sosta citata in Atti 18.

Immagine tratta dal libro “Paolo., Apostolo di Cristo” di Antonio Calisi, Infinity Books.

In Atti 18 Paolo si sposta da Atene a Corinto, dove accade qualcosa di importante.  Leggiamo che “ogni sabato” l’apostolo insegnava nella sinagoga” ed è in seguito al netto rifiuto del vangelo da parte del suo popolo che afferma: “da ora in poi andrò ai Gentili” (Atti 18:6).

Dopo aver trascorso oltre un anno e mezzo ad insegnare a Corinto, abbandona quella città portando con sé Aquila e Priscilla. Ed ecco che per la prima volta arriva ad Efeso, dove rimane comunque poco tempo. (Atti 18:19). Lascia qui Aquila e Priscilla. Il seme della chiesa di Efeso è gettato.

Il primo frutto sembra Apollo, istruito sulla via di Dio proprio dai due fedeli compagni di viaggio dell’apostolo. (Atti 18:24-28).

Paolo torna ad Efeso e vi rimane per oltre due anni (Atti 19: 1, 10).

Durante questo importante periodo l’apostolo insegna con ogni libertà ai Giudei e ai Greci. Questo dettaglio, questa distinzione – come se vi fossero due categorie di credenti – è molto importante e sta alla base di una corretta comprensione del linguaggio dell’epistola agli Efesini. “Per due anni (per bocca di Paolo) … tutti gli abitanti dell’Asia, Giudei e non Giudei (Greci) udirono la Parola” (Atti 19:10)

Trascorsi i due anni, Paolo si reca in Macedonia e visita altre città. Si trova a Mileto (Atti 20:17) quando fa chiamare gli anziani della chiesa di Efeso per parlargli. La chiesa in Efeso è ormai fondata sulla Parola, insegnata per anni dall’apostolo, i suoi ministri sono fedeli, istruiti, e possono  continuare l’opera apostolica. (Atti 20:18-21)

Eppure circa trent’anni dopo il Signore contesta questo alla chiesa di Efeso: ” Ma io ho questo contro di te: che hai lasciato il tuo primo amore” (Apocalisse 2:4). C’è veramente da riflettere su questo “scadere” di una chiesa così importante e alla quale l’apostolo scriveva senza avere nulla da rimproverare. Un monito per ognuno, a livello individuale e confessionale.