di Giuseppe Guarino
Perché i Vangeli sono stati scritti in questo modo? Perché non troviamo date o descrizioni che ci avrebbero fatto così comodo? Come mai gli eventi sono narrati in maniera a volta tanto sintetica?
_______
Dr. Who è il titolo di una fortunata serie televisiva di fantascienza cominciata nei lontani anni ’60 ed ancora oggi prodotta dalla BBC. La seguivo, poco più che bambino, negli anni ’70, quando la RAI – allora c’era solo quella! – ne trasmise alcuni episodi. Ho visto con piacere gli episodi più recenti (dalla quinta all’ottava stagione) e devo dire che il progresso della serie e dei personaggi è notevole – sono ancora oggi un cultore di fantascienza, sebbene non abbia più da dedicarvi molto tempo.
La cosa che più mi affascina in Dr. Who è la sua astro-tempo- nave che serve al protagonista per viaggiare nello spazio e nel tempo, il Tardis. Sebbene appaia come una comune cabina telefonica inglese, il Tardis si rivela al suo interno come un ambiente molto spazioso, come ci si aspetterebbe da un mezzo capace di fungere da astronave e da macchina del tempo.
A vederlo da fuori chi l’avrebbe detto che un oggetto tanto comune potesse nascondere al suo interno simili fantastiche potenzialità?
Questa premessa perché, qualche giorno fa, mi sono trovato a discutere sullo stile di composizione dei vangeli con un mio amico, Riccardo, come me appassionato di fantascienza ed anche di fantascienza datata (ricordate Spazio 1999? Star Trek? Ufo?). Riccardo si lamentava dello stile scarno, troppo essenziale a suo avviso, delle narrazioni evangeliche e mi chiedeva apertamente: Perché la Bibbia riporta così pochi dettagli sulla vita di Gesù?
Non è che anche io non mi sia posto questa domanda. Ma credo di aver trovato delle spiegazioni sufficientemente soddisfacenti.
Marco è davvero essenziale nello stile e nei contenuti, ma è un’opera perfettamente in sintonia con gli altri scritti suoi contemporanei. In parole povere, era quello il metodo corrente di scrittura nel periodo in cui quel vangelo fu scritto. Come è logico, ogni autore deve adottare uno stile accettabile dai propri contemporanei, per senso di praticità, ma anche per risultare più chiaro ed efficace possibile.
Se consideriamo che un film o telefilm appena degli anni ’70 ci appare oggi rozzo ed ingenuo, dobbiamo tenere conto che il risultato dei Vangeli, dal punta di vista squisitamente letterario, è più che buono.
Se Matteo propone una cronologia diversa degli eventi rispetto a Marco, è perché il suo intento narrativo tende più a sottolineare il senso di ciò che accade piuttosto che il loro ordine cronologico – che invece ossessiona noi uomini del XXI secolo! Matteo mi ha “sconvolto” con il “disordine” cronologico che compare in alcuni punti della sua narrazione, ma così tanto meravigliato per il suo grande ordine tematico che così compariva!
Perché poi tre vangeli sinottici ed un quarto, quello di Giovanni? La risposta che mi sono data è stata la seguente: quattro narrazioni ci offrono una prospettiva completa, a 360 gradi, di quanto dobbiamo sapere sulla persona di Gesù e sugli eventi che hanno caratterizzato il suo ministero terreno. Da cristiano e da studioso, lo dico in tutta onestà, non ho mai avvertito il bisogno di un quinto evangelo.
Sempre considerando l’approccio storico ai vangeli intesi come documenti, il loro valore di evidenze storiche è più che attendibile, in quanto chiaramente dipendenti dal resoconto di testimoni oculari degli eventi che in essi sono descritti. E, paradossalmente, in quanto documenti anonimi risultano per ciò essere ancora più attendibili, visto che prima di arrivare ad un tale unanime accoglimento nel canone biblico, devono aver dovuto passare l’attento esame di tutta la Chiesa nascente: per essere prima riconosciuti come resoconti attendibili e poi, ma anche soprattutto, Parola di Dio.
I vangeli clamorosamente falsi, attribuiti a questo o quell’apostolo, invece, che hanno proliferato nel II secolo, essendo palesemente di valore pressoché nullo dal punto di vista teologico ma anche storico, hanno goduto soltanto per qualche tempo del favore di questa o quella setta eretica dove erano stati prodotti o diffusi, scivolando presto nell’oblio, almeno fino a quando qualche fortuito ritrovamento non li ha portati alla luce e qualche sapiente operazione commerciale non ne ha sfruttato le potenzialità di guadagno, cercando di attribuire loro un valore storico e religioso che oggettivamente non hanno mai avuto.
Quando si parla di contrasti all’interno delle narrazioni evangeliche o fra di loro, invito a riflettere su quanto sia difficile a volte attingere dalle diverse fonti di informazione (giornali, notiziari) circa la verità di eventi dei nostri giorni; o quanto sia difficile a volte in un’aula di tribunale accertare la verità dei fatti accaduti anche in presenza di diversi testimoni.
L’attendibilità dei testimoni per eccellenza della nostra fede, gli apostoli, sta nel fatto che costoro erano così certi di quanto avevano visto da dedicare tutta la loro vita alla causa del Cristo, e di non fermarsi dal proclamare la Verità nemmeno quando minacciati di morte e poi veramente uccisi.
Scriveva l’apostolo Pietro: “Infatti vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del nostro Signore Gesù Cristo, non perché siamo andati dietro a favole abilmente inventate, ma perché siamo stati testimoni oculari della sua maestà.” (2 Pietro 1:16 – Nuova Riveduta)
Forse ancora più incisivo scrisse poi l’apostolo Giovanni: “Quel che era dal principio, quel che abbiamo udito, quel che abbiamo visto con i nostri occhi, quel che abbiamo contemplato e che le nostre mani hanno toccato della parola della vita (poiché la vita è stata manifestata e noi l’abbiamo vista e ne rendiamo testimonianza, e vi annunziamo la vita eterna che era presso il Padre e che ci fu manifestata), quel che abbiamo visto e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché voi pure siate in comunione con noi; e la nostra comunione è con il Padre e con il Figlio suo, Gesù Cristo.” (1 Giovanni 1:1-3 – Nuova Riveduta).
Tralasciando i profondi significati dell’ultima citazione, quello che inequivocabilmente si capisce è che l’apostolo Giovanni dice apertamente: Guardate che abbiamo perfettamente capito ciò di cui siamo testimoni (notate il plurale!), sentito, visto e persino toccato; noi siamo sicuri delle cose che annunciamo, dell’evangelo.
Bisogna essere onesti: non molti eventi storici possono vantare fonti tanto attendibili.
Ma il mio amico, poco interessato alla storia, non rimase per nulla convinto dai cenni che gli feci di quanto sopra ho detto. Riflettendoci a casa, quindi, ho elaborato tutt’altra risposta.
I vangeli e la Bibbia in generale, sono come il Tardis di Dr. Who! Esteriormente appaiono come semplici libri di 27 o 16 capitoli, ma quando entri dentro trovi immensi significati, interi libri dentro i libri, i capitoli, i versi, a volte persino le singole parole. Gli innumerevoli testi scritti sulla Bibbia, se li vogliamo considerare come il frutto dell’osservazione di quanto trovato durante le ricognizioni all’interno di questo stupefacente “contenitore”, sono lì ad attestare l’immensa mole di informazioni che custodiscono questi scritti all’apparenza tanto scarni.
Non è forse vero che oggi per facilitare lo spostamento di grossi files si usa “zipparli”? Lo faccio spesso per mandare diverso materiale via e-mail: raccolgo tutto in una cartella, poi comprimo; quindi allego e spedisco il tutto.
La Bibbia possiamo immaginarla come un messaggio di Dio inviato all’uomo, accuratamente “zippato” in maniera da potersi recapitare con successo all’umanità intera.
Me la cavo meglio con la storia che con la scienza e l’informatica, ma spero di non aver fatto troppa brutta figura ed aver dato nuovi spunti di riflessione da altre prospettive che non siano le solite che regolarmente propongo nei miei studi.
Chiudo con un’ultima importante considerazione.
I tempi sono maturi e c’è poco spazio per i dubbi. Il Signore è alle porte ed il ritorno di Gesù è vicino. L’unica cosa sensata che ci conviene fare è prepararci per quel glorioso momento … il resto conta così poco!
Maranatha!