Vangelo di Matteo – Capitolo 1

Note di Giuseppe Guarino

Questo il primo capitolo di Matteo, con le note al testo a seguire. Il Vangelo va letto con attenzione  e il commento è soltanto un aiuto e la comprensione la dobbiamo principalmente allo Spirito Santo e al suo perfetto ministero.

Capitolo 1

Genealogia di Gesù

 1 Libro[1] della genealogia di Gesù Cristo, figlio di Davide, figlio di Abrahamo[2].

 2 Abrahamo generò Isacco; Isacco generò Giacobbe; Giacobbe; generò Giuda e i suoi fratelli.

3 Giuda generò Fares e Zara da Tamar; Fares generò Esrom; Esrom generò Aram;

4 Aram generò Aminadab, Aminadab generò Naasson; Naasson generò Salmon,

5 Salmon generò Booz da Rahab; Booz generò Obed da Ruth; Obed generò Iesse.

6 Iesse generò il re Davide; il re Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Uria.

7 Salomone generò Roboamo; Roboamo generò Abia; Abia generò Asa

8 Asa generò Giosafat; Giosafat generò Ioram; Ioram generò Ozia.

9 Ozia generò Ioatam; Ioatam generò Acaz; Acaz generò Ezechia.

10 Ezechia generò Manasse; Manasse generò Amon; Amon generò Iosia.

11 Iosia generò Ieconia e i suoi fratelli al tempo della deportazione in Babilonia.

12 Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconia generò Salatiel; Salatiel generò Zorobabel.

13 Zorobabel generò Abiud; Abiud generò Eliakim; Eliakim generò Azor.

14 Azor generò Sadok; Sadok generò Achim; Achim generò Eliud.

15 Eliud generò Eleazar; Eleazar generò Matthan; Matthan generò Giacobbe.

16 Giacobbe generò Giuseppe, il marito di Maria, dalla quale nacque Gesù, che è chiamato Cristo.

17 Così, tutte le generazioni da Abrahamo fino a Davide sono quattordici generazioni; e da Davide fino alla deportazione in Babilonia, quattordici generazioni; e dalla deportazione in Babilonia fino a Cristo, quattordici generazioni[3].

Nascita di Gesù

18 Or la nascita di Gesù Cristo avvenne in questo modo. Maria, sua madre, era stata promessa in matrimonio a Giuseppe, ma prima che iniziassero a stare insieme, si trovò incinta per opera dello Spirito Santo[4].

19 Allora Giuseppe, suo sposo, che era uomo giusto e non voleva esporla ad infamia, deliberò di lasciarla segretamente[5].

20 Ma, mentre rifletteva su queste cose, ecco che un angelo del Signore gli apparve in sogno, dicendo: “Giuseppe, figlio[6] di Davide, non temere di prendere con te Maria come tua moglie, perché ciò che è stato concepito in lei è opera dello Spirito Santo.

21 Ed ella partorirà un figlio e tu gli porrai nome Gesù, perché egli salverà il suo popolo dai loro peccati”.

22 Or tutto ciò avvenne affinché si adempisse quello che era stato detto dal Signore, per mezzo del profeta che dice:

23 “Ecco, la vergine sarà incinta e partorirà un figlio, il quale sarà chiamato Emmanuele che, interpretato, vuol dire: “Dio con noi”[7].

24 E Giuseppe, destatosi dal sonno, fece come l’angelo del Signore gli aveva comandato e prese con sé sua moglie;

25 ma egli non la conobbe, finché ella ebbe partorito il suo figlio primogenito[8], al quale pose nome Gesù[9].

NOTE

[1] Non è singolare che Matteo cominci la sua narrazione parlando di un “libro” della genealogia di Gesù, quasi che abbia inserito un documento indipendente all’inizio del suo resoconto sulla vita di Gesù. Non può essere una coincidenza che una simile affermazione a quella di Matteo la troviamo nel libro della Genesi quando viene elencata la genealogia – Genesi 5:1 – del “primo” Adamo. L’inizio di questo vangelo è quindi subito marcatamente ebraico.

[2] Gesù è “figlio” in senso ampio; noi oggi diremmo “discendente”. La precisazione dell’evangelista ha uno scopo ben preciso: Gesù porta a compimento le promesse fatte ad Abramo e quelle fatte a Davide, cioè per le loro progenie. Vi è un significato ancora più profondo. Essendo figlio di Abramo, egli è il sacrificio che Dio promise ad Abramo in sostituzione per il figlio che in un primo momento gli aveva chiesto di offrire. Ciò è già avvenuto durante la sua prima apparizione, ormai oltre duemila anni fa, quando Gesù offrì se stesso sulla croce quale perfetto sacrificio per la redenzione dell’umanità.

In quanto discendente di Davide, egli avvererà tutte le promesse fatte a quel grande re circa il suo trono, al suo glorioso ritorno come giudice e re.

Che Matteo intendesse esattamente questo quando quasi premettesse che Gesù è sia figlio di Abrahamo che di Davide è evidente dagli sviluppi della sua narrazione.

[3] Le tre divisioni della genealogia in gruppi di quattordici ci dà un totale di 42. Questo numero nella Scrittura lo ritroviamo riferito ai mesi della grande tribolazione e non è escluso che possa voler intendere il travaglio dell’umanità fino all’arrivo di Gesù, il Salvatore. Quattordici comunque è anche il numero del nome del re Davide in lingua ebraica, dove ogni lettera dell’alfabeto ha un valore numerico.

[4] La promessa di matrimonio ebraica era allora vincolante a tal punto che subito l’evangelista parla di Giuseppe come “sposo” di Maria. Potremmo paragonare la “promessa di matrimonio” qui citata ad un compromesso che precede un atto di vendita, dove sussistono tutti gli obblighi di legge per le parti senza che vi sia stata ancora la vendita vera e propria. L’inadempienza ad un compromesso provoca la risoluzione dello stesso con l’obbligo del risarcimento per la parte inadempiente. Quanto qui era successo a Maria era motivo sufficiente perché la promessa di matrimonio non si potesse perfezionare in un matrimonio vero e proprio. Ma quanto cresceva nel ventre di Maria non era opera di nessun uomo, bensì di Dio stesso, dello Spirito Santo che aveva concepito in lei il futuro re di Israele.

[5] La Legge di Mosè permetteva a Giuseppe, in questo caso parte offesa, di far valere ogni sua ragione. Ma Giuseppe, forse perché incredulo e quindi comunque convinto che qualcosa di nefasto potesse essere accaduto alla ragazza, voleva agire con discrezione.

[6] Anche qui “figlio” va inteso come “discendente”.

[7] La citazione è da Isaia 7:14. Uno dei motivi per i quali prediligo la Nuova Diodati come versione è la rispondenza in questa fra questa citazione che troviamo nel Nuovo Testamento con il verso citato di Isaia nell’Antico Testamento. Ciò non accade in altre versioni, quali la Riveduta e la Nuova Riveduta. Ma nel tradurre Isaia 7:14 non sarebbe saggio ritenere affidabile sia la lezione della versione greca dei LXX (Settanta) che l’interpretazione apostolica del brano, dove, nella parola ebraica originale, che è “giovane”, il senso è quello dell’età legata allo stato di purezza fisica? Ritengo la coerenza con l’insegnamento apostolico di gran lunga più importante delle critiche mosse da studiosi razionalisti e anticristiani.

[8] La parola “primogenito” manca in alcuni manoscritti, ma era certamente parte del testo originale di questo brano della Scrittura. La sua omissione è infatti facilmente motivata dall’eccessivo zelo di quegli scribi che immaginando che la parola implicasse che altri figli furono partoriti da Maria dopo Gesù, pensarono bene di toglierla dal testo eliminando ogni fraintendimento.

[9] In questo punto la vecchia Diodati offre una lettura piuttosto singolare: “ella gli pose nome Gesù”. La Nuova Diodati recupera nella sua versione di questo passo, in accordo con tutte le altre versioni, la lettura corretta.

 

 




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