Rapiti

di Giuseppe Guarino

RAPITI è il titolo del mio ultimo libro.

Si tratta di una versione con note bibliche del racconto che ho già pubblicato ed è ancora disponibile “Una presa l’altro lasciato”.

Premessa

(dal libro)

13Fratelli, non vogliamo che siate nell’ignoranza riguardo a quelli che dormono, affinché non siate tristi come gli altri che non hanno speranza. 14Infatti, se crediamo che Gesù morì e risuscitò, crediamo pure che Dio, per mezzo di Gesù, ricondurrà con lui quelli che si sono addormentati. 15Poiché questo vi diciamo mediante la parola del Signore: che noi viventi, i quali saremo rimasti fino alla venuta del Signore, non precederemo quelli che si sono addormentati; 16perché il Signore stesso, con un ordine, con voce d’arcangelo e con la tromba di Dio, scenderà dal cielo, e prima risusciteranno i morti in Cristo; 17poi noi viventi, che saremo rimasti, verremo rapiti insieme con loro, sulle nuvole, a incontrare il Signore nell’aria; e così saremo sempre con il Signore. 18Consolatevi dunque gli uni gli altri con queste parole” (1 Tessalonicesi 4:13-18 ).

 Il vocabolo greco tradotto qui con “rapiti” è il verbo ἁρπάζω (harpazo). Da questo brano nasce la definizione di “Rapimento” per i credenti che saranno presi, rapiti, per incontrare Gesù nell’aria al suo ritorno. Altri brani biblici dove questo verbo è utilizzato e che trovo molto belli sono:

Giovanni 10:27-29, “Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono; e io do loro la vita eterna e non periranno mai e nessuno le rapirà dalla mia mano.  Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti; e nessuno può rapirle dalla mano del Padre”.

Atti 8:39, “Quando uscirono dall’acqua, lo Spirito del Signore rapì Filippo”.

All’interno di RAPITI ho pubblicato una riduzione teatrale del racconto. Potrebbe essere un’idea per una veloce rappresentazione teatrale all’interno delle chiese.  Vi chiedo soltanto di informarmi in caso vorrete utilizzare questo testo (whatsapp +35699532366, guarinous@yahoo.com). Lo pubblico anche qui, in maniera che chi volesse potrà usufruirne in maniera gratuita.

RAPITI

Rappresentazione teatrale
Atto Unico 

 

 Personaggi.

 Salvo: marito rimasto di moglie rapita.

Alfredo: cognato di Salvo, anche sua moglie è stata presa.

Paolo: diacono di chiesa rimasto.

Simona: sorella di una scomparsa.

Anna: moglie e madre, rimasta solo lei in famiglia.

Federico: padre di una ragazza scomparsa.

Giuseppe: la sua famiglia è stata rapita.

 

Sette persone.

Il soggiorno di casa di Alfredo.

La scena comincia con Salvo che entra e si unisce al gruppo già lì. Aspettavano solo lui.

Voci multiple. Ciao Salvo.

Salvo. Buongiorno a tutti. Io sono Salvo, il cognato di Alfredo, il padrone di casa. Non mi sembra di conoscere nessuno di voi, ma Alfredo mi ha detto che stiamo sulla stessa barca, e che forse voi sapete cosa è successo.

Salvo (sedendosi e diventando cupo). Io stavo dormendo e Maria, mia moglie, era accanto a me. D’un tratto c’è stato un forte rumore, non lo so se era un tuono, e un lampo che ha riempito di luce la camera da letto. Ho allungato la mano nel letto per vedere se Maria fosse lì … Non lo so, forse nel sonno ho intuito qualcosa. Ma mi sono riaddormentato subito. La mattina dopo Maria non c’era. Ho pensato che si fosse alzata, ho girato tutta la casa, pure in terrazza, dappertutto. Ma la porta era chiusa dall’interno, come la lasciamo la notte prima di andare a dormire. Il suo cellulare era a casa. Tutte le sue cose erano lì. Il pigiama sul letto. I suoi bracciali, l’anello. La fede, che non ha mai tolto. Ma lei non c’era più. Ho chiamato Alfredo, ho sperato che fosse con sua sorella; ma anche lei era sparita. E adesso sono disperato, perché la mia vita non ha più un senso senza lei e perché non capisco cosa sia successo.

Alfredo: Salvo, lo vuoi un caffè?

Salvo: Si, grazie

Gli altri si associano e prendono anche loro un caffè.

Paolo: Forse tocca a me parlare

Salvo: Chiunque va bene. Alfredo delirava, mi ha detto che sa dov’è mia moglie e che io posso raggiungerla. Non so chi siete e onestamente in questo momento non mi importa molto. Mi importa solo di Maria, di mia moglie. Se non è morta io voglio saperlo.

Paolo: Sono sicuro che Maria non è morta. E lo stesso vale per sua sorella e per i parenti delle persone che sono qui.

Salvo: Ascolti, Paolo. Apprezzerei molto se evitasse di fare il misterioso e mi spiegasse cosa sta succedendo qui.

Il tono di Salvo è forte, deciso; quasi rabbioso, o minaccioso di poterlo diventare in breve.

Paolo: Io sono un diacono della chiesa che frequenta sua moglie e sua cognata.

Salvo: Solo questa ci mancava, quei fissati della sua chiesa. Siete tutti della sua chiesa, allora. Vi siete scelti il momento sbagliato per … evangelizzarmi. Proprio ora di Dio io non ne voglio più sapere. Già non ci andavo d’accordo prima, figurati dopo questa che mi ha fatto…

Paolo: Solo io frequentavo la chiesa di sua moglie. Assistevo il pastore. Le altre persone qui le ho contattate io, sono tutte parenti di membri della nostra chiesa che hanno perso i loro cari.

Simona (si alza e parla concitatamente): Ma non le pare strano? In tv dicono tutte quelle balle su un attacco terroristico. Un attacco terroristico che ha colpito misteriosamente dei credenti e li ha fatti scomparire di colpo, tutti insieme? No, no. Mia sorella aveva ragione, ha sempre avuto ragione. E io non l’ho mai ascoltata. E adesso siamo tutti persi, tutti condannati. Non abbiamo scampo. Mi ha detto per anni che questo momento sarebbe arrivato, e io non le ho voluto credere.

Salvo: Dov’è mia moglie? È l’unica cosa che mi importi.

Paolo: La cosa che più conta e che voglio che voi sappiate è che i vostri cari stanno tutti bene. Non so perché Dio ha lasciato me. Ha preso mia moglie, i miei due figli, ma ha lasciato me. Ho pregato per due giorni e adesso ho trovato la pace, forse una pace che non ho mai avuto. So dove sono i miei cari e so cosa devo fare se voglio riunirmi a loro un giorno. E lo stesso vale per tutti noi. Io adesso so che posso dare un senso a questa tragedia solo se parlo con più persone possibile, finché potrò, della verità di ciò che è successo.

Arriva Alfredo con i caffè. Chi lo aveva richiesto si fa avanti, rispondendo all’interrogazione sullo zucchero. Salvo prende il caffè amaro, da sempre.

Salvo. Ma manco un caffè sai fare, Alfredo. Fa proprio schifo, mi hai avvelenato.

Alfredo è mortificato per la crudezza del cognato. Si levano timide voci in sua difesa.

Anna. Non è così male, dai.

Alfredo. Mia moglie faceva un ottimo caffè. Ma mia moglie adesso non c’è più…

Paolo. Puoi andare tu da lei, però. Potrai incontrarla, essere dove adesso è lei, incontrare Gesù…

Salvo (con una certa furia). Non iniziate a parlarmi di Gesù, Dio, Spirito Santo… Non cominciate. Alfredo, lo sai che non ne voglio sentire parlare di queste cose. Perché mi hai fatto venire qui? Se avete una motivazione, una spiegazione razionale io sono qui per ascoltarla. Ma se dovete iniziare con quel delirio religioso da donnicciole impaurite, grazie, ne faccio a meno.

Paolo. I problemi si possono affrontare davvero solo se si è pronti ad accettare la verità.

Salvo. Voglio parlare con gente sana di mente, non con fanatici religiosi che colgono l’occasione del dolore altrui per tirarmi dentro alla setta di turno!

Salvo è in piedi, digrigna i denti, agita i pugni ed ha un’espressione in viso di rabbia pura…

Paolo. Tua moglie, i nostri cari, sono stati tutti portati via da Gesù, come lui aveva promesso che un giorno avrebbe fatto.

Salvo. Ecco, un motivo in più per avercela con lui. Maria era mia, era la mia unica gioia, la mia felicità, l’unica persona alla quale io tenevo. E ha voluto anche lei.

Paolo. Lui l’ha portata via per salvarla.

Salvo. Salvarla da cosa? Stavamo bene…

Paolo. Salvarla da quello che dovrà succedere da ora in avanti.

Il tono di Salvatore si placa davanti alla tranquilla fermezza del suo interlocutore.

Salvo. E cosa deve succedere?

Paolo. Se hai un po’ di tempo da dedicarmi… Se avete un po’ di tempo da dedicarmi, spiego un po’ a tutti voi cosa è successo e cosa dobbiamo aspettarci da qui in avanti.

Salvo torna a sedersi.

Salvo. Di tempo da dedicarti adesso ne ho tanto.

Anna (si alza e prende la parola, senza che nessuno glielo impedisca). Se permettete io voglio raccontare la mia storia. Mio marito iniziò a cambiare, a frequentare la chiesa dopo la morte di sua madre. Lei era una donna di fede profonda e vera e durante il suo funerale venne letta una lettera che aveva scritto proprio per quel giorno e indirizzata ai figli e a quanti fossero stati riuniti lì per salutarla. Mimmo rimase colpito dalle parole di quella lettera, in maniera profonda. E da quel momento tutto cambiò nella sua vita. Mimmo cominciò ad andare in chiesa. Lo faceva con un entusiasmo che io, lo confesso, non capivo. Ma mi piaceva. Mi piaceva vederlo più sereno, più sorridente e pensavo che gli facesse davvero bene frequentare quel posto. A me non interessava molto, mi spiace ma devo dirlo. Io in Dio ci credo fino a un certo punto. Anche se ora devo ammettere che sono confusa.

Salvo. Perché?

Anna. Perché Mimmo me lo diceva sempre: “il Signore sta tornando e ci porterà via con lui. Pensaci, mi diceva, pensaci ora che puoi. Non lo sappiamo quando torna, ma ormai manca poco, i segni ci sono tutti”. Me lo diceva con gioia, felice; ma io mi rattristavo perché parlava di andare via con Gesù… E io?

Il silenzio si fa fitto.

Anna. E davvero, io adesso sono qui e lui non c’è più. Lui è con Gesù, come aveva detto, e mi ha lasciato sola. Gesù ha preso anche i miei figli. Io adesso sono sola…

E pianse, con una tale improvvisa contagiosa disperazione che spinse altri a non riuscire a trattenere le lacrime.

Giuseppe. Io invece, sono stato io a convincere la mia famiglia a cominciare a frequentare una chiesa. Poi ho conosciuto una ragazza, ho trovato un lavoro… Piano piano mi sono allontanato. All’inizio pensavo che anche se fisicamente lontano dalla chiesa il mio cuore comunque appartenesse a Dio; poi anche quello, piano piano, si è dimenticato di lui… Io non ero pronto, io non avevo olio nella lampada…

Salvo. Ma di che parli? Che olio? Che lampada? Mi parlate di Gesù, di olio, di chiesa; ma qui abbiamo dei nostri cari che sono spariti e non è un racconto di fantascienza, ma la realtà e la motivazione deve essere razionale, non la possiamo cercare nelle favole di fanatici religiosi.

Giuseppe. E allora perché sono scomparse tutte persone che amavano Dio e che vivevano da cristiani? – ribadì il ragazzo con forte convinzione.

Salvo. Questo lo dite voi. Non siamo nemmeno in dieci in questa stanza. Non sappiamo chi è scomparso altrove in cosa credesse. Mancheranno anche buddisti, musulmani… Anche atei. Gesù s’è portato via anche quelli?

Salvo (alzandosi). Io vado via.

Anna. Rimani Salvo e tu Paolo aiutaci un attimo a capire la tua idea. Dicci cosa è successo davvero ai nostri cari? La Bibbia dice cosa dobbiamo aspettarci da qua in avanti?

Lo sguardo di tutti punta su Paolo.

Paolo. Alcuni di voi mi conoscono. Si, servivo in una chiesa evangelica come diacono, ormai da anni. Il mio pastore, quasi tutti i membri, tranne tu Anna che mi conosci, che eri simpatizzante, sono tutti andati via. Non è come diceva Salvatore. Io sono sicuro che mancano soltanto i veri credenti del Signore e in tutto il mondo. Io sono rimasto solo. Il Signore ha preso mia moglie e i miei figli, come ho già detto. Tu Anna li conoscevi. Perché ha lasciato me? Forse lo so, forse non lo so. Ma so una cosa: sono qui adesso e voglio dare un senso a tutto questo facendo ciò che prima non ho fatto solo per mancanza di fede o coraggio.  Per rispondere alla domanda di Anna, non c’è nulla di buono che dobbiamo aspettarci. In Apocalisse leggiamo di tutti i giudizi che da questo momento in avanti cadranno sull’umanità impenitente. Assisteremo ad una escalation di guerre, malattie, epidemie, catastrofi.

Mentre l’attenzione di tutti è catalizzata su Paolo, uno dei presenti balza in piedi.

Federico. Ha ragione Salvo. A me questi sembrano ragionamenti folli, senza senso. Sono sicuro che le autorità sapranno spiegarci cosa è successo veramente. Mia figlia era solo una svitata che era stata plagiata da una setta di fanatici. E per quanto mi riguarda voi non siete meglio di loro. Visto che non avete nulla di serio da dire in proposito vado via anche io.

Paolo (alzandosi). Dio ti benedica. Se avrai bisogno di me, sappi che ci sono, puoi cercarmi in qualunque momento.

Il rumore della porta d’ingresso che si apre e si richiude sbattuta volontariamente sovrasta il silenzio.

Paolo. Gesù ha preso con sé la sua Chiesa. Lo diceva l’apostolo Paolo che il Signore avrebbe chiamato i cristiani in vita al ritorno di Gesù ad incontrarlo nelle nuvole e poi sarebbero iniziati i giudizi per questo mondo, sul quale Satana si sarebbe rivolto con odio indicibile perché sa di avere poco tempo.

Anna. Scusa Paolo, ma se Gesù è tornato e noi non vediamo nulla, non verrà in modo visibile. Finisce tutto così? La Chiesa in cielo e noi qui?

Paolo. Ragazzi, stiamo calmi. La situazione non è delle migliori. Ma una cosa la sappiamo: Gesù li ha portati via per toglierli dai guai nei quali invece ci troviamo noi. Ma! C’è un “ma”. Noi adesso abbiamo capito, sappiamo; non siamo come molti che brancolano nel buio. Grazie alle parole che ci hanno lasciato i nostri cari, sappiamo che stanno bene e sono vivi, vivi come mai sono stati in terra. Adesso dobbiamo prefiggerci uno scopo: raggiungerli. Salvarci dalle forze del male che si scateneranno da ora in avanti. Non sarà facile. Ma noi torneremo ad unirci ai nostri cari ad ogni costo. E vi dirò di più. Almeno per me è così: voglio vedere Gesù. Ho capito davvero a mie spese che lui diceva la Verità. Se siamo intelligenti, qui l’abbiamo capito tutti. Nonostante i nostri errori lui ci ama lo stesso e se ci aggrappiamo a lui, abbiamo anche noi speranza. Sentite questo brano della Bibbia: parla di noi.

Paolo (Legge dal suo telefonino dopo una veloce ricerca). L’ho notato ieri, rileggendo l’Apocalisse capitolo 7: “… guardai e vidi una folla immensa che nessuno poteva contare, proveniente da tutte le nazioni, tribù, popoli e lingue, che stava in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, vestiti di bianche vesti e con delle palme in mano… Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione”.

Anna. Siamo noi. Noi e tutti gli altri che nel mondo adesso stanno rendendosi conto di ciò che sta succedendo.

Giuseppe. Dio abbi pietà, cosa ne sarà di noi.

Alfredo. Si, Signore, abbi pietà di noi.

Paolo. Dobbiamo rimanere uniti. Sostenerci a vicenda. Abbiamo bisogno l’uno dell’altro e nessuno di noi deve essere lasciato solo.

Più voci insieme. Giusto.

Anna si alza e abbraccia Paolo. La stessa scena si ripete con altri nella stanza.

Conversano indipendentemente fra di loro. Le luci scendono.

Voce esterna.

In qualche modo questo piccolo gruppo cerca di trovare ognuno nell’altro la forza per non impazzire e le motivazioni sufficienti per andare avanti.

Per loro più che per ogni altra generazione di credenti avranno un senso le parole di Gesù: “chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvato” (Matteo 24:13).