di Giuseppe Guarino
Ringrazio padre Stefano per aver portato questo articolo alla mia attenzione.
La corretta traduzione di Giovanni 1:1
Il titolo di questo paragrafo è volutamente identico al titolo dell’articolo che mi è stato sottoposto qualche giorno fa e in merito al quale mi è stato chiesto un commento.
Questo l’indirizzo internet al quale è reperibile. Ne consiglio la consultazione prima di procedere alla lettura del mio articolo – anche se lo cito nella sua totalità.
LA CORRETTA TRADUZIONE DI GIOVANNI 1:1
Discutiamo passo passo di ciò che viene detto in questo anonimo articolo.
CITAZIONE
Giovanni 1:1 nel testo greco:
La traduzione tradizionale, cioè trinitaria, è:
En arkhè én ho lògos kai ho lògos én pròs tòn theòn kai theòs én ho lògos.
In principio era la Parola e la Parola era con il Dio e Dio era la Parola.
Al tempo in cui fu scritto il Nuovo Testamento, la lingua in uso era il Greco koiné, che si scriveva in lettere maiuscole. Allora non era possibile distinguere fra Dio [in maiuscolo] e dio [in minuscolo]; lo si poteva rilevare dal contesto.
FINE CITAZIONE
Il senso che attribuiamo oggi alle lettere maiuscole nelle nostre lingue occidentali non può avere nessuna rilevanza per la lingua greca del primo secolo.
CITAZIONE
Nel greco del Nuovo Testamento, quando il termine “Dio” (theòs) è riferito al Padre [Yahweh], davanti ad questo termine vi è l’articolo determinativo “il” (ho), cioè “il Dio” (ho theòs), che viene tradotto “Dio” senza l’articolo.
FINE CITAZIONE
Vero.
CITAZIONE
La grammatica greca vuole che:
1) Se in una frase vi sono due nomi uniti dal verbo essere, ed entrambi sono preceduti dall’articolo determinativo, tali nomi si identificano l’uno con l’altro, cioè sono la stessa cosa.
2) Se in una frase vi sono due nomi uniti dal verbo essere, uno preceduto dall’articolo determinativo e l’altro senza l’articolo determinativo, quello con l’articolo è un nome, mentre l’altro senza articolo è un aggettivo, cioè esprime una qualità o una sfera di appartenenza.
FINE CITAZIONE
Quale grammatica greca “vuole”?
Intanto non parliamo di “nomi”. Qui non si parla di nomi di nessuno. In greco la cosa non è così semplice, questa è un’affermazione superficiale e non tiene conto delle declinazioni che ci fanno comprendere chi o cosa è soggetto e chi o cosa è complemento. Approfondire devierebbe troppo dal discorso. Ma la grammatica greca “vuole” è un po’ forte come affermazione per una definizione tanto astratta e imprecisa.
Anche la seconda affermazione non scherza. Perché è errata. Totalmente errata.
Per vedere cosa vuole veramente la grammatica del greco biblico, che è koinè, ma è anche una sua derivazione più specifica, diamo un’occhiata alla Greek Grammar Beyond the Basics, di Daniel B. Wallace, che all’articolo dedica oltre una novantina di pagine.
Leggiamo a pagina 243: “Non è necessario che un sostantivo abbia l’articolo per essere determinato. Ma certamente un sostantivo non può essere indeterminato quando ha l’articolo. Quindi può essere determinato senza l’articolo, ma è per forza determinato se ha l’articolo.
Quando un sostantivo è anartrico (cioè non ha l’articolo che lo precede) esso può avere tre possibili valenze: indeterminato, qualitativo o determinato”.
Questo è quello che “vuole” la grammatica greca.
Sia i termini maldestramente tradotti da un originale inglese, sia il contenuto delle affermazioni, questa volta mi permettono di poter accantonare subito la malafede dell’anonimo autore (ci sarà un motivo se non vuole metterci la faccia, no?) per lasciare il posto all’unica altra alternativa: l’ignoranza.
CITAZIONE
Per comodità riportiamo di nuovo la frase intera:
En arkhè én ho lògos kai ho lògos én pròs ton theon kai theos én ho lògos.
In principio era la Parola e la Parola era con il Dio e dio era la Parola.
Notiamo che Giovanni scrive che la Parola era con “il Dio” (qui vi è l’articolo) riferito al Padre e che “dio” (senza l’articolo) era la Parola, esprimendo che la Parola aveva qualità divina o che apparteneva alla sfera celeste, ma non assolutamente identificabile con “il Dio” (il Padre).
FINE CITAZIONE
Elucubrazioni personali assenti dal testo: “la Parola aveva qualità divina o che apparteneva alla sfera celeste, ma non assolutamente identificabile con “il Dio”. Dio senza articolo significa che “il logos” apparteneva alla sfera celeste? E da quale parte del vangelo di Giovanni viene questa conclusione?
Il fatto che il logos non sia identificabile con il Padre è parte della dottrina trinitaria. Ora, o chi scrive la sconosce o non l’ha mai capita. Infatti in Giovanni 1:1 sia ho theos, il Padre, che ho logos, il Figlio, pur essendo distinti sono entrambi Theos, senza l’articolo, con valenza appunto qualitativa – non indefinita.
Infatti la Bibbia dice che ho theos è theos anche lui. Con il primo termine identifica, con il secondo qualifica. In Ebrei 11:6 ad esempio, ma per capirlo bisogna andare al testo greco che dice: “ὁ Θεὸς Θεὸς”.
Per non dire che theos senza articolo compare, solo nei primi diciotto versi di Giovanni, come ho ampiamente dimostrato altrove in articoli, libri e video, in Giovanni 1:6, 12, 13, 18. Leggete voi stessi se non parla di Dio nel testo, con o senza l’articolo, se parla di un essere che ha qualità divina o che appartiene alla sfera celeste.
Ora Giovanni avrebbe utilizzato un sostantivo, all’interno di soli 18 versi, per ben 5 volte; ma 4 volte parlava di Dio e solo 1 volta – quando si riferisce al logos – parla di qualità divina e sfera celeste? E sperava anche di essere capito da coloro che lo leggevano?
Egli afferma che sia ho theos che ho logos sono Theos, Dio.
Difficile da credere? Quello è un problema nostro.
Complicato da spiegare? Ma secondo voi il linguaggio umano potrebbe mai davvero descrivere in maniera perfetta Dio? Si può contenere il mare in una bottiglia?
Continuiamo a leggere l’articolo.
CITAZIONE
Molti traduttori perciò traducono thèos “dio” (minuscolo) o “un dio” o “un Dio” o “divino/a”, o espressioni simili, per indicare la qualità divina della Parola, secondo il pensiero originario dell’apostolo Giovanni.
Quindi, Giovanni parla di due soggetti: il primo è Dio [Onnipotente], il secondo ha qualità divine.
Ecco un elenco di traduzioni del verso di Giovanni 1:1 secondo i relativi traduttori e del pensiero di grandi studiosi biblici:
FINE CITAZIONE
L’articolo conclude con una serie di citazioni da Bibbie tradotte da unitariani o comunque da contestatori della dottrina trinitaria. Vengono definiti “grandi studiosi” biblici, ma solo perché qui concordano con il Testimone di Geova anonimo dietro l’articolo. Perché per il resto, forse credo che l’unico che possa dirsi appartenente al movimento della Torre di Guardia è Rolf Furuli, che comunque credo si sia dissociato.
Nella lista delle traduzioni, ma non è il prodotto di nessun grande studioso o gruppo di studiosi biblici, figura anche la Traduzione del Nuovo Mondo.
Viene aggiunto alla lista anche Philip Harner, citando come se lui dicesse: “la parola aveva la stessa natura del dio”. Questa è un’infelice traduzione dall’inglese di quello che lo studioso intendeva dire. Ho riportato in diversi miei libri il testo in inglese per intero del suo articolo citato dalla Torre di Guardia. Egli dice che ho logos, la parola, ha la stessa natura di Dio di ho theos. Harner dice apertamente che la versione “un dio” non è possibile. Infatti per tradurre “un dio” significa riferire al sostantivo theos un valore indefinito e lui lo sconfessa. Leggete l’articolo nella mia versione in italiano, che ho prodotto per chi non parla l’inglese.
Come fa questo ignoto gentiluomo a citare con tanta nonchalance chi invece sconfessa ciò che egli afferma?
Sulla scorta di questo precedente e vista la maniera approssimativa con la quale sono proposte diverse citazioni, io non credo che molte di esse siano attendibili.
Ad esempio, viene citato William Temple. Ma sul serio? Egli è vissuto fra il 1881 e il 1944. Era un teologo anglicano. Nel suo commento a Giovanni, Temple interpreta Giovanni 1:1 in senso fortemente trinitario:
“In the beginning was the Word… and the Word was with God, and the Word was God”. Per Temple, il Logos è Dio nella sua espressione attiva, creatrice e rivelatrice, distinto dal Padre ma consustanziale con Lui. Non accetta che “θεὸς ἦν ὁ λόγος” significhi “un dio”. Sottolinea che l’articolo mancante (θεὸς senza ὁ) indica qualità, non inferiorità. Il Logos è Dio quanto al suo essere, ma distinto quanto alla persona. Temple parla di un Dio che comunica se stesso, e lo fa attraverso il Logos, che poi si incarna in Gesù.
Ma chi ha raccolto queste citazioni le ha verificate?
Poi cita(no) una versione di Hugh J. Schonfield. Ma sanno chi è questo “grande studioso”? Nella sua opera più importante, The Passover Plot (1965) egli sostiene che Gesù avrebbe orchestrato consciamente la propria crocifissione (senza morire) per adempiere le profezie messianiche. Secondo Schonfield, Gesù non morì sulla croce, ma sopravvisse e fu creduto risorto. Da questo libro è stato tratto anche un film.
Gentile autore dell’articolo, questo grande studioso era un nemico di Cristo e della nostra fede nel Cristo risorto.
Poi un’altra traduzione: “ciò che Dio era, la Parola era” viene attribuita alla Revised English Bible. Ma si rende conto che questa traduzione – che non è comunque letterale – è trinitaria?
Insomma, pur di rendere lunga la lista di versioni a favore di una versione non chiaramente definita nella premessa, non spiegata da un punto di vista grammaticale in maniera concreta, ci sia finito in mezzo di tutto.
“La Parola era Dio” ci dice Giovanni. Ma non è questo il punto centrale del suo discorso. Secondo me lo da quasi per scontato. Più grande e meraviglioso di questo fatto è quello che andrà a descrivere nei versi che seguono: “E la Parola si è fatta carne ed ha abitato fra di noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, come gloria dell’unigenito proceduto dal Padre, piena di grazia e di verità”.
Dio benedica la Sua Parola in la studia con cuore sincero e la propaga non per amore di un selvaggio e indiscriminato spirito di proselitismo, ma per amore di Verità e per la salvezza di ogni uomo che è disposto ad aprire il suo cuore a Cristo.