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Il ritorno del Signore nella chiesa primitiva

di Giuseppe Guarino

(tratto ed adattato dal mio libro: “Il ritorno di Gesù”)

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Leggo cose incredibili sulle profezie bibliche.  Eppure l‘insegnamento della Chiesa primitiva è sopravvissuto in molti testi, facilmente reperibili oggi grazie a internet. E’ vero che vi sono opinioni contrastanti su alcuni dettagli (minori, a mio avviso), ma vi è un’unanime visione d’insieme nelle chiese evangeliche circa gli eventi che precederanno il ritorno di Gesù e questa visione rispecchia la fede della Chiesa cristiana fin dai suoi albori: smettiamo di imputare tutte le colpe del cristianesimo al Concilio di Nicea!

Questo articolo vuole dimostrare oltre ogni ragionevole dubbio la coerenza dell’interpretazione “futuristica” delle Scritture  circa il ritorno di Gesù e la realtà della manifestazione dell’Anticristo che lo precederà.

***

Questo libro non sostiene alcuna teoria nuova o interpretazioni sensazionalistiche della Parola di Dio.

La cosa più bella che qualcuno possa dire dei miei libri è che non vi è nulla di nuovo, nulla che già non si sapeva e che la Chiesa non abbia insegnato fin dalle origini. Abbiamo anche visto che quanto abbiamo detto è condiviso anche dal Catechismo della Chiesa Cattolica – purtroppo poco conosciuto, se non ignorato del tutto, dai fedeli di quella confessione.

In questo paragrafo voglio dimostrare la continuità di quanto abbiamo detto qui con quello che insegnava la chiesa primitiva.

I cosiddetti “padri della Chiesa” sono di solito sopravvalutati – a mio avviso, ovviamente – dalla Chiesa Cattolica, ma allo stesso tempo troppo trascurati dalle altre confessioni. Credo che una saggia via di mezzo sia da preferire – come spesso accade nella vita.

Una cosa è certa: gli scritti dei cristiani dei primi secoli sono una preziosa testimonianza alla Verità, seconda sola al Nuovo Testamento.

Vediamo cosa hanno da dire questi antichi testimoni della nostra fede sul ritorno di Gesù e sugli eventi ad esso collegati.

1 Clemente risale al 95/96 d.C. Si tratta di una lettera scritta dalla chiesa di Roma a quella di Corinto. Qui vi rinveniamo l’attesa del ritorno di Gesù.

Ed egli ci preannuncia “Ecco, il Signore viene e la sua ricompensa con lui per rendere a ciascuno secondo le proprie opere”.

Il Didachè è uno dei miei scritti preferiti. Non si conosce esattamente la sua data di composizione, perché nell’antichità questa non veniva indicata. Alcuni, ed io concordo, pensano che questo scritto sia molto antico, almeno nella sua essenza. Vi è chi lo data nel 50 d.C., quindi contemporaneo degli scritti apostolici del Nuovo Testamento. Altri però si spingono oltre, nel primo secolo ed alcuni fino al 150 d.C.

Negli ultimi giorni i falsi profeti ed i corruttori abbonderanno, ed a causa di ciò le pecore saranno tramutate in lupi e l’amore diverrà odio. L’iniquità crescerà, e loro odieranno, perseguiteranno e si tradiranno a vicenda. E il seduttore del mondo apparirà come un figlio di Dio e farà segni e prodigi e la terra gli sarà data nelle mani e commetterà delle abominazioni come non ne sono state mai fatte prima. Tutta l’umanità sarà messa a dura prova e molti si apostateranno e periranno. Ma chi persevererà nella propria fede sarà salvato dal maledetto. E allora apparirà un segno della verità: prima il segno del cielo che si aprirà e quindi il segno del suono di una tromba e per terza cosa, la resurrezione dei morti, ma non di tutti, piuttosto, come è stato detto, il Signore verrà e tutti i suoi santi con lui. Quindi il mondo vedrà il Signore venire sulle nuvole del cielo”.

La chiesa primitiva aveva una visione molto sobria delle profezie bibliche, ma anche molto chiara. L’insegnamento era incentrato sull’attesa del ritorno del Signore e sul giudizio che sarebbe seguito – non è forse questo che leggiamo nella Scrittura!? Vi era inoltre questo accostamento fra il ritorno di Gesù e la comparsa dell’Anticristo che l’avrebbe di poco preceduto.

Non credo vi sia una confessione cristiana che non possa sottoscrivere quanto affermato dal Didachè sul ritorno di Gesù e questa continuità della fede credo che sia davvero importante. Non determinante, ma di sicuro non trascurabile.

La cosiddetta Epistola di Barnaba è stata composta in un qualche periodo fra il 70 ed il 135 d.C. Si tratta di uno scritto di straordinaria bellezza. Tra le tante belle testimonianze della fede cristiana leggiamo: “il giorno è vicino quando tutto perirà insieme al maligno. Il Signore è vicino con la sua ricompensa”.

Le citazioni le ho tratte da The Apostolic Fathers – Second Edition – Translated by J.B. Lightfoot and J.R. Harmer, Edited and Revised by Michael W. Holmes, Baker Book House, Second printing, August 1990. La traduzione dall’inglese è mia.

Gli scritti che ho citato fin qui fanno parte dei cosiddetti Padri Apostolici. Si tratta di una raccolta facilmente reperibile anche in lingua italiana. La consiglio a chi volesse approfondire la stupenda semplicità e forza della fede della Chiesa del primo e secondo secolo.

Nella seconda metà del secondo secolo cominciano le conversioni di intellettuali, che trovano nel cristianesimo una fede che riesce a rispondere alla domande più profonde degli uomini.  Questi intellettuali, una volta divenuti cristiani, diventano per inclinazione quasi naturale, degli apologeti, cioè dei difensori della fede cristiana in un mondo totalmente immerso in una cultura greco-pagana.

Giustino morì martire e visse fra il 110 ed il 165 d.C. Lui fu proprio un apologeta e lo fu sia con i pagani che con gli ebrei. Il suo “Dialogo con Trifone giudeo”, è un capolavoro che consiglio a tutti di leggere. Oltre questo, ci sono giunte due sue apologie. Traggo un brano dalla prima.

Visto quindi che noi proviamo che tutte le cose che sono già successe sono state predette dai profeti prima che avvenissero, noi dobbiamo per forza di cosa anche che allo stesso modo che le cose predette ma non ancora successe, sicuramente accadranno… Perché i profeti hanno predetto due sue venute: la prima, che è già avvenuta, quando è comparso come un uomo disprezzato e sofferente, ma la seconda quando, secondo la profezia, egli verrà dal cielo in gloria, insieme alle orde angeliche, quando anche resusciterà i corpi di tutti gli uomini che sono vissuti, e rivestirà coloro che ne sono degli di immortalità …

Ippolito visse fra il 170 ed il 236. Sebbene fosse originario dell’oriente si trasferì e visse a Roma. Egli scrisse un interessantissimo trattato sull’Anticristo.

Ippolito concorda sul fatto che per l’ultima delle settanta settimane profetiche di Daniele 9 sia riservato un avveramento futuro, scrivendo: “…l’ultima settimana che vi sarà alla fine del mondo intero”.

Non solo il suo scritto è utile, risulta addirittura prezioso; è anche molto bello. Questo è quanto egli afferma: “Due avventi del nostro Signore e Salvatore sono descritti dalle Scritture. Uno è la sua incarnazione, che è avvenuta senza onore a motivo della sua umiliazione, come Isaia ne aveva parlato tempo addietro… Ma la sua seconda venuta è annunciata come gloriosa, quando scenderà dal cielo con i suoi angeli, e nella gloria del Padre, come disse il profeta: ‘vedrete il Re in gloria’ e ‘io vidi uno come un Figlio dell’uomo che veniva con le nuvole del cielo’”. Ippolito cita Isaia 53:2-5, 33:17 e Daniele 7:13-14.

La fede della Chiesa oggi è la stessa della Chiesa di duemila anni fa. Non esistono denominazioni o confessioni, ma solo individui che vivono questa speranza ed altri che la trascurano – e ciò all’interno di tutte le chiese. Difatti, nella parabola delle dieci vergini – che rappresentano la chiesa al ritorno di Cristo – la metà viene colta di sorpresa, viene trovata impreparata, dalla seconda venuta del Signore come Re e Giudice di questo mondo.

Ireneo fu vescovo di Lione e visse fra il 120 ed il 202 d.C. La sua maestosa opera Contro le Eresie è un’apologia della fede autentica della Chiesa contro le dottrine gnostiche in ben cinque volumi. Sebbene la profezia non sia l’argomento principale del suo scritto, troviamo dei riferimenti al ritorno del Signore ed alle profezie connesse a quel evento.

Nel quinto libro leggiamo: “Anche Daniele, il quale attendeva con trepidazione la fine dell’ultimo regno, i dieci re, fra i quali il regno degli uomini sarebbe stato diviso, e fra i quali comparirà il figlio della perdizione, dichiara che le dieci corna sorgeranno dalla bestia, e che un altro piccolo corno sorgerà fra loro… per tre anni e sei mesi, tempo durante il quale egli regnerà sulla terra… Ora tre anni e sei mesi costituiscono la metà della settimana”.

Anche Ireneo riferiva l’avverarsi della profezia sull’ultima settimana di Daniele riferita al periodo subito precedente il ritorno di Gesù. La sua testimonianza è di particolare rilievo perché egli era stato discepolo di Policarpo, che aveva conosciuto personalmente l’apostolo Giovanni, autore dell’Apocalisse.

Le citazioni delle opere di Giustino, Ippolito ed Ireneo le ho tratte dall’opera in dieci volumi Ante-Nicene Fathers, Hendrickson Publishers, first printing 1994. La traduzione è mia.

Come ci si renderà conto facilmente, ho imparato dalla Chiesa primitiva la semplicità e la potenza di una fede viva e vera nella certezza della veridicità della Parola di Dio, che ci promette che un giorno Gesù ritornerà. Il resto sono dettagli, interessanti, ma spesso troppo enfatizzati e discussi fino ad estremi che mi sembra ci facciano perdere di vista l’oggetto autentico ed il senso delle profezie contenute nella Bibbia: “la testimonianza di Gesù è lo spirito della profezia”. (Apocalisse 19:10)

Girolamo nacque nel 347 e morì nel 420 d.C. Il suo lavoro più famoso è la sua traduzione della Bibbia in latino, la cosiddetta Vulgata. Ma egli scrisse anche un commentario al libro di Daniele, che ho letto e studiato nella traduzione di Gleason L. Archer (1916-2004), pubblicato originariamente nel 1958 dalla Baker Book House. Il commentario di Girolamo è senza dubbio il migliore e più completo che io abbia mai letto sul libro di Daniele. Ed è, a mio avviso, anche il più autorevole.

Il suo commento ai capitoli due e sette di Daniele confermano quanto abbiamo detto in questo nostro studio.

Noi dobbiamo inoltre concordare con l’interpretazione tradizionale di tutti i commentatori della Chiesa Cristiana i quali affermano che alla fine del mondo, quando l’impero romano sarà stato distrutto, vi saranno dieci re che si spartiranno il mondo romano fra di loro. Quindi un undicesimo re comparirà… questi è l’uomo del peccato, il figlio della perdizione, che si spingerà fino ad osare sedere nel tempio di Dio e innalzarsi come un Dio”.

Continua l’autorevole interprete: e i santi “… gli saranno dati nelle mani per un tempo, dei tempi e la metà di un tempo. ‘Tempo’ equivale ad ‘anno’. La parola  ‘tempi’, secondo la lingua ebraica (che ha anche il numero duale) rappresenta ‘due anni’. La metà di un anno significa ‘sei mesi’. Durante questo periodo i santi saranno in potere dell’Anticristo…”.

Questa la testimonianza della Chiesa delle origini. Questa la testimonianza e l’attesa della Chiesa da sempre: MARANATHA.

Non lasciamoci ingannare da chi ostenta solo sicurezza ma non proclama Verità, ma solo opinioni senza fondamento.

ANTICRISTO: “Mitologia cristiana” vs. “neo gnosi giudaico-cristiana”

ANTICRISTO

“Mitologia cristiana” vs. “neo gnosi giudaico-cristiana”

di Giuseppe Guarino

Testo: 1 Giovanni 2:18-19

Ieri per la prima volta, mio malgrado, mi sono imbattuto nel video di Daniele Salomone pubblicato il 4 marzo 2019 che non avevo visto in precedenza e sono rimasto sconvolto.

Questo il link al video: https://youtu.be/2Fd6FpWRfHM.

Non seguo più Daniele da quando rigettò tempo fa la dottrina trinitaria con motivazioni assurde, sia dal punto di vista della dottrina biblica sia della storica cristiana. Infatti, non so come mai questo video sia comparso sul mio telefonino.

Non avrei avuto alcun interesse a scrivere nulla in proposito. Di video e testi contro la dottrina cristiana ve ne sono tanti, uno in più o in meno non credo possa fare la differenza. Brucia un po’, però, che a screditare la “Fede” sia un cristiano; ma anche a questo mi sto abituando: i peggiori attacchi spesso vengono dall’interno.

Questa affermazione è troppo: “la figura dell’Anticristo della dottrina, dell’escatologia cristiana è un tipo di anticristo di quella che noi oggi possiamo chiamare MITOLOGIA CRISTIANA. Perché è qualcosa che non è presente all’interno delle Scritture”.

Dopo un’affermazione tanto forte, mi sarei aspettato una valida argomentazione. Invece, Daniele riesce in unico video a dimostrare soltanto che:

– Non capisce il significato della parola Anticristo.

– Non capisce la lingua greca dell’originale della prima epistola di Giovanni, cosa intenda dire e come si debba e possa tradurre questo brano.

– Non perviene ad un’esegesi corretta di 1 Giovanni 2:18-19 che palesemente non ha proprio capito.

– Non conosce la storia della Chiesa, della Chiesa delle origini.

L’unica cosa quindi che Daniele riesce a dimostrare con questo video – che gli consiglio di rimuovere – è la propria ignoranza. E abbiamo tutti il diritto di essere ignoranti. Nessuno ce lo vieta. Ma non è sano mettersi in cattedra quando le cose non si sanno e puntare il dito in maniera perentoria contro la fede tradizionale della Chiesa, screditandola.  Purtroppo, come a volte accade, la giovane età, forse il troppo entusiasmo, il desiderio di dire la propria, nessuna seria supervisione al proprio lavoro, hanno portato questo autodefinitosi “libero pensatore” ad una drammatica sopravvalutazione delle proprie capacità.

Poi per dirla in maniera più semplice, come si dice a Catania, aggiungo una nota personale: “Daniele mi cascau do’ cori”. È brutto vedere tanto potenziale buttato via. Questa fretta di proporsi, di dire per forza qualcosa, di sbagliare in maniera così plateale, finiranno per portare Daniele ad avere reso inutile il suo lavoro ed i suoi sforzi. Purtroppo!

Comunque, mentre la convinzione della Chiesa sulla realtà dell’Anticristo degli ultimi tempi oggi potrebbe essere definita con questo neologismo (improprio e inadatto) “Mitologia Cristiana”, invece i contenuti degli insegnamenti fuorvianti ed errati di un certo tipo, si possono definire con termini già esistenti al tempo degli apostoli: eresia e apostasia. Ma visto che siamo in vena di inventare fantasiose definizioni, direi, tirando le somme su quello che ho visto fin qui di trovarci davanti ad una neo gnosi di tendenza giudaico-cristiana.

Cercherò di sfruttare questo mio articolo per affermare delle cose che possano fugare i dubbi che insegnamenti del tipo di Daniele possono creare nel credente semplice e fiducioso che si affida a chi si propone come detentore di una conoscenza più profonda della Scrittura per capire meglio la Rivelazione. Scrivo non per desiderio di contesa, ma per amore di questo tipo di credente che va tutelato e al quale, con ogni coscienza e amore cristiano, chi sa di più ha il dovere di sostenere e fortificare nella fede – e non sdirrubbarlo!

Andiamo con ordine e discutiamo ogni punto.

– Anticristo o l’Anticristo

1 Giovanni 2:18-19 legge così in greco:

Παιδία, ἐσχάτη ὥρα ἐστί, καὶ καθὼς ἠκούσατε ὅτι ἀντίχριστος ἔρχεται, καὶ νῦν ἀντίχριστοι πολλοὶ γεγόνασιν· ὅθεν γινώσκομεν ὅτι ἐσχάτη ὥρα ἐστίν.

Come si vede in questa versione manca l’articolo davanti alla parola “anticristo”, ἀντίχριστος. Però è doveroso aggiungere che nel Testo Maggioritario, il testo greco originale presente nella stragrande maggioranza dei manoscritti, l’articolo è presente e la lettura è: ὁ ἀντίχριστος. In realtà solo una manciata di manoscritti hanno la lettura senza l’articolo e sono: Vaticano, Sinaitico (corretto) e altri due codici. Il resto delle prove manoscritte è a favore della lettura con l’articolo.

Ma supponiamo che il testo corretto non abbia l’articolo. Cosa cambia? NULLA!

Girare e rigirare la questione sul testo originale, l’articolo c’è e non c’è e il senso dell’originale  sono solo gesti acrobatici e trucchi da prestigiatore per lasciare a bocca aperta il pubblico sprovveduto, ma non esegesi onesta e corretta.

Non ci può sfuggire il fatto che il testo senza articolo viene adottato dalla seguenti versioni e tradotto come segue:

Versione CEI: “Figlioli, questa è l’ultima ora. Come avete udito che deve venire l’anticristo, di fatto ora molti anticristi sono apparsi. Da questo conosciamo che è l’ultima ora.”

Nuova Riveduta 2006: “Ragazzi, è l’ultima ora. Come avete udito, l’anticristo deve venire, e di fatto già ora sono sorti molti anticristi. Da ciò conosciamo che è l’ultima ora.”

Persino la Traduzione del Nuovo Mondo, quella dei Testimoni di Geova, traduce: “Figli miei, è l’ultima ora e, proprio come avete udito che deve venire l’anticristo, sono già comparsi molti anticristi.”

Ora, tutti questi traduttori non capiscono quello che invece Salamone capisce? No. È Salamone che non capisce il greco. Per portare un esempio nello stesso verso, ἐσχάτη, “ultima”, non ha l’articolo. Eppure è chiarissimo che l’articolo determinativo va premesso nella traduzione, come fanno tutti. Non ha senso infatti tradurre o comprendere che sia “ultima ora” o “un’ultima ora”, ma è “l’ultima ora”, a prescindere dalla presenza o meno dell’articolo.

Per rendersi conto di ciò che dico, vi sono due strade da percorrere. La prima, la più bella, leggere in greco originale gli scritti di Giovanni e stare attenti al senso che attribuisce ai vocaboli quando li dota o li priva dell’articolo. Spero che Daniele questo l’abbia fatto. Se non l’avesse fatto, il “libero pensatore” dovrebbe un attimo ridimensionarsi. Poi c’è un modo più semplice, che permette di spiegare a chi vuole capire in maniera autorevole cosa significa in greco privare un sostantivo dell’articolo.

La Greek Grammar Beyond the Basics di Daniel B. Wallace è uno dei testi più autorevoli in materia di comprensione del testo Greco del Nuovo Testamento. Sull’articolo si trovano oltre cento pagine che lo spiegano e lo illustrano sia dal punto di vista teorico, ma anche con un copioso numero di esempi pratici.

Wallace ci spiega lapidariamente ciò che è ovvio a chi ha dimestichezza con il testo greco del Nuovo Testamento:

“La funzione dell’articolo non è principalmente di rendere qualcosa definita che altrimenti sarebbe indefinita…Vi sono almeno dieci modi in cui un sostantivo in greco può essere definito senza l’articolo”, pag. 209.

L’assenza dell’articolo può significare tre cose in greco:

– il sostantivo è definito – esattamente come se ci fosse!

– indefinito – nel tradurre, in parole povere, aggiungiamo l’articolo indeterminativo.

– con forza qualitativa.

Quando Daniele propone la traduzione “Anticristo”, probabilmente non si rende conto che non è sgrammaticato, ma sta facendo della parola un nome: Anticristo. Sta utilizzando una terminologia che sconfessa ciò che poi sostiene – ed è grave che lo faccia senza rendersene conto. Perché è proprio davanti ai nomi che si può omettere l’articolo senza renderli, ovviamente, indefiniti.

Ho scritto una monografia sull’articolo in greco, basata sulla mia esperienza diretta di lettura del testo biblico in greco, ricca di esempi. Lo si può acquistare su Amazon seguendo questo link: www.amazon.it/dp/B08RT19J4F o leggere gratuitamente sul mio sito web.

Quindi nessun errore di traduzione nelle versioni in italiano, ma perfetta comprensione del testo. Che il greco abbia o meno l’articolo, la versione corretta, che trasmette la corretta comprensione della parola è “l’anticristo”. Se qualcuno non lo percepisce è un problema suo; non del testo, né dei traduttori.

L’analisi del testo di Daniele continua aggiungendo errori su errori. Con tono di sufficienza viene detto che il termine “anticristo” si trova soltanto nelle epistole di Giovanni. Dice ancora Salomone: “Nell’Apocalisse la parola Anticristo non figura, quindi è la nostra interpretazione che ci fa comprendere arbitrariamente che la figura del falso profeto, la bestia sia l’Anticristo”.

“Alleluia” si trova solo nell’Apocalisse. Eppure è uno dei vocaboli più usati nelle nostre chiese.

“Messia” lo troviamo soltanto due volte in tutto il Nuovo Testamento, sempre nel Vangelo di Giovanni.

Solo Giovanni chiama Gesù “logos”, Parola.

La realtà dei fatti è che nella Scrittura più termini descrivono spesso una stessa cosa, evento, circostanza, persona.

Per questo nell’Apocalisse ad un certo punto Giovanni scrive: “Il gran dragone, il serpente antico, che è chiamato diavolo e Satana, il seduttore di tutto il mondo, fu gettato giù; fu gettato sulla terra, e con lui furono gettati anche i suoi angeli. ” In diverse parti della Scrittura il diavolo è definito con termini diversi e allora qui Giovanni fa un chiaro riepilogo affinché nessuno fraintenda che diavolo, satana, seduttore di tutto il mondo, il serpente antico, il gran dragone, altri non sono che il medesimo individuo.

Quello che Daniele non capisce è proprio che il vocabolo “Anticristo” che poi è divenuto preponderante nell’uso diffuso dei commentatori cristiani per identificare il medesimo individuo di Apocalisse e di altri brani escatologici, descrive una caratteristica principale di questo individuo descrivendolo.

Egli è anti-cristo, contro Cristo. Egli è avversario, ma un uno qualunque, bensì l’avversario. Come quando diciamo di Satana che è il nemico: abbiamo molti nemici, ma egli è il nemico. Allo stesso modo, vi sono molti che con le loro menzogne sono contro Cristo, ma sono manifestazioni parziali di quella finale manifestazione dell’anticristo, del nemico, avversario di Cristo che comparirà agli ultimi tempi.

Leggiamo cosa scrive Paolo ai Tessalonicesi: “Nessuno vi inganni in alcun modo; poiché quel giorno non verrà se prima non sia venuta l’apostasia e non sia stato manifestato l’uomo del peccato, il figlio della perdizione,  l’avversario, colui che s’innalza sopra tutto ciò che è chiamato Dio od oggetto di culto; fino al punto da porsi a sedere nel tempio di Dio, mostrando sé stesso e proclamandosi Dio. ”

Vedete qui quanti nomi vengono dati a quell’individuo che si manifesterà prima del ritorno del Signore in gloria? Li troviamo alcuni solo qui. Addirittura “figlio della perdizione” altrove è riferito al traditore Giuda.

Eppure qui, per chi legge il greco troviamo il sinonimo perfetto, il corrispettivo al di fuori degli scritti di Giovanni del termine “anticristo” ed è “avversario”. Nella versione si può anche capire, dal contesto, ma nell’originale è lampante.

In greco infatti “avversario” è “̔ ἀντικείμενος”. Nel nostro alfabeto: anti-cheimenos. Vedete quella parolina “anti” che ha in comune con “anticristo”? In greco indica contrapposizione. Fortunatamente la nostra lingua ha ereditato dei vocaboli dal greco che la incorporano e ciò ci rende più facile capire di cosa parliamo. Basta considerare vocaboli come :  antibiotico, antitesi, antipiretico, ecc. Leggiamo cosa dice la Treccani online in proposito, perché approfondendo l’italiano capiremo perfettamente – in questo caso – il senso del greco.

“dal greco antì ‘contro’, è usato in parole composte in cui il secondo elemento può essere un sostantivo (antincendio, antiruggine), un aggettivo (antigiuridico, anticlericale), un participio presente (antiabbagliante, antiappannante) e assume diversi significati.

  • Opposizione, avversione, antagonismo verso qualcosa

antipapa, antischiavista, antidemocratico

  • Attitudine a combattere o prevenire qualcosa

antiallergico, antisettico, antispasmodico

  • Capacità di evitare o impedire qualcosa

anticoagulante, antifurto, antisismico

  • Contraddizione, contrasto, o anche indipendenza da qualcosa (con significato simile all’alfa privativo, ➔a-)

antiestetico, antistorico

  • Posizione contraria, movimento in senso opposto, posizione speculare

anticiclone, antipodi.”

https://www.treccani.it/enciclopedia/anti_%28La-grammatica-italiana%29/

Paolo e Giovanni dicono la stessa cosa. Quel individuo è Avversario e Anticristo.

Il fatto è che mentre il vocabolo ἀντικείμενος è stato tradotto con “avversario”, ἀντίχριστος è stato invece translitterato nel nostro vocabolario, divenendo praticamente il nome identificativo nella prassi cristiana di quell’individuo definito altrove in altro modo.

La parola “battesimo” è una translitterazione del greco e non la sua traduzione, ma è da sempre universalmente accettata. Lo stesso vale per “Messia” o “Cristo”, che sono due vocaboli non tradotti. Se dovessimo tradurre dovremmo dire “Unto”. Ma l’uso cristiano ha reso “Cristo” e “Messia” termini comuni che racchiudono in sé tutta la forza del significato originale che ci dà l’idea che Gesù non è un unto, ma l’unto.

L’esegesi fatta dei brani da parte di Salomone che lo portano a concludere che “Anticristo” è “colui che afferma che Gesù è Dio ma nega che sia uomo” è assurda, errata. Proprio non c’è né capo né coda nel modo in cui viene gestita l’esegesi del testo.

Tanto per spiegare in maniera semplice cosa vuol dire Giovanni, tanto perché capisca anche lui da che parte sta trattando il testo biblico, la lingua greca e la storia della Chiesa in questo modo, io attualizzerei le parole dell’apostolo Giovanni in questo modo.

Prima le leggiamo, poi le spiegherò, attualizzando l’esegesi alla casistica che ci sta confrontando.

“Ragazzi, è l’ultima ora. Come avete udito, l’anticristo deve venire, e di fatto già ora sono sorti molti anticristi. Da ciò conosciamo che è l’ultima ora. Sono usciti di mezzo a noi, ma non erano dei nostri; perché se fossero stati dei nostri, sarebbero rimasti con noi; ma ciò è avvenuto perché fosse manifesto che non tutti sono dei nostri. ”  (1 Giovanni 2:18-19)

Spiegazione, applicando il testo alla circostanza che ci sta davanti.

“è l’ultima ora. Null’altro delle profezie si avvererà se non ciò che riguarda l’immediatezza del ritorno di Gesù. E avete sentito che prima del ritorno di Cristo comparirà quel nemico di Cristo, quell’avversario, l’anticristo. Ecco, già oggi lo spirito che opererà in lui è già all’opera  fra coloro che si mescolano a noi, fanno finta di essere dei nostri e poi si rivelano affermando delle menzogne che nella sostanza negano Cristo”.

Degli evangelici dicono tutti peste e corna. Nessuno è perfetto, ci mancherebbe. Io stesso mi dissocio da certi comportamenti. Ma il puro spirito delle chiese evangeliche è conforme al vangelo e alla Parola di Dio. C’è a chi piace usare le chiese evangeliche per cercare consensi e un pubblico. Poi però comincia a disprezzare e insinuare delle menzogne e dei dubbi nei semplici credenti. Questo comportamento subdolo, questa dissimulazione,  è lo spirito dell’anticristo all’opera. Questo diceva Giovanni.

Mi dispiace moltissimo che tutte le parole che Salamone riferisce agli gnostici possano perfettamente riferirsi a lui e la sua falsa gnosi è una subdola mistificazione dell’interpretazione della Scrittura che punta dritta a trovare consensi e destabilizzare i credenti evangelici.

L’ignoranza sulla storia della chiesa e la pretesa di potere “ribaltare” tutto ciò che fino ad oggi si è creduto è la perfetta conclusione di una disastrosa disquisizione.

Quella che viene definita Mitologia Cristiana è la fede della Chiesa da sempre. E mi chiedo se prima di parlare di gnosi, chiesa primitiva e Bibbia, Daniele abbia mai letto gli scritti dei primi cristiani. Se lo avesse fatto si sarebbe accorto che questa “mitologia”, come la chiama lui è invece la fede autentica della Chiesa come lui non riesce, per sua miopia, a vedere nelle Sacre Scritture.

Il Didachè, uno scritto che rispecchia in maniera molto primitiva il credo della Chiesa, tanto che alcuni lo hanno addirittura datato addirittura al 50 d.C.

Leggiamo nella parte finale di questo scritto:

“E allora apparirà il seduttore del mondo, come un figlio di Dio, e “farà segni e prodigi” e tutta la terra gli sarà data nelle mani, ed egli commetterà delle abominazioni come non ve ne sono mai state prima. Allora tutta l’umanità sarà sottoposta ad una prova tremenda e molti “apostateranno” e periranno; ma coloro che “persevereranno” nella loro fede “saranno salvati” dal maledetto. E “allora appariranno i segni” della verità: prima il cielo si aprirà, poi il segno del suono di una tromba, e poi la resurrezione dei morti – ma non di tutti. Piuttosto come è detto: “Il Signore verrà e tutti i suoi santi con lui”. Quindi il mondo “vedrà il Signore venire con le nuvole del cielo”.

Ippolito è un cristiano d’origine orientale vissuto nel terzo secolo a Roma. Egli è annoverato fra i padri della Chiesa. Ha scritto tra l’altro un trattato intitolato su “Cristo e l’anticristo”. Era di lingua greca e sarei davvero curioso di sapere cosa ne avrebbe pensato di certi “deliri” sulla sua lingua.

Citiamo un brano soltanto: “Osserviamo in dettaglio cosa dice Daniele nelle sue visioni… egli mostra anche la venuta dell’Anticristo negli ultimi tempi, e la fine dell’intero mondo”.

Consiglio la lettura degli scritti di Ippolito, che ci ha lasciato anche parte di un commento al libro del profeta Daniele.

Ireneo fu vescovo di Lione fra il 120 ed il 202 d.C. La sua opera in cinque libri “Contro le eresie” rappresentò il colpo di grazia alle eresie gnostiche. Questo autore cristiano è particolarmente importante perché egli fu discepolo di Policarpo, il quale aveva conosciuto l’apostolo Giovanni e, quindi, le sue affermazioni – ad esempio come quella sull’autenticità dell’Apocalisse e la sua attribuzione all’apostolo Giovanni – risultano di particolare importanza.

Nel libro V dell’opera, dal capitolo 25 in avanti, attribuisce apertamente le parole di Paolo ai Tessalonicesi sull’Avversario che siederà nel tempio di Dio proprio all’anticristo. Poi parla del libro di Daniele e lo collega agli eventi degli ultimi tempi.

“… per tre anni e sei mesi…egli regnerà su tutta la terra. Di lui l’apostolo Paolo, parlandone nella sua seconda epistola ai Tessalonicesi, e allo stesso tempo dichiarando il motivo della sua comparsa, dice così: “e quel malvagio sarà rivelato, il quale il Signore Gesù ucciderà con lo spirito della sua bocca, e distruggerà con la potenza del suo ritorno”.

Ireneo mette in relazione l’ultima settimana del profeta Daniele (Daniele 9) gli eventi descritti da Paolo ai Tessalonicesi, Daniele 2 e Daniele 7, con l’Apocalisse: “in una maniera più chiara Giovanni, nell’Apocalisse, ha detto ai discepoli del Signore cosa accadrà negli ultimi giorni, e circa i dieci re che sorgeranno, fra i quali l’impero che ogni regna sulla terra sarà diviso.”

Girolamo è l’autore della prima versione in latino dell’Antico Testamento direttamente dagli originali in ebraico. Egli visse fra il 347 ed il 420 d.C. Fra le sue opere un commentario a Daniele, particolarmente pregevole per l’accuratezza dell’esposizione sia dal punto di vista esegetico, sia per l’accuratezza della ricerca storica, sia per l’imparzialità con la quale vengono riportate le varie teorie all’interno della Chiesa circa l’escatologia cristiana.

Nel commentare al capitolo 7 di Daniele egli scrive: “…tutti i regni saranno distrutti, a causa della blasfemia dell’Anticristo”.  Egli più un là scriverà: “e non vi è alcun dubbio che i santi avranno il regno dopo l’Anticristo”. Sempre nel commento scrive: “L’Anticristo farà guerra ai santi e li vincerà…”

Commentando Daniele 9, le settanta settimane, al verso 27 scrive: “durante i rimanenti tre anni sotto l’Anticristo il sacrificio e l’offerta cesserà. Ma quando Cristo tornerà ed ucciderà il malvagio con il soffio della sua bocca…”

Porfirio era un filosofo pagano che nell’antichità negava che nella Bibbia vi fossero autentiche profezie. Per questo denigrava le profezie contenute nel libro di Daniele, dicendo che questo libro fosse solo una frode, una messa in scena, che spacciava per profezie delle cose scritte soltanto dopo che gli eventi descritti si erano in realtà verificati – tecnicamente si parla di profezie post-eventum. Girolamo rivendica l’autenticità delle profezie bibliche e ribadisce la convinzione della Chiesa sulla manifestazione dell’Anticristo che precederà il ritorno di Gesù.

Ora, ci deve invitare a riflettere il fatto che:

Quella che viene definita Mitologia Cristiana non è un tardo sviluppo della fede, ma, come abbiamo visto, qualcosa che riguarda la Chiesa dagli albori. Tutti gli scritti della cristianità antica parlano dell’Anticristo ed affiancano la terminologia di 1 Giovanni con Daniele, 2 Tessalonicesi, e Apocalisse.

Erano i pagani e gli increduli a mettere in dubbio l’escatologia cristiana. È davvero triste assistere oggi ad un attacco dall’interno,  da personaggi che bollano la credulità del credente e si ritengono depositari di una migliore conoscenza di quella della Chiesa universale dagli albori. Visto che gli attacchi vengono dall’interno, possiamo dire di trovarci davanti ad un revival di gnosticismo con caratteristiche giudaico-cristiane che attualizza lo spirito dell’anticristo la cui esistenza veniva denunciata da Giovanni proprio in 1 Giovanni 2:18-19.

Shalom