Edizioni critiche del Nuovo Testamento

Edizioni critiche del Nuovo Testamento

Ricostruire il testo del Nuovo Testamento (così come per il Vecchio) è necessario perché le diverse varianti, i punti di divergenza fra i manoscritti, debbono valutarsi attentamente per portare alla scelta della lettura considerata originale.

Il primo testo greco del Nuovo Testamento stampato è l’edizione del 1516 di Desiderio Erasmo da Rotterdam, in seguito chiamato Textus Receptus, con un certo riferimento al consenso generale del quale godeva. Esso è alla base delle traduzioni della Bibbia di quegli anni, quali l’inglese King James Version del 1611, le traduzioni in italiano e francese di Giovanni Diodati, nonché la traduzione in tedesco di Martin Lutero.

Nessuna edizione critica del Nuovo Testamento era stata capace di rimpiazzare il Textus Receptus fino al 1881. In quell’anno, Broke Foss Westcott e Fenton John Hort, pubblicarono The New Testament in the Original Greek, una revisione del Textus Receptus alla luce dei manoscritti, allora di recente scoperta, Sinaitico e Vaticano, entrambi rappresentanti in quel tempo le prove più antiche (IV secolo) e complete a disposizione.

Da allora tutte le nuove edizioni del testo greco del Nuovo Testamento e le nuove traduzioni basate su di loro, seguendo quindi fondamentalmente il testo di Vaticano e Sinaitico, ancora considerati i migliori manoscritti. Le più recenti edizioni del Nuovo Testamento greco basate su questi manoscritti, sostengono di presentare un testo che definiscono Testo Standard, considerato il più prossimo agli originali possibile. Questo il testo è difeso dall’eminente studioso Kurt Aland e dal suo team.

Dopo circa 100 anni di sforzi della critica testuale in questa direzione, il Testo Standard è divenuto oggi il nuovo “Textus Receptus”.

Personalmente, per i miei studi su questa edizione critica, utilizzo la ventisettesima edizione del Nestle-Aland, Greek English New Testament che ritengo davvero un ottimo strumento per chi voglia consultare un elenco abbastanza soddisfacente di varianti testuali. Virtualmente uguale il testo delle United Bible Societies. Quest’ultimo è accompagnato dalla valutazione delle varianti principali nel volume A Textual Commentary on the Greek Text a cura di Bruce Metzger, molto importante per una migliore conoscenza dei problemi testuali del Nuovo Testamento. Ovviamente non sono quasi mai d’accordo con le conclusioni della UBS qui riportate, vista la mia preferenza, di cui parlerò più avanti, per il cosiddetto Testo Maggioritario.

Purtroppo per consultare con profitto i libri che ho appena citato, è indispensabile una conoscenza almeno di base della lingua greca del Nuovo Testamento e dell’inglese.

Un’esposizione molto valida delle teorie alla base del Testo Standard e disponibile in italiano, è “Il Testo del Nuovo Testamento” edito dalla Casa Editrice Marietti e scritto da Kurt e Barbara Aland.

Il Textus Receptus è stato recentemente tradotto in lingua moderna dall’americana New King James Version e dall’italiana Nuova Diodati. Ciò forse in risposta al consenso che riscuote una certa scuola tradizionalista, soprattutto americana, ma anche inglese, che continua a difendere la validità della prestigiosa traduzione inglese King James Version. In questa direzione il lavoro dello studioso Edward F. Hills. 

Più moderata e attenta dal punto di vista scientifico la scuola che contrappone al Testo Standard la sua preferenza per il Testo Maggioritario, cioè per le varianti testuali che sono supportate dal maggior numero di manoscritti in greco del Nuovo Testamento.

Alcuni studiosi hanno raccolto l’eredità delle posizioni anti Westcott e Hort della vecchia scuola inglese tradizionalista del XIX secolo. Studiosi del calibro di Scrivener, Burgon, Miller, infatti, avevano provato a contestare l’effettiva attendibilità delle varianti testuali cosiddette “alessandrine” attestate principalmente dai manoscritti Vaticano e Sinaitico per difendere, invece, il valore del testo contenuto nella stragrande maggioranza dei manoscritti del Nuovo Testamento.

Il testo Maggioritario veniva chiamato da Westcott e Hort Bizantino, non senza un certo tono quasi di disprezzo, in quanto come questo nome voleva già lasciare intendere, si considerava una revisione operata ed imposta alla Chiesa verso la prima metà del IV secolo. Questa teoria, però, riportata anche nel libro di critica testuale degli Aland, per quanto proposta quasi come un postulato, non è per nulla dimostrabile.

Dall’altra parte i sostenitori di questo tipo di testo, Burgon in testa, lo definivano “Testo Tradizionale”, immaginandolo come il frutto della fedele opera di copiatura della Chiesa che ha così conservato il Nuovo Testamento nella forma più fedele a quella uscita dalla penna degli autori sacri.

Oggi, negli apparati delle edizioni critiche, come è giusto che sia, non si parla più di testo Bizantino bensì di testo Maggioritario.

Di recente, visti i nuovi studi specifici che hanno ottenuto diversi consensi, hanno visto la luce diverse pubblicazioni.

Thomas Nelson ha pubblicato una traduzione interlineare greco-inglese del testo maggioritario edita da Zane Hodges e Farstad. Questo è il testo greco originale che più utilizzo nella mia lettura.

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Wilbur Pickering ha scritto un libro molto bello in difesa del testo Maggioritario.  “The Identity of the New Testament”. I suoi lavori li trovate su Amazon e online, gratuitamente, The Pickering Foundation of Biblical Preservation.

Nel mio piccolo ho scritto una difesa del testo maggioritario, sia in lingua italiana che in inglese.

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Molto valido è il lavoro di due altri studiosi editori di un altro importante testo Maggioritario: Robinson e Perpont. Il loro lavoro, pubblicato anche online, è un esempio di grande lucidità e sobrietà.

E’ disponibile in rete l’intera traduzione in inglese del testo maggioritario, che è stata anche inserita fra le Bibbie disponibili per il validissimo software e-Sword, è gratuitamente scaricabile all’indirizzo www.e-sword.net.

 

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Questa la pagina della 27ma edizione del Nestle Aland che riguarda il capitolo 1 del Vangelo di Giovanni dove compare l’importante variante al testo tradizionale di Giovanni 1:18. Come avrà notato il lettore attento della Bibbia, la Diodati e la Luzzi al v.18 leggevano “L’Unigenito Figlio”, mentre la Nuova Riveduta, seguendo il testo Standard legge “l’Unigenito Dio”. Una scelta che non posso condividere. Ma il pregio dell’edizione critica N-A è che ti permette di valutare le prove manoscritte ed, in un certo senso, potere veramente valutare le varianti.

 

 

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