Il Papa è il Capo della Chiesa?

di Giuseppe Guarino

Dopo la morte di Papa Bergoglio, la Chiesa Cattolica Romana si trova oggi (7 maggio 2025) col fiato sospeso ad attendere l’elezione del nuovo pontefice. Per tanti motivi e molti non solo religiosi. Ma il vescovo di Roma è davvero il Capo della Chiesa, è veramente il Capo della Chiesa universale istituita da Cristo? O è solo il Capo della Chiesa Cattolica Romana? Parliamo della stessa istituzione?

Traggo questo mio articolo dal libro che ho scritto sugli insegnamenti della Chiesa di Roma.

La Chiesa: Tempio di Dio e corpo di Cristo. Gesù suo fondamento e capo.

L’uso improprio, del termine “chiesa”, rischia di far perdere di vista all’uomo medio il reale significato di questa parola ed è fondato il timore che non pochi considerino “chiesa” un locale consacrato, adibito al culto a Dio.

È chiaro, però, dal significato letterale e dall’uso del termine, nel greco originale del Nuovo Testamento, ma comprensibilissimo anche nella traduzione italiana, che per Chiesa bisogna intendersi l’insieme di coloro che abbracciano la fede in Cristo e sono stati rigenerati dallo Spirito Santo di Dio.

La Chiesa non è quindi un luogo.

Non è neanche una struttura gerarchica fra Dio e l’uomo, perché composta da tutti coloro che hanno creduto.

Il Nuovo Testamento ci parla della Chiesa come il Tempio di Dio e il Corpo di Cristo.

Secondo le credenze giudaiche Dio abitava nel Tempio visibile edificato da Salomone a Gerusalemme. Ed in un certo senso era vero. Quel luogo Dio aveva scelto per mostrare ad Israele, attraverso delle figure materiali, delle realtà spirituali celesti.

Gli apostoli usano un linguaggio che viene dall’Antico Testamento, ma che ne rivela il carattere transitorio nel profondo significato della nuova dispensazione.

Scrive perciò Paolo: “Non sapete voi che siete il Tempio di Dio, e che lo Spirito di Dio abita in voi?” (1 Corinzi 3:16-17)

“… noi siamo il Tempio dell’Iddio vivente, come disse Iddio: io abiterò in mezzo a loro e camminerò fra loro; e sarò loro Dio, ed essi saranno mio popolo.” (2 Corinzi 6:16)

“Voi dunque non siete più né forestieri né avventizi; ma siete concittadini dei santi e membri della famiglia di Dio, essendo stati edificati sul fondamento degli apostoli e dei profeti, essendo Cristo Gesù la pietra angolare, sulla quale l’edificio intero, ben collegato insieme, si va innalzando per essere un tempio santo nel Signore. Ed in lui voi pure entrate a far parte dell’edificio, che ha da servire di dimora a Dio per lo Spirito (Santo).” (Efesini 2:19-22)

Scrive l’apostolo Pietro: “Accostandovi a lui – Gesù -, pietra vivente, riprovata bensì dagli uomini ma innanzi a Dio eletta e preziosa, anche voi come pietre viventi, siete edificati qual casa spirituale, per esser un sacerdozio santo per offrire sacrifici spirituali, accettevoli a Dio per mezzo di Gesù Cristo. Poiché si legge nella Scrittura: Ecco, io pongo in Sion una pietra angolare, eletta, preziosa; e chiunque crede in lui non sarà confuso.” (1Pietro 2:4-5)

Ecco che la Chiesa, Tempio di Dio, è l’avverarsi d’una promessa realtà spirituale riguardante l’era messianica: Dio abita adesso con noi ed in noi, tramite lo Spirito Santo, promesso a tutti coloro che credono, il quale ci rigenera, ci ammaestra, ci guida, ci conforta, ci sigilla. Le parole di Pietro richiamano tutte il culto giudaico, il tempio, il sacerdozio, i sacrifici mosaici, per confermarne l’adempimento spirituale nella Chiesa, dimora spirituale di Dio.

Di questo edificio santo, di questa casa spirituale Gesù è il fondamento, la pietra angolare; su di lui esso è edificato.

La Chiesa è anche chiamata il Corpo di Cristo.

“Ogni cosa egli gli ha posta sotto i piedi, e l’ha dato per capo supremo alla Chiesa, che è il corpo di lui, il compimento di colui che porta a compimento ogni cosa in tutti.” (Efesini 1:22-23)

“Ed egli è il capo del corpo, cioè della Chiesa.” (Colossesi 1:18)

La Chiesa, edificio spirituale di Dio, è il corpo di Cristo, e quest’ultimo ne è il capo.

Il Papa

Il linguaggio della Bibbia è davvero molto diretto e semplice. La Chiesa cattolica romana ha, però, un capo che non è Cristo, il Papa; un capo definito visibile; ciò facendo va al di là di quanto la Sacra Scrittura insegna.

La figura del Papa e le sue prerogative di Sommo Pontefice, Vicario di Cristo, Successore di Pietro nella sede apostolica romana, Capo della Chiesa,  erano sconosciute nel periodo apostolico e tali rimasero per diversi secoli. Furono le particolari circostanze della sede romana, il suo prestigio, a dare inizio ad  un processo culminato nell’infallibilità papale decretata dal Concilio Vaticano I nel XIX secolo.

La lettura del Nuovo Testamento rivelerà un silenzio totale su quella che è la figura più importante del cattolicesimo! Ciò è impensabile se questa fosse stata riconosciuta dai primi cristiani.

San Paolo elenca i ministeri necessari alla sopravvivenza della Chiesa, per ben due volte:

“ … or voi siete il corpo di Cristo, e membra d’esso, ciascuno per parte sua. E Dio ha costituito nella cosa primieramente degli apostoli; in secondo luogo dei profeti; in terzo luogo dei dottori …” (1 Corinzi 12:28)

“Ed è lui – lo Spiritp Santo – che ha dato gli uni, come apostoli; gli altri come profeti; gli altri come evangelisti; gli altri come pastori (o vescovi) e dottori, per il perfezionamento dei santi, per l’opera del ministerio, per la edificazione del corpo di Cristo.” (Efesini 4:11)

Come poteva omettere l’apostolo il ministerio che avrebbe dovuto essere il più importante, persino più importante di tutti quelli da lui citati messi insieme se la dottrina apostolica l’avesse previsto?

Lo stesso Paolo non fa, significativamente, nessun cenno ad un “papa” nella  narrazione del suo primo viaggio a Gerusalemme; in particolare, ci rendiamo conto che Pietro è posto allo stesso livello degli altri apostoli: “Ma quelli che godono di particolare considerazione (quali già siano stati a me non importa; Iddio non ha riguardi personali), quelli, dico, che godono maggior considerazione non m’imposero nulla di più; anzi, quando videro che a me era stata affidata la evangelizzazione degli incirconcisi, come a Pietro quella de’ circoncisi (poiché Colui che aveva operato in Pietro per farlo apostolo della circoncisione aveva anche operato in me per farmi apostolo dei Gentili), e quando conobbero la grazia che m’era stata accordata, Giacomo e Cefa e Giovanni, che sono reputati colonne, dettero a me ed a Barnaba la mano d’associazione perché noi andassimo ai Gentili, ed essi ai circoncisi; soltanto ci raccomandarono di ricordarci dei poveri; e questo mi sono studiato di farlo.” (Galati 2:6-10)

Pietro, che secondo la Tradizione Cattolica avrebbe dovuto essere il primo “Papa”, è nominato con gli altri due apostoli Giacomo e Giovanni e con loro definito “colonna”. Le decisione non sono prese e imposte da lui soltanto, ma dalla comunità. Paolo specifica un ruolo particolare rivestito da Pietro, il suo apostolato presso i Giudei. Se fa attenzione a citare un dettaglio del genere sulla figura di Pietro, come poteva trascurare il fatto che l’apostolo rivestisse  la carica più importante della Chiesa?

A dimostrazione della inesistenza della superiore autorità di Pietro sugli altri apostoli, la nota che riporta lo stesso incidente nel libro degli Atti, al capitolo 15 dal v.22. Poco prima, nello stesso libro, è detto: “or gli apostoli che erano a Gerusalemme, avendo inteso che la Samaria aveva ricevuto la Parola di Dio, vi mandarono Pietro e Giovanni.” (Atti 8:14)

Pietro è inviato dagli altri apostoli, certo la credenza che egli sia stato il primo “Papa” non viene dalla Bibbia, che anzi prova il contrario. Ciò non per sminuire il significato della figura di Pietro, ma per dargli i giusti contorni, che lui non tentò mai di prevaricare.

Matteo 16:16-18 è il passo biblico usato di solito dai credenti cattolici per dimostrare che su Pietro Gesù fondò la sua Chiesa.

Ma esaminiamo questo brano da vicino e alla luce dell’intera Rivelazione e trarremo tutt’altre conclusioni.

“Poi Gesù, venuto nelle parti di Cesarea di Filippo, domandò ai suoi discepoli: Chi dice la gente che sia il Figliuol dell’uomo? Ed essi risposero: Gli uni dicono Giovanni Battista; altri, Elia; altri, Geremia o uno dei profeti. Ed egli disse loro: E voi, chi dite ch’io sia? Simon Pietro, rispondendo, disse: Tu sei il Cristo, il Figliuol dell’Iddio vivente. E Gesù, replicando, gli disse: Tu sei beato, o Simone, figliuol di Giona, perché non la carne e il sangue t’hanno rivelato questo, ma il Padre mio che è nei cieli. E io altresì ti dico: Tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa, e le porte dell’Ades non la potranno vincere. Io ti darò le chiavi del regno dei cieli; e tutto ciò che avrai legato sulla terra sarà legato ne’ cieli, e tutto ciò che avrai sciolto in terra sarà sciolto ne’ cieli.” (Matteo 16:13-19)

Gesù non dice a Pietro: Vai a Roma e fonda lì la mia Chiesa della quale tu e i tuoi successori sarete a capo. Egli annuncia all’apostolo che Lui – Gesù – edificherà la Sua Chiesa su quella confessione di fede che Pietro ha fatto poco prima, sulla verità di Gesù, “Cristo, il Figliuolo dell’Iddio vivente”, su se stesso. La Chiesa infatti è edificata su Cristo, non su di un uomo.

Cristo è il centro e il fondamento di tutta l’opera di Dio che è la nuova dispensazione e la Chiesa è edificata da lui e su di lui.

Pietro non è la Pietra. Paolo lo definisce, con gli altri “sommi apostoli”, “colonna” dell’edificio di Dio che è la Chiesa; ma non “fondamento”, “pietra angolare” perché quel ruolo è di Gesù.

È ovvio che il brano di Matteo non è di facile lettura, ma è solo una conoscenza superficiale della Rivelazione che può indurre a credere che sia stato su Pietro che Gesù abbia edificato la sua Chiesa. I brani più semplici e immediati che abbiamo esaminato prima  ci mostrano Gesù come Pietra Angolare, fondamento della Chiesa,  edificio che è il Tempio di Dio spirituale, nonché come Capo della Chiesa, intesa come suo corpo, non lasciano spazio per alcuna speculazione di sorta.

Come avviene in altri punti della Bibbia, conviene ricorrere a passi più semplici ed immediati per interpretare con sicurezza quelli più oscuri.

Lo stesso Gesù si riferisce a se stesso come la pietra angolare, in Matteo 21:42-44: “Gesù disse loro: Non avete mai letto nelle scritture: “La pietra che gli edificatori hanno riprovata è quella che è divenuta pietra angolare; ciò è stato fatto dal Signore, ed è cosa meravigliosa agli occhi nostri”? Perciò io vi dico che il regno di Dio vi sarà tolto, e sarà dato ad una gente che ne faccia i frutti. E chi cadrà su questa pietra sarà sfracellato; ed ella stritolerà colui sul quale cadrà.”

Anche qui Gesù parla della pietra in terza persona, sebbene parli chiaramente di se stesso.

L’uso di un linguaggio figurato e di un affiancarsi di parole simili o uguali è caratteristico di molti detti di Gesù e non deve stupirci, è una caratteristica delle lingue ebraica ed aramaica usate da Gesù e dagli apostoli, che lascia il segno anche nella costruzione delle frasi nel greco originale del Nuovo Testamento, quanto nella sua traduzione.

È un linguaggio figurato anche quello delle “Chiavi” di cui Pietro sarebbe stato depositario.

Gesù dirà più avanti nello stesso Vangelo di Matteo al clero giudaico:

“Ma guai a voi, Scribi e Farisei ipocriti, perché serrate il regno dei cieli davanti alla gente, poiché né vi entrate voi né lasciate entrare quelli che cercano di entrare.” (Matteo  23:13)

Nel Vangelo di Luca le parole di Gesù contro i giudei diventano ancora più significative: “Guai a voi, dottori della legge, poiché avete tolta la chiave della scienza! Voi stessi non siete entrati, ed avete impedito quelli che entravano.” (Luca 11:52)

“Io ti darò le chiavi”, dice Gesù a Pietro in Matteo. Quindi in quell’occasione Pietro non riceve le “chiavi” del regno dei cieli, ma ha la promessa. Promessa ribadita dallo stesso Gesù a tutta la Chiesa in Matteo 18:18: “Io vi dico in verità che tutte le cose che avrete legate sulla terra, saranno legate nel cielo; e tutte le cose che avrete sciolte sulla terra, saranno sciolte in cielo.”

Secondo il significato che le parole di Gesù negli altri brani che abbiamo esaminato ci impongono, capiamo che Pietro fece uso di queste chiavi, quando aprì, lui per primo, la porta della salvezza ai Giudei nel giorno della Pentecoste (Atti 2) e più tardi ai Gentili, i non ebrei (Atti 10).

Il silenzio totale della Bibbia sulle prerogative papali è definitivo e, inevitabile, se si considera il dato storico.

La storia infatti ci spiega come il papato, nella forma in cui lo conosciamo ora, sia originato da un processo storico legato alle vicende politico-sociali di Roma.

Agli albori della cristianità la comunità romana godeva di grande prestigio, come conferma l’epistola di San Paolo ai romani che troviamo nella Bibbia.

Sul finire del I secolo questo prestigio è ancora immutato, come si capisce dalla lettera della comunità romana a quella di Corinto, comunemente chiamata I Clemente.

Ma ciò che accadrà nei secoli a venire è una triste storia di arroganza e di bramosia di potere, che, con il pretesto del bisogno di unità della cristianità, finisce per sfociare nelle prerogative papali del Medio-evo.

L’irrigidimento dottrinale e gerarchico della Chiesa era stato causato dalle molte eresie sorte fra il I e II secolo. In particolare la “gnosi” aveva messo in crisi l’interpretazione ortodossa del dato cristiano, grazie alla sua complessità ed elaborata interpretazione del Nuovo Testamento e già Ireneo, nel II secolo, intuendo la difficoltà di una risoluzione solo sul campo biblico, nel suo famoso “Contro le Eresie”, parla della tradizione apostolica, come un fedele tramandarsi dell’insegnamento biblico nella Chiesa, per sostenere e convalidare la sua posizione. Ma quando scriveva Ireneo, nonostante le ingenuità e gli errori, non generalizzati, comunque, da nessuna imposizione centralizzante, la Chiesa era ancora fedele al dato evangelico.

Non scevra da errori, dicevo. Se leggiamo I Clemente, composta tra il 95 e il 96 d.C., comprendiamo benissimo perché lo Spirito Santo non abbia permesso che questo scritto fosse a lungo e nemmeno per breve tempo unanimemente catalogato fra le Scritture Sacre. Sebbene Clemente sia ben fondato, e si suppone con lui tutta la comunità di Roma, sulla sana dottrina, prende uno strafalcione che in virtù di nessuna tradizione si potrebbe oggi sostenere. Grazie ad un possibile fraintendimento di un brano della traduzione greca dell’Antico Testamento dei Settanta, Clemente nutre l’idea che la Bibbia avvalori la leggenda dell’araba fenice.

Errori di questo genere possono evitarsi concentrandosi sul vero significato, approfondendolo, del dato biblico.

Il tragitto storico del papato

Roma sede imperiale, centro dell’impero. Roma che perseguita i cristiani. Ciò fino all’editto di Costantino. Da qui in avanti Roma spalleggerà i cristiani, nella persona stessa del suo imperatore.

Costantino convoca il primo concilio ecumenico a Nicea, per la risoluzione della questione ariana, dove il futuro “Papa”, allora semplice vescovo di Roma, non partecipa nemmeno in prima persona. Diverrà solo in seguito facoltà esclusiva del Sommo Pontefice romano convocare i Concili nella Chiesa cattolica.

Ancora nel III secolo il termine “papa”, che vuol dire “padre”, non era riferito esclusivamente per quello che all’epoca era ancora soltanto il vescovo di Roma.

Dalla pace con l’impero romano e l’infiltrarsi di usi e costumi pagani nel cristianesimo, la figura del vescovo di Roma comincia ad assumere connotati più definiti.

Il titolo di Sommo Pontefice, ad esempio, non viene dalla Bibbia, è un titolo pagano (Pontifex Maximus) che era riferito agli imperatori romani. Lo stesso appellativo di “papa”, “padre”, utilizzato in maniera assoluta e distintiva non viene dal Nuovo Testamento, dove è persino proibito. L’uso del termine “Santo Padre” per definire il “Papa” romano, conclude il tragitto del crescendo di questa terminologia. In verità un cristiano dovrebbe riservare l’uso d’un termine tanto forte e significativo quale “Santo Padre” a Dio il Padre soltanto.

Leone I (440-461) rafforza la posizione della sede romana e quella del pontefice, successore di Pietro e quindi depositario dello stesso primato concesso da Gesù all’apostolo.

“..la funzione di Leone Magno fu importante soprattutto in materia disciplinare: egli riuscì ad estendere e precisare il potere del papa rispetto ai vescovi. Nei primi secoli il papa era soltanto il vescovo della piccola diocesi di Roma, eletto come tutti i suoi colleghi dal popolo e dal clero, spesso non senza contrasti. All’inizio del IV secolo egli fu anche il metropolita dell’Italia suburbicaria (Italia peninsulare ed isole) di cui consacrava i duecento vescovi. Lo si considerava ancora come il patriarca di Occidente. Infine rivendicò, come successore di San Pietro, il primato universale: la  tradizione della fondazione della Chiesa romana da parte di San Pietro era molto viva all’inizio del V secolo. Egli pretese con risultati alterni di essere al di sopra degli altri patriarchi, di prendere, in materia di dogmi, decisioni valide per tutta la Chiesa e di avere diritto di giudicare in ultima istanza in materia disciplinare”. Jean-Baptiste Duroselle, Jean-Marie Mayeur, “Storia del Cattolicesimo”, Edizione Tascabili Economici Newton, pag.24.

Da qui in avanti sarà una scalata al potere che dapprima era solo prestigio, poi diviene autorità spirituale, e nel Medioevo finirà per divenire potere temporale vero e proprio.

Abbandonando in maniera sempre più definita l’insegnamento apostolico, la semplicità degli apostoli, il Papa comincia ad assumere sempre di più i connotati dell’imperatore romano che ormai non esisteva più.

Sebbene l’Evangelo e la tradizione primitiva richiedesse povertà e modestia, dalla Roma pagana il clero assimilò sfarzo e ritualità. Gli onori richiesti dal Pontefice erano gli onori dei Cesari; gli sfarzi in cui questi cominciò sempre di più ad essere immerso ricordavano più le corti imperiali che non la sede di un autentico successore di Pietro.

Nonostante la semplicità dell’apostolo al quale diceva di succedere, ed in suo nome, si cominciarono a pretendere reverenze ed inchini, ossequi ad una autorità che andò sempre più definendosi ed ampliandosi.

Si comprende come la figura del pontefice romano sia molto suggestiva, ma la semplicità e povertà dell’apostolo sono i requisiti che Dio richiedeva ad un suo vero servitore.

Nonostante sia stato iniziato e continuato l’uso del bacio del piede della supposta statua di San Pietro, l’unico episodio nella Bibbia che ci parla di un mite tentativo fatto da qualcuno di rendere omaggio all’apostolo, non suscita la reazione che è stata ed è dei pontefici romani.

“E come Pietro entrava, Cornelio, fattoglisi incontro, gli si gettò ai piedi e l’adorò. Ma Pietro lo rialzò, dicendo: Alzati, anch’io sono uomo.” (Atti 10:25-26)

Pietro non aveva dimenticato le parole del suo maestro. La bramosia e l’arroganza dei suoi supposti successori non lo riguardavano. Pietro obbedì all’insegnamento di Gesù, comprendendone il significato spirituale che riguardava l’intera dispensazione del Nuovo Patto. I papi preferirono trascurarlo.

Ben presto le pretese spirituali si tramutarono in pretese materiali, come la storia ci racconta.

Comparve quel documento che la sede romana utilizzò per estendere la sua supremazia persino sulle autorità civili: la lettera con cui Costantino affidava al pontefice cristiano tutti i territori dell’impero. Considerato autentico per molto tempo, questo documento è finito poi per rivelarsi un clamoroso falso. Ciononostante, i privilegi ottenuti  anche per mezzo d’esso non furono mai rinunciati.

Nel Medioevo, affermato indiscutibilmente il suo primato in occidente, il Papa proseguì indisturbato la sua politica regnando spiritualmente e politicamente.

Gli eccessi di cui la sede papale si rese colpevole in quel periodo sembrano oggi dimenticati.

La sede romana inaugurò fra l’altro quel terribile capitolo della storia dell’umanità che è l’inquisizione. In nome di Dio, di Cristo, di Maria e dei santi, cominciò una caccia all’eretico che per ferocia superò persino la persecuzione romana dei cristiani. Migliaia le vittime. Atroci le torture cui questi vennero sottoposti per rinnegare le loro teorie contro la Chiesa Cattolica.

Cito da un testo di Scuola Media Superiore, “Dal Comune alle Monarchie Nazionali” di Augusto Camera e Renato Fabietti: “L’inquisizione era un tribunale creato dalla Chiesa alla fine del XII secolo allo scopo di ricercare gli eretici e condannarli; al tempo di (Papa) Innocenzo III la condanna poteva giungere alla pena capitale mediante abbruciamento. In alcuni paesi, come la Spagna, il Tribunale dell’Inquisizione funzionò fino al sec. XVIII.”

E circa gli eccessi raggiunti:

“Nel 1208 Innocenzo III (Papa) incoraggiò addirittura la preparazione di una crociata contro i catari, detti anche Albigesi perché particolarmente numerosi nella città di Alby, in Provenza, dove godevano della protezione dei signori della regione. Un grosso esercito guidato da avidi feudatari francesi e tedeschi, tra il 1209 e il 1213, si gettò su questa fiorente e disgraziata contrada che venne letteralmente devastata; tutti gli abitanti della città di Alby, eretici e cattolici, uomini e donne, vecchi e bambini, vennero passati a fil di spada”. Jean-Baptiste Duroselle, Jean-Marie Mayeur, “Storia del Cattolicesimo”, Edizione Tascabili Economici Newton, pag. 20.

Fu in quegli anni che morirono uomini del calibro di Wicliffe, Hus, Tyndale, finiti al rogo perché avevano osato porgere la Parola di Dio al popolo nella sua autentica semplicità, andando contro la corruzione papale allora dilagante, e avevano “osato” tradurre la Bibbia e leggerla al popolo.

In quegli anni, la Bibbia stessa venne messa all’indice come libro proibito e le sue traduzioni in volgare, – non in latino – furono proibite! Andando apertamente contro l’insegnamento di quegli apostoli che la sede romana pretendeva di seguire, facendo peggio del clero ebraico censurato da Gesù, nella sua determinazione a mantenere il suo potere ad ogni costo, chiudeva la porta della salvezza a milioni di individui, curandosi soltanto che gli fossero soggetti.

Il papato finì per mettere da parte la Parola di Dio imponendosi, con un clero potentissimo (e ricchissimo), come unica fonte autentica di ogni ammaestramento religioso.

Non bisogna confondere gli uomini con gli ideali, mi diceva la mia professoressa di italiano delle superiori. Ma cosa fare quando sono gli uomini a creare gli ideali? Fu il Concilio di Trento ad impedire che i vari movimenti di rinnovamento  cambiassero la Chiesa cattolica. Fu il concilio di Trento ad irrigidirsi, a proibire le traduzioni della Bibbia. Fu la Chiesa che inquisiva a prendere la più importante decisione per il cattolicesimo. È dalla Chiesa cattolica che inquisiva che la chiesa romana ha ereditato la sua fede. Quegli uomini che non potevano essere ispirati se non da demoni a perseguitare, a torturare ad uccidere, entravano in camera conciliare e subito diventavano agenti dello Spirito Santo?

È la Chiesa cattolica al servizio di Dio, o Dio, comunque, qualunque cosa essa faccia, a sua disposizione?

La corruzione del papato per secoli non può essere trascurata, non se il Papa deve essere considerato Vicario di Cristo ed infallibile. Quegli stessi uomini che affermavano di essere successori di Pietro, si macchiarono d’una condotta amorale e corrotta, avendo molti come unico cui vero fine l’arricchimento personale e il potere. Le cariche ecclesiastiche venivano vendute. I papi avevano figli illegittimi, spesso beneficiari di loro personali favori. Le indulgenze venivano vendute con enormi profitti carpendo la semplicità delle persone e disprezzando la grazia di Dio.

Nonostante tutto, il papato ha continuato la sua ascesa, culminata nel secolo scorso con la decisione del Concilio vaticano I che ha confermato ed ampliato persino, se era possibile, le prerogative del pontefice romano.

La sede romana e l’ufficio papale sta ancora oggi godendo i massimi consensi, grazie alla propria strategica capacità di adattamento ai tempi. È ovvio che gli eccessi e le pretese del passato non si conciliano con un’era illuminata quale è la nostra. Quindi nessuno si sognerebbe più di ribadire le pretese temporali del Papa o ribadire che l’obbedienza al pontefice romano è essenziale per la salvezza dell’anima. Ma è un brutto segno che ciò non sia stato voluto da Roma in prima persona, ma che delle contingenze abbiano richiesto questi cambiamenti e che il potere temporale gli sia stato tolto a forza.

Gesù non ha istituito l’ufficio di Pontefice Massimo per la religione cristiana. Non ha edificato la sua Chiesa su alcun fondamento umano. Pietro non è stato il primo Papa. Nessuna autorità viene trasmessa ai suoi supposti successori. Il vescovo di Roma non è il Vicario di Cristo, Cristo in terra.

Gesù stesso è ancora il Capo della Sua Chiesa; sono ancora vere in ogni senso le sue parole: “Ogni potestà mi è stata data in cielo e sulla terra.” (Matteo 28:18)