VERITA’ O TRADIZIONE?

opuscolo verita o tradizione

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Gli insegnamenti della Chiesa Cattolica Romana

alla luce della Parola di Dio

 

INDICE

Introduzione

  1. La Confessione auricolare al prete
  1. L’imposizione del celibato al clero
  1. La Messa
  1. Il Capo della Chiesa
  1. I Santi. Statue ed immagini
  1. Il battesimo degli infanti

Conclusione: L’Evangelo

Appendice: un po’ di storia

 

Introduzione

L’autore del presente scritto vuole valutare, in modo semplice e breve, alcune delle dottrine della Chiesa Cattolica Romana, alla luce dell’insegnamento biblico.  Egli spera e prega Dio che chi legge non si fermi alle sue parole, ma prenderà comunque spunto da esse per una maggiore coscienza della propria fede e migliore conoscenza della Verità, se non la possegga già, quella Verità tramandataci in modo tanto meraviglioso dalle Sacre Scritture.

La Bibbia è stata ispirata da Dio: “Tutta la Scrittura è divinamente ispirata” leggiamo in 2 Timoteo 3:16. È per questo che essa è vincolante in materia di Verità Rivelata e può definirsi in ogni senso Parola di Dio.

A ciò che insegna la Bibbia, però, la Chiesa Cattolica aggiunge la sua Sacra Tradizione: l’insieme delle verità che sarebbero state tramandate fedelmente dalla Chiesa (Cattolica) sebbene non in forma scritta e comunque non tramite la Sacra Scrittura.

“Per la Chiesa cattolica la Sacra Scrittura non è che uno dei fondamenti della conoscenza religiosa. L’essenziale è la Tradizione, insieme di verità incluse o meno nella Bibbia ma insegnate dall’autorità della Chiesa. La Sacra Scrittura non è per così dire che il primo anello della Tradizione, evidentemente il più importante; non esiste il “libero esame” dei testi sacri, come per la maggior parte dei protestanti; la Chiesa ne dà un’interpretazione ufficiale a tal punto che solo le edizioni della Bibbia annotate e approvate dalla gerarchia ecclesiastica possono essere lette dai fedeli. Per il cattolico il libro che fa fede non è tanto la Bibbia, testo spesso oscuro e che può essere interpretato in modi molto diversi, quanto il catechismo, che è una sintesi concisa e didattica della tradizione.”, Jean-Baptiste Duroselle e Jean-Marie Mayeur, Storia del Cattolicesimo, pag.10.

In realtà la Tradizione è solo un tentativo per spiegare e dare un fondamento cristiano a tutte quelle aggiunte fatte dalla chiesa di Roma al semplice dato biblico nel corso d’un processo durato secoli.

Qualcosa di simile era accaduto anche nella religione ebraica. Perciò Cristo censurò i suoi maggiori esponenti, scribi e farisei accusandoli apertamente: “avendo lasciato il comandamento di Dio, voi tenete la tradizione degli uomini” (Marco 7:8).

Gesù riconobbe il primo posto alla Parola di Dio, mettendo da parte la tradizione. E ciò durante tutto il suo ministero terreno. Persino nel rispondere al diavolo quando fu tentato, egli cita l’Antico Testamento. Vedi Matteo 4:1-11.

Il libro degli Atti degli Apostoli narra che quando l’apostolo Paolo  predicò l’evangelo in una città chiamata Berea, coloro che l’ascoltarono “con ogni prontezza ricevettero la Parola, esaminando tuttodì le scritture, per vedere se queste cose stavano così.” (Atti degli Apostoli 17:11)

La Bibbia stessa impone che tutti abbiano libero accesso alla lettura della Parola di Dio che più che per essere oscura, è temuta perché fin troppo chiara.

Scriveva così l’apostolo Paolo alla fine della sua epistola alla chiesa della città di Colosse: “…e quando questa epistola sarà stata letta fra voi, fate che sia letta anche nella chiesa dei laodicesi, e che anche voi leggiate quella che vi sarà mandata da Laodicea”.

E alla chiesa di Tessalonica: “Io vi scongiuro per il Signore a far si che questa epistola sia letta a tutti i fratelli”.

Come gli uomini di Berea, anche noi possiamo e certamente anche dobbiamo capire, attraverso la Bibbia, se quanto ci è stato insegnato in materia di religione è in armonia con la Parola di Dio.

La Bibbia stessa ci mette in guardia: “Guardate che non vi sia alcuno che faccia di voi sua preda con la filosofia e con vanità ingannatrice secondo la tradizione degli uomini, gli elementi del mondo, e non secondo Cristo…” (Colossesi 2:8)

Il Nuovo Testamento riporta la testimonianza degli apostoli, di Pietro, Paolo, Giovanni, la dottrina che questi avevano ricevuto direttamente dal Signore Gesù all’indomani della sua risurrezione. Leggendolo scopriamo che la Tradizione religiosa della Chiesa Cattolica non solo era sconosciuta agli apostoli, ma addirittura contrasta con la loro dottrina.

Nelle pagine che seguono vedremo brevemente, ma in modo concreto, di cosa stiamo parlando.

 

1

La confessione auricolare al prete

“Tra l’VIII ed il IX secolo si generalizza la pratica della confessione segreta, con penitenza segreta, per tutti i peccati. Tale pratica è iniziata nei monasteri irlandesi.”, M. Lemonnier, Storia della Chiesa, pag.95.

Siamo lontani dall’epoca apostolica. È chiaro che l’uso di confessare i peccati al prete non viene dall’insegnamento del cristianesimo originario.

L’apostolo Giovanni scrive: “Se confessiamo i nostri peccati egli è fedele e giusto, per rimetterci i peccati e purificarci da ogni iniquità“. (1 Giovanni 1:9)

È a Dio direttamente che bisogna confessare i propri peccati. Nelle parole della Bibbia, merita di essere evidenziato, non vi è alcuno spazio per cerimoniali o penitenze, ma solo per un autentico ravvedimento, che ci assicura il perdono di Dio. Il volere sostituire la spiritualità vera con una serie di atti esteriori è tipico del processo che ha condotto al cattolicesimo come lo conosciamo.

 

2

L’imposizione del celibato al clero

 

“Dell’obbligo del celibato si parlerà per la prima volta nel concilio provinciale di Elvira (Granata), in Spagna, verso il 360: inizierà così la disciplina caratteristica della chiesa latina”, M. Lemonnier, Storia della Chiesa, pag.90.

Gli apostoli non insegnavano una simile dottrina. Paolo, ispirato dallo Spirito Santo, scrisse a Timoteo suo discepolo circa i nuovi vescovi da costituirsi nelle comunità locali: “Certa è questa parola: se alcuno desidera l’ufficio di vescovo, desidera una buona opera. Bisogna dunque che il vescovo sia irreprensibile, marito d’una sola moglie, sobrio, vigilante…“. (1 Timoteo 3:1-2)

È lo stesso Paolo a condannare non il celibato, quanto la sua imposizione: “Ora, lo Spirito dice  espressamente che nei tempi a venire alcuni si allontaneranno dalla (vera) fede…proporranno cose false per ipocrisia…vieteranno il matrimonio e comanderanno d’astenersi da cibi che Iddio ha creati“. (1 Timoteo 4:1-3). Come appare evidente, anche l’obbligo d’astenersi dal mangiare carne il venerdì – caduto ormai quasi nel dimenticatoio – era quindi contro la dottrina biblica autentica.

 

3

La Messa

Per capire cosa implica il rito cattolico della Messa, diamo uno sguardo all’Enciclopedia Europea Garzanti alla voce “Eucaristia”: “Termine con cui si designa l’atto sacramentale istituito da Gesù nell’imminenza della sua morte. Nel primo millennio cristiano la dottrina e la prassi dell’eucaristia  si sono precisate mediante la fissazione del quadro liturgico in cui essa si situa con canti, preghiere, letture, riti e simboli secondari… e con la meditazione e l’insistenza sulla presenza ( detta “reale”) di Cristo nel pane e nel vino; con la concezione sacrificale non solo della morte di Cristo , ma della stessa eucaristia… …Si delinea definitivamente la dottrina della transustanziazione, per cui, rimanendo le apparenze del pane e del vino, muta la loro sostanza (corpo, sangue, anima e divinità di Cristo). Il Concilio di Trento ripropone la dottrina della presenza reale e della messa come sacrificio”.

In quanto sacrificio, la Messa cattolica va contro l’insegnamento apostolico che non prevedeva alcuna ripetizione del sacrificio del Cristo, ma solo una “rammemorazione”. (vedi Luca 22:19)

L’epistola agli Ebrei è stata scritta a dei giudei convertiti al cristianesimo perché questi comprendessero appieno la nuova dispensazione, in cui si compiva ciò che con i riti della religione ebraica si prefigurava soltanto.

Ebrei 9:24-26: “Poichè Cristo non è entrato in un santuario fatto con mano, figura del vero; ma nel cielo stesso, per comparire ora davanti alla faccia di Dio per noi; e non affinché offra se stesso più volte, come fa il sommo sacerdote (secondo i riti ebraici) il quale entra ogni anno una volta nel santuario con sangue non suo; altrimenti egli avrebbe dovuto soffrire più volte dalla fondazione del mondo. Ma ora, una volta, nel compimento dei secoli, è apparso per annullare il peccato per mezzo del sacrificio di se stesso”.

Il sacrificio di Cristo sulla croce è un sacrificio perfetto  che, in quanto tale, non aveva più bisogno d’essere ripetuto, nemmeno da Cristo stesso!

“…E per questa volontà siamo santificati, noi che lo siamo per l’offerta del corpo di Gesù Cristo, fatta una volta”. (Ebrei 10:10)

“…Ma esso (Gesù), avendo offerto per sempre un unico sacrificio per i peccati, si è posto a sedere alla destra di Dio”. (Ebrei 10:12)

In quanto, per mezzo di una unica offerta, egli ha in perpetuo appieno purificati coloro che sono santificati”. (Ebrei 10:14)

L’opera redentrice di Gesù compiuta sulla croce proprio perché perfetta non ha motivo di essere ripetuta, continuata o completata. Il suo perfetto sacrificio infatti ci ha purificati per sempre e in modo completo. Perciò la Messa cattolica, il sacrificio, non viene dalla dottrina cristiana autentica: non era necessaria nel periodo apostolico, non lo è oggi.   La cosiddetta presenza reale e il termine transustanziazione non vengono dalla Bibbia.

Nella celebrazione autentica della “Cena del Signore” (è questa la maniera in cui ci insegna il Nuovo Testamento a chiamarla), i cristiani ricordano (Gesù disse: “fate questo in memoria di me” (Luca 22:19) e annunciano la morte del Signore Gesù (“…ogni volta che voi avrete mangiato di questo pane e bevuto di questo calice, voi annuncerete la morte del Signore“, (1 Corinzi 11:26).

Per comprendere quest’ultima affermazione bisogna sottolineare che nell’epoca apostolica e perciò ancora oggi nelle chiese fedeli alla dottrina biblica, anche il calice era preso da tutti.  L’autore dell’epistola agli Ebrei chiude così: “…offriamo continuamente a Dio dei sacrifici di lode, cioè: il frutto delle labbra confessanti il suo nome”, (Ebrei 13:15).    Questo è l’unico “sacrificio” ordinato per la Chiesa.

 

4

Il Capo della Chiesa

Il capo visibile della Chiesa Cattolica Romana è il Papa. A lui i cattolici debbono obbedienza, in quanto Vicario di Cristo e Successore di Pietro.  Ma questi termini vengono dalla Bibbia? E le pretese del vescovo di Roma sono fondate sulla dottrina apostolica?

È storicamente lampante che la figura del Papa ed i suoi attributi non vengono dalla Parola di Dio, che questi erano sconosciuti in epoca apostolica e che sono il risultato d’un processo storico.

L’Enciclopedia Europea Garzanti alla voce “Papa”: “E’ in corso da secoli tra le chiese cristiane una discussione sul contenuto e i limiti di questo primato – il primato di Pietro – che si è andato determinando attraverso un lunghissimo processo, in stretta connessione con le condizioni storico-politiche in cui la sede romana si è venuta a trovare. Non esiste nei primi secoli un’elaborazione a livello dottrinale di tale primato anche se nella prassi il vescovo di Roma gode di grande prestigio”

Alcune tappe di questo processo:  “Leone I (440-461) elabora una dottrina del primato e conia il termine plenitudo potestatis per indicare che nella Chiesa ogni potere viene dal papa, diretto successore di Pietro, e non esiste al mondo autorità a lui superiore… Dalla metà del secolo XIII si assiste all’elaborazione dottrinale di concetti come quello di Vicarius Christi per cui il papa con una investitura sacrale si pone al di sopra di tutto il genere umano… Il Concilio Vaticano I (1870) non solo proclamò come dogma tutto quello che la dottrina e la prassi medievale avevano elaborato a proposito della figura del pontefice, ma ne allargò i poteri, attribuendogli personalmente (ex sese) l’infallibilità nell’ambito morale e dottrinale per le definizioni ex cathedra”.

Gli apostoli erano del tutto immuni da tali assurde pretese, da tali smisurate manie di grandezza. E più di tutti proprio Pietro, come ci si accorge leggendo le due epistole che troviamo nel Nuovo Testamento.

L’appiglio biblico dei cattolici è il famoso brano del Vangelo di Matteo 16:17-18. “Ed io altresì ti dico che tu sei Pietro e sopra questa pietra io edificherò la mia chiesa e le porte dell’inferno non la potranno vincere. Ed io ti darò le chiavi del regno dei cieli e tutto ciò che avrai legato in terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che avrai sciolto in terra sarà sciolto nei cieli”.

Dov’è qui l’infallibilità di Pietro? Dov’è la sua autorità assoluta? Dov’è la menzione che questa si trasferisca a dei suoi supposti successori?  Cristo è colui che avrebbe edificato la Sua Chiesa.

Sebbene il brano di Matteo sia soggetto a diverse interpretazioni, da altri brani della Bibbia molto chiari, siamo certi che la pietra su cui la chiesa è edificata è Gesù.

E postagli ogni cosa sotto i piedi, e datolo per capo sopra ogni cosa, alla chiesa, la quale è il suo corpo…” (Efesini 1:22-23)

Essendo edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, essendo Gesù Cristo stesso la pietra del capo del cantone in cui tutto l’edificio ben composto cresce in tempio santo al Signore.” (Efesini 2:20-21)

Ed egli – Gesù – è il capo del corpo della Chiesa.” (Colossesi 1:18)

Affermazioni dirette, inequivocabili.

Se poi qualcuno avesse delle obiezioni sulla necessità d’un capo terreno della chiesa, consideri che Gesù non è un semplice uomo. Infatti egli stesso afferma: “Ogni podestà mi è data in cielo e in terra.” (Matteo 28:18)

Le supposte chiavi, non sono mai state un’esclusiva di Pietro, ma riguardano tutta la Chiesa, come comprendiamo dal brano biblico che segue: “Io vi dico in verità che tutte le cose che avrete legate sopra la terra saranno legate in cielo e tutte le cose che avrete sciolte in terra saranno sciolte in cielo.” (Matteo 18:18)

Nei ministeri istituiti dallo Spirito Santo per l’esistenza della Chiesa non figura il papato. Che la Bibbia abbia trascurato quello che sarebbe il più importante fra loro e forse più importante di tutti loro insieme?

Scrive l’apostolo Paolo: “Ed egli stesso ha dato agli uni d’essere apostoli; ad altri d’essere profeti; ad altri d’essere evangelisti; ad altri d’esser pastori e dottori, per il perfezionamento dei santi, per l’opera del ministerio, per la edificazione del corpo di Cristo.” (Efesini 4:11)

 

5

I Santi. Statue ed immagini

Il culto dei santi non ha alcun posto nella dottrina delle Sacre Scritture. Questo è in realtà un rimasuglio di paganesimo infiltratosi nella Chiesa Cattolica.

“La chiesa cattolica romana, trovò il modo di conciliare molte festività care al popolo, con il dominante sentimento cristiano. Se era peccato festeggiare Bacco e Cerere, non c’era nulla di male nel celebrare pubblicamente la vendemmia ed il raccolto. E persino i “Lupercalia” furono trasformati da papa Gelasio in una festa cristiana. Molti numi tutelari divennero santi patroni, e il popolo conservò le sue processioni rustiche, le sue feste…”, Storia del Mondo Medievale, Garzanti, Vol. I, pag. 142.

Non fu una vittoria del cristianesimo, quanto del paganesimo.

Anche le preghiere rivolte ai santi o a Maria, come se questi fossero onnipresenti come Dio e potessero udirle, vanno contro l’insegnamento biblico.  Gesù c’ha insegnato a pregare il Padre nel suo nome: “In verità, in verità vi dico che tutte le cose che domanderete al Padre nel nome mio egli ve le darà”. (Giovanni 16:23)

Gesù è l’unico mediatore fra Dio e gli uomini: “In quanto vi è un solo Dio ed anche un solo mediatore tra Dio e gli uomini: Gesù Cristo uomo” (1 Timoteo 2:5)

Per quanto concerne l’uso di statue ed immagini, esso va contro la dottrina cristiana autentica. Nei dieci comandamenti, Dio dice: “non farti scultura alcuna, né immagine alcuna di cosa sia in cielo di sopra, né di cosa sia in terra di sotto, né di cosa che sia nell’acqua di sotto la terra. Non adorare quelle cose, e non servire loro; perché io il Signore Iddio tuo sono un Dio geloso.” (Esodo 20:4-5)

Il brano che ho citato è stato tralasciato nella formula dei dieci comandamenti che la Chiesa Cattolica fa imparare a memoria ai suoi fedeli; una formula più breve di quella autentica che si trova nella Bibbia, nel libro dell’Esodo al capitolo 20.

 

6

Il battesimo   

“Il termine greco bàptioma deriva da bàpto, immergo: infatti il battesimo è un rito di immersione”, Enciclopedia Europea Garzanti alla voce “battesimo”.

È per rimanere fedeli alla Parola di Dio che gli evangelici battezzano i neoconvertiti per immersione. Il battesimo degli infanti, infatti, nonostante la sua diffusione, non ha alcun posto nella dottrina del Nuovo Testamento, dove si parla di battesimo solo dopo avere creduto, dopo la conversione – vedi il mandato apostolico in Marco 16:15-16 e Atti 2:38, 2:41, 8:12, 16:30-33.    Cito un brano soltanto: “…molti ancora dei corinzi, udendo Paolo, credevano ed erano battezzati.” (Atti 18:8)

Nulla è detto nella Scrittura del battesimo dei figli di coloro che avevano creduto.

Circa il limbo, cui sarebbero condannati i non battezzati non esiste la benché minima menzione in tutta la Bibbia, come del resto è ammesso anche da nuovo catechismo di Papa Ratzinger.

 

Conclusione: L’Evangelo

Davanti a questi fatti, bisogna prendere posizione in maniera chiara, fare una scelta. Come gli apostoli davanti al clero giudaico dobbiamo avere la forza di dire a chi vuole imporci la sua tradizione: “Bisogna ubbidire a Dio anziché agli uomini.” (Atti 5:29)

Ricordiamo il monito di Gesù: “non chiunque mi dice Signore, Signore entrerà ne regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio” (Matteo 7:21)

Che non si possa riferire anche a noi l’amara constatazione fatta da Paolo sul popolo giudaico: “Perché io rendo loro testimonianza che hanno lo zelo di Dio, ma zelo senza conoscenza. Perché ignorando la giustizia di Dio e cercando di stabilire la propria giustizia, non si sono sottoposti alla giustizia di Dio.” (Romani 10:2-3)

La Verità rivelata da Dio la troviamo nelle Sacre Scritture, solo in quelle.

Quanto sto dicendo qui non è qualcosa che riguarda le nostre abitudini religiose. Il senso della fede degli evangelici non è il passaggio da una religione ad un’altra, quanto una più concreta coscienza del nostro rapporto con Dio e una maggiore consapevolezza sul nostro destino eterno.

Esiste il peccato: “Tutti abbiamo peccato e siamo privi della gloria di Dio.” (Romani 3:23)

Esiste una condanna per il peccato: “il salario del peccato è la morte.” (Romani 6:23a)

Grazie a Dio esiste anche un rimedio: “ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù, nostro Signore.” (Romani 6:23b)

Dipende da noi accettare o meno l’amore di Dio, l’Evangelo della sua Grazia in Cristo Gesù. Dice infatti la Scrittura: “Iddio ha tanto amato il mondo ch’egli ha dato il suo Unigenito Figliolo affinché chiunque creda in lui non perisca ma abbia vita eterna.” (Giovanni 3:16)

San Paolo non scrisse ai Corinzi siate cattolici o evangelici, bensì: “Fratelli io vi rammento l’Evangelo che v’ho annunziato, che voi ancora avete ricevuto, nel quale ancora state saldi, e mediante il quale siete salvati, se pur lo ritenete quale ve l’ho annunciato”. (1 Corinzi 15:1-2)

Quel “se” è la chiave di tutto il nostro discorso; sottolinea l’importanza di credere all’autentica dottrina apostolica, quella tramandataci dalla Bibbia.

Il lettore comprenderà da sé l’importanza della questione, come questa meriti di essere considerata seriamente.

Dio non chiede molto: fede e buona volontà. Se gli chiediamo di illuminarci, se preghiamo con cuore sincero pronti ad accettare la sua Parola, egli ci illuminerà.  È stato così per quanti hanno gustato la salvezza e la gioia promesse a chi avrebbero creduto. È stato così anche per chi scrive che ha sperimentato in prima persona ciò di cui parla, essendo egli stesso passato da una religione esteriore, ritualistica, ad una religione vera, interiore, che viene da Dio e dalla Verità che egli ci ha rivelato nelle Sacre Scritture. Questa sua esperienza egli ha sentito il bisogno di comunicare a quanti cercano Dio con cuore sincero.

 

E  conoscerete la verità ed essa vi renderà liberi

Giovanni  8:32

 

 

Appendice: un po’ di storia   

Le chiese evangeliche non nascono nel ‘600 con Martin Lutero e le sue famose tesi. Semmai con quel atto la protesta contro il clero romano e i suoi abusi assume i connotati del movimento definito “protestantesimo”.

Movimenti spontanei di fede evangelica, basati sulla Parola di Dio e contro l’interpretazione ufficiale del clero romano, li troviamo registrati dalla storia già nel XII secolo d.C.

Uomini di Dio illustri hanno popolato i secoli che precedettero Lutero.

Nel XIV secolo, Wycliff in Inghilterra, uno studioso della Parola di Dio, dedicò la sua intera vita alla traduzione della Bibbia in lingua comune, nella lingua parlata dal popolo. Nessun giorno del calendario lo ricorda, ma la libertà della quale godiamo oggi, la dobbiamo in parte anche a lui.

Jan Hus fu delle medesime opinioni di Wycliffe, porgendo la Parola di Dio con semplicità al popolo nella sua lingua. Per questo fu mandato al rogo nel 1415.

William Tyndale, che in qualche modo continuò l’opera di traduzione della Parola di Dio in volgare, fu perseguitato e morì martire al rogo nel 1536.

In Italia la pregevole traduzione della Bibbia di Giovanni Diodati del 1607, fu largamente utilizzata per quasi tre secoli ed influenza le traduzioni non cattoliche fino ad oggi. A tutta risposta il Concilio di Trento (1545-1563), tenuto per rispondere alla minaccia protestante, affermò che la traduzione della Bibbia in qualsiasi lingua popolare, non latina, e non riconosciuta da Roma, era fuorilegge. Così come era eretica ogni interpretazione che non si uniformasse a quella Cattolica.

Cito da un testo di Scuola Media Superiore, “Dal Comune alle Monarchie Nazionali” di Augusto Camera e Renato Fabietti”: “L’inquisizione era un tribunale creato dalla Chiesa alla fine del XII secolo allo scopo di ricercare gli eretici e condannarli; al tempo di (Papa) Innocenzo III la condanna poteva giungere alla pena capitale mediante abbruciamento. In alcuni paesi, come la Spagna, il Tribunale dell’Inquisizione funzionò fino al sec. XVIII.”

Circa gli eccessi raggiunti è stato scritto: “Nel 1208 (Papa) Innocenzo III incoraggiò addirittura la preparazione di una crociata contro i catari, detti anche Albigesi perché particolarmente numerosi nella città di Alby, in Provenza, dove godevano della protezione dei signori della regione. Un grosso esercito guidato da avidi feudatari francesi e tedeschi, tra il 1209 e il 1213, si gettò su questa fiorente e disgraziata contrada che venne letteralmente devastata; tutti gli abitanti della città di Alby, eretici e cattolici, uomini e donne, vecchi e bambini, vennero passati a fil di spada”, pag. 20  Questa fu la sorte di quanti si ribellarono all’egemonia del cattolicesimo nel Medioevo.

Il movimento Valdese è uno dei grandi sopravvissuti di quel periodo. Riuscì a scampare grazie all’ottimo rifugio offerto dalle montagne piemontesi.

Dobbiamo al coraggio di uomini che non ebbero paura nemmeno d’affrontare la morte purché si diffondesse la Verità e la lettura delle Scritture, se oggi la Chiesa Cattolica è stata costretta ad abbandonare l’oscurantismo che l’ha caratterizzata ed affermare: “…la Chiesa raccomanda…caldamente la lettura della Bibbia, soprattutto del Nuovo testamento”, nell’introduzione della traduzione cattolica “LA BIBBIA, Nuovissima Versione dai Testi Originali”.

Dai movimenti spontanei che hanno avuto come scopo la diffusione della Parola di Dio fra tutti gli uomini e la semplice attinenza a quanto insegnato da questa, derivano le chiese evangeliche di oggi.

 

Se ti interessa l’argomento trattato più approfonditamente, consulta il libro con lo stesso titolo

Verità o tradizione?

 

 

 

 

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