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La corrispondenza di Amarna

LA CORRISPONDENZA DI AMARNA di Giuseppe Guarino

E’ paradossale che Akhenaton sia passato alla storia come il Faraone eretico per via del suo monoteismo che rompeva con i tradizionali culti egiziani. Ma si sa, ogni rivoluzione culturale drastica, che rompa col passato è di per se eretica. E ogni tentativo di sovvertire l’ordine costituito, persino per la più nobile delle cause o il più alto degli ideali, è malvisto. Specie se va ad urtare gli interessi di chi anche grazie al sentimento religioso occupa posizioni di rilievo e potere. La lotta del faraone per la sua religione divenne più importante e significativa per i suoi risvolti politici e per il danno che arrecava al clero.

Akhenaton ovvero Amenhotep IV, figlio di Amenhotep III, regnò, secondo la datazione tradizionale, tra il 1350 ed il 1334 a.C. Il suo nuovo nome ossequiava il suo dio Aton, il disco solare, oggetto del suo culto monoteistico, così come la sua più grande opera, la città che egli volle e fece costruire, Akhetaton. Nel luogo dove questa sorgeva, chiamato oggi El Amarna, circa 3000 anni dopo la sua gloria, nell’anno 1887, venne rinvenuto l’archivio della corrispondenza di Amenhotep III e di suo figlio.

Ci troviamo davanti ad una preziosa testimonianza dei tempi di questi re egiziani, ma anche dei loro regni vassalli e vicini. Infatti nelle lettere di Amarna, rinveniamo la corrispondenza fra i re Assiri, Babilonesi, cananei. 400 tavolette circa, oggi sparse per il mondo, divise fra Berlino, Londra ed Oxford. Eppure con l’orgoglio di potere dire che nelle mie ricerche in rete, le traduzioni di questi testi in inglese, cosa singolare, avviene dall’italiano e non viceversa. Le lettere di Amarna in italiano sono edite da Mario Liverani, Paideia, 1998, in 2 volumi dal titolo appunto di “Le lettere di el-amarna.”

La lingua utilizzata in questa corrispondenza è l’accadico, un dialetto babilonese, in uso come lingua diplomatica del tempo, come oggi lo sono l’inglese o il francese. La scrittura, come si vede dalla riproduzione fotografica qui sotto di una delle tavolette, EA161, è in caratteri cuneiformi.

Per curiosità ed anche per introdurre la nostra discussione leggiamo qualche brano di queste lettere.

Il re della dinastia cassita di Babilonia, Kadashman Enlil I scrive al faraone Amenhotep III: “Kadashman Enlil di Babilonia ad Amenhotep d’Egitto…Come è possibile che avendoti scritto per domandarti la mano di tua figlia, fratello mio, tu mi abbia scritto utilizzando un tale linguaggio, dicendo che non me l’avresti concessa visto che dai tempi più remoti nessuna figlia del re d’Egitto è stata mai data in sposa?” – EA3.

Il re babilonese chiama il faraone suo fratello ed appare piuttosto contrariato dal diniego e dalla spiegazione data. Il fatto è che i re egizi, consci del proprio potere e tradizione erano riluttanti a riconoscere altri sovrani al proprio livello. Ed era comprensibile se teniamo conto che erano a capo di un regno che esisteva da oltre 1500 anni. Un primato che nessun altro re poteva vantare. Anzi, che forse nessun’altro può vantare in assoluto!

Nonostante ciò, il re assiro Ashur-Uballit, non si sente molto a disagio a chiamarlo: “grande re, re d’Egitto, mio fratello”. EA16.  Del resto la potenza assira era destinata a prendere presto il posto di maggior rilievo in medio oriente, almeno fino a quando la rinascita neo-babilonese non l’avrebbe tolta di mezzo.

Purtroppo il periodo di regno in cui visse Akhenaton non fu particolarmente tranquillo proprio nella regione siro-palestinese e la debolezza di questo sovrano, forse troppo preoccupato a servire il suo dio sole, non servì alla causa dell’Egitto. Egli infatti gestì almeno maldestramente i conflitti della regione.

Ma qui l’esame della corrispondenza diventa controverso.

Infatti, se da una parte accettiamo la datazione tradizionale del regno di Akhenaton, leggeremo la corrispondenza con certi presupposti. Le lettere spavalde a volte, politicamente ossequianti altre volte di Labaya o Labayu, altro non sarebbero che la corrispondenza di un re non meglio idenficato, del quale non si riesce nemmeno ad evincere bene di cosa o chi fosse re. Egli scrisse a Faraone utilizzando un linguaggio molto formale e riverente, che vale la pena riportare: “Al re, mio signore e mio dio e sole, così parla Labayu, il tuo servo, la polvere sotto i tuoi piedi. Ai piedi del re, mio signore e mio dio e sole, sette volte sette mi prostro” – EA 253. Eppure quanti guai gli creò e quanta polvere gli sollevò da sotto i piedi fino a sotto il naso questo re per il quale altri re vassalli ebbero a scrivere al Faraone, lamentandosi, chiedendo il suo intervento e giudizio.

E questo Labaya crea problemi fino ai giorni nostri. Infatti, se la traduzione del suo nome è “leone di Yahweh” crea più guai da morto che da vivo, almeno alle datazioni storiche tradizionali, dell’antico egitto e dell’antico regno di Israele.

Yahweh è la pronuncia più probabile del tetragramma YHWH che troviamo nell’Antico Testamento. E’ il nome rivelato a Mosè da Dio stesso. Ma, secondo la datazione tradizionale, questo sarebbe successo durante il regno del Faraone Ramesse II. Questi, sempre nella datazione tradizionale, regnò fra il 1279 ed il 1212 a.C.: circa 100 anni dopo la corrispondenza di Amarna! Com’era possibile che Yahweh fosse conosciuto ed adorato in Palestina già quasi 150 prima che il popolo di Israele vi si insediasse?

Confesso di essere un po’ partigiano delle conclusioni della New Chronology, cioè Nuova Cronologia, di David Rohl, visto che a quesiti di questo genere egli trova delle risposte che considero, da studioso del testo biblico, almeno interessanti, certamente degne di nota e punto d’inizio per un approfondimento ed una nuova prospettiva per teorie date forse per conclusive e che, invece, forse varrebbe la pena rimettere in discussione.

Come il faraone Akhenaton, Rohl è oggi l’eretico della situazione: con le sue teorie sconvolge il sistema storico di datazione tradizionale. Eppure è solo una questione di tempo, perché al monoteismo si converta mezzo mondo ed Akhenaton da folle visionario, finisca per diventare eroe e precursore della fede nel Dio unico dei discendenti di Abramo. E forse anche per Rohl, il tempo soltanto dirà se è un folle visionario o se ha realmente intuito e osservato quanto ad altri è sfuggito, per trascuratezza o per comodità – visto che è più facile uniformarsi piuttosto che proporre dottrine e teorie contro corrente.

Diciamo subito comunque che la revisione della datazione operata da Rohl non è radicale. Sostanzialmente sposta di circa 250-300 in avanti la datazione tradizionale. Per la New Chronology, per portare un esempio concreto, Ramesse II avrebbe regnato fra il 943 ed l’877 a.C. , contro il 1279-1212 a.C. della datazione tradizionale.

E’ suggestiva la maniera in cui Rohl demolisce uno dei capisaldi della datazione tradizionale quando dimostra infondata l’identificazione del faraone biblico Sisac o Scishak, l’unico chiamato per nome nella Bibbia, con lo storico Sheshonq. Legge così il testo biblico di I Re 14:25-26: “L’anno quinto del regno di Roboamo, Scishak, re d’Egitto, salì contro Gerusalemme, e portò via i tesori della casa dell’Eterno e i tesori della casa del re; portò via ogni cosa; prese pure tutti gli scudi d’oro che Salomone avea fatti.”

Egli, con valide argomentazioni, sostiene che lo Scishak biblico altri non era che proprio Ramesse II.  Adduce conclusioni linguistiche e prove archeologiche a supporto. E, ad avviso di chi scrive, prove molto convincenti e sensate. Certo fanno un po’ paura e sono scomode a chi per anni ha insegnato e scritto il contrario: è comprensibile.

Inutile per me fare da pappagallo e riportare fatti che non ho né competenza di linguista o di archeologo sufficienti per fare mie e proporre con convinzione a chi legge. Quindi rimando il lettore serio ed interessato al libro di David Rohl – disponibile in italiano! – Il Testamento Perduto, Newton & Compton Editori.

Ribaltando il comune giudizio degli storici sull’attendibilità della narrazione biblica dell’esodo, la New Chronology pone lo stesso nell’anno 1447 a.C., durante il regno del faraone Dudimose. Eh, si, capisco, guardare il Principe d’Egitto non sarà più la stessa cosa nemmeno per me e mi sento in imbarazzo a dovere spiegare la cosa a mio figlio!

Conseguentemente, la nuova datazione per il regno di Akhenaton diventa fra il 1023 ed 1007 a.C.

Continuiamo questo domino storico…

Se la datazione biblica dell’esodo è attendibile e la narrazione seguente lo è altrettanto, Akhenaton sarebbe così contemporaneo di Saul, il primo re della monarchia di Israele.

Torniamo all’inizio dei nostri dubbi. E se il Labaya, il leone di Yahweh, altri non fosse che il biblico Saul ?

Ma è possibile? Perché il Saul biblico dovrebbe diventare Labaya nella corrispondenza di Amarna?

Saul in realtà è un nome con un significato ben preciso: “richiesto”. E non è difficile ipotizzare, come il biblico Pietro o Cefa era in realtà l’uomo di nome Simone, o Paolo in realtà si chiamasse Saulo, Marco Giovanni, Matteo era in realtà Levi, lo stesso Giacobbe viene ricordato come Israele,  che il nome biblico di Saul, passato alla storia con questo nome come il re “richiesto” dal popolo di Israele, si riferisse all’altrimenti noto come Labaya.

A sostegno di questa identificazione, Rohl sostiene la perfetta concordanza fra gli eventi riportati nella corrispondenza di Amarna che riguardano Labaya e quelli del Saul biblico di I Samuele.

Del resto, nel testo delle tavolette vengono anche riconosciuti alcuni degli altri protagonisti dei primi passi della monarchia israelita: Davide, Iesse, suo padre, Mutbaal, figlio di Saul, Ioab, generale di Davide.

Identificazione ovviamente da una parte presa in considerazione con entusiasmo, come lo scrivente, anche da chi ha insufficiente possibilità di giudicare la veridicità di certe affermazioni, ma prende molto sul serio le teorie che confermano l’attendibilità storica della Sacra Scrittura.

Dall’altra parte, le stesse innovative, eppure tanto conservative, conclusioni,  sono altrettanto ovviamente contestate da chi ha paura di rivedere i testi di storia “ortodossi” scritti fino ad oggi ed è pronto a difendere se stesso e le proprie credenziali, basate su studi e datazioni tradizionali.

Forse il nostro nuovo eretico, David Rohl, finirà un giorno per affiancare il faraone eretico e diventare solo un affascinante precursore di credenze ormai affermate, e le sue teorie, come il monoteismo di Akhenaton, parte della nuova ortodossia.

Questo il libro di David Rohl in lingua italiana, reperibile in libreria o online.

La sinossi che segue inquadra gli eventi biblici perfettamente con le datazioni proposte da David Rohl, la sua New Chronology.