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Dario della stirpe dei Medi

di Giuseppe Guarino

Dario della stirpe dei Medi, il re citato dal libro biblico di Daniele non sembra avere riscontri extrabiblici. E’ esistito davvero? 

E’ di solito citato come una delle incongruenze storiche di Danieleo. Varie sono le spiegazioni date dai sostenitori della composizione del libro nell’età maccabaica. Bernini scrive commentando la frase di Daniele: “Baldassar, re dei Caldei, fu ucciso e Dario il Medo ricevette il regno all’età di sessantadue anni.” nel seguente modo: “storicamente non fu un re della Media, ma Ciro, re di Persia, che nel 539 a.C. entrò trionfatore in Babilonia”, Giuseppe Bernini, Daniele, pag. 194-195.

È vero che Ciro entrò trionfatore, ma questo dopo che il suo esercito con a capo il futuro “governatore” della Babilonia gli aveva spianato la strada. Lo stesso Bernini, infatti, afferma che “secondo gli storiografi greci Senofonte ed Erodoto, Babilonia fu presa durante la notte, quasi inavvertitamente, mentre in essa si stava banchettando in festa. Probabilmente il racconto si ispira a questi ricordi.” op.cit. pag.194.

L’idea che il racconto di Daniele possa essere l’autentico resoconto di un testimone oculare non è nemmeno contemplato come una possibilità.

Visto che ci interessa avere un’idea delle opposizioni di chi rifiuta l’attendibilità storica di Daniele, continuo citando il commento dello stesso autore a Daniele 9:1, che nella traduzione Nuova Riveduta legge così: “Nell’anno primo di Dario, figlio di Assuero, della stirpe dei Medi, che fu fatto re del regno dei Caldei”.

La traduzione di Bernini è la seguente: “L’anno primo di Dario, figlio di Serse, della stirpe dei Medi, che regnò sul regno dei Caldei”. Spiega la sua scelta ad utilizzare la lettura “regnò” anziché “che fu fatto re”, favorendo il TM (testo masoretico) che la supporta, a sfavore della seconda che, però informa il lettore, si trova comunque in molti manoscritti. Questo il suo commento: “L’anno primo di Dario, figlio di Serse: È il Serse dei traduttori greci detti i Settanta, l’Assuero della traduzione di Teodozione e della Volgata latina. Ma costui (486-465 a.C.) non è padre, bensì il figlio di Dario I (522-486) e tutt’e due sono persiani, non medi. Inesattezza dovuta alla piuttosto confusa conoscenza di questo periodo storico da parte dell’autore che viveva in un’epoca molto posteriore.”, op.cit. pag. 247.

L’affermazione è forte, sicura; sembra avere alle spalle un fondamento inattaccabile. Tempo addietro un professionista mi disse che non ha importanza cosa si dice, ma il modo in cui lo si dice, perché è fondamentale dimostrare sicurezza e convinzione, visto che la gente ricorderà più quello che il fatto che si sia detta o meno una cosa corretta.

Mi viene in mente questa “filosofia di vita” – purtroppo efficacissima – perché affermazioni come quella che abbiamo appena considerato sui supposti errori di Daniele vengono proposte con grande naturalezza, ostentando sicurezza, ma non vengano altrettanto efficacemente dimostrate. È facile affermare una qualsiasi cosa, ma tutt’altro paio di maniche è dimostrarla.

Non è possibile che la conoscenza confusa sia quella degli storici che non hanno elementi tali da potere confermare le dirette e semplici affermazioni di un testimone oculare, l’autore del libro di Daniele?

È ridicolo pensare che Daniele parli di Dario il re di Persia vissuto molti anni dopo, confondendolo con il conquistatore di Babilonia. L’autore ignoto del II secolo che si immagina così confuso, doveva poi essere talmente a digiuno delle Sacre Scritture ebraiche da non sapere che Dario, il re Persiano, era uno dei successori di Ciro e ne fa addirittura un suo predecessore? Non ci vuole uno storico, anche il lettore più distratto potrebbe non accorgersene dai resoconti di Esdra e Neemia. Vedi ad esempio Esdra 6:14, “E gli anziani dei Giudei poterono continuare i lavori e far avanzare la costruzione, aiutati dalle parole ispirate dal profeta Aggeo, e di Zaccaria figlio di Iddo. Così finirono i loro lavori di costruzione secondo il comandamento del Dio d’Israele, e secondo gli ordini di Ciro, di Dario e di Artaserse, re di Persia.” Gli era anche sfuggita la semplice affermazione di Neemia 12:22 che chiama il Dario re dell’impero persiano, appunto “il Persiano”.

Da quale cilindro avrebbe tirato fuori l’ignoto autore di Daniele questo Dario della stirpe dei Medi, visto che non se ne parla proprio da nessun altra parte? La cosa più singolare è che in alcuni momenti, pur di collocare il libro nel II secondo secolo, si innalza il suo supposto ignoto autore al livello di un grande mistificatore, intento a prendere ogni precauzione per potere spacciare la sua opera per autentica; ma all’occorrenza lo si butta giù fino al punto da crederlo capace di commettere ridicole ingenuità, quasi sull’orlo della stupidità. Tutto purché si possa a tutti i costi dimostrare che Daniele non può essere stato scritto nel VI secolo a.C.

Mettiamo da parte le spiegazioni che mirano a screditare Daniele, svuotandolo della sua autenticità di contenuti storici, le forzature, in quanto spiegazioni inconsistenti, prodotte con l’unico scopo, non di interpretare i fatti, bensì di dimostrare ad ogni costo un’idea preconcetta. Chiedo scusa se il mio tono può sembrare aspro – ma non mi pare che all’autore biblico sia stato riservato un trattamento migliore!

Vediamo cosa succede se mettiamo da parte la polemica e, cancellando persino il ricordo di certe affermazioni tanto gratuite, cerchiamo di vedere cosa ci dice Daniele, libro storico – oltre che Parola di Dio – su questa altrimenti sconosciuta figura: Dario il Medo.

 

Intanto elenchiamo i brani di Daniele dove lo troviamo menzionato.

 

  • In quella stessa notte Belshatsar, re dei Caldei, fu ucciso; e Dario, il Medo, ricevette il regno all’età di sessantadue anni.” (Daniele 5:30-31)

 

  • Piacque a Dario di stabilire sul regno centoventi satrapi, i quali fossero preposti su tutto il regno” (Daniele 6:1)

 

  • Ora, o re, promulga il decreto e firma il documento, in modo che non possa essere cambiato in conformità alla legge dei Medi e dei Persiani, che è irrevocabile. Il re Dario quindi firmò il documento e il decreto.” (Daniele 6:8-9)

 

  • Allora il re Dario scrisse a tutti i popoli, nazioni e lingue che abitavano su tutta la terra: «La vostra pace sia grande! Io decreto che in tutto il dominio del mio regno si tremi e si tema davanti al Dio di Daniele, perché egli è il Dio vivente, che sussiste in eterno. Il suo regno non sarà mai distrutto e il suo dominio non avrà mai fine.” (Daniele 6:25-26)

 

  • Così questo Daniele prosperò durante il regno di Dario e durante il regno di Ciro, il Persiano.” (Daniele 6:28)

 

  • Nell’anno primo di Dario, figlio di Assuero, della stirpe dei Medi, che fu costituito re sul regno dei Caldei.” (Daniele 9:1)

 

  • Nel primo anno di Dario, il Medo, io stesso mi tenni presso di lui per sostenerlo e difenderlo.” (Daniele 11:1)

 

Riassumendo quello che ci viene detto di questo Dario: Viene costituito sul regno dei Caldei all’età di 62 anni, alla caduta del regno babilonese. È figlio di Assuero. È della stirpe dei Medi.

Fra quello che ci è tramandato di lui, sappiamo che divise il suo regno fra 120 “satrapi” e che aveva potere di firmare decreti e promulgare editti. Era assoggettato alle leggi dei medi e dei persiani.

Sono queste le informazioni che la Bibbia ci conserva su questo personaggio. Sembra che la storia profana non faccia di lui menzione. Sembra. Ma non è certo. Il fatto comunque che il suo nome non sia conosciuto da altre fonti non è prova definitiva che la Bibbia dipinga un personaggio in realtà non esistito. Essendo un re sottoposto all’autorità di Ciro è possibile che si abbia di lui un tale silenzio. I documenti sul periodo storico che segnò il passaggio dall’impero babilonese a quello persiano non ci danno un quadro talmente completo da potere affermare con certezza che ogni personaggio che non venga nominato non sia esistito. A dimostrazione di una tale possibilità, Robert D. Wilson, ad esempio afferma: “vi sono molti re di Babilonia menzionati nei monumenti assiri dei cui regni non abbiamo alcuna notizia di sorta”, Studies in the book of Daniel, pagina 136.

Il Cilindro di Ciro è un prezioso documento storico che celebra la conquista di Babilonia da parte di Ciro il persiano. È scritto in accadico e risale al VI secolo a.C. È stato riportato alla luce nel 1879. Oggi è esposto nel British Museum di Londra.

Per quanto riguarda la presenza di Dario Medo nei reperti archeologici giunti da quel periodo, Wilson propone la propria opinione, un’opinione che merita di essere presa in seria considerazione visto che è basata su un esame accurato degli originali dei documenti disponibili (ricordo che Wilson conosceva circa 46 lingue). Sembra che i documenti archeologici più importanti sulla conquista Persiana di Babilonia nominino un individuo, un certo Gobryas, il quale:

 

  • Viene nominato “pihat” di Babilonia. La parola “pihat” potremmo oggi tradurla “governatore” ma non c’è da scandalizzarsi, in armonia con le consuetudini del tempo, se un autore ebreo del VI secolo traducesse il termine semplicemente come “re”.

 

  • Dal Cilindro di Ciro sembra che durante la lotta per la conquista di Babilonia, un figlio del re (il Beltshasar biblico?) venne ucciso. L’esercito persiano era capitanato da quel Gobryas che avrebbe poi assunto il comando di quella parte dell’impero persiano. Ciò in perfetta armonia con Daniele 5:30-31.

 

  • È in età avanzata durante il regno di Ciro, come proverebbero delle affermazioni dello storico Senofonte sui suoi figli, un maschio caduto in guerra contro i Babilonesi e una femmina in età da marito.

 

  • Gobryas era già governatore di Gutium, che includeva Ecbatana, capitale del regno di Media e si estendeva, con ogni probabilità, fino alla Siria, comprendendo anche l’Arabia. Essendo a capo anche della provincia di Babilonia, il suo regno doveva essere grande a sufficienza da spiegare la necessità di nominare di 120 “satrapi” per motivi amministrativi e di ordine pubblico. Nulla di più naturale che ad Ecbatana (“Ahmatha” nella Nuova Diodati) venisse rinvenuto un editto promulgato dall’imperatore persiano Ciro (Esdra 6:1-3 e seguenti).

 

Per quanto riguarda l’assenza totale di assonanza fra il nome Dario e Gobryas, questo non è un vero ostacolo. Un nome può essere la traduzione dell’altro da una lingua ad un’altra senza che vi sia nessuna somiglianza. William in inglese è tradotto Guglielmo in italiano. Inoltre nell’antichità un re conosciuto nella sua patria con un nome, diventava re di un’altra terra con un altro nome. Tiglath-Pileser IV re di Assiria era anche re di Babilonia con il nome di Pul.

Ci rendiamo conto benissimo che il Dario Medo di cui parla la Bibbia ha davvero molto in comune con questo Gobryas più volte nominato nelle principali prove archeologiche del periodo. Quella di Wilson è una proposta e tale rimane, ma solo perché non abbiamo sufficienti documenti del periodo per potere essere più certi di molti dettagli.

Di sicuro, però, il Dario di Daniele non ha così tante cose in comune con il Dario re di Persia dal 521 al 486 a.C.

Per non annoiare ulteriormente il lettore propongo uno schema dal quale si evince quanto dico.

 

GOBRYAS DARIO MEDO DARIO I
 

Figlio di Assuero (o Serse)

 

 

Padre di Serse

Probabilmente della stirpe dei Medi Della stirpe dei Medi Persiano
 

“pihat” di Babilonia

 

“Re” di Babilonia

 

Re dei Medi e dei Persiani

 

Succede a Nabonedo

539 a.C.

 

Succede a Nabone-do 539 a.C.

 

Regna dopo Cam-bise II, figlio di Ciro II – 521 a.C.

 

È  in età avanzata

 

È in età avanzata

 

 

 

Inizia a regnare a circa 20 anni

I due personaggi di Dario Medo e Dario il re di Persia non hanno niente in comune oltre il nome! Per forzare le loro teorie, chi li identifica deve immaginare che Daniele confonda il figlio di Dario Persiano e ne faccia il padre nelle sue narrazioni e che lo chiami Medo perché per lui è la stessa cosa che Persiano. Lo fa regnare prima o contemporaneamente a Ciro II, che in realtà regnò prima di Dario il Persiano. Supporre errori tanto grossolani è almeno una forzatura. Per non parlare degli altri dati, che non coincidono nemmeno.

Molto interessante è l’affermazione di Daniele che ci informa che Dario Medo divenne re di Babilonia a 62 anni, comunicando al lettore un dettaglio del quale solo un testimone oculare potrebbe essere al corrente. Se non in questo modo, non è possibile spiegare da quale fonte l’autore di Daniele attinga un’informazione tanto precisa e la proponga con tanta sicurezza.

Nome a parte, moltissimo in comune hanno il Gobryas della storia ed il Dario di Daniele. Wilson propone in aggiunta e, secondo me, ad ulteriore sostegno della propria tesi, un’altra possibilità. Secondo lo storico Senofonte, la figlia di Gobryas sposò Istaspe, padre di Dario il Persiano. Il nome Dario non compare fra i re persiani fino al figlio di Istaspe. È possibile che egli abbia assunto il nome del nonno materno, il Dario Medo della Bibbia? Ciò sarebbe anche plausibile se, con l’assunzione di questo nome, egli volesse legittimare la sua sovranità sui territori della Media. Era infatti una prassi dei re dell’antichità legittimare il proprio diritto a regnare su un popolo sia tramite matrimoni che con l’assunzione di un nome.

I dati storici extrabiblici non sono sufficienti per potere provare in modo convincente chi sia il Dario di Daniele?  Forse; ma questo non può essere una pecca del testo biblico, che parla di questa figura con l’accuratezza e serenità con la quale ne parlerebbe qualsiasi testimone oculare, bensì della limitatezza delle documentazioni extrabibliche. Le conclusioni raggiunte contro l’attendibilità storica di Daniele non sono, per lo stesso motivo, in alcun modo convincenti. Accusare la Bibbia di errori ed inesattezze sulla scorta di prove tanto inconsistenti è almeno irresponsabile se si crede che questa sia veramente la Parola di Dio.