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Nabucodonosor

NABUCODONOSOR di Giuseppe Guarino

Nabucodonosor fu il grande re babilonese autore della distruzione del primo tempio e della città di Gerusalemme nel 586 a.C.

Immagine tratta da bookeasy.giuntiscuola.it

Nabucodonosor II fu figlio di Nabopolassar, il primo re del periodo neo-babilonese, colui che pose fine alla dominazione assira, dando inizio all’egemonia di Babilonia nella quasi totalità dell’odierno Medio-Oriente del VI secolo a.C. E’ il famoso Nabucco di Verdi, l’autore della deportazione del popolo di Giuda, dell’esilio babilonese, evento, nella memoria storica del popolo di Israele, per importanza secondo soltanto alla schiavitù egizia ed all’esodo.

La Bibbia lo nomina in più parti e neanche con toni del tutto di condanna. E’ un re la cui grandezza non sfugge neppure ai profeti ed ai resoconti biblici delle sue gesta.

Era certamente un re pagano: la storia lo ricorda particolarmente devoto a Marduk, divinità principale del pantheon babilonese. Per arricchire il tempio del suo dio, Nebucadnesar (altro modo di scrivere il nome del re babilonese) spogliò i templi e le città dei suoi nemici. Lo stesso tempio di Gerusalemme venne da lui depredato delle sue ricchezze e queste offerte a Marduk. L’Antico Testamento  ricorda con grande amarezza questa tragedia per la vita religiosa del popolo ebraico.

Egli abbellì e portò Babilonia ad una gloria quale non era mai stata prima e che non fu mai più in seguito. La porta di Ishtar, oggi ricostruita ed ammirabile in tutta la sua maestà e bellezza, lo aveva visto sfilare al ritorno delle sue battaglie, vittorioso, carico di bottino da consegnare al suo dio ed alla sua città. Lungo la Via della Processione, sotto gli occhi ammirati del suo popolo osannante, sfilava il suo esercito con lui a capo. La processione si arrestava proprio davanti al tempio di Marduk, dove offriva in dono i tesori depredati ai suoi nemici.

La Babilonia dei suoi tempi era una città maestosa e possiamo solo immaginare il senso di onnipotenza che doveva pervadere Nebucadnesar quando con lo sguardo, dai balconi del suo palazzo, dominava tanto splendore, bellezza e potenza: ammirava i giardini pensili, che sarebbero rimasti famosi nei secoli a venire come una delle opere più belle della storia dell’avventura umana; percorreva con lo sguardo la via della processione, che tagliava la città in due, dalla porta di Ishtar fino al tempio di Marduk; i palazzi perfettamente allineati e le vie trafficate da un popolo in grande fermento culturale e commerciale.

Percorrendo il suo palazzo, grande e ricco delle più belle espressioni artistiche del suo tempo, provenienti da ogni parte del suo impero, interrompeva la sua passeggiata davanti la biblioteca di palazzo, dove innumerevoli testi raccoglievano la memoria storica del suo popolo fino dai tempi prima del diluvio. Migliaia di testi che conosceva e sui quali era stato istruito, parlavano delle glorie passate di grandi re, di Hammurabi e delle sue leggi, di Gilgamesh, di Sargon e di tanti altri, della nascita delle grandi città, Assur, Ninive, Eridu, Uruk, Accad e della loro gloria.

Camminando lento giungeva alle sue stanze, al suo letto, dove nessuno lo attorniava o lo riveriva, solo, con il suo balcone e la vista sulla sua grandiosa città, opera dei suoi avi, di suo padre e sua.

A volte la pace, per un condottiero di tante battaglie, può portare più ansie e pensieri della più ardita spedizione di guerra, ed una notte in particolare ci narra il libro del profeta Daniele (capitolo 2), il re fece un sogno angosciante, un sogno che l’avrebbe tormentato anche da sveglio.

La Sacra Scrittura narra che nessuno dei suoi fidati “magi”, savi, di corte fu capace di interpretare o ricordare i contenuti di quel sogno al re, tranne Daniele, ebreo di nobili origini deportato ed educato nella corte babilonese per volere dello stesso Nebucadnesar.

Il libro di Daniele, con i suoi coloriti simbolismi, gli riconosce una grandezza ed una regalità senza pari, rappresentandolo come il capo d’oro del famoso colosso dai piedi di argilla. Il giovane profeta disse il sogno al re e ne diede l’interpretazione: Le paure di Nabucodonosor erano fondate, il suo regno non sarebbe durato per sempre!

I sogni e le paure del re di Babilonia non erano prive di significato e il più grande regno del mondo di allora rimase solo un anno nelle mani del suo diretto discendente. Il potere passò presto in mano ad altri e rovinosamente, in capo a  pochi anni ancora, Babilonia venne a perdere la sua grandezza prima e a cadere poi, rovinosamente, nel 539 a.C., meno di 70 anni dopo l’ascesa al trono di Nebucadnesar, per mano del grande re persiano Ciro, come il giovane ebreo aveva profetizzato.

 

Il video mostra una ricostruzione 3D dell’antica Babilonia