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Prassi ebraica nel Nuovo Testamento

La prassi ebraica della circonlocuzione del Nome divino e il Nuovo Testamento.

Chi ha letto gli articoli ed il libro che ho scritto sull’argomento sa che i miei studi mi hanno ormai portato a maturare la convinzione che il Tetragramma non fosse parte degli autografi del Nuovo Testamento. Vi sono, infatti, poco più che mere supposizioni e deduzioni dalla parte di chi lo ritiene possibile, ma prove oggettive ed unanimi dalla parte di chi è contro una tale eventualità.

Eppure, io sono convinto che l’utilizzo di una lingua che non sia quella madre difficilmente potrà non risentire della mentalità natia di chi vi si cimenta. A volte mi imbatto in degli scritti in inglese che sono così chiaramente opera di italiani, che di italiano hanno proprio tutto tranne la lingua: la costruzione delle frasi, la scelta dei vocaboli, ecc…, rimangono profondamente legati alla cultura e lingua italiane. Tomasi di Lampedusa scriveva in italiano, ma le sue continue revisioni del Gattopardo miravano ad epurare la sua opera dai sicilianismi che originavano involontariamente nel testo a causa della sua cultura.

La dipendenza dalla mentalità ebraica degli autori del Nuovo Testamento è riscontrabile nei cosiddetti ebraismi, o semitismi: espressioni verbali in greco palesemente dipendenti dalla lingua e dal pensiero ebraico dell’autore.

Se così è, voglio cercare di spingere l’analisi del Nuovo Testamento greco nella direzione della ricerca della prassi ebraica del I secolo che impegnava gli Ebrei nella ricerca di circonlocuzioni  che permettessero di evitare l’utilizzo del Nome veterotestamentario di Dio.

Perché appurare un tale fatto può essere importante? Perché può contribuire ai fattori che attestano l’antichità ed ebraicità del testo del Nuovo Testamento. E’ infatti praticamente impossibile che certi comportamenti siano originati da ambienti al di fuori dell’ebraismo e ciò, se teniamo conto che la distruzione del tempio segna un po’ la fine della Chiesa ebraica, riunita in Gerusalemme come luogo stesso di nascita della comunità cristiana.

“La normale procedura dello scriba di Qumran era scrivere il Tetragramma liberamente quando si copiavano i manoscritti biblici, ma nei commentari biblici quali 1QpHab, 1QpZeph, ecc., dove vi è una citazione biblica … seguita da un commentario, lo scriba scriveva il Tetragramma soltanto nella citazione, ma nel commentario egli scriveva la parola אל, (Nel nostro alfabeto: El) cioè “Dio”. George Howard, The Tetragram and the New Testament, Journal of Biblical Literature, 96/I (1977), p. 66.

Se ravvisiamo questa stessa prassi nel NT, allora abbiamo un’ulteriore conferma della sua antichità. Chi ad esempio immagina che gli scritti neotestamentari siano un prodotto tardo della Chiesa ormai totalmente in mano ai Gentili, deve arrendersi all’evidenza che da troppe prospettive l’antichità degli scritti apostolici è dimostrata dalla chiara assonanza con i documenti del periodo nel quale la loro composizione è stata sostenuta dalla tradizione della comunità cristiana.

Il Nuovo Testamento è stato scritto in greco, ma vi è una tradizione manoscritta che ci tramanda un testo ebraico di Matteo. L’ho già citato nel capitolo precedente. E abbiamo già rilevato come il comportamento nell’uso del Tetragramma sia in perfetta armonia con la prassi della comunità di Qumran.

Attraverso uno studio statistico delle occorrenze dei nomi sacri, mi sono convinto che una tale prassi è perfettamente riscontrabile anche nel Nuovo Testamento sebbene scritto in greco, grazie a quella dipendenza dagli schemi linguistici e tradizionali tipici dalla cultura ebraica.

Facciamo parlare i numeri e quanto sto dicendo apparirà chiaro da sé.

Per i dati statistici ho utilizzato il software biblico e-swordfreeware disponibile sul sito www.e-sword.net La traduzione biblica cui faccio riferimento è la Nuova Riveduta edizione del 1994.

LIBRO o PORZIONE DELLA SCRITTURA OCCORRENZE DEL TETRAGRAMMA OCCORRENZE PAROLA “DIO”
Pentateuco 1934 810
Isaia 500 138
Geremia 736 127
Ezechiele 445 253

Nell’Antico Testamento, principalmente nei libri dei profeti maggiori e nel Pentateuco, la preferenza per l’utilizzo del Tetragramma rispetto all’alternativa generica “Dio” è evidente.

A Qumran abbiamo visto che il Tetragramma veniva riportato nelle citazioni dell’Antico Testamento, ma nei commenti la circonlocuzione “Dio” veniva utilizzata come sostituto.

Se vediamo le statistiche dell’epistola agli Ebrei ci renderemo conto che questa è anche la prassi neotestamentaria, talmente evidente da essere visibile anche attraverso il greco e la sua traduzione in italiano.

  NOME SACRO NUMERO OCCORRENZE
Dio 83
Figlio 16
Gesù 16
Cristo 13
Signore (il Padre) 11
Padre 5
Signore (il Figlio) 5

Come vediamo la prassi, la tendenza, è invertita rispetto all’Antico Testamento. Se immaginiamo che Kyrios, Signore, riferito a Dio Padre potrebbe rappresentare il Tetragramma e che comunque ciò sarebbe incorporato nelle citazioni veterotestamentarie o nei diretti riferimenti alle espressioni ebraiche che lo incorporano, quanto affermo è presto dimostrato: la parola “Dio” è presente nel testo oltre sette volte più di “Signore”, che corrisponde al Tetragramma nell’originale ebraico cui fa riferimento il testo.

Ebrei è un’eccezione? Vediamo un altro esempio.

Marco è molto semitico. Di greco ha veramente solo l’aspetto. Carmignac lo ha sottolineato e dimostrato abbondantemente ed io l’ho citato in questo senso. Vediamo i dati statistici di questo vangelo sull’utilizzo dei nomi sacri.

NOME SACRO NUMERO OCCORRENZE
Gesù 151
Dio 52
Figlio 36
Signore (citazioni dall’A.T.) 7
Cristo 7
Signore (il Figlio) 6
Padre 5
Signore (il Padre) 2

Delle 9 volte che il libro chiama Dio col termine generico di “Signore”, 7 sono citazioni dall’Antico Testamento. La proporzione fra la frequenza della parola Signore e quella “Dio” è schiacciante a favore di quest’ultima.

Prendiamo ancora ad esempio due scritti di Paolo indirizzati a credenti di lingua e cultura greca: la prima e la seconda epistola ai Corinzi.

  NOME SACRO TOTALE OCCORRENZE 1 Corinzi 2 Corinzi
Dio 187 107 80
Cristo 111 64 47
Signore (il Figlio) 87 64 23
Gesù 46 27 19
Signore (il Padre) 11 5 6
Padre 6 3 3
Figlio 3 2 1

 

Il risultato è evidente nel rapporto Dio – Signore rispettivamente di 187 a 11.

L’esame dell’epistola ai Galati è addirittura sorprendente

  NOME SACRO NUMERO OCCORRENZE
Cristo 38
Dio 30
Gesù 16
Signore (il Figlio) 5
Figlio 4
Padre 4

 

Il tema di Galati è volutamente trattato in maniera forte e diretta e ciò non può non aver influenzato lo stile di scrittura dell’apostolo. In questo scritto troviamo nette conferme, ai fini della nostra ricerca, nell’assenza del termine “Signore” inteso come potenziale surrogato del Tetragramma e l’uso di “Dio” in armonia con il resto dei dati osservati finora.

Ritengo di aver sufficientemente trattato altrove la questione del rapporto fra Tetragramma e Scritture cristiane. Sono convinto di avere ampiamente dimostrato che non vi sono prove a favore della tesi che gli originali del Nuovo Testamento contenessero il Tetragramma, il Nome di Dio nella sua forma ebraica; anzi che tutte le prove dimostrano esattamente il contrario. Come è noto, invece, la Traduzione del Nuovo Mondo dei Testimoni di Geova, promuove comunque anche nel Nuovo Testamento la presenza (in questo caso non riesco a parlare di ripristino) della sua translitterazione del nome di Dio, Geova. Cito questa versione perché ci fornisce il dato più estremo a favore di una possibile presenza del Tetragramma nel Nuovo Testamento.

Questo il risultato del confronto del dato statistico per tutto il Nuovo Testamento:

Tetragramma nella TNM Dio nella Nuova Riveduta
Nuovo Testamento 237 1363

Ricordiamo qual era il dato dell’Antico Testamento.

LIBRO o PORZIONE DELLA SCRITTURA OCCORRENZE DEL TETRAGRAMMA OCCORRENZE PAROLA “DIO”
Pentateuco 1934 810
Isaia 500 138
Geremia 736 127
Ezechiele 445 253

Con le Scritture apostoliche ci troviamo oggettivamente, dati alla mano, davanti ad una drastica inversione di tendenza. Ciò, a mio avviso, si somma alle altre prove per dimostrare: a) l’antichità del Nuovo Testamento; b) il suo essere contemporaneo con gli scritti ebraici del primo secolo; c) il suo provenire da ambienti ancora profondamente influenzati dalla cultura ebraica. Il distacco definitivo da quest’ultima inizierà per il movimento cristiano con la distruzione del tempio di Gerusalemme: l’elemento non ebraico della Chiesa sarà già predominante prima della fine del I secolo. E’, quindi, impossibile che le Scritture cristiane – troppo intrise di cultura ebraica – siano state composte più tardi del periodo loro tradizionalmente ascritto dalla Chiesa delle stesse origini e, in generale, dagli studiosi cristiani conservatori dei nostri giorni.

Ho preso in considerazione il dato della Traduzione del Nuovo Mondo perché è a mio avviso eccessivamente ottimista sulla potenziale presenza del Tetragramma nel Nuovo Testamento. Ciò per dimostrare che, nella peggiore delle ipotesi, la tesi che stiamo discutendo qui è, comunque, già più che sostenibile.

Rimanendo invece sui dati offerti dal software e-sword, nella traduzione ebraica del Nuovo Testamento che esso mette a disposizione, il Tetragramma compare 133 volte. Ciò significa che nella migliore (o peggiore, dipende della prospettiva) delle ipotesi, gli autori del Nuovo Testamento, usando come riferimento la Traduzione del Nuovo Mondo, avrebbero fatto riferimento al Tetragramma, al di fuori delle citazioni bibliche, circa 104 volte, ma hanno preferito la parola “Dio” al suo posto 1363 volte.

Credo che quanto mi sono inizialmente proposto di dimostrare in questo paragrafo, sia adesso evidente anche per il lettore, numeri alla mano. Il Nuovo Testamento ha tracce di chiari comportamenti linguistico-culturali tipici di ebrei vissuti nel primo secolo ed in armonia con la prassi riscontrata negli scritti di Qumran.

Sempre facendo riferimento ai dati statistici, prima di chiudere la mia discussione non posso non considerare il Nuovo Testamento nella sua globalità. Il risultato è prova tangibile dell’orientamento della stessa fede cristiana.

Dio compare 1363 volte
Gesù compare 1112 volte
Cristo compare 536 volte
Messia compare 3 volte
Signore compare 680 volte (indistintamente riferibile al Padre o al Figlio)
Padre compare 368 volte
Figlio di Dio compare 236 volte
Salvatore compare 24 volte

Il numero dei riferimenti a Gesù (1112 + 536 + 3 + 236 + 24 + tutte le volte che è chiamato “Signore”) è talmente elevato che non possiamo non rilevare la tendenza nettamente cristocentrica delle Scritture neotestamentarie. Un dato forse ovvio, ma che confermiamo qui ulteriormente con la schiacciante oggettività della prova matematica.

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