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Gli Elohim di Mauro Biglino negli scritti dell’apostolo Paolo

Gli Elohim di Mauro Biglino negli scritti dell’apostolo Paolo di Giuseppe Guarino

Da tempo mi viene chiesto di dire qualcosa sulle idee che con particolare successo sta diffondendo il dott.Mauro Biglino. Confesso che a me non va di fare contestazione diretta e non capisco lo scandalo di molti credenti. E mi rendo conto che chi difende la fede ma non  approfondisce, non cresce, non studia, poi si trova a pagare lo scotto ed essere confuso da chi tira fuori dal cilindro un po’ di greco ed ebraico.

Innanzi tutto ogni catena ha i suoi anelli deboli. Chi ha studiato la Bibbia, come è chiaro che ha fatto Biglino, sa dove andare a colpire. Non va di certo ad intaccare gli anelli più forti, ma usa i più deboli per tentare di spezzare la catena.

Veniamo quindi ad una discussione in concreto, visto che da qualche parte devo cominciare.

Ho aperto youtube e mi sono imbattuto in una sua conferenza che ha avuto luogo a Savona il 28 Marzo 2015. Per chi volesse vedere il video, questo il link 

Egli qui afferma, proprio all’inizio del video, che Paolo dice che vi sono molti (in greco) Theoi, quindi “dèi”. Siamo in 1 Corinzi 8. Mette quindi in relazione la parola greca Theoi con quella ebraica Elohim, dicendo che la seconda è una traduzione della prima. Ed ecco che Paolo direbbe che vi sono molti “dèi”, molti “Elohim”, che altri non sarebbero se non i componenti delle gerarchie aliene immaginate da Biglino dietro le parole dell’Antico Testamento.

La sua premessa è davvero precisa: è Paolo che dice questa cosa e non lui e siamo noi credenti a dare autorità alle parole dell’apostolo. Quindi l’autorità dietro le sue idee (di Biglino) sarebbe quella dell’apostolo Paolo stesso.

Poi lo studioso continua citando Ebrei 13:2. Egli sostiene che lì Paolo stia parlando di angeli e che questi siano un gruppo con un particolare grado all’interno dell’ordine gerarchico degli Elohimpreposti a far eseguire o ad eseguire loro stessi gli ordini degli Elohim. Gli angeli sono talmente simili a noi che qualcuno può averli ospitati in casa senza saperlo.

Fin qui quello che sostiene Biglino. Ora vediamo invece cosa dice realmente la Bibbia.

Leggiamo per esteso 1 Corinzi 8 e vediamo che succede.

“Ora, riguardo alle cose sacrificate agli idoli, noi sappiamo che tutti abbiamo conoscenza; la conoscenza gonfia, ma l’amore edifica. Ora, se uno pensa di sapere qualche cosa, non sa ancora nulla di come egli dovrebbe sapere. Ma se uno ama Dio, egli è da lui conosciuto. Perciò quanto al mangiare le cose sacrificate agli idoli, noi sappiamo che l’idolo non è nulla nel mondo, e che non vi è alcun altro Dio, se non uno solo, E infatti, anche se vi sono i cosiddetti dèi sia in cielo che in terra (come vi sono molti dèi e molti signori), per noi c’è un solo Dio, il Padre dal quale sono tutte le cose e noi in lui; e un solo Signore, Gesù Cristo, per mezzo del quale sono tutte le cose, e noi esistiamo per mezzo di lui”. (1 Corinzi 8:1-6 Nuova Diodati)

Dal contesto nel quale Paolo fa l’affermazione estrapolata dallo studioso, comprendiamo il suo chiaro intento. 1. Stabilire che coloro che alcuni sostengono essere dèi, tali non sono. 2. Noi cristiani adoriamo e serviamo un solo Dio. E mi chiedo subito come si fa a vedere delle affermazioni politeiste in un brano così chiaramente contro il politeismo?

Erano gli gnostici che immaginavano successive emanazioni di divinità inferiori, provenienti da un essere supremo, con diverse gerarchie “celesti”. Paolo contestò apertamente questa concezione.

“Egli (Gesù) è l’immagine del Dio invisibile, il primogenito di ogni creatura; poiché in lui sono state create tutte le cose che sono nei cieli e sulla terra, le visibili e le invisibili: troni, signorie, principati, potenze; tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui”. (Colossesi 1:15-16)

Paolo doveva esprimersi in questo modo per spiazzare in un colpo solo gli attacchi, se non addirittura le contaminazioni di pensiero gnostico-pagano, cui erano esposti i credenti di alcune zone tradizionalmente imbevute di strani culti e concezioni filosofiche di vario genere.

Vediamo cosa dice il testo di 1 Corinzi 8:1-6 in greco, la lingua originale nella quale l’epistola è stata scritta.

“καὶ γὰρ εἴπερ εἰσὶ λεγόμενοι θεοὶ εἴτε ἐν οὐρανῷ εἴτε ἐπὶ τῆς γῆς, ὥσπερ εἰσὶ θεοὶ πολλοὶ καὶ κύριοι πολλοί.”

La parola greca θεοὶ, theoi, dèi, viene tradotta nel Nuovo Testamento ebraico con אלהים, Elohim. Ma è anche importante aggiungere che “κύριοι”, “signori”, viene tradotta אדנים. Per questa seconda espressione Paolo utilizza, quindi, il plurale della parola ebraica אדנ. Nel Nuovo Testamento ebraico questa stessa parola, al plurale, è utilizzata anche in Matteo 6:4 e Luca 16:13.

La semplice realtà del rapporto fra il greco θεοι e l’ebraico אלהים è che Paolo non può tradurre il greco in maniera efficace perché, in un certo senso, il termine ebraico non ha singolare o plurale. La conferma ce lo da il fatto che il Nuovo Testamento in ebraico traduce invece perfettamente al plurale “κύριοι” con il corrispondente ebraico אדנים che ha anche la forma al singolare אדנ. Quindi questo fatto che egli parli di una pluralità di dèi è parzialmente vera, e vedremo adesso in che senso; ma di sicuro non sta parlando del Dio unico dell’Antico Testamento.

Prima di fare l’affermazione incriminata di 1 Corinzi 8:5, l’apostolo Paolo aveva scritto:

“non vi è alcun altro Dio, se non uno solo” (1 Corinzi 8:4 – Nuova Diodati)

Nella versione ebraica del Nuovo Testamento, leggiamo che per noi di Dio (אלהים) ve ne è uno solo (אחד). Qui la parola ebraica אלהים traduce quella greca al singolare Θεὸς, theos: “Dio”.

Più chiaro di così come avrebbe dovuto esprimere il suo monoteismo l’apostolo? La traduzione ebraica del Nuovo Testamento ci fa inoltre comprendere che Paolo fa chiaramente eco alla confessione monoteista veterotestamentaria di Deuteronomio 6:4 che dice:

שׁמע ישׂראל יהוה אלהינו יהוה אחד

In italiano: “Ascolta, Israele: Il SIGNORE, il nostro Dio, è l’unico SIGNORE”. (Deuteronomio 6:4).

Quindi, mettendo da parte l’idea che la Bibbia sia ispirata e Parola di Dio, chiediamoci semplicemente: Ma Paolo è un completo idiota perché afferma una cosa e l’esatto contrario immediatamente dopo? O, forse, invece, c’è chi vuole fargli dire, con giri di parole ed estrapolazioni, cose che in realtà non dice?

Io direi che la seconda ipotesi è quella corretta.

Il greco di Paolo è perfettamente chiaro ed anche la traduzione italiana:

“Poiché, sebbene vi siano cosiddetti dèi, sia in cielo sia in terra, come infatti ci sono molti dèi e signori …”

La seconda parte della frase mantiene il senso della precedente evitando la ripetizione. Cioè i “molti dèi” e i molti “signori” di cui parla alla fine della frase sono quelli cui aveva appena fatto riferimento: i “cosiddetti dèi”. In questo senso la frase è perfettamente in armonia con la dichiarazione di fede monoteistica che l’ha preceduta.

Soffermiamoci ancora un attimo su 1 Corinzi 8:4 leggendo attentamente il testo greco originale:

“ὅτι οὐδεὶς Θεὸς ἕτερος εἰ μὴ εἷς”.

Traduciamolo letteralmente:

“ὅτι (perché) οὐδεὶς (nessun) Θεὸς (Dio) ἕτερος (altro) εἰ (se) μὴ (non) εἷς (uno)”

Il verbo essere in greco può sottintendersi. Quindi la frase corrisponde in italiano a:

“perché nessun altro è Dio se non uno”.

Qui il greco è, purtroppo, come accade in diversi punti, intraducibile nella totalità del suo significato. Perché quando Paolo scrive che non vi è altro Dio utilizza la parola greca ἕτερος. Ora mentre “altro” è in italiano l’unico modo di dire … “altro”, lo stesso non vale per il greco.

Diamo uno sguardo al testo greco di un’altra epistola di Paolo.

“Θαυμάζω ὅτι οὕτω ταχέως μετατίθεσθε ἀπὸ τοῦ καλέσαντος ὑμᾶς ἐν χάριτι Χριστοῦ εἰς ἕτερον εὐαγγέλιον, ὃ οὐκ ἔστιν ἄλλο, εἰ μή τινές εἰσιν οἱ ταράσσοντες ὑμᾶς καὶ θέλοντες μεταστρέψαι τὸ εὐαγγέλιον τοῦ Χριστοῦ.”

In italiano questo brano si può tradurre così:

“Mi meraviglio che da colui che vi ha chiamati mediante la grazia di Cristo, passiate così presto ad un altro evangelo, il quale non è un altro evangelo; ma vi sono alcuni che vi turbano e vogliono pervertire l’evangelo di Cristo.”(Galati 1:6-7 Nuova Diodati)

A una prima lettura, questa frase non ha molto senso. Perché l’evangelo è un altro o non è un altro evangelo? Il contesto potrebbe aiutare a comprendere cosa vuol dire l’apostolo anche in italiano; ma il greco è chiarissimo. Infatti il primo “altro” è “ἕτερον” (ἕτερος nella sua declinazione determinata dal caso nella frase greca. Lo dico per chi la differenza nella consonante finale potrebbe suggerire che si tratti di due parole diverse) mentre il secondo è ἄλλο.

Poche persone possono vantare una conoscenza del greco del Nuovo Testamento come J. B. Lightfoot, D.D., D.L.C., L.L.D. In merito a questa possibile distinzione, questa estrema esattezza della lingua greca, egli commenta: ἕτερος, ovvero in questo caso specifico la sua declinazione: “ἕτερον implica una distinzione di genere, che non è contemplata in ἄλλο. La distinzione primaria fra le parole sembra essere che ἄλλος è un “altro oltre”, ἕτερος un altro come “uno dei due”. Quindi ἄλλος aggiunge, mentre ἕτερος distingue”.

(Questo l’originale inglese della citazione che ho tradotto: “ἕτερον implies a difference of kind, which is not involved in ἄλλο. The primary distinction between the words appears to be, that ἄλλος is another one as ‘one besides’, ἕτερος another as ‘one of two.’ Thus ἄλλος adds, while ἕτερος distinguishes.”)

Un altro dettaglio va notato: Θεὸς, Theos, non è preceduto dall’articolo. In greco non esiste l’articolo indeterminativo, ma solo l’articolo e, sebbene sia l’antenato del nostro aggettivo dimostrativo, per semplicità diremo che assomiglia molto al nostro articolo determinativo. Ora, l’assenza dell’articolo davanti ad un sostantivo può voler dire due cose: che si parla di qualcosa di generico o si vuol sottolineare qualità. In questo caso è ovvio che Paolo non parli di “un Dio”, bensì che si voglia attirare l’attenzione sulla qualità di Dio.

Quindi se vogliamo espandere il testo di 1 Corinzi 8:4 potremmo tradurre il senso di quello che implica la terminologia greca di Paolo.

“Perché non vi è nessun altro che possiede la qualità di essere Dio come l’unico e solo vero Dio.”

Paolo scriveva a dei credenti che vivevano circondati dalle molte divinità adorate dai pagani. Pagani intellettualmente consapevoli delle loro credenze, capaci di esprimere concetti filosofici complessi e giustificare il proprio comportamento con un linguaggio che era stato in grado di partorire la filosofia più sofisticata della storia dell’umanità. La terminologia dell’apostolo ne tiene il dovuto conto: è precisa, attenta, pertinente. La sua difesa del monoteismo, della fede nel Dio unico che è soltanto lui Dio e non un altro Dio da aggiungere al pantheon, è assoluta.

Le affermazioni di Biglino sono errate, imprecise. Egli stravolge il senso delle parole di Paolo. Ma testo e contesto sono lì per chiunque voglia capire realmente cosa intendeva dire l’apostolo. 

Per concludere, il fatto che la parola ebraica Elohim sia una forma plurale non implica che il testo biblico parli di più “dèi”. La versione Septuaginta (abbr. LXX) della Bibbia è molto antica, in particolare la parte iniziale, la Torah, il Pentateuco. Si tratta infatti di un progetto di traduzione per arricchire la biblioteca di Alessandria d’Egitto sponsorizzato dal faraone Tolomeo Filadelfo intorno alla metà del terzo secolo a.C. La parola ebraica Elohim (אלהים) venne tradotta dalla LXX “ho theos” (ὁ θεὸς), Dio, senza esitazione:

“Ἐν ἀρχῇ ἐποίησεν ὁ θεὸς τὸν οὐρανὸν καὶ τὴν γῆν”.

Perché Elohim è accompagnato da un verbo nella forma singolare! Perché il politeismo o altre fantasie sulla pluralità di esseri in Genesi 1:1 e seguenti, non si trovano nell’Antico Testamento, né nel resto dei libri della Bibbia. Perché degli ebrei bilingue che vivevano nella città più intellettualmente progredita del mondo di allora, sapevano quello che facevano quando traducevano gli scritti di Mosè più di un italiano che vive nel XXI secolo. Perché nel verso che viene dopo, “lo Spirito di Dio” che “aleggiava sulla superficie delle acque” non è femmina soltanto perché la parola ebraica Spirito (רוח) è al femminile. Infatti traducendo in greco essa diviene neutra, perché neutra è la parola corrispondente in greco, πνεῦμα. Perché Filone Alessandrino, filosofo sofisticato, ebreo che viveva ad Alessandria ed autore di moltissimi libri che difendono il Dio unico di Israele non può non aver capito quello che invece risulta così chiaro ad un italiano oltre due millenni dopo. Perché l’Antico Testamento riferisce a Dio attributi di unicità inequivocabili.

Concludo questa discussione con una nota forse un po’ provocatoria. Visto che il dott. Biglino ama citare gli scritti ebraico-cristiani e farlo per il proprio tornaconto, io gli propongo di far proprio il consiglio di Paolo: “la conoscenza gonfia, ma l’amore edifica”. Perché la conoscenza non gli manca, ma l’amore per chi lo ascolta si.