Il battesimo di Gesù, la voce dai cieli e la tentazione nel deserto di Giuseppe Guarino
Il nostro testo di riferimento è Matteo, ovviamente. Il Battista apre la via Gesù, come avevano previsto i profeti secoli prima e Gesù si presenta per essere battezzato da lui e iniziare il suo ministero. Siamo alla fine del capitolo 3 del vangelo. Appena Gesù esce dall’acqua, accade qualcosa di meraviglioso,
“ed ecco, una voce dai cieli disse:
Questi è il Figlio mio
l’amato,
nel quale mi sono compiaciuto”.
(Matteo 3:17)
La traduzione è mia. Ho preferito tradurre io perché qui nel testo greco originale ravvisiamo questa triplice attribuzione a Gesù di titoli e qualità che può scomparire traducendo in maniera meno letterale. Il lettore vedrà perché questo importante dettaglio.
- Gesù è il Figlio di Dio.
Ciò è un chiaro riferimento messianico, che avvera in lui quanto profetizzato nell’Antico Testamento.
- l’Amato
Egli non è un figlio qualsiasi, ma il Figlio Unigenito di Dio. L’intima unione fra il Padre e il Figlio sarà poi ribadita e anche meglio chiarita nel Vangelo di Giovanni, in molti punti.
- In lui Dio è compiaciuto
Gesù è il perfetto Adamo. È la Parola (il logos) di Dio che si fa uomo, è colui che “essendo in forma di Dio” (Filippesi 2:6) si spoglia, nell’esteriore, della sua divinità per “assumere forma di servo” (Filippesi 2:7), per amore nostro e per obbedienza al Padre.
Quando si battezza, Gesù ha raggiunto i suoi trent’anni ed è arrivato il suo momento, nell’immediato di annunciare il vangelo, la buona notizia, del regno di Dio, di rivelarsi a Israele.
Quanto accade a lui riflette un po’ le nostre vite di credenti. Dopo aver creduto nel Signore, anche noi iniziamo il nostro cammino pubblico di credenti con il battesimo. Da quel momento cominciano le lotte. O sbaglio? E come vuole distruggerci il nemico, se non mettendo in discussione tutto ciò che il Padre ha detto di noi e vuole fare in noi?
Gesù era un uomo. La sua perfetta e autentica umanità lo ha reso il perfetto giudice che giudicherà un giorno il mondo. Vedi Giovanni 5:22 e rif. Alcuni mettono in discussione la letteralità della tentazione di Gesù descritta in Matteo 4. Non capisco in base a quale criterio, se non la loro ristrettezza mentale. La tentazione di Gesù è un momento importantissimo. È fondamentale perché nella sua vittoria traccia l’inizio della strada che conduce alla nostra salvezza. È fondamentale perché ci dice che come lui e con lui possiamo vincere anche noi.
Dopo il battesimo, Gesù si prepara alla battaglia spirituale del suo ministero. Lo fa digiunando. C’è molto da dire sul digiuno. Vi sono vari tipi di digiuno che di solito vengono osservati nella Chiesa. Famoso è il digiuno di Daniele, che ho visto diversi fratelli mettono in pratica, e che si limita all’astensione da carni e cibi ricercati in genere, basando la propria alimentazione su vegetali e frutta. In generale, tranne dei casi dove per motivi medici il digiuno non è raccomandabile, digiunare è una pratica che, insieme alla preghiera, ci prepara al compito di servire Dio, permettendo di mettere in soggezione la propria carne; indebolendola, diamo nuova forza, energia e consapevolezza allo spirito e alla trascendenza dagli elementi di questo mondo in genere.
Trovo la narrazione evangelica meravigliosa. Sottolinea l’umanità del Salvatore, la sua vera, reale, non fittizia umanità: dopo quaranta giorni di digiuno, ebbe fame!
“E, dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Ora il tentatore, accostandosi, gli disse: …” (Matteo 4:2-3)
Per questo la Scrittura ci dice che il Diavolo va in giro come un leone ruggente… Attende il momento propizio.
Il diavolo tenta Gesù non in maniera confusa e casuale. Come nell’Eden, egli riprende le parole di Dio e le distorce, le usa mischiandole alla sua menzogna. Ed è quindi nella corretta comprensione e applicazione della Parola di Dio che sta la chiave per vincere le menzogne di Satana.
“Se tu sei il Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane”. (Matteo 4:3)
Ecco che Satana mette in dubbio l’identità di Gesù, vuole insinuare il dubbio, con quel “se”. Richiede una prova di ciò che Dio ha detto, una dimostrazione. Ma nella fede nella Parola di Dio è la certezza di chi siamo e non abbiamo bisogno di dimostrarlo, bensì di crederlo. Gesù zittisce il nemico citando la Sacra Scrittura.
Il “se” nel testo originale greco del vangelo è qui “ei”, un “se” dubitativo, che pone una sfida. Sarà così anche per il secondo “se” che incontreremo, ma non per il terzo.
Questa la risposta di Gesù al nemico:
“Sta scritto: “L’uomo non vive di solo pane, ma di ogni parola che procede dalla bocca di Dio””
Ciò che siamo lo definisce la Parola di Dio, che è ben più importante delle percezioni della nostra carne mortale.
Il secondo “se”, il secondo dubbio, la pulce nell’orecchio è …
5 Allora il diavolo lo trasportò nella santa città, lo pose sull’orlo del tempio 6 e gli disse: “Se sei il Figlio di Dio, gettati giù, perché sta scritto: “Egli darà ordine ai suoi angeli riguardo a te; ed essi ti porteranno sulle loro mani, perché non urti col tuo piede in alcuna pietra””. (Matteo 4:5-6)
Qui il nemico è come se dicesse a Gesù: “vediamo se davvero Dio ti ama come ha detto” e cita anche la Sacra Scrittura, nella sua consueta, vile maniera.
Ma Gesù risponde ancora ricacciando indietro il dubbio, ponendo fede nelle parole di Dio sul suo conto, senza bisogno di dover avere o dover dare alcuna dimostrazione tangibile di chi egli sia. Egli sa chi è Dio perché Dio lo ha detto, definendolo: quelle del diavolo sono solo menzogne.
7 Gesù gli disse: “Sta anche scritto “Non tentare il Signore Dio tuo””.
Arriva il terzo “se”. In questo caso nella lingua originale del vangelo non è come i primi due, (ei), bensì (ean) che possiamo tradurre anche con “quando”. Questo perché le parole del diavolo non mettono in discussione la natura della persona di Gesù, bensì vanno a provare a disilludere le parole pronunciate poco prima “Questi è il Figlio mio, l’amato, nel quale mi sono compiaciuto” e che riguardano la condotta del Figlio di Dio, che in ogni modo avrebbe onorato la missione affidatagli dal Padre.
“il diavolo lo trasportò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria 9e gli disse: “Io ti darò tutte queste cose se (o quando), prostrandoti a terra, mi adorerai””.
Gesù veniva dalla gloria del cielo. Aveva lasciato il suo trono per rimediare al danno causato dalla sua stessa creatura. La richiesta del diavolo è assurda. Oppure è soltanto lo schema della sua menzogna e delle sue medesime tattiche che si ripetono – dall’Eden a oggi. Infatti, vediamo i ricchi e i potenti di questa terra che adorano Satana, più o meno consapevolmente. Vivono nella sua menzogna e se ne fanno ambasciatori. E così vivono cercando di appagare la loro vita con le cose che offre questo mondo.
Gesù non può non rispondere come ognuno di noi deve rispondere davanti alle lusinghe di questo mondo che promette (promette e spesso nemmeno mantiene) fama, ricchezze e potere.
10 Allora Gesù gli disse: “Vattene Satana, poiché sta scritto: “Adora il Signore Dio tuo e servi a lui solo””.
Nella sua perfetta obbedienza Gesù esprime la sua identità, di Figlio di Dio, la sua certezza di essere amato dal Padre e l’approvazione che ricerca nella sua condotta conforme alla Parola di Dio.
Gesù traccia il solco che anche noi, per quanto più piccoli e limitati, dobbiamo sforzarci di seguire.
Allo stesso tempo, con la sua obbedienza, con il suo non cedere, inizia la sua opera che disfa, annulla, in lui, secondo Adamo, la caduta del primo Uomo in Eden.
Romani 5:12-19: “Perciò, come per mezzo di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo, e per mezzo del peccato la morte, e così la morte è passata su tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato… 13Poiché, fino alla legge, il peccato era nel mondo, ma il peccato non è imputato quando non c’è legge. 14Eppure, la morte regnò, da Adamo fino a Mosè, anche su quelli che non avevano peccato con una trasgressione simile a quella di Adamo, il quale è figura di colui che doveva venire. 15Però, la grazia non è come la trasgressione. Perché se per la trasgressione di uno solo, molti sono morti, a maggior ragione la grazia di Dio e il dono della grazia proveniente da un solo uomo, Gesù Cristo, sono stati riversati abbondantemente su molti.16Riguardo al dono non avviene quello che è avvenuto nel caso dell’uno che ha peccato; perché dopo una sola trasgressione il giudizio è diventato condanna, mentre il dono diventa giustificazione dopo molte trasgressioni. 17Infatti, se per la trasgressione di uno solo la morte ha regnato a causa di quell’uno, tanto più quelli che ricevono l’abbondanza della grazia e del dono della giustizia, regneranno nella vita per mezzo di quell’uno che è Gesù Cristo. 18Dunque, come con una sola trasgressione la condanna si è estesa a tutti gli uomini, così pure, con un solo atto di giustizia, la giustificazione che dà la vita si è estesa a tutti gli uomini.19Infatti, come per la disubbidienza di un solo uomo i molti sono stati resi peccatori, così anche per l’ubbidienza di uno solo, i molti saranno costituiti giusti.”